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La ricorrenza del 16 marzo con il rapimento dell’On Aldo Moro e la barbara uccisione degli Uomini della sua scorta, rappresenta per me un momento di ricordo e di riflessione sul modo di fare politica nei giorni d’oggi. Partire da Moro per arrivare ed abolire l’attuale consociativismo becero e fallimentare e ricordare ,a noi tutti, che collocarsi all’opposizione non deve spaventarci ma serve per impostare una politica dell’alternanza di governo.

Alternanza appunto non “Accorduni” !

Purtroppo oggi tutto cambia perché nulla cambi!!!!!!!!!!!!!!!!

Governare a tutti i costi e soprattutto nello stato di necessità e di bisogno si potrebbe incorrere nel più grave errore che la Politica possa produrre : lo sfascio del paese, delle regioni, dei comuni. In parole semplici una pessima amministrazione di governo.

Come non mai ,oggi ,l’insegnamento di Aldo Moro è attuale ed oserei dire profetico. Ma quanti di noi cercano di identificarsi ,salvo che citarlo solamente ed impropriamente,nel pensiero politico di uno dei più grandi statisti che l’Italia abbia avuto? Quanti politici dirigono persuadendo oppure comandano affermando ,in modo marcato, la superiorità dell’intelligenza dell’uomo ? Dubito che ce ne siano tanti. Oggi prevale la “mediocrità “ a tutti i livelli:partendo da Roma e contagiando   la nostra cara amata terra di Calabria.

Allora sarebbe opportuno,sulla scia degli insegnamenti di un grande statista come Moro , intendere la politica come arte superiore ,capacità di unire forze eterogenee ,piuttosto che soffermarsi ad iniziative sterili e a misere creazioni .Sono certo che questo modello è impossibile da applicare in Italia ma ancor di più   nella nostra terra di Calabria, dove le forze politiche di governo regionali e comunali , così detti ” potentati “,sono insieme solo per vincere ,appropriarsi della cosa pubblica,gestirla famelicamente per i propri diretti interressi,senza nessuna remora , senza nessuna coscienza, con l’aggravante di   rallentare, se non bloccare   totalmente , ogni possibilità   di Crescita Civile e Democratica!

E’ questo il modo che Aldo Moro intendeva la Politica ? Giudicate Voi!

Per quel che mi riguarda posso affermare categoricamente NO.

Belmonte Calabro Li 16 Marzo 2015                                                  

                Dott. Giancarlo Pellegrino (già Consigliere Provinciale di Cosenza)

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E’ la condanna comminata stamattina 16 marzo da Tribunale di Torino a Fabrizio Pellegrino ex professore di scuola media ed ex presidente del Marcovaldo coinvolto in un'indagine che ha scosso non poco la tranquilla provincia di Cuneo. Si trattava di un personaggio molto in vista nell'ambito della cultura.

Erano stati chiesti 14 anni per via del rito abbreviato, altrimenti sarebbero stati 21.

Il professore, presente in aula al momento della lettura, ha detto : “"Sono disperato, undici anni sono troppi".

"E' rimasto annichilito, schiacciato dalla sentenza" ha detto il suo avvocato Emiliana Olivero.

Poi ha aggiunto che si tratta di "Una condanna sproporzionata. A mio parere è ingiustificata, sproporzionata rispetto ai fatti contestati. Nessuna delle richieste della difesa è stata accolta ".

"Parliamo , infatti- aggiunge l’avvocato- di condotte volontarie, non c'è mai stata violenza e soprattutto l'imputato era l'agito nelle pratiche contestate. Qui la storia è ribaltata rispetto a tutti i casi che ho seguito e rispetto alle decine di sentenze che ho letto in questo ambito. Possiamo avere le nostre opinioni dal punto di vista etico e morale, ma dal punto di vista legale questo dovrebbe fare la differenza".

L'uomo è stato condannato anche al pagamento di una multa di 50mila euro, ha disposto il sequestro dei suoi beni - la casa di Dronero - e una provvisionale di 15mila euro per ognuna delle sei parti civili costituitesi in giudizio.

Il gup Trevisan, nel processo con rito abbreviato, lo ha condannato anche all'interdizione perpetua dall'insegnamento.

In tribunale il 9 marzo gli avvocati di Pellegrino, che si trova in carcere dallo scorso agosto con l'accusa di violenza sessuale, induzione alla prostituzione minorile e detenzione di materiale pedopornografico , avevano chiesto l'assoluzione per i primi due capi d'accusa e un ridimensionamento per il terzo.

Tra 90 giorni verrà depositata la sentenza, dopodiché i legali di Pellegrino decideranno come agire per il ricorso in appello.

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L'ex gip del Tribunale di Palmi, Giancarlo Giusti, si è tolto la vita.

Il giudice si è impiccato nella sua abitazione di Montepaone, il centro del Catanzarese dove viveva da alcuni mesi.

Il giudice era ai domiciliari dopo essere stato coinvolto in due inchieste delle Dda di Milano e Catanzaro su suoi presunti rapporti con esponenti della 'ndrangheta.

Sul posto sono intervenuti i carabinieri per ricostruire l'esatta dinamica dell'accaduto.

Giusti, dal 2001 giudice delle esecuzioni immobiliari a Reggio Calabria e poi dal 2010 gip a Palmi, era stato arrestato per corruzione aggravata dalle finalità mafiose il 28 marzo 2012 nell'ambito di una inchiesta della Dda di Milano sulla presunta cosca dei Valle-Lampada e, in particolare, in un filone relativo alla cosiddetta «zona grigia».

La Dda di Milano gli ha contestato di essere sostanzialmente a «libro paga» della 'ndrangheta.

In particolare, i Lampada, sempre secondo l'accusa, non solo gli avrebbero offerto «affari», ma avrebbero anche appagato quella che il gip di Milano, nell'ordinanza di custodia cautelare, aveva definito una vera e propria «ossessione per il sesso», facendogli trovare prostitute in alberghi di lusso milanesi.

Il giudice, era stato condannato dal gup di Milano il 27 settembre 2012 e il giorno successivo aveva tentato il suicidio nel carcere milanese di Opera in cui era detenuto.

Soccorso dalla polizia penitenziaria, era stato poi ricoverato in ospedale in prognosi riservata. Successivamente aveva ottenuto gli arresti domiciliari.

Giusti era stato sospeso dal Csm.

Nel novembre 2011 era stato arrestato con l'accusa di corruzione, rivelazione del segreto d'ufficio e favoreggiamento aggravato per aver agevolato le attività del clan Valle-Lampada, e poi condannato in primo grado. Sempre secondo l’accusa, da presidente della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, Giglio avrebbe “incontrato più volte Giulio Lampada” al quale, attraverso l’ex consigliere regionale Morelli, avrebbe fornito “notizie riservate su indagini in corso”

Nel febbraio 2014, invece Giusti fu coinvolto nell’operazione “Abbraccio” e finì ai domiciliari.

Dalle indagini dirette dal procuratore distrettuale della Procura di Catanzaro, da Vincenzo Luberto, sarebbe emerso il magistrato aveva disposto, in cambio di denaro, la scarcerazione di alcuni esponenti di spicco della potente cosca di 'ndrangheta dei Bellocco.

L'accusa si riferiva alla sua qualità di componente del collegio del Tribunale del Riesame di Reggio Calabria in occasione di un'udienza del 27 agosto 2009.

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