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Da ragazzino ho sempre assistito alla processione del venerdì prima di Pasqua.

I ricordi riaffiorano e anche alcune domande che mi ponevo.

Non ho mai capito, per esempio, l’assenza di Giuseppe al funerale del figlio Gesù.

Eppure un figlio rappresentava e rappresenta la carne dei genitori, il prolungamento della loro carne e in qualche modo rappresentava e rappresenta il prolungamento della loro vita.

La loro vita e loro carne allora come adesso è lì, incarnata al di fuori di loro, in quel figlio che però è senza vita.

La madre, Maria, affranta, sono certo, sarà sempre lì.

Dietro alla salma del proprio figlio.

Col passare degli anni mi sono reso conto che per una madre perdere il proprio figlio deve essere la tragedia più grande che possa colpire la vita di una donna che lo ha partorito.

Un dolore dal quale non ci si riprende mai, una ferita sempre aperta.

Ho visto la statua di quella madre piangere per quel figlio e per ciò che avrebbe potuto vivere e per il suo futuro che non ci sarà.

Domattina, a distanza di anni, mi ritroverò sullo stesso muretto delle Scuole Elementari del mio paese natio mentre da lontano arriveranno quelle voci che annunceranno l’arrivo delle immutate statue portate a spalla e che rappresentano i protagonisti del sacrificio di un giovane di 33 anni, dei suoi aguzzini e dell’ inconsolabile madre dal volto coperto dal velo accompagnata dalle voci e pianti di tantissime donne.

Lei apparirà, come sempre,in quel suo vestito nero dietro al corpo senza vita di quel figlio.

E, come allora, la percezione del cordoglio della collettività non sarà la stessa per il padre “assente” e per la madre.

L’attenzione tenderà a concentrarsi sullo straziante dolore della madre e sul corpo di quel figlio.

Gigino A. Pellegrini & G el Tarik

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“La Filosofia contempla la Ragione, onde viene la scienza del vero: la Filologia osserva l'Autorità dell'Umano Arbitrio, onde viene la Coscienza del certo.” Giambattista Vico.
Non sono mai stato un artista. Sono un mestierante interpretativo, se così si può dire, che ha “anche” a che fare con l’arte, che interpreta con l’intuizione e un po’ di sensibilità. Scrivo sulle parole e le cose degli altri. Come sono bravo io a interpretare quello che altri hanno già detto! Sono bravo, ma il Giardino dei ciliegi, l’ha scritto nel 1903 A. Pavlovic Cechov, non io. Io non saprò mai scrivere neanche una riga del Giardino. Io so però leggerlo. Ed eccomi qui a riflettere e tentare di scrivere su qualcosa di umano: il libero arbitrio. “Puntigliosamente”, come direbbe una persona a me molto cara, vado alla ricerca di un “nuovo” modo di vedere il libero arbitrio che potrebbe avere il vantaggio di farci sentire totalmente liberi di agire e liberi dunque da tutta una serie di vincoli psicologici e sociali attuali, bagaglio del passato. Il libero arbitrio non può essere più considerato solo come una sensazione mentale di libera scelta. E neppure visto solamente come un termine indispensabile nell’ambito del discorso politico e giuridico. Neanche confinato nell’essere un termine colloquiale del discorso comune. Il libero arbitrio che sia, senza ombra di dubbio, un fatto di natura scientificamente fondato, una realtà psicologica e biologica. Il suo essere presente nell’essere umano si è andato sempre più affermando nella nostra storia evolutiva, in tutte le specie intelligenti producendo un ampio vantaggio nella competizione per la sopravvivenza. Noi apparteniamo alla specie che compete al suo interno per la conquista di qualsiasi cosa incluso la conquista del proprio partner e questo perché “…. Abbiamo tutti dentro un mondo di cose: ciascuno un suo mondo di cose! E come possiamo intenderci, signore, se nelle parole ch'io dico metto il senso e il valore delle cose come sono dentro di me; mentre chi le ascolta, inevitabilmente le assume col senso e col valore che hanno per sé, del mondo com'egli l'ha dentro? Crediamo di intenderci; non ci intendiamo mai!” Cosi scriveva Luigi Pirandello in una delle sue opere teatrali.
Il “libero arbitrio” come atto non conforme alle regole sociali che portarono Marcel Duchamp a lottare tutta la vita per sottrarsi al lavoro, rifiutando – esattamente all'opposto di Pablo Picasso – di ridurre la sua vita alla produzione di opere da immettere nel mercato. Rifiutando di essere un lavoratore dell'arte, un produttore d'immagini. E, ancora più radicalmente, rifiutando di identificarsi con la figura dell'artista, rifiutando anzi qualsiasi identificazione. A chi gli chiedeva quale fosse la sua professione, Duchamp rispondeva: “Perché volete a tutti i costi classificare la gente? Che cosa sono? Un uomo, semplicemente un respiratore”. L'atto arbitrario, in tal senso, è la costante creativa contrapposta all' appiattimento del divenire umano.

Gigino Adriano Pellegrini & G el Tarik

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morelliUna convenzione che consente di mitigare il rischio derivante dal dissesto idrogeologico e di preparare al meglio la città in vista della stagione estiva.

Sulla base di questo scenario il sindaco Monica Sabatino, l’assessore al turismo Giovanni Battista Morelli e l’assessore all’ambiente Antonio Rubino hanno siglato con il Consorzio Valle Lao, presieduto da Davide Gravina, un particolare protocollo d’intesa che consente di dislocare otto dipendenti sul territorio nepetino. Nello specifico i lavoratori in questione si occuperanno della manutenzione e dell’abbellimento dei corsi fluviali e del decoro urbano. Verranno intraprese anche azioni specifiche per la riduzione delle aree a rischio frane che nel recente passato hanno provocato ingenti danni che vanno poi a ripercuotersi sul bilancio comunale. L’intero progetto è improntato alla prevenzione, nella consapevolezza che solo un’accorta gestione del territorio consente nel lungo termine una riduzione della spesa e del relativo impatto sul contribuente.

«Grazie a questo accordo – spiega il vice sindaco Giovanni Battista Morelli – ad Amantea sarà operativo un cantiere mobile che interverrà in diverse zone, seguendo un piano programmatico stilato di concerto con gli uffici tecnici comunali. Verranno effettuati interventi di manutenzione tra Amantea e Campora San Giovanni senza intaccare in alcun modo le casse municipali. Il personale, infatti, è stipendiato direttamente dal Consorzio Valle Lao con il quale ci auguriamo di poter collaborare anche nel prossimo futuro. L’agire sinergico tra i vari livelli istituzionali consente, in alcuni casi, di realizzare iniziative anche a costo zero. Si tratta soltanto di cogliere le opportunità e di avere la giusta lungimiranza dal punto di vista politico».

«Ecco perchè – prosegue Morelli –vorrei sottolineare il prezioso apporto fornito dal presidente del Consorzio Valle Lao Davide Gravina e dal consigliere Antonio D’Angelo che in tempi relativamente stretti hanno consentito il varo di questo importante protocollo d’intesa. Da alcuni giorni gli operai sono già al lavoro. In questa prima fase abbiamo destinato la massima attenzione ai corsi d’acqua presenti in città che necessitavano di pulizia e manutenzione. La primavera è la stagione delle piogge che con violenza si abbattono e flagellano la costa. Così facendo portiamo avanti un’opera di prevenzione di particolare importanza che mostrerà nel tempo i propri effetti benefici e che renderà più sicuro l’intero comprensorio. Da non sottovalutare neanche gli aspetti legati alla salvaguardia dell’ambiente che rappresenta un altro valore dal perseguire e rafforzare».

Comunicato comune di Amantea.

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