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bandiera pd 444Per far vivere il Partito Democratico il Segretario Elly Schlein, eletto 8 mesi fa, dovrebbe lasciare il partito, perché fino ad oggi è stato incapace di esprimere una linea politica, non ha nessuna esperienza. Oggi il P da lei retto è un partito fantasma, un partito che non esiste. Chi ha scritto queste cose non è un Deputato o un segretario di un partito della maggioranza di governo, non è Giorgia Meloni o Capezzone, Del Pietro o Porro, è Piero Sansonetti, un comunista incallito, l’attuale Direttore del giornale “Unità”, organo ufficiale del defunto Partito Comunista Italiano, giornale fondato da Antonio Gramsci. Elly Schlein dovrebbe subito dimettersi perché finora la sua segreteria non ha prodotto nulla. Per Sansonettiil Pd è un partito fantasma. In otto mesi il segretario Schlein ha combattuto una sola battaglia e l’ha persa. E’ quella del salario minimo, iniziativa di Conte e del Movimento 5 Stelle. Su tutto il resto è stato un susseguirsi di silenzi e di dichiarazioni contorte e incomprensibili. E’ stata finanche richiamata da Lilly Gruber durante una intervista sulla TV 7:- Ma chi la capisce se lei parla così -. E Giovannini ha rincarato la dose:- Non dice una parola chiara, questo è il limite della sua segreteria-. Sa solo attaccare Giorgia Meloni e il suo governo annunciando una grande manifestazione a Roma l’11 novembre sulla sanità, sui salari, sulla casa. L’apice della non esistenza è stato raggiunto in questa settimana. C’è la guerra, si combatte in Ucraina, nella Striscia di Gaza, si discute ovunque, talk show nelle reti televisive Rai e private, in tutte le città del mondo si svolgono grandi manifestazioni per chiedere il cessate il fuoco, si invoca a gran voce la pace, bandiere dell’arcobaleno sventolano negli edifici pubblici e persino nei campanili delle chiese, si parla dei diritti dei Palestinesi e degli israeliani, si parla di antisemitismo e di antisionismo, si ricorda la Shoah e gli otto milioni di ebrei morti nei lager nazisti, e il Pd cosa ha scelto? Il silenzio. Silenzio assoluto ha scritto Sansonetti nel suo editoriale del 7 novembre. E Sansonetti fa l’elenco: Silenzio sulla scuola, sul welfare, sulla giustizia, sull’accoglienza ai migranti, sul fisco. Il danno che sta facendo la Schlein è enorme. Lasci il Pd per farlo vivere. Cara Schlein, il tempo è finito: ridacci il Pd che serve all’Italia. E se lo diconoSansonetti e l’Unità dobbiamo crederci. E’ una bordata da sinistra, dove fa più male. Il Direttore Sansonetti si allinea alle critiche del Governatore della Campania Vincenzo De Luca il quale liquida l’esperienza della Schlein come un tentativo di togliere potere ai vecchi marpioni del Pd, a tutti i principali responsabili del disastro elettorale, ma poi sono tutti lì. Ci sono quelli che hanno governato per 15 anni. Quelli che hanno fatto parte della segreteria. Quelli che sono stati al governo senza nessun merito. Ci sono i vecchi marpioni e capicorrente. Sono tutti lì. Non ha avuto il coraggio politico di rifiutare i loro appoggi, di prenderne le distanze, in nome della propria autonomia. Povera Elly Schlein, pensava di aver guidato lo sbarco in Normandia.

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pugnoOggi, purtroppo, non ci occuperemo di guerre, di manifestazioni in Piazza contro o a favore di Israele o della Palestina, ma di un fatto di cronaca angoscioso che ci dovrebbe fare riflettere a lungo. Troppe, davvero troppe aggressioni si stanno verificando nelle nostre scuole e tra i banchi di scuola. La violenza nelle scuole è un dato di fatto ed è urgente prendere dei severi provvedimenti. Molestie, intimidazioni, cyberbullismo, minacce, aggressioni sono all’ordine del giorno. Oggi ci dobbiamo occupare di un caso di violenza, l’ultimo episodio accaduto in una scuola alberghiera della Sardegna dove un papà di uno studente ha aggredito un professore sol perché aveva redarguito il figlio, il quale continuamente disturbava la lezione. Il ragazzo, un 16 enne, era stato rimproverato dal professore. Ci sarebbe stata una discussione e poi una lite fra i due. Il ragazzo non solo avrebbe risposto al rimprovero del professore, ma lo avrebbe insultato e poi sarebbe fuggito dall’aula scolastica. Avrebbe avvertito il padre, il quale subito si è precipitato nell’istituto alberghiero frequentato dal figlio. Ha affrontato il professore, lo ha minacciato e poi sono venuti alle mani. Sul posto sono intervenuti i carabinieri che hanno sedato la rissa. Sia il genitore che il Prof. sono finiti al pronto soccorso per le ferite riportate. Ora, però, il genitore rischia una denuncia per lesioni, violenza e resistenza a pubblico ufficiale. Questo che vi ho raccontato, amici, è solo l’ultimo di una lunga scia di episodi che vedono i nostri insegnanti troppo spesso bersagli di aggressioni e vessazioni. Ma perché accadano nelle nostre scuole fatti del genere? Perché è mutato l’atteggiamento dei genitori verso gli insegnanti. Una volta quando uno studente veniva rimproverato a scuola dagli insegnanti, la famiglia non prendeva la difesa del figlio, ma si schierava in blocco dalla parte dell’insegnante. E non solo, quando il figlio arrivava a casa subiva reprimende e anche botte da parte dei genitori. Io ho insegnato nella scuola italiana per 40 anni e non ho mai subito aggressioni né da parte degli alunni né da parte dei genitori. Sono stato davvero un maestro fortunato. Nessuna violenza subita. Nessuno insulto. Nessuna aggressione fisica. Qualche contestazione l’ho avuta nelle scuole di Cosenza all’inizio dell’anno scolastico. Gli alunni dovevano rispettare l’orario, non dovevano buttare carte per terra, non dovevano imbrattare i muri dell’aula, non dovevano mettere i piedi sui banchi. Gli alunni, tutti gli alunni, dovevano entrare in classe alle ore 8,20 perché io dovevo iniziare la lezione in orario alle ore 8,30. Gli alunni che entravano in ritardo venivano rimproverati, ma la colpa era dei loro genitori che non rispettavano l’orario. All’inizio hanno protestato, si sono lamentati col Direttore Didattico, ma poi hanno capito che io avevo ragione e poi è nata una collaborazione vera, sincera, fruttuosa fra scuola e famiglia. Ora a distanza di parecchi anni quando i genitori dei miei marmocchi mi incontrano a Corso Mazzini non solo mi salutano, mi abbracciano con affetto e mi dicono finanche grazie per l’educazione che sono stato capace di impartire a loro e ai loro figli.

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medici-napoli-giubbotto-elmetto-giubbotto-antiproiettile-video-spot 1Siamo a Napoli non nella Striscia di Gaza o in Israele o in Ucraina, siamo in un ospedale non in trincea o in un bunker sotterraneo dei guerriglieri di Hamas. Quelli che indossano per provocazione il giubbotto antiproiettile sono dei medici non dei soldati e come i soldati in guerra anche loro pigliano delle precauzioni per difendersi dagli assalti nemici. Indossano, mentre fanno i turni negli ospedali, un giubbotto antiproiettile e un elmetto perché sono in guerra. I medici sono in trincea come i veri soldati e questa loro provocazione ci fa comprendere quanto sia importante la sicurezza e l’incolumità nei nostri ospedali, in quelli di Napoli e nel circondario in particolar modo. Siamo ridotti davvero malissimo. Ma perché alcuni medici si sono presentati in corsia e nel pronto soccorso vestiti in quel modo, con un giubbotto antiproiettile sopra il camice bianco? Perché anche loro sono in guerra come i palestinesi e gli israeliani o gli ucraini e per paura che venissero uccisi o aggrediti dalle forze nemiche hanno preso questa estrema precauzione. Il loro sindacato ha fatto circolare un video e tutti lo hanno potuto vedere e commentare. Il filmato è arrivato dopo l’ultima aggressione subita da una dottoressa, colpita a calci e pugni dalla figlia di una paziente, perché i tempi di attesa nel pronto soccorso erano troppo lunghi. Il video che dura circa un minuto ci dovrebbe fare riflettere a lungo. Ha un solo scopo: la professione medica e infermieristica negli ospedali italiani è in serio pericolo. Ha ragione da vendere quando il segretario regionale di un sindacato afferma che oramai non è più possibile lavorare negli ospedali, i turni lavorativi durano troppe ore, i medici sono pochi e quelli che giornalmente si sacrificano vengono continuamente maltrattati, insultati e spesse volte anche massacrati di botte. Molti medici, i più anziani resistono e restano negli ospedali, spinti dalla passione, pur sacrificando la propria vita messa in pericolo da qualche scemo o da qualche esagitato. I giovani, invece, vanno via. Ecco perché nei nostri prontosoccorsi non ci sono più medici. Alcuni anni fa sono stato ricoverato presso l’Ospedale Civile dell’Annunziata di Cosenza e ho trascorso tre giorni presso il pronto soccorso prima di essere trasferito nel reparto di cardiologia. Ho assistito davvero a delle scene drammatiche. Grida, spinte, maledizioni, maltrattamenti. Una mattina, per mancanza di personale, il Primario del Pronto soccorso, è venuto ad aggiustarmi il letto. Nessun commento.

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I Racconti

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