
“Sono il presidente della Regione ma nessuno mi ha ascoltato”
Poi continua : “ Non capisco perchè non sono stato nominato io. Mi avete lasciato da solo per mesi davanti a problemi enormi”
La voce di Oliverio, alta, tra l'incredulità dei ministri presenti, si ascoltava anche fuori della stanza delle riunioni del consiglio dei Ministri.
Ed inoltre : “Ancora non riesco a capire cosa impedisca la mia nomina a commissario della sanità”.
Oliverio rifiuta di accettare la incompatibilità legislativa che ne impedisce la nomina a Commissario
Già in Calabria il governatore aveva affermato : “ Ma io non mollo e sbaglia chi pensa di mettermi in un recinto.
Non sono riusciti a mettermi in un recinto nè alle primarie nè alle elezioni».
Ha parlato così nell'aula del consiglio regionale. . «Io – ha spiegato il governatore – mi sono insediato il 10 dicembre scorso. Da quel giorno e fino al 31 il governo avrebbe dovuto prenderne atto. C'era un impegno preciso: la mia nomina sarebbe dovuta avvenire durante il Consiglio dei ministri del 31 dicembre».
Non è andata così. Contro di lui ci si è messo anche l’avvocatura di stato che lo ha dichiarato non nominabile per via della nuova Legge di stabilità e nel Patto della Salute, che impediscono al governatore di assumere anche la carica di commissario.
Oliverio brandisce ancora i pareri giuridici, inviati al governo, secondo cui dovrebbe essere lui il successore di Luciano Pezzi. «Sono convinto che la Calabria abbia bisogno di un governo responsabile per uscire da una logica prettamente ragioneristica.
Mi auguro che il giochino del totonomi si chiuda al più presto. Se non sarà così, bisognerà valutare iniziative diverse. Non è possibile che la Calabria subisca ancora. Ho 62 anni e non mi intimidisco. L'unico mio punto di riferimento sono gli interessi dei calabresi». Parole decise, recapitate direttamente a Palazzo Chigi.
Parole che non hanno intimidito
Insomma per Oliverio si è trattato di uno sgarbo istituzionale e prepara la battaglia legale.
Lo sciopero del 26 febbraio indetto dai medici e dagli operatori sanitari dell’Ospedale dell’Annunziata di Cosenza è sacrosanto.
Da tempo, ormai, per il mancato sblocco del turn over, pur annunciato in pompa magna in campagna elettorale dal Ministro Lorenzin, nell’Ospedale di Cosenza il personale è costretto a turni massacranti che mettono a repentaglio la salute dei cittadini e degli stessi operatori.
L’Ospedale di Cosenza è ormai al collasso e si rischia di non poter garantire neppure le emergenze.
Come PD aderiamo con convinzione allo sciopero e sosteniamo la giusta protesta dei medici chiedendo che al più presto venga nominato il nuovo Commissario alla Sanità calabrese per come ribadito ancora una volta nei giorni scorsi dal Presidente della Giunta Regionale Mario Oliverio.
Il Ministro Lorenzin non perda più tempo.
La salute dei cittadini è troppo importante per poter essere utilizzata come merce di scambio politico come, purtroppo, è avvenuto negli ultimi anni.
La Calabria è ultima e tale resterà a dispetto della politica che dichiara una cosa mentre e pensa un’altra.
La situazione dell’Annunziata è drammatica, come è drammatica la situazione calabrese in tanti altri luoghi e settori.
Ma come al solito nessuno ha colpa!
Mai!
Una domanda la vogliamo porre pure noi.
Ma perché la politica calabrese non ha bandito i concorsi quando poteva, programmandoli in relazione alle uscite per pensionamento?
E perché questa politica calabrese ha approvato l’aberrante divisione della sanità in cinque asp con differenze abnormi quali quelle di popolazione.?
Quale mente folle può pensare che sia la stessa cosa gestire una azienda di 155 comuni ed una azienda di 27 comuni?
Quale mente folle può pensare che sia la stessa cosa gestire una azienda di 720 mila abitanti ed una di 160 mila) ?
Quale mente folle può pensare che sia la stessa cosa gestire una azienda con un territorio pari se non più grande di una regione italiana( Cosenza ha una superficie di 6.709,75 kmq e la intera Liguria ne ha 5.416,21 con 5 ASL e 4 Province)?
Quale mente folle può pensare che possa funzionare una Asp come Cosenza con un solo grande ospedale ?
Perché non si spostano i medici eccedenti ( solo eccedenti?) verso i posti dove sono carenti?
Solo una mente politica .
E se è così , allora la politica non è credibile e non deve parlare.
Come credere infatti ad una politica che permette vergogne come e file in piedi che si fanno ad Amantea?(speriamo ancora per poco, ma dura da oltre 30 anni!)
Gli articoli pubblicati nelle edizioni del 9 e del 10 febbraio della “Provincia di Cosenza”, anche se non firmati, sono da ricondurre alla responsabilità di Gabriele Carchidi, non solo perché egli è direttore responsabile della testata giornalistica, ma anche perché è stato già autore nell’anno 2007 di una vera e propria campagna diffamatoria e denigratoria a mio danno sullo stesso argomento.
A cominciare dalla edizione di martedì 19 Giugno 2007, su quel giornale che anche allora si chiamava “La Provincia cosentina”, e per quasi tutti i giorni successivi, per oltre un mese consecutivamente, il Carchidi mi ha riservato prime pagine, titoli a nove colonne, commenti, cosiddetti retroscena e fotografie espressione di fantasiosi fotomontaggi, tutto al fine di erigere una vera e propria gogna mediatica.
Non ha lesinato ingiurie e ipotesi accusatorie prive di qualsiasi fondamento per tentare di infangare prima ancora che l’immagine politica la mia professionalità.
Da allora ad oggi non soltanto è stata emessa nelle aule giudiziarie una sentenze di piena assoluzione perché il fatto non sussiste, ma in relazione a due querele che a quel tempo avevo proposto nei suoi confronti, il Carchidi è stato rinviato a giudizio. In entrambi i procedimenti penali che si sono celebrati a carico di Carchidi, mi sono costituita parte civile.
Nel momento in cui, il processo stava per andare a sentenza, è stato il Carchidi a chiedere, sia personalmente che tramite il suo avvocato, la remissione delle querele rappresentando le proprie scuse nei miei confronti per i contenuti degli articoli pubblicati.
Oltre che con gli atti documentali, la veridicità di quanto affermo può essere testimoniata anche da un amico dell’imputato E.S. che ha caldeggiato il mio perdono perché, in seguito ai precedenti penali accumulati da Carchidi, una condanna ulteriore avrebbe determinato la non concedibilità del beneficio della sospensione condizionale della pena.
Insomma, ho ritirato le due querele solo perché ho commesso l’ingenuità di ritenere valido anche in questo caso il convincimento secondo cui l’affermazione della verità e la tutela dei miei diritti e delle mie libertà possono essere garantite senza sentirmi responsabile di aver mandato in galera qualcuno.
Non sono pentita della mia decisione, ma sono costretta a prendere atto che probabilmente il modo efficace perché una persona dedita a delinquere si possa redimere è quello di scontare il peso della giusta pena che la giustizia sancisce.
Anche per questo, oggi ho dato incarico al mio legale per proporre querela in relazione all’articolo pubblicato.
A distanza di otto anni Carchidi ha riattivato la macchina del fango copiando e pubblicando integralmente ciò per cui era stato già rinviato a giudizio.
Per la sua reiterata diffamazione sussistono i termini che mi inducono a dovermi difendere da una vera e propria azione di stalking.
Roma 10/02/2015 Enza Bruno Bossio