
Logicamente, prima di prendere parte ad un corso di massaggiatore a Milano ci si pone alcune domande quali, per esempio, perché frequentare un tale corso e quali vantaggi si potranno avere.
Vediamo, seppure sinteticamente, alcune delle ragioni e delle motivazioni che portano a fare una scelta così importante per il proprio futuro.
Perché fare un corso di massaggiatore?
In primis, è bene ricordare che il massaggiatore è una delle professioni del futuro. Non per nulla, si possono trovare in città luoghi ove poter ricevere rilassanti e terapeutici massaggi.
D’altronde, se negli Stati Uniti la figura del massaggiatore è già, da tempo, parte integrante perfino nelle grandi aziende, non si può negare, tuttavia, che il massaggio sia parte della cultura mediterranea come pure di quella europea. Inoltre, anche nel nostro paese, tale professione sta ottenendo sempre più successo.
Fino a non molto tempo fa, essere un massaggiatore qualificato permetteva di entrare nel mondo sportivo. Oggi, tale qualifica vede un orizzonte notevolmente più aperto. La società moderna, ha portato, infatti, alla necessità di una maggior presenza di massaggiatori che siano preparati e che abbiamo frequentato un corso specifico, per portare sollievo a muscoli, ossa e alle articolazioni.
Quindi, da una attività per lo più legata al mondo dello sport, oggi, il massaggiatore è diventato un punto di riferimento per tutte quelle persone che desiderano ritrovare il piacere di poter svolgere movimenti articolari leggeri e naturali, senza, pertanto, provare dolore. Infatti, molte persone hanno sempre più necessità di provare sollievo e benessere, ma anche di poter contare su un fisico scattante e agile.
Il massaggio, poi, per sua natura, aiuta a combattere l’insonnia oltre che essere adatto per trattare una ampia varietà di problemi e dolori locomotori. Quindi, fare un corso per massaggiatori a Milano (clicca qui per i dettagli) non solo significa avere i titoli per svolgere tale preziosa e importante attività, ma è anche una fondamentale chiave di accesso per un'attività che offre grandi soddisfazioni e opportunità lavorative.
Massaggiatori e imprenditoria
Anche se, forse, a qualcuno potrebbe apparire un qualcosa di strano, il diventare un massaggiatore qualificato consente di poter essere un imprenditore. Quindi, oltre che avere la qualifica e l’abilità professionale, è, anche, importante, considerare, il tutto sotto l’ottica imprenditoriale.
Il mercato è, oggigiorno, in piena espansione e, questa considerazione, è il frutto di attente analisi di mercato compiute da serie società. Quindi, non è difficile comprendere quali possano essere le ottimali proiezioni di questa professione a breve e a lungo termine.
Se, si vuole controllare in prima persona, basterà fare una rapida ricerca su Internet tramite un qualsiasi motore di ricerca, per constatare come su internet siano esponenziali le ricerche dedicate al massaggio.
Quindi, ci si sta sempre più abituando all’idea che il massaggiatore sia un professionista, un imprenditore e un soggetto in grado di fornire un massaggio terapeutico e rilassante. Tutto ciò è, di conseguenza, un forte stimolo che porta a prendere parte ad un apposito corso di preparatore per diventare un ricercato massaggiatore anche a Milano.
I vantaggi nel diventare un massaggiatore qualificato
Per ottenere tutti i vantaggi di questa professione, il primo passo è quello di scegliere un corso di massaggiatore a Milano. Solo attraverso di esso, infatti, si avrà la possibilità di essere un massaggiatore qualificato ed entrare, a pieno titolo, nel mondo del lavoro.
Con questa professione, si potrà aprire in proprio oppure lavorare presso un centro massaggio o un centro benessere. Ma, oltre che essere un libero professionista, sarà, anche possibile, lavorare con un regolare contratto presso istituzioni pubbliche o private.
Un giorno Gesù in un memorabile discorso sul monte di Cafarnao che noi ricordiamo come il discorso della montagna o delle beatitudini disse ai suoi discepoli e alla immensa folla che lo stava ad ascoltare;- Beati quelli che sono nel pianto perché saranno consolati-. Gesù ha chiamato beati i poveri, i perseguitati, gli afflitti, gli infelici, i derelitti, gli emarginati, quelli che soffrono, che hanno perso il padre o la madre, i figli e i nipoti, quelli che piangono, che hanno perso la vita. Sono beati quelli che hanno perso la vita sotto l’immane valanga che ha distrutto l’albergo a Rigopiano; sono beati quelli che hanno perso la vita nell’elicottero caduto a causa della fitta nebbia; sono beati quei coniugi che vengono barbaramente uccisi dai propri figli; sono beati quelli che muoiono sotto le bombe in Iraq, in Iran, in Afganistan e altrove in Asia ed in Africa; sono beati quei disgraziati che muoiono affogati in mare per sfuggire alle grinfie di dittatori spietati; sono beati tutti quelli che muoiono sotto le macerie dopo il terremoto. Ma come, ancora oggi ci chiediamo dopo duemila anni:-Come si possono spiegare tutte queste affermazioni-? E’ passato tanto tempo dal giorno in cui il profeta Isaia annunciava l’ora in cui avrebbero avuto consolazione coloro che erano nel dolore. Chi soffre, chi è afflitto, chi piange, chi è nel dolore, è beato, è felice, è fortunato perché è più pronto ad accogliere la parola di Dio e metterla in pratica e quindi sa di poter essere accolto nel suo Regno Beato. Sono sicuro che molti miei lettori di Tirreno News che in questo momento mi stanno leggendo si metteranno a ridere e forse qualcuno dirà:- Ma vai a quel paese-. In effetti dire oggi dopo l’immane tragedia che ha colpito il nostro paese, dopo il terremoto, dopo le forti nevicate, il freddo, il gelo e poi la valanga, e poi il crollo dell’elicottero, dire beati gli afflitti e quelli che piangono significa averla sparata davvero grossa. Eppure è proprio così. Non solo perché Gesù ce lo ha detto, ma perché lo ha sperimentato sulla sua pelle. Anche lui ha pianto e si è commosso quando ha visto quella mamma, per giunta vedova, che accompagnava piangendo l’unico suo figlio al cimitero. Ha avuto compassione e lo ha resuscitato. Ha pianto quando è arrivato a casa di Maria e Marta che pochi giorni prima avevano perso il fratello Lazaro, suo intimo amico. Ha pianto quando era in croce e si è lamentato col Padre suo perché lo aveva abbandonato.
Ma dov’era Dio quando centinaia di persone sono rimaste sepolte sotto le macerie a causa del terremoto di Amatrice? Dov’era Dio quando quel ragazzo fece uccidere i propri genitori da un suo compagno? Dov’era Dio quando quel ragazzo ha buttato dell’acido in faccia alla propria fidanzatina sfigurandola? Dov’era Dio quando quel fidanzatino ha buttato una bottiglia di benzina contro una fanciulla dandole poi fuoco? Dov’era Dio quando la neve si è staccata dalla montagna e ha travolto tutto quello che ha incontrato lungo il pendio? Dov’era Dio quando un autobus ungherese va a sbattere contro un muro dell’autostrada presso Verona e che incendiandosi ha bruciato vivi 16 corpi di ragazzi che erano andati in gita e facevano ritorno nel proprio paese? Dov’era Dio quando Caino uccise suo fratello Abele? Dov’era Dio si chiedevano i prigionieri dei campi di concentramento hitleriani mentre venivano portati nei forni crematori? Dov’era Dio quando ad Auschwitz alcuni internati venivano impiccati ai pali della recensione e della luce? Dov’era, dunque, quel Dio che affanna e che consola, che atterra e suscita, che chiama beati chi piange? Era lì, in mezzo a loro, appeso al palo, a quella forca, nei forni crematori. Ed oggi è anche lì, sotto le macerie di Amatrice, sotto la neve che ha ricoperto l’albergo di Rigopiano, nell’elicottero precipitato nella nebbia di Campo Felice. E’ lì dentro quell’autobus che sta bruciando. E’ sempre lì dalla parte dei più deboli, dalla parte di chi soffre, dalla parte di chi piange, dalla parte di chi muore. E Papa Francesco alla Via Crucis del 29 luglio 2016 al Parco Blania così disse.- Dio è in loro, soffre in loro, profondamente identificato con ciascuno. Egli è così unito ad essi, quasi a formare un solo corpo. Gesù stesso ha scelto di identificarsi in questi nostri fratelli e sorelle provati dal dolore e dalle angosce, accettando di percorrere la via dolorosa verso il calvario. Con quell’abbraccio al legno della Croce Cristo abbraccia la nudità e la fame, la sete e la solitudine, il dolore e la morte degli uomini e delle donne di tutti i tempi-.
Striscia la notizia su canale 5 ha trasmesso un servizio su “L’albergo Linate” da parte dell’inviato Max Laudadio.
All’interno dell’aeroporto un uomo e tre donne dell’est europeo, probabilmente di etnia rom, affittavano posti letto per terra a 10 euro ai clochard che in queste notti molto fredde cercano un riparo nello scalo milanese.
Questa triste e sconfortante vicenda è stata fatta conoscere al popolo di Striscia da due complici che si sono finti senza fissa dimora e che cercavano di passare la notte dentro l’aeroporto.
Dio mio come siamo ridotti! Che squallida vicenda!
Addirittura si chiede il pizzo, e siamo a Milano non in Calabria, ai clochard che dormono per terra sui cartoni.
C’è gente che lucra finanche sui poveri clochard che non hanno nulla, neppure un tetto o un letto morbido su cui dormire, al riparo dalla pioggia e dal freddo.
Questi balordi venuti in Italia forse clandestinamente non solo chiedevano 10 euro a notte e fino alle 6 di mattina, vendevano finanche le coperte a 20 euro.
Chi si rifiutava di pagare veniva allontanato con le buone o con le cattive.
Dovevano pagare, però, fuori dall’aeroporto per non essere visti. Gente cattiva ed anche molto scaltra.
Una vera e propria organizzazione criminale che si arricchiva sulla pelle della povera gente che cercava riparo e per giunta per terra su dei cartoni.
Addirittura, dopo aver incassato il pizzo, la donna indicava il posto dove poter dormire.
Teneva finanche la contabilità su di una agendina tascabile. Segnava il nome e cognome del clochard, il numero e il posto.
Quando si è avvicinato l’inviato di Striscia i quattro componenti la banda non solo hanno negato ma hanno cercato di scappare.
La donna con l’agendina in mano si è rifugiata in un locale interdetto agli estranei, che poi è stata fatta allontanare dal personale dell’aeroporto.
Si è scagliata contro l’inviato di Striscia, non solo negando tutto ma prendendolo pure a male parole.
Ha cercato di afferrare il microfono profferendo nei confronti dell’inviato parole che mi hanno lasciato basito:- Italiani sono delle merde. Va via, mi stai rompendo i c…-
Questo ho dovuto ascoltare ieri sera mentre ero seduto tranquillo a casa mia a guardare la televisione.
Non ho più la forza di continuare, le mie dita non riescono a battere i tasti del computer, la testa mi gira, mi sento impotente di fronte a questa squallida vicenda.
Io italiano come voi che con pazienza mi state leggendo rompo il c… a questi zingari balordi che tranquillamente delinquono nella mia Patria.
Abbiamo davvero toccato il fondo, amici di Tirreno News.
NdR. Ma nell’aeroporto c’è la Polizia? Ed adesso che Striscia ha reso pubblica una ennesima vergogna cosa faranno i responsabili dell’aeroporto e le forze dell’ordine?