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E’ stata siglata un convenzione tra il comune di Amantea ed il Consorzio Valle Lao per mitigare il rischio idrogeologico delle aree pubbliche nel comune di Amantea.

E non solo. L’ obbiettivo dell’amministrazione comunale è anche quello di preparare al meglio la città in vista della stagione estiva.

Per raggiungere questi distinti obiettivi il sindaco Monica Sabatino, l’assessore al turismo Giovanni Battista Morelli e l’assessore all’ambiente Antonio Rubino hanno siglato con il Consorzio Valle Lao, presieduto da Davide Gravina, un particolare protocollo d’intesa che consente di dislocare otto dipendenti sul territorio nepetino.

Non è dato sapere per quanto tempo questi dipendenti saranno sul territorio, né se opereranno alle dipendenze del comune e sulla base delle sue indicazioni o se saranno gestiti direttamente dal Consorzio e comunque se saranno controllati dagli uffici comunali.

Nello specifico e stante le prime indicazioni il personale della valle Lao sarà impegnato nella manutenzione degli alvei fluviali e nel decoro urbano

Sembra che saranno anche attuate azioni per la riduzione delle aree a rischio di frane che nel recente passato hanno provocato ingenti danni che vanno poi a ripercuotersi sul bilancio comunale.

Il territorio deve essere manutenzionato.

Per il territorio pubblico si provvederà con il personale del consorzio che dovrà provvedere a tutti quegli adempimenti per i quali il comune ha forte disattenzione, in particolare la pulizia delle cunette delle strade interpoderali , la pulizia dei fossi di scarico delle acque piovane raccolte dalla cunette e dalle carreggiate delle stesse.

E tanto prima ancora della pulizia degli alvei fluviali dai quali devono essere rimossi canneti ed alberi che li invadono e che sono di ostacolo al deflusso delle acque oltre che alla asportazione dei rami che poi sono portati sulle spiagge sporcandole

Ma similmente si impone che siano puliti i fossi privati che pieni di erbe non riescono più a smaltire le acque piovane dando origine gravi frane

Oriolo docet

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La concussione, dal latino medievaleconcussioscossa, eccitamento, ”dunque “pressione indebita,estorsione”è ilreatodel pubblico amministratore che, abusando della sua qualità e delle sue funzioni, costringe(concussione violenta) o induce (concussione implicitaofraudolenta) qualcuno a dare o promettere indebitamente, a lui o a un terzo, denaro o altra utilità anche di natura non patrimoniale.

Questo termine è entrato prepotentemente nel nostro linguaggio quotidiano a partire da Tangentopoli agli inizi degli anni 90.

E’ un reato tipico dell'ordinamento giuridico penale dellaRepubblica Italiana, la fattispecie concussiva non è presente nella maggior parte degli ordinamenti europei e pubblica amministrazione.

Oggi, la normativa italiana di contrasto al fenomeno concussivo è contenuta nel codice penale e precisamente nel Libro II, Titolo II "Dei delitti contro la pubblica amministrazione" (art. 314-360). Il reato “potrebbe essere punito con la detenzione da 3 a 11 anni.

Da non confondere con la truffa aggravata che è configurabile quando la qualità o funzione del pubblico amministratore concorrono in via accessoria alla determinazione della volontà del soggetto passivo, che viene convinto con artifici o raggiri ad una prestazione che egli crede dovuta.

Invece deve ravvisarsi concussione tutte le volte che l'abuso delle qualità o della funzione del pubblico amministratore si atteggia come causa esclusivamente determinante, così da indurre il soggetto passivo all'ingiusto pagamento che egli sa di non dovere.

Il fenomeno rientra pienamente nel rispetto della tradizione dell’antica Roma, quando la maggior parte dei componenti della nobiltà consideravano le province terra da bottino e il loro rappresentante il Pubblicano, cavaliere romano svolgeva determinati incarichi per conto dello Stato: costruzioni di edifici pubblici e riscossione delle tasse nelle province.

Il Pubblicano, chiaramente faceva di tutto per ottenere la costruzione al minor costo possibile con l’abbassare i salari ovvero con l’estorcere, senza alcuno scrupolo, più tasse di quelle che si era convenuto di pagare allo Stato da parte del popolo.

In aggiunta non indietreggiava di fronte a nessuna oppressione, estorsione o ad alcuna sopraffazione del diritto, pur di arricchirsi.

I Pubblicani erano, chiaramente, protetti dal ceto dominante.

Solo nel 194 a.C. veniva varata una legge (la Lex Calpurnia che prese il nome del suo ideatore Lucio Calpurnio Pisone Frugi) che rendeva possibile l’incriminazione di un Governatore o Pubblicano, che per i loro metodi oppressivi ed estorsivi si erano fatti odiare dalla popolazione.

Di conseguenza “potevano” essere accusati di “repetundis pecuniis” (concussione).

Questa legge, come è facile dedurre, non ebbe mai grande effetto.

Le denunce non venivano prese in considerazione, oppure, chi si macchiava di tale reato, veniva condannato ad una semplice e banale multa, tanto per salvare le apparenze. Nel tempo intercorso da allora ai nostri tempi, poco è cambiato e se proprio si dovesse decidere di analizzare questo fenomeno tipicamente italico, bisognerebbe tenere in seria considerazione l’importanza delle nostre tradizioni e il rispetto delle stesse nel perpetuarle il più possibile senza stravolgerle. L’ex ministro dell’industria

Franco Nicolazzi, per esempio, duranteTangentopoli è stato condannato per concussione nell'ambito del processo per le cosiddette "carceri d'oro"; ciò “causò”, “udite! udite!, il suo ritiro dalla vita politica attiva.

Altro esempio lo abbiamoavuto dal tribunale di Termini Imerese che ha condannato l'ex dirigente del settore Lavori Pubblici e del settore Finanziario del Comune di Bagheria, Giovanni Mercadante, a 2 anni e 8 mesi di reclusione per concussione.

Avrebbe costretto la cooperativa sociale Serenità, minacciandola di ritardare i pagamenti delle fatture per crediti vantati nei confronti del Comune di Bagheria, a dargli 3 mila euro.

Ovviamente, essendo la condanna a meno di 3 anni, il dirigente pubblico non fece carcere.

Tutto nel pieno rispetto di almeno 2000 anni della nostra storia passata e nel rispetto della tradizione, perché solo così si distingue dalla semplice moda.

Non è dunque un caso che una società nella quale le tradizioni sono svigorite diventa preda delle mode. Non sia mai!

Gigino A. Pellegrini & G el Tarik

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Lettera aperta all’amministrazione comunale

Quello che non vediamo direttamente molto spesso ce lo fanno notare, scrivendoci ( talora anche con le relative foto) o telefonandoci o semplicemente incontrandoci e riferendoci.

Da qui il nostro “mestiere”, da molti apprezzato per la informazione che offriamo “gratis et amore dei”, e che ci impone di interessarci di quanto avviene nella nostra comunità, scrivendone perché ne resti traccia, se non memoria

Talvolta ci vediamo costretti a segnalare “refusi”, alcuni inverosimili.

Non pretendiamo certo di essere letti( figurarsi di essere capiti!) , tantomeno dai responsabili di questi refusi, ed ancora meno di avere dagli stessi le risposte, per certi versi, dovute.

Ma vivaddio, se in qualche modo sprechiamo il nostro tempo per aiutare il nostro paese ad apparire ( certamente non ad essere!) migliore , una risposta ce la attenderemmo!

E’ il caso della targa marmorea apposta vicino alle “Case sciullate” per la quale avevamo segnalato alcuni errori

Bene alcuni di essi sono stati corretti ma non tutti.

Ecco la vecchia rotta ma scritta in italiano

Ed ecco la prima contenente l'errore di italiano

 

Ed ecco infine quella appena collocata e contenente ancora l'errore( dell'avvenimento in luogo di dall'avvenimento!)

In verità vorremmo evitare che se qualche turista ( hai visto mai che ne arrivi qualcuno, prima o poi?) leggendola pensasse che gli amanteani siano tutti ignoranti?

Da qui la necessaria domanda.

Visto che l’amministrazione comunale ( o chi per essa) non intende evitare o correggere gli errori, a chi dobbiamo scrivere perché la targa sia scritta in italiano, come è d’obbligo?

Al sig Prefetto?

Al Ministro della Pubblica istruzione?

In caso di mancata risposta ci vedremo costretti a farlo!

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