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Così Franco Filice, cosentino, vice-presidente dell’Associazione nazionale anziani pensionati di Confartigianato e presidente regionale, commenta l’approvazione, da parte del Consiglio dei ministri, di un decreto legislativo che depenalizza alcuni reati.

“Siamo molto preoccupati- dice Franco Filice-. Così si incentivano i malintenzionati a prendere a bersaglio le persone anziane, che rappresentano l’anello debole della società”.

Si tratta, nello specifico, di un decreto che intende dare attuazione alla legge delega 67/2014 depenalizzando reati contro il patrimonio considerati “di lieve entità”, come furto semplice, danneggiamento, truffa, ma anche violenza privata o minaccia per costringere a commettere un reato.

Resta ferma la possibilità, per le persone offese, di ottenere serio ed adeguato ristoro nella competente sede civile.

“È ininfluente, per gli anziani – sottolinea Filice – la possibilità di risarcimento in sede civile, in quanto per loro il danno non è tanto economico ma piuttosto psicologico: scoprire di essere truffati porta alla perdita di autostima e all’autoisolamento”.

Non solo, prosegue il vice-presidente Anap, quelli indicati non sono “fatti di lieve entità”, e il provvedimento “va in senso diametralmente opposto alla Campagna che stiamo portando avanti in tutta Italia, assieme alle Forze dell’Ordine, sulla sicurezza degli anziani”.

Alla luce di tutti questi elementi, secondo il nostro vice-presidente nazionale, occorre “da subito correggere la normativa, prevedendo, ad esempio, l’esclusione dalla normativa stessa dei reati perpetrati nei confronti degli anziani che se, per assurdo, dovesse essere confermata gli anziani e pensionati diventerebbero l’anello fragilissimo delle nostre comunità”.

Ufficio Stampa Confartigianato Calabria – Associazione Nazionale Anziani e Pensionati – Confartigianato

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Il deputato Pd Nicodemo Oliverio ha partecipato la seguente nota stampa: “Imu sui terreni montani, occorre una decisione urgente”.

 

“I parlamentari del Partito democratico delle commissioni Agricoltura e Ambiente della Camera dei deputati questa mattina hanno incontrato i rappresentanti del ministero delle Politiche agricole per un approfondimento sull'Imu agricola.

"Da parte del ministero e' stato confermato l'impegno per una ridefinizione che tenga conto delle specifiche esigenze del mondo agricolo e dei comuni".

Cosi' i deputati Pd Nicodemo Oliverio, Enrico Borghi, Sabrina Capozzolo, Chiara Braga, Luca Sani, Ermete Realacci, Massimo Fiorio, Raffaella Mariani, Tino Iannuzzi.

A seguito della riunione i deputati del Pd chiedono al ministero dell'Economia "di accelerare nella revisione dei criteri per il pagamento dell'imposta sui terreni, prendendo a riferimento i criteri Istat per la definizione dei comuni montani, parzialmente montani e non montani".

I deputati chiedono anche che "i terreni montani siano completamente esentati dal pagamento dell'Imu, anche in considerazione del quadro economico e del fondamentale ruolo svolto dall'agricoltura di montagna.

Per i comuni parzialmente montani e' necessario secondo i deputati Pd distinguere, perlomeno, tra chi fa agricoltura e chi no, esentando i terreni di proprietà o in affitto a coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali".

Serve, quindi, "una decisione urgente, che tenga conto anche delle esigenze dei comuni vista la prossima scadenza del 26 gennaio".

I parlamentari del Pd, infine, "fanno appello al Governo affinchè si assuma nelle prossime ore una decisione risolutiva e adeguata alle esigenze del mondo agricolo e dei comuni". Roma, 14 gennaio 2015

NdR. Riteniamo di dover evidenziare che la classificazione attuale si riferisce a Comuni, montani e parzialmente montani. Ed appare ridicola e vergognosa

Occorre classificare i terreni, non i comuni

E quando il comune è parzialmente montano la proposta esenzione dei terreni di proprietà o in affitto a coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali è una ulteriore bufalata.

Se si vuole, in teoria, aiutare i terreno svantaggiati occorre esentare TUTTI i terreni montani e non creare artificiose differenziazioni

Salvo una e preliminare. La esenzione deve essere concessa esclusivamente ai terreni coltivati, in questo modo incentivando la loro messa in coltura.

Ricordiamo che in generale i terreni/terreni agricoli sono soggetti a IMU ad aliquota ordinaria deliberata dal Comune con aliquota variabile dal 4,6 per mille al 10,6 per mille. Sappiamo di comuni che hanno deliberato aliquota al 2 per mille ma non è quanto previsto dalla norma.

Ricordiamo altresì che la corrente legislazione prevede (Art. 2 c. 2):

  • Fino a 280 metri di altitudine: nessuna esenzione;
  • da 281 fino a 600 metri: esenzione solo per i terreni posseduti da Coltivatori Diretti e IAP con requisito previdenza agricola; l'esenzione si applica anchein caso di terreno posseduto da CD o IAP (Art. 2 c. 3) e concesso in comodato o in fitto ad altro CD o IAP.
  • oltre 600 metri di altitudine: esenzione per tutti i terreni.

Infine richiamiamo che Il TAR del LAZIO ha sospeso l'applicazione del DM per i terreni agricoli nei Comuni Montani sotto i 600 metri individuati attraverso la Circolare del 28 Novembre 2014 e che il 21 Gennaio ci sarà la seduta di Consiglio dei Ministri in cui dovrà essere affrontato l'argomento.

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È in corso, nelle province di Taranto, Roma e Napoli, l'esecuzione, da parte dei Carabinieri del Comando Provinciale di Taranto, di sette ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal gip su richiesta della locale Procura della Repubblica.

Le misure restrittive e contestuali perquisizioni vedono fra i destinatari appartenenti della Marina Militare fra i quali Ufficiali, Sottufficiali e personale civile, ritenuti responsabili, in concorso tra loro, del reato di concussione nell'ambito di appalti in favore dell'ente.

Un «vero e proprio pizzo imposto in modo rigido e con brutale e talora sfacciata protervia, e che ha causato nel complesso danni notevoli sia alle singole imprese che all'intera economia locale, sostanzialmente alla stregua dell'agire della malavita organizzata». Lo scrive il gip di Taranto Pompeo Carriere nell'ordinanza di custodia cautelare, richiesta dal pm Maurizio Carbone, notificata a 7 indagati, tra militari e civili, nell'ambito di una inchiesta sugli appalti gestiti dalla Marina militare. La tangente imposta era pari al 10% dei profitti.

I carabinieri del comando provinciale di Taranto hanno arrestato il vice direttore di Maricommi, due ex vice direttori, un ex capo reparto, un sottufficiale capo deposito, un dipendente civile addetto alla contabilità del reparto e un capo ufficio del settore logistico dello Stato Maggiore della Marina Militare per concussione. In concorso tra loro - secondo l'accusa - abusando delle loro qualità e dei loro poteri, con la minaccia di ostacolare la regolare emissione dei mandati di pagamento per la esecuzione dei lavori di manutenzione e forniture di servizi e materiale loro affidati per conto della Marina militare, gli indagati hanno costretto «vari imprenditori a versare materialmente al capo del V Reparto di Maricommi, in tempi diversi, più somme di denaro non dovute per importi variabili e altre utilità, per un valore complessivamente comunque equivalente al 10% circa dei profitti derivanti dai servizi svolti».

Somme che il capo reparto, precisa una nota dei carabinieri, «provvedeva a distribuire successivamente in diverse parti percentuali secondo gli accordi tra loro intervenuti».

Sono cinque ufficiali in servizio a Napoli, Roma e Taranto, un sottufficiale e un impiegato, entrambi in servizio a Taranto, le sette persone portate in carcere dai carabinieri nell'ambito dell'indagine sulle tangenti imposte sugli appalti della Marina Militare.

In carcere sono finiti:

il capitano di vascello Attilio Vecchi, di 54 anni (in servizio al Comando Logistico di Napoli);

il capitano di fregata Riccardo Di Donna, di 45 anni (Stato Maggiore della Difesa-Roma);

il capitano di fregata Marco Boccadamo, di 50 anni (Stato Maggiore Difesa-Roma);

il capitano di fregata Giovanni Cusmano, di 47 anni (Maricentadd Taranto);

il capitano di fregata Giuseppe Coroneo, di 46 anni (vice direttore Maricommi Taranto);

il luogotenente Antonio Summa, di 53 anni (V reparto Maricommi Taranto);

Leandro De Benedectis, di 55 anni (dipendente civile di Maricommi Taranto).

Sono tutti indagati in concorso con il capitano di fregata Roberto La Gioia, di 46 anni, ex responsabile di Maricommi, arrestato il 12 marzo del 2104 ed attualmente e sottoposto all'obbligo di firma. L'ufficiale fu indagato per concussione nei confronti di una serie di imprenditori locali, assegnatari di servizi per conto della Pubblica Amministrazione nell'ambito degli appalti gestiti dalla direzione di Commissariato per la Marina Militare di Taranto.

Al graduato fu sequestrata una somma di denaro contante, suddivisa in singole mazzette, per un ammontare complessivo pari a 44mila euro. Il gip scrive nell'ordinanza di custodia cautelare eseguita oggi che il sistema ideato dagli indagati faceva sì che gli imprenditori concussi fossero vittime di una «vera e propria prassi illecita che si trasferisce da un comandante all'altro, in un ideale passaggio di consegne, più o meno tacito».

La Marina Militare esprime «il proprio pieno sostegno all'azione della Magistratura» in relazione all'operazione che ha portato all'arresto nelle provincie di Taranto, Roma e Napoli di sette persone appartenenti alla Marina Militare di cui cinque ufficiali, un sottufficiale e un dipendente civile.

La Marina assicura di aver «incrementato al proprio interno le attività ispettive e di controllo finalizzate a prevenire e contrastare il fenomeno della corruzione, a salvaguardia del personale che presta quotidianamente servizio con spirito di sacrificio e senso dello Stato, compiendo il proprio dovere anchea rischio della vita”.( IlMattino)

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