
È in corso, nelle province di Taranto, Roma e Napoli, l'esecuzione, da parte dei Carabinieri del Comando Provinciale di Taranto, di sette ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal gip su richiesta della locale Procura della Repubblica.
Le misure restrittive e contestuali perquisizioni vedono fra i destinatari appartenenti della Marina Militare fra i quali Ufficiali, Sottufficiali e personale civile, ritenuti responsabili, in concorso tra loro, del reato di concussione nell'ambito di appalti in favore dell'ente.
Un «vero e proprio pizzo imposto in modo rigido e con brutale e talora sfacciata protervia, e che ha causato nel complesso danni notevoli sia alle singole imprese che all'intera economia locale, sostanzialmente alla stregua dell'agire della malavita organizzata». Lo scrive il gip di Taranto Pompeo Carriere nell'ordinanza di custodia cautelare, richiesta dal pm Maurizio Carbone, notificata a 7 indagati, tra militari e civili, nell'ambito di una inchiesta sugli appalti gestiti dalla Marina militare. La tangente imposta era pari al 10% dei profitti.
I carabinieri del comando provinciale di Taranto hanno arrestato il vice direttore di Maricommi, due ex vice direttori, un ex capo reparto, un sottufficiale capo deposito, un dipendente civile addetto alla contabilità del reparto e un capo ufficio del settore logistico dello Stato Maggiore della Marina Militare per concussione. In concorso tra loro - secondo l'accusa - abusando delle loro qualità e dei loro poteri, con la minaccia di ostacolare la regolare emissione dei mandati di pagamento per la esecuzione dei lavori di manutenzione e forniture di servizi e materiale loro affidati per conto della Marina militare, gli indagati hanno costretto «vari imprenditori a versare materialmente al capo del V Reparto di Maricommi, in tempi diversi, più somme di denaro non dovute per importi variabili e altre utilità, per un valore complessivamente comunque equivalente al 10% circa dei profitti derivanti dai servizi svolti».
Somme che il capo reparto, precisa una nota dei carabinieri, «provvedeva a distribuire successivamente in diverse parti percentuali secondo gli accordi tra loro intervenuti».
Sono cinque ufficiali in servizio a Napoli, Roma e Taranto, un sottufficiale e un impiegato, entrambi in servizio a Taranto, le sette persone portate in carcere dai carabinieri nell'ambito dell'indagine sulle tangenti imposte sugli appalti della Marina Militare.
In carcere sono finiti:
il capitano di vascello Attilio Vecchi, di 54 anni (in servizio al Comando Logistico di Napoli);
il capitano di fregata Riccardo Di Donna, di 45 anni (Stato Maggiore della Difesa-Roma);
il capitano di fregata Marco Boccadamo, di 50 anni (Stato Maggiore Difesa-Roma);
il capitano di fregata Giovanni Cusmano, di 47 anni (Maricentadd Taranto);
il capitano di fregata Giuseppe Coroneo, di 46 anni (vice direttore Maricommi Taranto);
il luogotenente Antonio Summa, di 53 anni (V reparto Maricommi Taranto);
Leandro De Benedectis, di 55 anni (dipendente civile di Maricommi Taranto).
Sono tutti indagati in concorso con il capitano di fregata Roberto La Gioia, di 46 anni, ex responsabile di Maricommi, arrestato il 12 marzo del 2104 ed attualmente e sottoposto all'obbligo di firma. L'ufficiale fu indagato per concussione nei confronti di una serie di imprenditori locali, assegnatari di servizi per conto della Pubblica Amministrazione nell'ambito degli appalti gestiti dalla direzione di Commissariato per la Marina Militare di Taranto.
Al graduato fu sequestrata una somma di denaro contante, suddivisa in singole mazzette, per un ammontare complessivo pari a 44mila euro. Il gip scrive nell'ordinanza di custodia cautelare eseguita oggi che il sistema ideato dagli indagati faceva sì che gli imprenditori concussi fossero vittime di una «vera e propria prassi illecita che si trasferisce da un comandante all'altro, in un ideale passaggio di consegne, più o meno tacito».
La Marina Militare esprime «il proprio pieno sostegno all'azione della Magistratura» in relazione all'operazione che ha portato all'arresto nelle provincie di Taranto, Roma e Napoli di sette persone appartenenti alla Marina Militare di cui cinque ufficiali, un sottufficiale e un dipendente civile.
La Marina assicura di aver «incrementato al proprio interno le attività ispettive e di controllo finalizzate a prevenire e contrastare il fenomeno della corruzione, a salvaguardia del personale che presta quotidianamente servizio con spirito di sacrificio e senso dello Stato, compiendo il proprio dovere anchea rischio della vita”.( IlMattino)
Siamo a Cerda, un paesotto di più di 5000 abitanti in provincia di Palermo.
In Via Roma, davanti alla banca Unicredit si incontrano l’ appuntato della Guardia di Finanza in servizio a Termini Imerese Calogero Cicero e l’impiegato comunale Vincenzo La Tona.
Scoppia una violenta lite.
Poi la violenza.
Il militare estrae la pistola d’ordinanza ed esplode 5 colpi di pistola contro l’impiegato comunale.
La Tona è stato colpito al torace e alla testa.
La ragione sembra sia la gelosia e l’onore.
I contorni e la dinamica dell’omicidio sono stati chiariti dagli inquirenti.
Sembra che il finanziere fosse convinto che l’impiegato comunale Vincenzo La Tona fosse l’amante della moglie.
Ad allertare i soccorsi sono stati i colleghi della vittima, allarmati dagli spari provenienti dalla strada. All’arrivo dei soccorsi , però, La Tona era già deceduto.
Il sottoufficiale della Guardia di Finanza si è poi consegnato ai carabinieri ai quali avrebbe dato la pistola usata per l’omicidio.
Promossa dal Codacons la stretta sul fumo annunciata dal Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin.
A 10 anni dell'introduzione della legge Sirchia, che risale al 10 gennaio 2005, nel nostro paese si è registrato un pericoloso stop nella lotta al tabagismo - spiega l'associazione - Il prossimo passo delle istituzioni deve essere vietare le sigarette nelle automobili, per proteggere i passeggeri - specie i minori - dai pericoli del fumo passivo, e garantire la sicurezza stradale. "Il 15% degli incidenti stradali dovuti a distrazione è riconducibile al fumo di sigaretta - afferma il Presidente Carlo Rienzi - basti pensare che la media dei secondi di distrazione mentre si fuma una sigaretta al volante è di 11,5 secondi (contro i 10,6 secondi per comporre un numero di telefono).
Ma ciò che è più grave è il fatto che una sigaretta è sufficiente a trasformare una vettura in una camera a gas". Basta infatti una 'bionda' e se i finestrini sono chiusi le concentrazioni di particolato fine si impennano - ricorda il Codacons - e i livelli di polveri con peso molecolare 1 (PM1) e 2,5 (PM2,5) arrivano a 1.000 microgrammi per metro cubo d'aria.
Una situazione sanitaria pericolosissima se si pensa che nei luoghi aperti sono sufficienti 50 mcg/m3 di PM10 per violare la normativa europea sull'inquinamento dell'aria.
Fumare in auto, data la ristrettezza dello spazio, costituisce quindi un pericolo per la salute stessa del guidatore e dei passeggeri, in particolare bambini, più elevato che fumare in un qualunque altro ambiente: casa, lavoro, esercizi pubblici, o, ovviamente, all'aperto.
Il fumo in auto, inoltre, ha dirette conseguenze anche sulla capacità di guida.
Costituisce dunque non solo un costo sociale non indifferente del quale la collettività deve farsi carico, ma anche un rischio per l'incolumità degli altri automobilisti. "Per tale motivo appoggiamo la stretta annunciata dal Ministro della Salute, e chiediamo una accelerazione sul divieto di fumo all'interno delle automobili" - conclude Rienzi.