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Chiesto il rinvio a giudizio per gli imprenditori cosentini Piero Citrigno, 63 anni e Fausto Aquino, 59 anni e tre amministratori delle società, riconducibili, secondo l'accusa, allo stesso Citrigno, e dichiarate fallite: Tommaso Funari, di Cosenza, 57 anni, Rosanna Grillo, di Squillace, 57 anni e Massimo Zimbo, di Cosenza, 46 anni.

Secondo la Procura di Cosenza i cinque, a vario titolo e con varie modalità, avrebbero distratto illecitamente fondi dalla disponibilità delle società fallite, danneggiando in questo modo i creditori tra cui diversi giornalisti del quotidiano "Calabria Ora", pubblicato dalle società editoriali "Cooperativa editoriale calabrese" e "Paese Sera editoriale" che sono fallite rispettivamente fallite nel 2012 e nel 2013.

Questa è la richiesta avanzata dalla Procura di Cosenza, guidata da Dario Granieri, al Gip del tribunale bruzio.

La indagine è seguita dai magistrati Cava, Cozzolino e Donato.

L’inchiesta, condotta dalla guardia di finanza, avrebbe accertato l’illecita distrazione di fondi da società

Ora la parola passa al giudice per l'udienza preliminare di Cosenza che dovrà fissare la prima udienza, così decidendo sulla richiesta di rinvio a giudizio.

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Il tribunale di Cosenza ha condannato un funzionario del Comune di Castrolibero, Mariano Zinno, 57enne, a due anni e due mesi di carcere e due anni di interdizione dai pubblici uffici.

Secondo l'accusa, rappresentata dal pm Giuseppe Cozzolino, Zinno in qualità di funzionario del Comune di Castrolibero e titolare della contabilità speciale si sarebbe impossessato di 36.003, in particolare per avere emesso in assenza di lecita causale, due ordinativi di pagamento, relativi al 2010, ognuno di 18.001, accreditando le relative somme su conto corrente, a lui stesso intestato.

Zinno è difeso dall'avvocato Paolo Pisani.

Il Comune di Castrolibero è parte offesa nel procedimento.

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Tra i 60 parlamentari che hanno aderito all’intergruppo proposto dal Sottosegretario agli Esteri sen. Benedetto Della Vedova, per la legalizzazione e la depenalizzazione della marijuana, sono due i deputati calabresi, Enza Bruno Bossio e Nico Stumpo.

Sono numerose le personalità e gli intellettuali che, da tempo, anche in Italia si vanno pronunciando sulla opportunità che il Parlamento ed il Governo pervengano a questa decisione.

Pronunciamenti autorevoli sono pervenuti da Umberto Veronesi e, recentemente, da Roberto Saviano che ha pubblicato su “Repubblica” le ragioni della giustezza della scelta anche al fine di contrastare gli affari della mafia a livello nazionale ed internazionale.

Nella sua ultima relazione annuale la Direzione Nazionale Antimafia ha denunciato esplicitamente “il totale fallimento dell’azione repressiva e la letterale impossibilità di reprimere meglio e di più la diffusione dei cannabinoidi”.

Per questo la DNA propone “politiche di depenalizzazione” che potrebbero essere efficaci per ridurre il carico giudiziario e per prosciugare un mercato che è, in grande parte, appannaggio di associazioni criminali agguerrite.

Significativo, a questo proposito, è il numero di adesioni registrato sul tweet di Enza Bruno Bossio “con legalizzazione #cannabis si colpisce il mercato illegale controllato dalla mafia, in particolare dalla ndrangheta”.

L’impegno proposto dal sen. Della Vedova è quello di affidare all’intergruppo parlamentare il compito di redigere e presentare un disegno di legge da sottoporre all’attenzione ed all’approvazione delle Camere entro questa legislatura. Roma, li 15 marzo 2015 .Ufficio Stampa On. Vincenza Bruno Bossio

IX Commissione - Trasporti, Poste e Telecomunicazioni Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie.

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