
Capita qualche volta uno di quei miracoli che tutti aspettiamo. Ma si tratta di miracoli, non vi illudete! Non si tratta, infatti, di un servizio mirato ma soltanto di due carabinieri che fanno quel dovere da noi atteso e che chiamiamo miracolo
E’ successo a Pozzuoli.
Due militari della compagnia puteolana, liberi dal servizio e in abiti civili, hanno tratto in arresto un 32enne e un 24enne, il primo di Pozzuoli e l’altro napoletano, entrambi responsabili di tentata estorsione.
I carabinieri avevano appena parcheggiato la loro autovettura in via Pisciarelli quando sono stati avvicinati dai due che stavano abusivamente esercitando l’attività di parcheggiatore e che hanno loro chiesto del denaro. Al rifiuto dei militari, i due hanno assunto fare e toni minacciosi cercando di estorcere il pagamento di 5 euro come importo per il parcheggio “tranquillo” su quella strada pubblica sotto “il loro controllo”, aggiungendo che non potevano accettare che uno spazio libero fosse occupato senza pagamento.
La discussione ha portato i due abusivi in cella: i militari hanno fatto intervenire sul posto una gazzella dell’aliquota radiomobile e li hanno arrestati. Dopo le formalità di rito i due sono in attesa di rito direttissimo.
La storia, si sa, è scritta sempre dai vincitori. (Anche la politica!). Ed è così che nascono alcuni eroi!
Ad uno di questi, il generale Cialdini, anche l’onore della intitolazione di vie e Piazze.
Ma poi la storia viene revisionata e si scopre che Cialdini fu ben altro che un eroe: ed ora Venezia toglie il nome alla piazza intitolata al Generale Cialdini. Stessa richiesta fatta al comune di Lamezia Terme ma ancora inevasa
Parte da Venezia, e precisamente dalla municipalità di Mestre, l’opera di revisionismo storico tanto agognata nel Sud Italia. Strano a dirsi, più facile a farsi. Il consiglio comunale del capoluogo veneto ha approvato a fine dicembre una mozione per eliminare il nome del generale Cialdini dallo stradario cittadino. Per chi non lo sapesse, Enrico Cialdini fu elemento di spicco dell’esercito piemontese ai tempi del re Vittorio Emanuele II di Savoia ed uno dei protagonisti delle stragi nel Mezzogiorno durante l’opera di unificazione del Paese nel 1861. Proprio in quell’anno (precisamente nel mese di agosto) Cialdini venne inviato a Napoli con poteri eccezionali per affrontare l’emergenza del brigantaggio (fu nominato pochi giorni prima Luogotenente del re nell’ex Regno delle Due Sicilie). Il generale comandò una dura repressione con arresti in massa, esecuzioni sommarie, distruzione di casolari e masserie, vaste azioni contro centri abitati come l’eccidio di Casalduni e Pontelandolfo. Una carneficina passata per tanti, forse troppi anni, come atti eroici per la liberazione della Penisola ed inserita come tale nei libri di storia.
Oggi invece, l’incrocio tra via Colombo, viale San Marco e via San Pio X in Mestre cambierà nome perché un omicida non merita una piazza intitolata in suo onore. La delibera approvata il 17 dicembre 2013 dai rappresentanti cittadini ha ottenuto 25 voti favorevoli ed un solo astenuto che, guarda caso, è esponente della Lega Nord. “Ne avevamo parlato in giunta alcuni mesi fa su segnalazione dell’assessore Tiziana Agostini – ha spiegato il vicesindaco Sandro Simionato – lei ha sollevato il problema invitando a ragionare su altri nomi da dare al piazzale che sta per ospitare l’interscambio del tram”. Una scelta che farà sicuramente piacere a tanti gruppi e associazioni di stampo meridionalista da anni in lotta per far conoscere la verità su quanto accadde in quel periodo. Un tempo tinto di rosso sangue, quello dei figli del Sud Italia massacrati dalla ferocia di personaggi oscuri come il generale Cialdini. (Piero Bonito Oliva - retenews24)
Note: Il generale italiano, nell'agosto del 1861, venne inviato a Napoli, con poteri eccezionali per affrontare l'emergenza del brigantaggio. Cialdini comandò una dura repressione messa in atto attraverso un sistematico ricorso ad arresti in massa, esecuzioni sommarie, distruzione di casolari e masserie, vaste azioni contro centri abitati come l'eccidio di Casalduni e Pontelandolfo, nell'agosto 1861.
Lo stesso Enrico Cialdini in un suo rapporto ufficiale, sulla cosiddetta "guerra al brigantaggio", dava queste cifre per i primi mesi e per il solo territorio napoletano: 8.968 fucilati, tra i quali 64 preti e 22 frati; 10.604 feriti; 7 112 prigionieri; 918 case bruciate; 6 paesi interamente arsi; 2.905 famiglie perquisite; 12 chiese saccheggiate; 13.629 deportati; 1.428 comuni posti in stato d'assedio
http://patriotibriganti.blogspot.it/2012/04/enrico-cialdini.html
La lettera al comune di Lamezia terme
Immaginate un giorno di andare in vacanza a Tel Aviv o a Gerusalemme o a Betlemme. Un viaggio classico per chi vuole vedere i posti dove è nato il Cristianesimo. Ed immaginate, mentre camminate per le vie di queste città, di alzare lo sguardo e leggere “Via Priebke”, o “Via Himmler”, o “Via Hitler”. Assurdo, direte voi, come è possibile che gli Ebrei intitolino una via ai loro carnefici? Giusto, è impossibile, ma siamo in Israele.
Ora immaginate di tornare a casa e di recarvi nel quartiere di Sambiase di Lamezia Terme, dietro la Chiesa della Madonna del Carmine, e di leggere “Via Cialdini”. Chi sarà costui? Un poeta, uno scrittore, un personaggio storico di Lamezia Terme? No, era un carnefice del Sud Italia.
Ora scuotetevi dall’immaginazione perché la seconda parte del racconto è vera. Questa via cioè esiste veramente ed è dedicata ad uno degli uomini più feroci che abbiano mai calpestato il suolo italico. Qualcuno potrà obiettare che essendo un generale dell’esercito piemontese Cialdini commise i suoi delitti a causa della guerra civile in atto nell’ex Regno delle Due Sicilie dal 1860 al 1870. Ma i codici di guerra non prevedono la violenza sulle donne, la fucilazione di bambini, donne, preti e vecchi senza processo, l’imbalsamazione di teste tagliate ai cosiddetti “fratelli” del sud che dovevano essere “liberati”, l’avvelenamento degli acquedotti delle città assediate, l’incendio di decine di Paesi per rappresaglia. Ecco, rappresaglia, torniamo all’inizio, ai nazisti citati, perché rispetto a quello che fece l’esercito piemontese al Sud, quello fatto dagli atroci nazisti nell’intera Italia è stato simile e probabilmente inferiore.
Allora come è possibile che in un Comune che professa la legalità e la lotta alla mafia, che per questo motivo riceve premi a destra e a manca, ancora esista questa via, nonostante il Comitato Due Sicilie del Lametino abbia raccolto le firme per una petizione consegnata al Sindaco lo scorso 2 febbraio?
Sicuramente gli impegni di governo di una città così complessa sono tanti e difficili da risolvere, e quello che sta accadendo in questi giorni lo testimonia. Ma prima di chiudere i battenti chiediamo al Sindaco ed al Consiglio Comunale di autorizzare la sostituzione di via Cialdini, senza bisogno di organizzare manifestazioni e tagli di nastro che farebbero perdere tempo e soldi. La nuova targa ci impegniamo noi a farla, basta che ci diciate velocemente a chi dedicare la via e ci autorizziate a farlo. Non vorremmo fare brutta figura con eventuali stranieri che venissero per puro caso a Lamezia Terme, rimanendo a bocca aperta o crepandosi dalle risate di fronte alla targa di via Cialdini, perché loro la nostra storia, a differenza di noi, la conoscono. Roberto Longo – Responsabile Regionale Calabria Unione Mediterranea
Il rapporto pubblicato sul sito del Ministero della salute presenta i risultati nazionali e regionali relativi alla sorveglianza epidemiologica dell’influenza, elaborati dal Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute dell’Istituto superiore di sanità.
Durante la prima settimana del 2014, 632 medici sentinella hanno inviato dati circa la frequenza di sindromi influenzali tra i propri assistiti.
Il valore dell’incidenza totale è pari a 2,33 casi per mille assistiti.
Ci si avvicina al valore soglia di 2,37 casi per mille assistiti che determina l’inizio del periodo epide-mico delle sindromi in-fluenzali.
Il numero di casi stimati in questa settimana è pari a circa 139.000, per un totale, dall’inizio della sor-veglianza, di circa 823.000 casi.
Ecco le fasce di età per incidenza
La fascia di età maggior-mente colpita è quella dei bambini al di sotto dei cinque anni in cui si osser-va un’incidenza superiore a 5 casi per mille assistiti.
Nella fascia di età 0-4 anni l’incidenza è pari a 5,12 casi per mille assistiti
La percentuale scende a 2,28 per mille assistiti , nella fascia di età 5-14 anni
Si assesta esattamente a 2,37 per mille assistiti nella fascia 15-64 anni
Scende a 1,40 per mille assistiti tra gli individui di età pari o superiore a 65 anni .si tratta evidentemente di un effetto delle vaccinazioni alle quali si sottopone tale fascia di età
Ma allora è utile vaccinarsi?
Vaccinarsi è certamente utile ed in alcuni casi necessario
E ci si può vaccinare anche adesso?
Rispetto ai primi giorni dell’anno, nel corso del mese di gennaio è previsto un aumento progressivo dei casi, fino al raggiungimento del picco stagionale, la massima diffusione del virus, per un totale di 4-4,5 milioni di persone.
Risponde Maria Cristina Rota del Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute dell’Istituto superiore di Sanità, “Al momento l’influenza non ha ancora raggiunto il culmine dell’epidemia. Per questo c’è ancora un margine di tempo per chi desidera vaccinarsi”. Infatti, anche se sono necessarie un paio di settimane perché, una volta inoculato, il vaccino diventi efficace, siamo ancora a un’incidenza relativamente bassa, se confrontata con quella degli anni passati, nonostante il virus abbia iniziato a circolare e sia stato identificato tra la fine di novembre e l’inizio di dicembre.
Ma in cosa consiste il vaccino e come funziona? “Il vaccino antinfluenzale è un cosiddetto trivalente”, spiega Rota: “contiene cioè tre diversi virus influenzali inattivati, ciascuno di un preciso sottotipo, e viene somministrato tramite un’iniezione nel braccio”. Come avviene per tutti i vaccini, così facendo si stimola l’organismo a produrre anticorpi verso i virus contenuti nella formulazione, sviluppando una sorta di scudo per quando ci si troverà esposti al contagio. Uno scudo più o meno resistente a seconda del virus influenzale con cui veniamo a contatto..