
Buccinasco si ribella contro la presenza del presunto boss di ‘ndrangheta Rocco Barbaro, considerato il nuovo referente della ‘ndrangheta in Lombardia.
E si rivolge al ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri: “Ministro Cancellieri, non ci lasci soli”.
Il sindaco del comune milanese Giambattista Maiorano scrive al guardasigilli esprimendo la propria preoccupazione per la scarcerazione di Barbaro (leggi), e per la decisione dell’Ufficio per l’esecuzione penale esterna di Milano di inserire – per il recupero - u Sparitu in un’azienda della città, da sempre terra di conquista della criminalità organizzata calabrese.
“Non Le nascondo, Signor Ministro – scrive il primo cittadino -, la mia e la preoccupazione dell’Amministrazione comunale e dei cittadini che rappresentiamo. Consideriamo inopportuna e indesiderata questa presenza e reclamiamo da parte Sua un’azione di ristabilimento e di riconsiderazione di un scelta, a nostro avviso, del tutto sottovalutata anche al fine di recuperare quel clima di fiducia nelle istituzioni e nella loro capacità di presenza”.
Barbaro, detto u Sparitu, è nato a Platì il 30 giugno 1965, ed è figlio di Francesco Barbaro detto Ciccio u Castanu, classe 1927, “una delle figure più importanti di tutte le ‘ndrine platiote”.
E’ considerato dagli investigatori il nuovo referente delle cosche calabresi in Lombardia. Una convinzione confermata dalle parole intercettate di Agostino Catanzariti, reggente del clan Papalia arrestato l’8 gennaio 2014 soprannominato vangelo: “Lui è capo di tutti i capi (…) di quelli che fanno parte di queste parti”. Un ruolo che potrebbe ricoprire con maggiore facilità ora, dopo l’operazione antimafia di inizio gennaio – nella quale al momento Barbaro non risulta coinvolto – che ha portato in carcere dieci presunti appartenenti alle cosche dei Barbaro-Papalia (leggi).
U Sparitu , dopo dieci anni di latitanza e altrettanti in carcere per traffico di droga (non ha mai subito condanne per associazione mafiosa), dal 12 luglio scorso ha iniziato il suo periodo di affidamento ai servizi sociali a Buccinasco, presso un gommista di via Idiomi.
La paura, ragionano gli investigatori dell’antimafia milanese, è che dopo gli arresti dei grandi capi (i fratelli Papalia) e delle nuove leve, “su Corsico e Buccinasco c’è – almeno all’apparenza – un vero e proprio vuoto di potere”. Pronto a essere colmato. Per questo, “appena riottenuta la piena (o quasi) libertà di movimento, Rocco Barbaro si trasferisce da Platì a Buccinasco”. Una preoccupazione avvertita anche dal sindaco Maiorano, consapevole dei danni che la ‘ndrangheta ha causato nella sua città e in tutta la Lombardia. “Buccinasco e la sua Amministrazione – scrive ancora il primo cittadino – sono memori della storia che ha investito la città. L’hanno compresa e con caparbietà intendono uscirne a testa alta con efficaci azioni di contrasto e di vigilanza coerentemente con quanto la nostra gente si aspetta. Non bastano però buone prassi amministrative, iniziative tese a diffondere la cultura della legalità, manifestazioni contro i fenomeni criminogeni della varie mafie, se poi, oltretutto completamente ignorati, qualcuno provvede a rimandarci persone così poco raccomandabili” Da Ilfattoquotidiano
Qualche commento:
- renzopiano che affare l'italia unita per il nord
- Piero Testori Ormai è ufficiale: in Italia per fare in modo che lo Stato ti aiuti a trovare un posto di lavoro devi essere un delinquente. Da noi vige il detto "La mancanza di delitto non paga"!
- SpecialOne Hanno ragione, il boss mafioso torni a casa sua, in parlamento.
- Boccaveritas buccinasco si ribella e il governo che fa? approva il decreto svuota carceri! Va bhe anche questo lo fanno per il "bene" del paese!
- continua
Targhe e convegni antimafia non servono.
Ed infatti lo si è visto presiedere un seminario sulla prevenzione della corruzione.
Ora è stamattina agli arresti domiciliari Nicolò Ferrara, imprenditore, 57 anni, sindaco di Calatafimi e presidente del consorzio provinciale per la legalità e lo sviluppo.
In questa veste di presidente nel dicembre scorso, in Prefettura a Trapani, aveva parlato di contrasto alla corruzione in una assemblea di amministratori e funzionari di enti locali.
E’ accusato di avere intascato una mazzetta nell'aggiudicazione di un'asta per la vendita di automezzi comunali da dismettere.
Ferrara è accusato dei reati di corruzione, falsità ideologica e turbativa d'asta.
Il sindaco Ferrara è praticamente reo confesso.
A parte le intercettazioni telefoniche che lo hanno incastrato, svelati anche altri reati di abuso. Lui stesso, sentito dai pm della Procura di Trapani, titolari dell'indagine, Trinchillo e Belvisi, ha ammesso di aver preso quei soldi: dapprima si è giustificato dicendo di averli usati per far beneficienza, poi, cambiando versione, di averli spesi per saldare propri debiti: "La consegna di quei soldi non è legata a quanto contestato ovvero la vendita di mezzi comunali ma è bensì legato ad un impegno di contribuzione di carattere volontario per la beneficienza preso qualche anno addietro rispetto alla data della gara. In particolare tale donazione era totalmente libera e riguardava la risposta verso le esorbitanti richieste che pervengono dalla sede municipale da parte di persone in stato di bisogno".
Stesso provvedimento per gli imprenditori palermitani Ettore ed Enrico Crisafulli, padre e figlio, di 69 e 34 anni, per intestazione fittizia di beni..
I due palermitani gestiscono una impresa edile, la "Simaco" che si è aggiudicata i lavori di urbanizzazione primaria di contrada Sasi, nel paese trapanese. Un loro dipendente avrebbe denunciato presunte pressioni circa l’assunzione di lavoratori da parte di tecnici incaricati dal Comune.
Alcuni, che si sono presentati come mandati dal Comune, si erano presentati a lui chiedendo assunzioni, "Qui si fa come diciamo noi o non lavora nessuno".
Da qui è partita l’indagine che, secondo indiscrezioni, coinvolgerebbe altre otto persone tra cui alcuni dipendenti comunali. L'inchiesta è ancora in corso.
Sono stati anche notificati 8 avvisi di garanzia e perquisizioni sono state compiute a Calatafimi, Palermo, Salaparuta e Roma.
Francesco neri militante di M5S pubblica la foto del libro di Augias che brucia nel camino
Augias spiega all’Ansa : “E’ il gesto di un esaltato però gli esaltati non saltano fuori se non possono contare su un ambiente che nella loro eccitazione ritengono favorevole. Lui ha sbagliato, ma ha contato su un’atmosfera che considerava favorevole. Quello che mi inquieta è che questo ragazzo pensa di fare una novità e non si rende conto di ripetere un gesto storico”.
Neri risponde con questa lettera:
“Io ho bruciato il libro di Corrado Augias.
Libro comprato direttamente da Corrado Augias a Zagarolo, quando venne.
Autografato.
Augias, persona lucida, concreta, di grande cultura.
Io amo i libri, me ne circondo, da sempre.
Amo i libri perchè sono il simbolo del sapere, in simboli, trasmesso.
Provo profonda indignazione invece per la menzogna.
E ancor di più quando questa approfitta della conoscenza per essere più incisiva.
Il Sapere mentire meglio.
Il Sapere ingannare meglio.
Il Sapere raccontare meglio le menzogne che permettono a Lei di mantenere uno stile di vita lontano dalla sanità pubblica italiana, nella sua bella casa di Parigi, Augias.
Menzogne che Le permettono di stare ben lontano dagli affanni di chi ha un piccolo stipendio o di chi lo stipendio non ce l’ha affatto, sig, Augias.
Le menzogne che le permettono di attaccare la Resistenza , e gli unici che la fanno, in questo momento.
Lei è fascista ,sig, Augias.
Ha posto il suo sapere e il suo ben parlare al servizio della menzogna, funzionale al mantenimento del suo status economico e sociale.
E chi è in difficoltà, chi è disperato, chi non ha lavoro, chi non ha niente, si arrangi.
Io, che non rappresento altri che me stesso, con tutti i limiti del caso, non sono d’accordo.
Chi sa, deve lavorare per gli altri. La conoscenza se è finalizzata solo al nostro tornaconto personale è poco, se è finalizzata all’inganno del prossimo è il male assoluto.
In quel camino io ho bruciato l’ipocrisia. Il nostro male più grande.
Conclude Augias a AdnKronos “Voglio sperare che sia il gesto isolato di uno sconsiderato. Quello che mi preoccupa è che ufficialmente nessuno del suo stesso movimento lo abbia sconfessato, facendogli notare la gravità di ciò che ha fatto. L’autore del gesto non si è reso conto della gravità di quello che stava facendo forse perché è giovane e non sa che negli anni Trenta queste cose sono già avvenute. Con esiti tragici. Il mio auspicio è che si faccia politica, perché i movimenti di protesta nascono nell’inerzia della politica. Purtroppo in Italia la politica manca da troppo tempo”.