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hotelUn giorno Gesù in un memorabile discorso sul monte di Cafarnao che noi ricordiamo come il discorso della montagna o delle beatitudini disse ai suoi discepoli e alla immensa folla che lo stava ad ascoltare;- Beati quelli che sono nel pianto perché saranno consolati-. Gesù ha chiamato beati i poveri, i perseguitati, gli afflitti, gli infelici, i derelitti, gli emarginati, quelli che soffrono, che hanno perso il padre o la madre, i figli e i nipoti, quelli che piangono, che hanno perso la vita. Sono beati quelli che hanno perso la vita sotto l’immane valanga che ha distrutto l’albergo a Rigopiano; sono beati quelli che hanno perso la vita nell’elicottero caduto a causa della fitta nebbia; sono beati quei coniugi che vengono barbaramente uccisi dai propri figli; sono beati quelli che muoiono sotto le bombe in Iraq, in Iran, in Afganistan e altrove in Asia ed in Africa; sono beati quei disgraziati che muoiono affogati in mare per sfuggire alle grinfie di dittatori spietati; sono beati tutti quelli che muoiono sotto le macerie dopo il terremoto. Ma come, ancora oggi ci chiediamo dopo duemila anni:-Come si possono spiegare tutte queste affermazioni-? E’ passato tanto tempo dal giorno in cui il profeta Isaia annunciava l’ora in cui avrebbero avuto consolazione coloro che erano nel dolore. Chi soffre, chi è afflitto, chi piange, chi è nel dolore, è beato, è felice, è fortunato perché è più pronto ad accogliere la parola di Dio e metterla in pratica e quindi sa di poter essere accolto nel suo Regno Beato. Sono sicuro che molti miei lettori di Tirreno News che in questo momento mi stanno leggendo si metteranno a ridere e forse qualcuno dirà:- Ma vai a quel paese-. In effetti dire oggi dopo l’immane tragedia che ha colpito il nostro paese, dopo il terremoto, dopo le forti nevicate, il freddo, il gelo e poi la valanga, e poi il crollo dell’elicottero, dire beati gli afflitti e quelli che piangono significa averla sparata davvero grossa. Eppure è proprio così. Non solo perché Gesù ce lo ha detto, ma perché lo ha sperimentato sulla sua pelle. Anche lui ha pianto e si è commosso quando ha visto quella mamma, per giunta vedova, che accompagnava piangendo l’unico suo figlio al cimitero. Ha avuto compassione e lo ha resuscitato. Ha pianto quando è arrivato a casa di Maria e Marta che pochi giorni prima avevano perso il fratello Lazaro, suo intimo amico. Ha pianto quando era in croce e si è lamentato col Padre suo perché lo aveva abbandonato.

Ma dov’era Dio quando centinaia di persone sono rimaste sepolte sotto le macerie a causa del terremoto di Amatrice? Dov’era Dio quando quel ragazzo fece uccidere i propri genitori da un suo compagno? Dov’era Dio quando quel ragazzo ha buttato dell’acido in faccia alla propria fidanzatina sfigurandola? Dov’era Dio quando quel fidanzatino ha buttato una bottiglia di benzina contro una fanciulla dandole poi fuoco? Dov’era Dio quando la neve si è staccata dalla montagna e ha travolto tutto quello che ha incontrato lungo il pendio? Dov’era Dio quando un autobus ungherese va a sbattere contro un muro dell’autostrada presso Verona e che incendiandosi ha bruciato vivi 16 corpi di ragazzi che erano andati in gita e facevano ritorno nel proprio paese? Dov’era Dio quando Caino uccise suo fratello Abele? Dov’era Dio si chiedevano i prigionieri dei campi di concentramento hitleriani mentre venivano portati nei forni crematori? Dov’era Dio quando ad Auschwitz alcuni internati venivano impiccati ai pali della recensione e della luce? Dov’era, dunque, quel Dio che affanna e che consola, che atterra e suscita, che chiama beati chi piange? Era lì, in mezzo a loro, appeso al palo, a quella forca, nei forni crematori. Ed oggi è anche lì, sotto le macerie di Amatrice, sotto la neve che ha ricoperto l’albergo di Rigopiano, nell’elicottero precipitato nella nebbia di Campo Felice. E’ lì dentro quell’autobus che sta bruciando. E’ sempre lì dalla parte dei più deboli, dalla parte di chi soffre, dalla parte di chi piange, dalla parte di chi muore. E Papa Francesco alla Via Crucis del 29 luglio 2016 al Parco Blania così disse.- Dio è in loro, soffre in loro, profondamente identificato con ciascuno. Egli è così unito ad essi, quasi a formare un solo corpo. Gesù stesso ha scelto di identificarsi in questi nostri fratelli e sorelle provati dal dolore e dalle angosce, accettando di percorrere la via dolorosa verso il calvario. Con quell’abbraccio al legno della Croce Cristo abbraccia la nudità e la fame, la sete e la solitudine, il dolore e la morte degli uomini e delle donne di tutti i tempi-.

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Striscia la notizia su canale 5 ha trasmesso un servizio su “L’albergo Linate” da parte dell’inviato Max Laudadio.

All’interno dell’aeroporto un uomo e tre donne dell’est europeo, probabilmente di etnia rom, affittavano posti letto per terra a 10 euro ai clochard che in queste notti molto fredde cercano un riparo nello scalo milanese.

Questa triste e sconfortante vicenda è stata fatta conoscere al popolo di Striscia da due complici che si sono finti senza fissa dimora e che cercavano di passare la notte dentro l’aeroporto.

Dio mio come siamo ridotti! Che squallida vicenda!

Addirittura si chiede il pizzo, e siamo a Milano non in Calabria, ai clochard che dormono per terra sui cartoni.

C’è gente che lucra finanche sui poveri clochard che non hanno nulla, neppure un tetto o un letto morbido su cui dormire, al riparo dalla pioggia e dal freddo.

Questi balordi venuti in Italia forse clandestinamente non solo chiedevano 10 euro a notte e fino alle 6 di mattina, vendevano finanche le coperte a 20 euro.

Chi si rifiutava di pagare veniva allontanato con le buone o con le cattive.

Dovevano pagare, però, fuori dall’aeroporto per non essere visti. Gente cattiva ed anche molto scaltra.

Una vera e propria organizzazione criminale che si arricchiva sulla pelle della povera gente che cercava riparo e per giunta per terra su dei cartoni.

Addirittura, dopo aver incassato il pizzo, la donna indicava il posto dove poter dormire.

Teneva finanche la contabilità su di una agendina tascabile. Segnava il nome e cognome del clochard, il numero e il posto.

Quando si è avvicinato l’inviato di Striscia i quattro componenti la banda non solo hanno negato ma hanno cercato di scappare.

La donna con l’agendina in mano si è rifugiata in un locale interdetto agli estranei, che poi è stata fatta allontanare dal personale dell’aeroporto.

Si è scagliata contro l’inviato di Striscia, non solo negando tutto ma prendendolo pure a male parole.

Ha cercato di afferrare il microfono profferendo nei confronti dell’inviato parole che mi hanno lasciato basito:- Italiani sono delle merde. Va via, mi stai rompendo i c…-

Questo ho dovuto ascoltare ieri sera mentre ero seduto tranquillo a casa mia a guardare la televisione.

Non ho più la forza di continuare, le mie dita non riescono a battere i tasti del computer, la testa mi gira, mi sento impotente di fronte a questa squallida vicenda.

Io italiano come voi che con pazienza mi state leggendo rompo il c… a questi zingari balordi che tranquillamente delinquono nella mia Patria.

Abbiamo davvero toccato il fondo, amici di Tirreno News.

NdR. Ma nell’aeroporto c’è la Polizia? Ed adesso che Striscia ha reso pubblica una ennesima vergogna cosa faranno i responsabili dell’aeroporto e le forze dell’ordine?

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colori-bandiera-italianaIl 19 gennaio del 2000 è stato fatto morire in solitudine ad Hammamet un ex Presidente del Consiglio: Benedetto Craxi detto Bettino. Ora le sue spoglie mortali riposano in pace in un piccolo cimitero cristiano di quella città. Ogni anno, in occasione dell’anniversario della sua morte, tantissimi socialisti della diaspora e pochissimi uomini politici italiani, vanno a depositare un garofano rosso sulla sua tomba. Si ricordano di lui i tanti ex socialisti dispersi nel variegato orto botanico della politica soltanto in occasione della sua morte, ma chi con Craxi ha fraternamente collaborato davvero o chi gli è stato molto vicino quando era considerato l’uomo politico più potente della Repubblica senza mai rinnegarlo o tradirlo, ogni istante, ogni giorno parlano di lui, della sua politica, delle sue idee, della sua passione per la Patria, della sua riabilitazione.

La riabilitazione di Bettino è iniziata alcuni anni fa quando la figlia Stefania ha presentato presso La Sala del Refettorio di S. Macuto in Roma un volume fotografico del padre a cura di Umberto Cicconi: Craxi, una Storia. Erano presenti, tra gli altri, l’ex Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e l’ex Presidente della Camera Pier Ferdinando Casini, i quali dissero che era giunto finalmente l’ora di rivedere il giudizio sull’operato di Craxi. Era presente anche la signora Donna Assunta Almirante, seduta in prima fila, moglie del defunto leader missino On. Giorgio, che ha voluto testimoniare con la sua presenza che fu proprio Bettino a sdoganare il Movimento Sociale Italiano e la destra ex fascista. E così quella sera l’On. Craxi, tante volte insultato, maltrattato, sputato, criticato, offeso, per poche ore è tornato dall’esilio di nuovo nella Storia. Solo per una serata però, perché come continua a ribadire ancora oggi la moglie “ le spoglie di Bettino resteranno per sempre ad Hammamet. Non l’hanno voluto vivo in Italia, non l’avranno neanche da morto”.

Quella sera Craxi avrebbe voluto senz’altro parlare, però, è rimasto silenzioso, lui che in vita era stato sempre molto loquace, un fiume in piena. E’ rimasto in silenzio, immerso nei suoi ricordi, come conviene ad un esule espulso dalla sua Patria dopo averla con dignità e orgoglio. Ora a distanza di lungi 16 anni si parla ancora di Craxi e questa volta perché il Sindaco di Milano ha osato avanzare una idea: intitoliamo una via a Bettino. Apriti cielo, non l’avesse mai fatto. Si è fatto vivo l’ex magistrato di mani pulite Antonio Di Pietro, il suo acerrimo nemico e persecutore. Le polemiche che fino ad ora si erano sopite, all’improvviso si sono risvegliate. Ma lui, Bettino, arrogante e altezzoso quando era ancora in vita, nella sua tomba di Hammamet se ne sta zitto, aspetta soltanto la visita dei suoi cari e del nipotino che amava tanto. Se lui oggi potesse davvero ascoltare o leggere alcuni giudizi che certi uomini politici danno di lui forse si rivolterebbe nella tomba. Ma quella tomba, coperta di sabbia africana, non sarà scossa dall’eco dei discorsi che il vento porterà dal mare. Murata nella sabbia e nel cemento e nella cattiva coscienza di tanti politici che hanno fatto fortuna quando lui era in auge, non ascolterà le parole dei vili e dei vigliacchi che l’hanno fatto tanto soffrire e poi morire in terra straniera. Sono stati loro che l’hanno ucciso col loro silenzio quando nel Parlamento nessuno ebbe il coraggio di alzarsi e dire tutta la verità:- E’ vero, tutti abbiamo preso dall’Italia e dall’estero i soldi per il finanziamento dei partiti -. Solo Bettino ha pagato, tutti gli altri sono rimasti indenni. Ma l’hanno ucciso pure alcuni giudici che ancora oggi continuano a parlare di Craxi come un delinquente, un traditore, un latitante, un condannato che avrebbe dovuto espiare la pena nelle patrie galere. E lo hanno ucciso quei balordi prezzolati agit-prop, che dopo aver partecipato ad una riunione di partito, sono stati mandati ad insultarlo all’uscita dell’albergo e a buttargli le monetine addosso. Lo hanno ucciso, soprattutto, i suoi vecchi amici e compagni di partito che per un pugno di lenticchie ora albergano nel variegato orto botanico dei partiti, che appena poterono, per salvare se stessi, lo hanno tradito e poi abbandonato. Chissà quante volte, dall’esilio di Hammamet, ebbe modo di scrutare il mare e guardare verso l’Italia. Certamente anche lui avrà avuto momenti di sconforto e di scoraggiamento. Fissava l’orizzonte, ma l’Italia era molto lontana e non poteva vederla. Voleva ritornare in Patria almeno per curarsi. Voleva ritornare nella sua Milano che amava tanto e stare col nipotino, glielo hanno impedito. Ora riposa in pace in quella terra lontana. Il Presidente della Tunisia, sincero amico di Bettino, in occasione della sua morte, lo ha ricordato solennemente dedicandogli una via. L’Italia no, Di Pietro protesta. L’Italia di oggi, divisa geograficamente e politicamente a metà, non sa più onorare i suoi morti. Che tristezza! Che ingrata Patria! Il suo nome fa ancora paura e chi ha osato inutilmente appropriarsi delle sue idee, ora fa di tutto per neutralizzare finanche il ricordo. L’hanno odiato, fischiato, beffeggiato, insultato, calunniato, deriso, temuto quando era ancora in vita, lo temono anche da morto. Ha scritto Iannuzzi su Panorama alcuni anni fa:- Temono anche il solo nome su una lapide-.

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