
Redazione TirrenoNews
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Mario Monti si da alla pesca perché “innamorato” delle sardine.
Venerdì, 06 Dicembre 2019 17:09 Pubblicato in ItaliaProdi passa dalla mortadella alle sardine “arriganate”
Ma la cosa strana è che anche il senatore a vita Mario Monti, il “tassatore folle” degli italiani, si schiera con le sardine.
Non avevamo dubbi. Non ci stupisce più. Era chiaro l’esito della sua scelta politica.
Accecato anche lui dall’avversione contro la destra italiana, ormai in maggioranza, fa la scelta più logica.
”Le guardo con molto interesse queste sardine. Mi sembra che stiano dando gambe e voce ad esigenze molto elementari di una società che però nella politica italiana sono state abbastanza dimenticate, cioè che si ragioni e si parli delle cose in modo pacato, che chi governa se possibile non sia totalmente privo di competenze.
Queste le parole di Mario Monti, senatore a vita ed ex presidente del Consiglio, ad Agorà Rai Tre, sul movimento delle sardine.
Andrebbe in piazza con le sardine? «Sì, non lo escludo».
E Monti continua col suo delirio anti-sovranista. “E’ molto facile terrorizzare il pubblico, gli elettori con considerazioni vere, il più delle volte con considerazioni del tutto infondate. Per spaventare e poi prendere il voto pretendendo di avere difeso qualcuno da qualche minaccia che non c’è mai stata”.
Queste le parole di Mario Monti, senatore a vita ed ex presidente del Consiglio, ad Agorà Rai Tre, sul Mes. Ma tutto ciò non è vero. Come ha chiarito recentemente Giulio Tremonti, che di economia se ne intende.
”È una catena di errori e orrori fondamentali”.
Quindi invita l’Italia a non firmare. “Sospendere il tutto, discutere sul futuro dell’Europa, rinviare la discussione sul futuro delle banche. L’Europa è una casa comune, non una banca comune”. Lo stop alla revisione, sostiene ancora, “non comporta niente”.
L’Italia, continua Tremonti, ha pagato più degli altri e parla del Mes come “galleria di orrori fabbricata da élite di tecnici e da gente interessata, abbiamo pagato più degli altri.
Devono smetterla”, conclude.
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Sant’Anastasia. Mazzette da 30 a 50mila euro per truccare i concorsi
Venerdì, 06 Dicembre 2019 16:36 Pubblicato in ItaliaAgenpress – I finanzieri del comando provinciale della Guardia di Finanza di Napoli hanno dato esecuzione a sei misure cautelari su ordine del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Nola: coinvolti il sindaco di Sant’Anastasia Raffaele Abete, il segretario generale dello stesso Comune, un consigliere comunale, un imprenditore, la vincitrice di un concorso pubblico per titoli ed esami e il marito, tutti accusati di associazione per delinquere dedita alla commissione di più delitti di corruzione e finalizzata a favorire illecitamente il superamento di concorsi pubblici.
Nel dicembre del 2013 venne arrestato lo zio di Abete, Carmine Esposito, allora sindaco dello stesso comune, Nei suoi confronti venne ipotizzato il reato di corruzione.
All’epoca dei fatti il nipote ricopriva la carica di presidente del Consiglio comunale.
Avvalendosi delle competenze tecniche dell’imprenditore, legale rappresentante una cooperativa, sindaco segretario e consigliere comunale avrebbero alterato per via informatica i risultati delle prove dei concorsi pubblici in cambio di mazzette che variavano tra 30mila e 50mila euro.
Secondo gli inquirenti, in sostanza, venivano alterati i punteggi ai titoli esibiti e anticipato il materiale relativo alle prove.
Il candidato, prima di ciascuna prova, versava ai funzionari pubblici una tranche della mazzetta che variava tra 30mila e 50mila euro a seconda del tipo di ruolo (amministrativo o direttivo) e della durata (a tempo indeterminato o determinato).
I versamenti avvenivano prima della prova preselettiva, prima della prova scritta e, infine, prima della prova orale.
Le indagini sono iniziate lo scorso mese di febbraio e i finanzieri hanno assistito «in diretta» a due episodi legati alla compravendita di posti di lavoro.
Il primo riguardava un contratto da istruttore amministrativo a Sant’Anastasia: erano stati chiesti 30mila euro, che non sono stati versati dal candidato il quale poi non ha ottenuto l’incarico.
Il secondo era relativo alla posizione di istruttore direttivo contabile, per 50mila euro, versati dopo la vittoria del concorso da parte di una candidata che figura tra le persone per le quali il gip di Nola ha disposto uno dei due divieti di dimora in Campania.
Il secondo divieto di dimora è stato notificato dalle fiamme gialle al marito, per gli inquirenti complice nell’episodio corruttivo contestato.
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Rifiuti: blitz Polizia contro traffico illecito in Calabria – I nomi
Venerdì, 06 Dicembre 2019 14:23 Pubblicato in CalabriaCatanzaro – La Polizia di Stato, su delega della Direzione distrettuale antimafia delle procure di Catanzaro e Lamezia Terme, sta eseguendo due distinte ordinanze di custodia cautelare a carico di numerose persone ritenute responsabili, a vario titolo, dei reati di attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti ed inquinamento ambientale.
Le indagini, condotte dai poliziotti della Squadra mobile di Catanzaro e dal Commissariato di Lamezia Terme, supportate da intercettazioni telefoniche, hanno fatto emergere l’esistenza di un “vero e proprio sistema criminale organizzato che gestiva in modo illecito la filiera del recupero e dello smaltimento dei rifiuti, che venivano sversati all’interno di discariche abusive nel comprensorio lametino”. Maggiori dettagli saranno forniti nel corso di una conferenza stampa programmata per le ore 11 nella sede del Centro polifunzionale della Polizia di Stato di Catanzaro.
Rifiuti: blitz Polizia in Calabria, 20 gli arresti
Sono 20 le persone arrestate stamane dalla Polizia di Stato che, su delega della Dda di Catanzaro e della Procura di Lamezia Terme (Cz), ha eseguito due distinte ordinanze di custodia cautelare emesse dai Gip dei rispetti Tribunali a carico persone ritenute responsabili, a vario titolo, dei reati di attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti ed inquinamento ambientale.
Le indagini, condotte dalla squadra mobile di Catanzaro e dal commissariato di Lamezia Terme, supportate da intercettazioni telefoniche, avrebbero fatto emergere l’esistenza di vero e proprio sistema criminale organizzato che gestiva in modo illecito la filiera del recupero e dello smaltimento dei rifiuti, che venivano sversati all’interno di discariche abusive site nel comprensorio lametino.
Maggiori dettagli sono stati forniti nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta alle ore 11 al centro polifunzionale della Polizia di Stato di Catanzaro con la partecipazione del procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri e dal procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla, del procuratore capo di Lamezia Terme, Salvatore Curcio, del Questore di Catanzaro Amalia Di Ruocco, e degli investigatori che hanno condotto del indagini.
I Nomi
Custodia cautelare in carcere:
Maurizio Antonio Bova (classe ’78),
Angelo Romanello (classe ’84),
Assunta Villella (classe ’74),
Giuseppe Parisi (classe ’73),
Giuseppe Liparota (classe ’59),
Gianfranco Liparota (classe ’84),
Felice Antonio Liparota (classe ’83),
Felice Gabriele (classe ’63).
Arresti domiciliari:
Antonio Domenico Sacco (classe ’94),
Sarina Parisi (classe ’61),
Michelina Imparato (classe ’70),
Matteo Molinari (classe ’83),
Pasquale Gabriele (classe ’91),
Giuseppe Leto (classe ’58).
Obbligo presentazione polizia giudiziaria:
Domenico Bernardo,
Tommaso Galati,
Ferdinando Benincasa,
Angelo Mancuso,
Gennaro Battipaglia.
Gli arresti sono stati eseguiti in collaborazione con le squadre mobili di Milano, Varese, Como, Torino, Bologna, Salerno e Benevento e sono iniziate dopo la scoperta di una discarica in località Bagni di Lamezia Terme (Catanzaro) dove camion scaricavano rifiuti formalmente destinati a essere stoccati in alcuni impianti del Nord Italia di fatto inutilizzati.
Grazie anche ad accertamenti di tipo tecnico, è emerso che a gestire il traffico di rifiuti era un’organizzazione gestita da due persone, Maurizio Bova, 41 anni, e Angelo Romanello, di 35, entrambi arrestati.
I due controllavano la Eco. Lo.Da, società con sede a Gizzeria (Catanzaro) e la Crm, con sede a Dozza (Bo), messe sotto sequestro, che gestivano illegalmente la filiera dei rifiuti che venivano abbandonati, oltre che in località Bagni, in un’altra discarica a San Sidero, sempre nel territorio di Lamezia Terme.
Le due discariche erano prossime a corsi d’acqua e vi venivano smaltiti anche farmaci provenienti da un’azienda della Campania.
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