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di Riccardo Noury. Dieci componenti di una stessa famiglia uccisi in 15 anni. Una storia drammatica, quella dei Barrios, in Venezuela.

L’ultimo omicidio risale appena al 16 maggio: la vittima si chiamava Roni Barrios e aveva 17 anni. Il suo corpo è stato ritrovato con ferite alla testa e al collo che hanno fatto pensare a un’aggressione a colpi di machete o di ascia.

Il ragazzo viveva e lavorava nella capitale Caracas ( nella foto) ma era appena rientrato nella sua città natale, Guanayén, nel sud del paese.

È qui, a Guanayén, che ha inizio la storia dolorosa della famiglia Barrios. Il 28 agosto 1998 la polizia fa irruzione nell’appartamento dove Benito Antonio Barrios, 28 anni, vive insieme ai due figli, Jorge Antonio e Carlos Alberto. Quattro agenti di polizia picchiano Benito Antonio e lo portano via. Il suo corpo viene rinvenuto all’ospedale locale, con ferite mortali d’arma da fuoco al petto e all’addome. La polizia giustifica l’irruzione (non ciò che è accaduto dopo, che resterà e resta tuttora un mistero), sostenendo di aver ricevuto una telefonata in cui si segnalava una rissa tra due uomini.

Cinque anni dopo, l’11 dicembre 2003, la polizia arresta Jorge Antonio, uno dei due figli di Benito Antonio Barrios. Lo zio Narciso e il cugino Nestor seguono gli agenti, ritrovano Jorge Antonio che alla fine viene rilasciato. Gli agenti però uccidono Narciso Barrios, sparandogli diverse volte alla testa, di fronte a Nestor.

Il 21 settembre 2004 Luis Alberto Barrios, fratello di Benito Antonio, testimone oculare dei fatti del 28 agosto 1998, viene raggiunto da una serie di colpi d’arma da fuoco alla testa e muore. Il giorno prima aveva ricevuto una telefonata minacciosa dalla polizia.

Pochi mesi dopo, siamo nel gennaio 2005, dopo quattro giorni di agonia muore il sedicenne Rigoberto Barrios. Prima di spirare, accusa un poliziotto di avergli sparato. Sua madre dichiara di aver ricevuto minacce di morte dalla polizia.

Quell’anno, la maggior parte dei Barrios lascia Guanayèn. Ma la storia non finisce qui.

Negli anni successivi, una seconda generazione dei Barrios perde la vita: Oscar José, 22 anni; Wilmer José, 19; Juan José, 28, Victor Tomas, 16, Jorge Antonio (figlio di Benito Antonio), 24; e, 10 giorni fa, come detto, Roni.

I Barrios ancora in vita sono terrorizzati. Alcuni di loro, i più tenaci nella ricerca della giustizia, sono stati ripetutamente minacciati. Si sono anche rivolti agli organi di giustizia regionali, che in diverse occasioni, a partire dal 2004, hanno ordinato al governo venezuelano di fornire protezione alla famiglia. Ordine non eseguito.

Nel novembre 2011, la Corte interamericana dei diritti umani ha stabilito che il Venezuela è responsabile dell’assenza di indagini efficaci e della mancata protezione. L’anno scorso, peraltro, il Venezuela ha annunciato il ritiro dalla Convenzione americana dei diritti umani e, di conseguenza, dalla giurisdizione della Corte.

Negli ultimi 15 anni, le autorità di Caracas non hanno detto una sola parola sullo sterminio della famiglia Barrios.

Questo è l’amaro commento di Eloisa Barrios (terza da destra in una foto scattata in occasione di un’udienza della Corte interamericana dei diritti umani), sorella di Narciso e zia di Roni: “Quando ho iniziato a chiedere giustizia per la morte di Narciso, il secondo dei miei fratelli a essere ucciso, non avrei mai immaginato che così tanti altri parenti sarebbero stati assassinati sotto i miei occhi. Ritenevo che cercando giustizia avrei protetto meglio gli altri. Ora mi rendo conto che è stato persino peggio”.

Quanti altri Barrios dovranno essere uccisi prima che il governo venezuelano si decida ad agire? ( da Il corriere della Sera)

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1)Milano. 13 maggio. Mada Kabobo, un immigrato ghanese irregolare, armato di piccone uccide chi incontra. Muoiono Daniele Carella, 21 anni, ed Ermanno Masini, 64 anni.

2) Stoccolma. 13 maggio. La Polizia uccide un sessantanovenne armato che aveva minacciato gli agenti con un machete. Ed ora sono giorni di scontri violenti iniziati nel quartiere Husby, alla periferia nord-ovest di Stoccolma, un’area nata all’inizio degli anni Settanta, povera e con un alto tasso di disoccupazione ed in cui vivono circa 12 mila persone, la maggior parte delle quali sono immigrati

3) Londra. 22 maggio. Michael Abedolajo di origine nigeriana,ma nato in GB, armato di un machete ha ucciso il soldato Drummer Lee Rigby, 25enne di Manchester . I testimoni hanno raccontato che i due assalitori "Prima gli sono andati addosso con l'auto, poi sono scesi e gli hanno tagliato la testa col machete".Gridavano "Allah Akbar ". Poi hanno anche dichiarato che intendono “cominciare una guerra a Londra". La polizia dichiara che si tratta di un : "Attentato dell'estremismo islamico"

Oggi aggiungiamo:

4) Parigi.25 maggio ore 18.00. Un Maghrebino ( aveva la barba e indossava la galabia, la tunica tipica dei musulmani) accoltella alla gola un soldato in servizio di pattugliamento nel grande spiazzo davanti all'Arco della Defense ( nella foto) ( le pattuglie militari integrano la sorveglianza di polizia in base alle disposizioni del piano Vigipirate, il sistema di vigilanza antiterrorismo transalpino, il cui livello di allerta è attualmente sul rosso, un gradino al di sotto del massimo).

Ed allora, se vera la notizia data da Le Parisien, la domanda.

Un caso? Cellule dello stesso corpo? Sintomi dello stesso malessere? Un inizio di qualcosa? Strategie?

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Intanto i fatti

1)Milano. 13 maggio. Mada Kabobo, un immigrato ghanese irregolare, armato di piccone uccide chi incontra. Muoiono Daniele Carella, 21 anni, ed Ermanno Masini, 64 anni.

2) Stoccolma. 13 maggio. La Polizia uccide un sessantanovenne armato che aveva minacciato gli agenti con un machete. Ed ora sono giorni di scontri violenti iniziati nel quartiere Husby, alla periferia nord-ovest di Stoccolma, un’area nata all’inizio degli anni Settanta, povera e con un alto tasso di disoccupazione ed in cui vivono circa 12 mila persone, la maggior parte delle quali sono immigrati

2) Londra. 22 maggio. Michael Abedolajo di origine nigeriana,ma nato in GB, armato di un machete ha ucciso il soldato Drummer Lee Rigby, 25enne di Manchester . I testimoni hanno raccontato che i due assalitori "Prima gli sono andati addosso con l'auto, poi sono scesi e gli hanno tagliato la testa col machete".Gridavano "Allah Akbar ". Poi hanno anche dichiarato che intendono “cominciare una guerra a Londra". La polizia dichiara che si tratta di un : "Attentato dell'estremismo islamico"

Poi la domanda.

Un caso? Cellule dello stesso corpo? Sintomi dello stesso malessere?

Ed ancora.

C’entra niente l’attentato alla maratona di Boston dei due fratelli ceceni, Tamerlan e Dzhokhar Tsarnaev ?

Come leggere diversamente la dichiarazione di Barack Obama di oggi 23 maggio : “ Gli Stati Uniti "non sono in guerra con l'Islam", spiegando che "la violenza contro obiettivi occidentali proviene in gran parte da questa falsa convinzione”

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