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Furbetti del reddito di cittadinanza, denunciate 4 persone
Mercoledì, 04 Dicembre 2019 16:46 Pubblicato in Comunicati - Sport - Giudiziaria Maresciallo Enrico Caporaso, già operante in Amantea dove si è distinto( tra l’altro) per aver salvato insieme al maresciallo Cerza una famiglia asportando una bombola di gas che aveva preso fuoco( vedi foto in basso), ed ora comandante della stazione CC di Scigliano, è uno dei pochi investigatori che ha accertato e contestato il pagamento del reddito di cittadinanza non dovuto a 4 persone.
“Quattro persone, appartenenti al medesimo nucleo familiare, mediante un astuto artificio erano tutte riuscite ad ottenere il beneficio del reddito di cittadinanza, ottenendo fraudolentemente dall’I.N.P.S. circa 1.500 € al mese dallo scorso maggio.
La loro truffa è stata scoperta dai Carabinieri della Stazione di Scigliano che, questa mattina, hanno concluso un’attività di indagine che li ha portati a denunciarli in stato di libertà alla Procura della Repubblica di Cosenza.
I militari della stazione del piccolo centro silano si sono accorti dell’anomalia nel mese di agosto; nel corso dei propri quotidiani controlli documentali avevano notato come tutti i componenti della famiglia rientrassero tra i percettori del beneficio. Circostanza questa che li ha insospettiti e portati ad approfondire. Acquisita dall’I.N.P.S. e dal comune di Scigliano la documentazione relativa alla loro situazione, l’esito è stato sorprendente: la famiglia che in paese si sapeva essere composta da S.M., 56enne, e P.F., 53enne e dai loro due figli S.U., 31enne, e S.A., 28enne, tutti conviventi nella medesima abitazione, nel centro storico del paese, figurava formalmente distinta in ben 3 differenti nuclei familiari, uno composto dalla coppia di genitori e gli altri due singolarmente da ciascuno dei figli.
Il “trucchetto” dagli stessi utilizzato era semplice ed ingegnoso: nelle pratiche di richiesta del reddito di cittadinanza i “furbetti” avevano autocertificato di risiedere nel medesimo indirizzo, proprio in Scigliano, ma riportato e scritto in 3 diversi modi, con altrettanti interni, al fine di eludere il controllo delle banche dati dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale. E così ecco che il Vico di residenza dalla famiglia, correttamente riportato nell’ISEE dei genitori, è stato trasformato dapprima in Via, quindi in Via Vico I. Nella realtà però era tutto finto: nessuna Via o Via Vico I, inesistenti nel ruolo tributi del comune, nessun appartamento oltre a quello dei genitori, nessuna utenza allacciata. Ai Carabinieri è bastato pertanto osservare i movimenti dei componenti della famiglia ed effettuare un sopralluogo a sorpresa presso l’abitazione per riscontrare i loro sospetti e documentare senza alcun dubbio le false informazioni anagrafiche fornite, volte a simulare la più conveniente composizione del nucleo familiare, nell’ottica di massimizzare indebitamente un vantaggio economico altrimenti non spettante.
Immediatamente sequestrate le tessere emesse dall’ufficio postale di Scigliano nei confronti dei 3 nuclei familiari fittizi, il provvedimento preventivo è stato convalidato dal giudice per le indagini preliminari di Cosenza. I 4 dovranno rispondere in concorso dei reati di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e comunicazione non veritiera dello stato di famiglia, nonché iniziare a trovare un modo, questa volta “legale”, per restituire all’INPS i quasi 9.000 € frodati. Si tratta certamente di una vicenda al limite del paradosso, che tuttavia dimostra l’efficacia dei controlli in corso sui percettori del reddito di cittadinanza, disposti dal Comando Provinciale dei Carabinieri di Cosenza sulla base di una scrupolosa verifica di tutti i beneficiari residenti in provincia. Come documentato in recenti analisi di carattere economico-statistico a cura di storici Istituti, nella provincia di Cosenza i nuclei percettori del Reddito di Cittadinanza sono oltre 23.000, per cui, in un contesto operativo non certo facile, sono in atto da tempo minuziosi accertamenti volti alla verifica di paralleli impieghi in lavori in nero o, ancora, di casi di nuove occupazioni non segnalate all’I.N.P.S., che costituiscono le situazioni più ricorrenti, in aggiunta alle dichiarazioni mendaci sulla composizione del nucleo familiare dichiarato ai fini Isee. I controlli ad oggi condotti dai Carabinieri del Comando Provinciale hanno già portato all’individuazione di ulteriori 11 “furbetti”, denunciati all’Autorità Giudiziaria. Le verifiche proseguiranno incessanti anche nei prossimi giorni.
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Elezioni regionali. Che Amantea non resti fuori!
Martedì, 03 Dicembre 2019 20:23 Pubblicato in Economia - Ambiente - EventiAmantea, lo dicono tutti, è “perrupata”.
Da cosa dipende non è dato pienamente di sapere.
Qualcuno sostiene che Amantea non ha ricevuto la giusta attenzione da parte della politica regionale, in primis da Oliverio.
Qualcuno, addirittura, sostiene che la “politica” non avrebbe nemmeno chiesto quei finanziamenti atti a sviluppare la economia cittadina, il commercio, il turismo, i lavori pubblici, la sanità.
Potrebbe dipendere dal fatto che ormai da anni Amantea non ha propri rappresentanti in consiglio regionale e tantomeno in giunta.
E’ finito il tempo di Pirillo e di La Rupa.
Si impone, allora, che la città esprima propri candidati alle regionali.
Basta votare gente di altri paesi.
Basta votare gente di Cosenza, di Paola, di Cetraro, eccetera.
E forse non importa nemmeno che appartengano o meno ai partiti ed alle coalizioni che si candideranno alle regionali
L’importante, ci sembra, è che siano amanteani, amanteani ai quali rivolgersi ringraziandoli se faranno qualcosa per la città e “sputtanandoli” se non faranno niente.
Comprendiamo, in verità, che per fare una campagna elettorale regionale ci vogliano molti soldi.
Soldi per manifesti, soldi per schede, soldi per auto e carburanti, soldi per una buona segreteria.
E questa difficoltà renderà difficile partecipare alle votazioni.
Anche per questo è utile e possibile che gli amanteani ( ed i paesi viciniori) votino i propri rappresentanti.
Bene, allora, invitate gli amanteani a candidarsi e sosteneteli.
A giorni vi diremo chi saranno i probabili candidati.
Agenpress – Arresti in Italia e all’estero nei confronti di due clan mafiosi nigeriani.
L’indagine della Squadra mobile di Bari, con il coordinamento del Servizio Centrale Operativo e l’ausilio della Divisione Interpol del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia, è coordinata dalle pm della Dda di Bari Simona Filoni e Lidia Giorgio, e ha accertato che diversi episodi di aggressioni avvenuti negli ultimi anni all’interno del centro di accoglienza,
violenza sessuale su connazionali, risse e accoltellamenti, sarebbero riconducibili alle attività delle gang, ritenute vere e proprie associazioni per delinquere di stampo mafioso con suddivisione gerarchica dei ruoli, rituali di affiliazione, ricorso alla violenza e alla intimidazione.
Gli indagati rispondono di associazione per delinquere, tratta, riduzione in schiavitù, estorsione, rapina, lesioni, violenza sessuale e sfruttamento della prostituzione.
Una trentina le misure cautelari eseguite in Puglia, Sicilia, Campania, Calabria, Lazio, Abruzzo, Marche, Emilia Romagna, Veneto e all’estero, in Germania, Francia, Olanda e Malta.
Era dal Cara di Bari-Palese (Centro di accoglienza per richiedenti asilo) e poi dal quartiere Libertà dove si erano stabiliti, che gli appartenenti alle gang nigeriane arrestati oggi dalla polizia controllavano i traffici illeciti in città e in provincia.
Tra le principali fonti di guadagno dei gruppi criminali nigeriani presenti a Bari e documentate in questa inchiesta ci sono lo sfruttamento della prostituzione e l’accattonaggio davanti ai supermercati.
Ndr. Grazie al Papa, grazie al PD, grazie alla Lamorgese.
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