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manifestoNon si affitta ai meridionali

Era un classico cartello che veniva affisso ai portoni dei palazzi soprattutto a Torino negli anni “50 e “60.   Ma oggi anno 2017 sembra che il mondo torni sempre sui suoi balordi passi.

 

Amici lettori di Tirreno News questa è la scritta che è comparsa alcuni giorni fa sui Social. Non siamo agli anni del boom economico quando la gente del sud con la valigia di cartone legata con lo spago si recava a Torino in cerca di lavoro. Lasciava il mare, il sole, la propria terra e i propri affetti ed emigrava al Nord, specialmente in Piemonte, particolarmente a Torino, perché lì c’era la grande industria, c’era la FIAT, c’era dunque il lavoro.

La gente emigrava in massa e trovava gravi difficoltà non a trovare un lavoro dignitoso ma un alloggio decoroso. Sui portoni delle case spesso trovavano dei cartelli che avvisavano: Non si affitta ai meridionali. E già perché allora come ora noi meridionali siamo considerati degli appestati, portatori di malattie, mafiosi, camorristi, ndranghetisti, ladri, delinquenti, chiassosi, sporcaccioni, mal pagatori.

Come se al Nord queste categorie di persone non esistessero. Sono passati oltre 50 anni e purtroppo questi pregiudizi ancora non riescono a morire. Siamo rimasti dei terroni e questo basta. Quei fatidici cartelli affissi ai portoni delle case non si vedono più da diversi anni, però oggi al tempo di internet si trovano, eccome. Ne ha dato notizia “Il Messaggero” alcuni giorni orsono.

Ha raccontato la storia di un medico di Aversa che aveva accompagnato la figlia a Padova, nella città del Santo, per cercarle una pensione o una cameretta. La ragazza avrebbe dovuto seguire un corso di formazione. Non si è rivolto a nessuna agenzia immobiliare. Ha acceso il computer e subito è andato alla ricerca di una soluzione affidandosi ai social network. Ha trovato delle ottime abitazioni in affitto con prezzi abbastanza buoni, ma sorpresa delle sorprese, con queste limitazioni: Non si fitta ai meridionali, specialmente napoletani e siciliani.

La ragazza in cerca di alloggio è napoletana, quindi niente sistemazione. La notizia ha destato molto scalpore e a me è venuto in mente come venivano accolti i miei cari paesani quando a causa del lavoro che in Calabria mancava furono costretti ad emigrare in massa al Nord specialmente a Torino.

I rigurgiti del passato purtroppo sono ritornati. Molte persone che vivono al Nord hanno giustificato quei cartelli e hanno scritto che la proprietà privata è sacra e ognuno può fare quello che vuole. La casa è mia, quindi l’affitto a chi voglio io. Sì, affittala a chi vuoi, ma non puoi discriminare una ragazza sol perché è nata al Sud dell’Italia. Questo è razzismo, questa è discriminazione bella e buona, frutto di ignoranza e dei pregiudizi di queste brutte bestie che ancora albergano nei cuori e nella mente dei cittadini del Nord Italia, i quali non sanno che quando noi mangiavamo con la forchetta e con il cucchiaio loro mangiavano con le mani. Per non parlare dei saccheggi subiti da parte dei nordisti e dei Savoia al tempo dell’Unità d’Italia.

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bognaQuesta che sto per raccontarvi non è un fake news.

E’ la sacrosanta verità. Sulla tangenziale Ovest di Milano, a poca distanza del casello di Melegnano dell’Autostrada A 1, è apparsa una scritta bianca sull’asfalto e di alcuni metri a caratteri cubitali che indicava la direzione per BOLOGNIA.

Avete letto bene, amici lettori, c’era scritto proprio BOLOGNIA. Quando il telegiornale satirico di Canale 5 “Striscia la notizia” ha fatto vedere questo strafalcione sono saltato dalla poltrona. Essendo stato un maestro elementare ho accusato un lieve malore.

La scritta BOLOGNIA non è stata scritta da qualche buontempone o da qualche innamorato respinto, è stata scritta dai dipendenti dell’Autostrada del Sole che hanno rifatto la segnaletica orizzontale e credo che fra tanti ci siano alcuni che sappiano almeno scrivere correttamente.

Quando sono stati assunti hanno dovuto superare alcune prove. Qualche prova di Dettato, spero.

Ma io mi domando:- Ma questi signori hanno frequentato la scuola elementare o almeno qualche corso serale? Certamente non la vecchia scuola di una volta, ma forse la Buona scuola di oggi. Ai miei tempi i miei marmocchi non avrebbero mai scritto un errore ortografico così evidente. Ora lo strafalcione è stato corretto. E’ bastato un velo nero di catrame per coprire la “i” di troppo. Ma di errori grammaticali e ortografici, orrori e strafalcioni, sono pieni i muri dei nostri paesi e delle nostre città.

Alcuni sono stati commessi senza dubbio per fretta o distrazione, la maggior parte, però, sono figli dell’ignoranza. Eccovene alcuni: Fuori dall’Itaglia! Sei la cosa più bella che abbia mai esistito! Mi ai lasciato il segno! Io x te muoro! Entrare a d’agio, ci stanno i bambini. Zitto,zitto, quattro, quattro! Io ho stato qua.

E potrei continuare all’infinito. Basta guardare “striscia la notizia” e Cristiano Militello che ogni tanto con la sua rubrica Striscia lo striscione ci fa divertire e sorridere.

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Cari amici lettori la scorsa settimana mi sono occupato di una signora che ha perso il posto di lavoro per essersi impossessata di un monopattino vecchio e sgangherato trovato nel cassonetto della spazzatura. Ora mi voglio occupare di un'altra signora di 95 anni di eta' che ha dovuto abbandonare la sua casetta di legno dichiarata abusiva dalle autorita' competenti perche' costruita prima che le venisse data regolare autorizzazione.

 

Nonna Peppina, cosi' si chiama la vecchietta, ha avuto la sua casetta distrutta dal terremoto dove ha sempre vissuto.

La signora ha lasciato la casetta in lacrime.

A malincuore ha lasciata la sua terra, piangendo, ma senza inveire.

Ha sussuRrato con un fil di voce:-Ma perche' solo a me fanno del male?-

E' stata portata a casa di una delle figlie a Castelfidardo in attesa che il Tribunale consenta alla signora Peppina di rientrare provvisoriamente nella casetta di legno che i figli le avevano fatto costruire dopo che il terremoto aveva raso al suolo la casetta in pietra.

La comunicazione ufficiale questa volta non si e' fatta attendere.

E' arrivata subito dopo che del triste caso si era occupata la stampa e la televisione.

Ne aveva parlato ampiamente la trasmissione di Rete 4 "Dalla vostra parte".

Il Procuratore capo di Macerata Giovanni Giorgio ha detto che la signora e' autorizzata a rimanere FIno a quando non sia reso noto il provvedimento del Tribunale del riesame e puo' incontrare chiunque nella sua casetta.

Nel caso, pero', che il ricorso venga rigettato l'alloggio dovra' essere liberato e saranno chiusi gli allacci realizzati abusivamente.

La signora Peppina e' contenta, e' rientrata nella sua umile casetta di legno.

Ha voluto ringraziare tutti quelli che in questi giorni le sono stati accanto.

Ha pregato per loro. Ma ha pregato pure per chi le ha voluto del male.

Voglio ribadire con forza che tutto questo e' successo perche' lo Stato, la Regione Marche, il Comune di Fiastra, dopo il terremoto, ancora non hanno costruito casette idonee da consegnare ai terremotati che hanno visto le loro case crollare sotto la furia del sisma.

Alle istituzioni questa volta si sono sostituiti i familiari della signora Peppina che per non farla allontanare dal luogo natio ,che lei ama tanto, hanno fatto costruire per lei una casetta di legno di appena 70 metri quadri nel terreno di loro proprieta',sempre li', a Fiastra.

Ma la burocrazia era in agguato: la casetta era un abuso e quindi doveva finire sotto sequestro e la legittima proprietaria doveva essere sfrattata.

Eppure i figli della signora avevano fatto regolare domanda al Comune, avevano depositato il progetto al Genio Civile.

Mancava soltanto la concessione edilizia e cosi' il sindaco ha emesso un'ordinanza per fermare i lavori, ma la casetta era stata completata.

E cosi' sono scattati i controlli delle Guardie Forestali e la Procura di Macerata ha fatto scattare il sequestro.

L'avvocato della signora Peppina cosi' ha commentato la triste vicenda:- Ci vorrebbe un intervento della Regione, una sanatoria almeno per chi, come in questo caso, aveva le carte in regola per costruire la casetta, e semplicemente non ha aspettato i tempi lunghi della burocrazia -. Ah, la burocrazia! Ma ai nostri burocrati suonera' strano che una donna di 95 anni preferisce vivere in una modesta casetta di legno piuttosto che in una casa insieme alle figlie senza dubbio piu' confortevole.

Non capiscono niente, perche' costretti a vivere in un altro mondo.

La nonnina e' attaccata al proprio paesello e al luogo dove e' nata e sempre vissuta. Li' sono tutti i suoi ricordi, i suoi averi, i suoi affetti.

Se venisse allontanata morirebbe subito di crepacuore.

 

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