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Un'ordinanza di custodia cautelare a carico di 14 persone, tra cui anche l'ex sindaco di Cellino San Marco - Comune commissariato per infiltrazioni mafiose nel 2014 - Francesco Cascione, è stata eseguita dai carabinieri. Le accuse, a vario titolo, sono di associazione per delinquere, peculato, corruzione, turbata libertà degli incanti e calunnia.; l'ex assessore Gabriele Elia è stato arrestato nella tenuta Carrisi dove risulta domiciliato(Ansa)

Un asservimento sistematico all’interesse privato ed a fini di lucro personale delle funzioni pubbliche svolte dagli ex amministratori comunali, con l’appoggio di un funzionario comunale e di un consulente-intermediario.

E’ quanto hanno rilevato i carabinieri del Comando provinciale di Brindisi nell’inchiesta denominata 'Do ut des' che ha portato in carcere gli ex amministratori del Comune di Cellino San Marco e ai domiciliari altre persone coinvolte nelle indagini.

Tra i destinatari della misura emessa dal gip del Tribunale su richiesta della Procura della Repubblica ci sono l’ex sindaco

Francesco Cascione, 42 anni, che al momento di avvio delle indagini, a dicembre del 2012, era già sotto l’attenzione degli investigatori per aver partecipato al funerale di un mafioso, e altri ex componenti della sua giunta: Omero Molendini Macchitella, 58, (quest’ultimo nell’autunno del 2013 venne picchiato e derubato), Gianfranco Quarta, 58, Gabriele Elia, 32, vicecommissario provinciale di Forza Italia, Gianfranco Pezzuto, 37, oltre a un geometra comunale Ionni Pagano, 49. Per otto indagati è stata prevista la misura della custodia in carcere; gli altri sei agli arresti domiciliari. Tre persone non sono state ancora rintracciate.

Tra i destinatari della misura 4 imprenditori, 3 intermediari, un funzionario dipendente comunale ed un pregiudicato vicino alla malavita organizzata.

Altre sette persone sono sottoposte ad indagini preliminari nello stesso procedimento. Le accuse, a vario titolo, sono di associazione per delinquere, peculato, corruzione, turbata libertà degli incanti e calunnia.

LA DENUNCIA ALLA STAZIONE DEI CC

Ad aprile 2014, il Consiglio Comunale di Cellino San Marco è stato sciolto per presunte infiltrazioni mafiose con decreto del Presidente della Repubblica, su richiesta del Ministro dell’Interno, all’esito degli accertamenti svolti dai carabinieri del Comando Provinciale di Brindisi e dalla Commissione nominata dal Prefetto. La gestione privata della cosa pubblica era emersa inizialmente, secondo gli inquirenti, da una denuncia fatta alla Stazione Carabinieri di Cellino San Marco, nei confronti del sindaco che aveva autorizzato solo verbalmente un pregiudicato del posto, vicino alla malavita organizzata, ad allacciare le attrezzature elettriche di un chiosco per la somministrazione al pubblico di bevande ed alimenti, di sua proprietà, alla rete elettrica del Comune, e per aver concesso, sempre allo stesso pregiudicato e sempre oralmente, di utilizzare durevolmente beni del Comune destinati alla gestione di eventi pubblici (un gazebo, 140 sedie e un palco modulare).

Le indagini hanno evidenziato, secondo gli investigatori, un fenomeno corruttivo molto esteso, realizzato sistematicamente in forma associata da larga parte della giunta comunale, che avrebbe chiesto tangenti alle imprese appaltatrici di lavori pubblici (manutenzione e realizzazione di impianti sportivi, servizi di igiene urbana, riqualificazione urbana, risparmio energetico) ed ai partecipanti ai concorsi pubblici banditi dal Comune, spingendosi fino a favorire la sovrafatturazione dei lavori effettuati da parte delle imprese e a designare direttori dei lavori di loro gradimento, invece che di gradimento dell’Ente pubblico.

GLI APPALTI GONFIATI PER LE MAZZETTE

Sono stati contestati cinque episodi di corruzione per l’affidamento di lavori pubblici nei quali vi sarebbe stato un incremento illecito del valore degli appalti e un episodio di peculato; il danno subito dal Comune è valutabile in circa 250 mila euro. Tra gli arrestati posti ai domiciliari ci sono Antonio Cozzoli, 61 anni, di Brindisi, Alfredo Bruno, 58, di Calimera (Lecce), Angelo Diego Lippolis, 41, di Noci (Bari), Antonio Vincenzo Fasiello, 61, di Vernole (Lecce), Giuseppe Gigante, 56, di San Pietro Vernotico. L’associazione avrebbe dispensato anche posti di lavoro.

Già in precedenza, grazie ad un’altra indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Brindisi era stato vanificato il tentativo di pilotare il concorso per il posto di comandante della Polizia Municipale in favore di un vincitore predestinato che avrebbe falsificato i titoli necessari per partecipare (per questo colpito dauna misura cautelare prima della conclusione del concorso). L’attuale indagine ha evidenziato ulteriori tentativi di pilotare sia il concorso per comandante che quello per l’assunzione di due agenti di polizia municipale.

CALUNNIE AL VIGILE «SGRADITO» AL CLAN

I carabinieri hanno effettuato numerosi servizi di osservazione, controllo e pedinamento, hanno captato con l’autorizzazione del gip numerosissime conversazioni telefoniche e ambientali e hanno acquisito ed esaminato copiosa documentazione amministrativa. E’ emerso così anche l’atteggiamento ostruzionistico degli indagati nei confronti dei dipendenti comunali che ostacolavano l’attività dell’'associazionè, spintosi fino alla proposizione di una denuncia penale ritenuta calunniosa da parte dell’ex sindaco nei confronti di un vigile urbano sgradito perché fedele alle istituzioni.

Le indagini proseguono in relazione ad altri numerosi episodi di reati contro la pubblica amministrazione, i cui contorni oggettivi e soggettivi sono in corso di definizione. Tra le persone ancora non rintracciate e destinatarie di una ordinanza di custodia cautelare in carcere c'è anche il pregiudicato Francesco Francavilla, considerato vicino alla Sacra corona unita.

QUELLE INGERENZE DELLA MALA E LO SCIOGLIMENTO

L'iter amministrativo fu avviato dal prefetto di Brindisi, Nicola Prete, nel luglio 2013, con l’insediamento della commissione prefettizia per l’accesso agli atti. L’accertamento terminò nel dicembre successivo. Lo scioglimento fu deciso il 18 aprile di un anno fa al termine di una riunione del Consiglio dei ministri.

Era stato proposto dal ministro dell’Interno, Angelino Alfano: "Al fine di consentire il risanamento delle istituzioni locali nelle quali sono state accertate forme di condizionamento da parte della criminalità organizzata, il Consiglio dei ministri ha deliberato lo scioglimento del Consiglio comunale di Cellino San Marco (Brindisi)".

Venivano rilevate, da parte della commissione prefettizia, "ingerenze da parte della criminalità organizzata che hanno compromesso la libera determinazione e l’imparzialità degli organi eletti nelle elezioni amministrative del 2010, nonchè il buon andamento dall’amministrazione e il funzionamento dei servizi". "Spicca – si leggeva – il ruolo determinante del sindaco che all’interno della giunta individua argomenti all’ordine del giorno, proponendo delibere e soluzioni da adottare in piena autonomia".

Sulla posizione dell’ex sindaco di Cellino, Francesco Cascione la cui famiglia "è stata sempre presente dal 1983 a oggi negli organi elettivi", la commissione prefettizia scrive che si segnalano episodi indicativi "di una precipua vicinanza ad ambienti criminosi cellinesi".

Emergeva un quadro di "scarsa attitudine della compagine amministrativa al rispetto delle regole", in cui spiccava il finanziamento dato nel settembre 2012 alla convivente di un pregiudicato affiliato alla Scu per il pagamento del funerale del fratello, ucciso a San Donaci (Brindisi).

FORZA ITALIA SOSPENDE EX ASSESSORE ELIA

"Alla luce dell’operazione condotta nel corso della notte a Cellino San Marco dai carabinieri del comando provinciale di Brindisi, operazione che ha portato all’arresto di diversi esponenti politici ed ex amministratori tra i quali Gabriele Elia, comunico la sospensione di quest’ ultimo da Forza Italia (vicecoordinatore di Brindisi ndr) e da ogni incarico al momento ricoperto nel partito".

Lo afferma il segretario regionale pugliese di Fi, Luigi Vitali. "Nella speranza che Elia possa uscire da questa vicenda dimostrando la sua totale estraneità ai fatti a lui contestati – aggiunge in una nota – adotto tale provvedimento per rispetto nei confronti della magistratura, dei nostri sostenitori, del partito e dello stesso Elia che sono certo condivide tale scelta".(da Lagazzettadelmezzogiorno)

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Un buon colpo messo in atto dal comune di Longobardi perché il consiglio comunale ha riconosciuto la ruzzola ( a pezza du casu) come gioco ufficiale del piccolo comune

In realtà si tratta di un gioco che fino agli anni settanta veniva praticato in vari comuni calabresi tra cui appunto Longobardi, ma anche Amantea , Belmonte calabro, eccetera.

Sul tirreno cosentino luogo di gioco era soprattutto la vecchia statale 18 sostanzialmente abbandonata dal traffico locale e nazionale dopo la realizzazione della nuova statale18.

Una strada che ben si prestava a questo gioco di forza e di abilità proprio perché presentava una serie di curve che imponevano ai giocatori un equilibrio tra forza di lancio e direzione di lancio tali da permettere alla ruzzola di curvare seguendo l’andamento della strada.

Nella lingua italiana, la parola "ruzzola” indica un disco di legno (abbastanza duro e resistente)che può avere dimensioni diverse.

Il gioco prevede l’utilizzo di due attrezzi: la ruzzola e lo spago per il lancio.

La ruzzola, oltre che di legno, può essere anche di formaggio. Da noi era elusivamente di formaggio stagionato. Non c’era un vero vincitore perché normalmente la pezza di formaggio si rompeva e si divideva tra i giocatori accompagnata da un buon bicchiere di vino rosso e da pane fatto in casa. Per questo è considerato un gioco fortemente socializzate oltre che naturale.

Si tratta di un gioco di origini contadine (riconosciuto oggi ufficialmente dal Coni) diffuso in molte regioni d’Italia (Calabria, Valle D’Aosta, Abruzzo, Marche, Emilia, Toscana, Lazio, Umbria ecc..).

E’ un gioco di origini antichissime; pare che siano stati gli Etruschi i primi a praticarlo mentre altri vogliono che sia un ricordo della festa romana dedicata ad Ercole; ne parla persino Galileo nel “Dialogo sopra i Massimi Sistemi”

Per tale evento sono previsti arrivi da ogni parte d’Italia (Lombardia, Toscana, Marche, Abruzzo, Campania, Puglia ecc)

La manifestazione,che vede prenotati presso le strutture ricettive del posto, oltre 100 partecipanti da fuori regione, che giungeranno a Longobardi sabato 11, è naturalmente patrocinata dal Comune di Longobardi, che, nell'occasione, ha prodotto, in accordo con le Poste italiane, un annullo filatelico.

Una occasione di una giornata salutare, sul mare, facendo un tuffo nel nostro passato.

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La Sez. III della Cassazione Civile, presidente di Antonio Segreto, relatore Enzo Vincenti , giudici Giovanni Battista Petti , Giuseppa Carluccio ed Antonietta Scrima, in una causa ,patrocinata dagli Avv.ti Renato Ambrosio ed Umberto Oliva, in materia di responsabilità civile per danni cagionati da medico convenzionato, il 27 marzo 2015 ha emanato una epocale decisione - la n. 6243/2015.

La Suprema Corte decidendo nel merito in accoglimento del ricorso per cassazione presentato dai familiari del danneggiato, ha condannata l'ASL TO 4 (già ASL 7 di Chivasso) con l'affermazione del seguente principio di diritto: "l'ASL è responsabile civilmente, ai sensi dell'art. 1228 cod. civ., del fatto illecito che il medico, con essa convenzionato per l'assistenza medico-generica, abbia commesso in esecuzione della prestazione curativa, ove resa nei limiti in cui la stessa è assicurata e garantita dal S.S.N. in base ai livelli stabiliti secondo la legge".

Il PM Riccardo Fuzio aveva, invece, concluso per il rigetto del ricorso per cassazione.

Riportiamo il commento a caldo dell’avvocato Gino Michele Domenico Arnone il quale scrive:

“Con una storica sentenza (n. 6243 del 27.3.2015) la S.C. di Cassazione ha condannato la ASL Torino 4 a risarcire i danni ad un paziente per un fatto che risale a diciassette anni fa: un sessantenne di Chivasso si sentì male a casa ma il medico di base chiamato immediatamente dalla moglie lo visitò solo il giorno dopo sbagliando la diagnosi.

A causa dell’omissione prima e della negligenza ed imperizia poi l’uomo fu colpito da un’ischemia con danni irreparabili che non gli consentirono mai più di tornare a casa.

I familiari fecero causa al medico di base ma anche all’Asl, che la Cassazione – ribaltando i precedenti giudizi di merito – ha ritenuto (per la prima volta) responsabile e che è stata pertanto condannata a risarcire il danno, accogliendo così l’innovativo teorema difensivo proposto dai legali del paziente di Chivasso.

Il principio di diritto affermato dalla Cassazione, in risposta allo speculare quesito proposto dai difensori delle vittima, ha quindi affermato che l’ASL è responsabile civilmente, ai sensi dell’art. 1218 c.c., del fatto illecito che il medico convenzionato per l’assistenza medico-generica, abbia commesso in esecuzione della prestazione medico curativa, nei limiti in cui la stessa è assicurata e garantita dal Servizio Sanitario Nazionale in base ai livelli stabiliti secondo la legge.

La tesi difensiva, accolta in tota re perspecta, ha finito per riscrivere totalmente i rapporti tra il sistema sanitario e i medici di famiglia, finora sostanzialmente considerati alla stregua di liberi professionisti e come tali esclusivamente responsabili per gli errori commessi nei rispettivi ambiti professionali. Avv.Gino Michele Domenico Arnone

Ecco la sentenza

http://www.cortedicassazione.it/cassazione-resources/resources/cms/documents/6243_03_15.pdf

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