
Riceviamo e pubblichiamo:
Da oltre vent’anni, il dott. Antonio Bitetti ha introdotto nel nostro Paese un modello interpretativo e terapeutico decisamente innovativo, riguardo alla cura della balbuzie:
l’Approccio Integrato. Da sempre, la balbuzie viene curata con modelli rieducativi del linguaggio, basandosi su concetti periferici, dato che l’aspetto finale del problema, risulta essere la difficoltà a parlare normalmente come tutti gli altri. Ma, è importante sottolineare che il balbuziente, bambino ragazzo o adulto che sia, nel chiuso della propria stanza, parla benissimo, non manifesta nessun tipo di difficoltà di linguaggio.
Questo, ha spinto il dott. Bitetti ad approfondare quelli che sono i veri motivi che stanno alla base di questo diffuso disturbo, che ricordiamolo, interessa il 2-3 % della popolazione nazionale.
In una recente intervista da lui rilasciata ad una emittente televisiva spagnola, la giornalista ricordava che in Spagna esistono almeno 800.000 persone affette da balbuzie.
Il balbuziente sa molto bene quello che intende dire, ma non riesce ad esprimerlo in maniera fluida e serena, come invece fa la stragrande maggioranza della popolazione.
A questo punto, è naturale chiedersi del perché il balbuziente ha difficoltà di linguaggio quando si relaziona con gli altri, ed invece non balbetta quando è da solo. La risposta non può essere semplice e banale, poiché investe quegli aspetti cognitivi, emotivi e relazionali che il linguaggio ha in se.
Attraverso il linguaggio gli esseri umani creano collegamenti, esprimono emozioni, idee, progetti e quindi, noi tutti riconosciamo il valore intrinseco di questo potente strumento. Il linguaggio ha una base strutturale o genetica e una base acquisita, di tipo culturale o ambientale( N. Chomsky).
In età infantile il bambino vive una fase importante nel suo delicato periodo evolutivo ed è chiamata fase del balbettìo, in cui il bambino si cimenta nella ricerca migliore possibile per far convergere aspetti strutturali e aspetti culturali.
Lo stesso avviene nella deambulazione, il bambino impara gradualmente a coordinare i suoi movimenti, in funzione di una serie di prove ed errori, anche sulla base di un processo di rafforzamento del proprio sistema muscolo-scheletrico. Una volta acquista l’intera sequenza, il bambino saprà camminare da solo e senza l’aiuto dei grandi. Il linguaggio segue la stessa logica, ma a differenza dell’attività motoria, il linguaggio ha una importante valore relazionale, poiché attraverso di esso siamo capaci di estrinsecare emozioni, a volte, in alcune esperienze negative o traumatiche, anche a forte valenza aggressiva.
Queste ricerche del dott. Bitetti, che peraltro è autore di tre libri sulla balbuzie ( 2001,2006, 2010) l’ultimo tradotto anche in inglese e tedesco, si sono concentrate sul meccanismo del controllo emozionale e nel caso di chi è affetto da balbuzie, diventa un controllo della parte periferica del linguaggio, ossia, la parola. La stragrande maggioranza della popolazione non controlla la parola mentre parla, sa che sarà un processo automatico, così come avviene nella deambulazione. Nessuno si sognerebbe di controllare e di verificare i movimenti delle gambe durante una passeggiata o durante una corsa, se lo facessimo, rischieremmo di bloccarci o di condizionare fortemente l’attività spontanea.
Pertanto, è il controllo il vero elemento negativo di chi balbetta ( A. Bitetti, Emozioni, Comportamento e Controllo,2016) ed è un aspetto appreso da bambino, in concomitanza di eventi a forte valenza negativa, quale la nascita di un fratellino, la conflittualità tra genitori o esperienze diverse in cui predomina frustrazione e conseguente aggressività. Se lasciato libero di consolidarsi, a lungo andare, il meccanosmo del controllo può creare un disturbo cronico, comunemente chiamato balbuzie.
Se mantenuto attivo, questo disturbo rischia di compromettere la normale crescita relazionale ed emotiva del bambino, fino a fargli acquisire da adulto, quello che il dott. Bitetti definisce: “l’abito del balbuziente”. La balbuzie, o meglio il balbettìo, nelle fasi iniziale è un meccanismo adattativo che dovrebbe essere abbandonato in tempi brevi, ecco perché è necessario intervenire precocemente, soprattutto prima del periodo adolescenziale, ancora meglio prima che si cronicizzi in maniera definitiva.
L’approccio Integrato è una terapia d’avanguardia, una tecnica risolutiva, nel vero senso della parola. Non ç’è terapia più precisa e profonda di questa, proprio perché va nella giusta direzione, che è poi quella di risolvere i delicati meccanismi interni ed esterni del problema. La divulgazione dei libri sulla balbuzie sono un completamento di un processo di approfondimento, di un disturbo che non va assolutamente sottovalutato.
Il dott. Antonio Bitetti, inoltre, ha esteso il suo modello di intervento di cura anche in maniera preventiva, in quei bambini al di sotto dei 4-5 anni, che hanno mantenuto attivo il balbettìo, ma non possono essere definiti bambini balbuzienti. Questa estensione del suo Approccio Integrato è una conquista e una novità assoluta nel panorama nazionale e si rivolge ai genitori che vorrebbero intervenire in tempi rapidi, ma non ricevono risposte adeguate da nessun ambito in Italia.
Dott. Antonio Bitetti
Via Sant’Antonio, 5 “ Palazzo Schuster”
20122 Milano
NUMERO VERDE: 800029714
Cell. 3393161317
Oggi 10 ottobre nella Sala della Lupa del Palazzo di Montecitorio a Roma si è svolto un incontro nel quale sono stati illustrati e discussi i risultati di un’indagine condotta dai ricercatori del LAPS, il laboratorio di analisi politiche e sociali con riguardo alle percezioni ed agli orientamenti dell’opinione pubblica sulla politica estera italiana, fra cui l’euro e il ruolo dell’Italia nell’UE, i rapporti con l’amministrazione Trump e la Russia, l’immigrazione, il terrorismo e le missioni all’estero.
La ricerca è stata condotta dal LAPS per conto dall’Istituto Affari Internazionali (IAI) con il sostegno della Compagnia di San Paolo.
Segnaliamo per ora la tematica: Gli italiani e l’immigrazione
Gli italiani collocano l’immigrazione al primo posto tra le loro preoccupazioni, ma sono divisi sulle
strategie da adottare per fronteggiare la crisi dei migranti.
Poco più di un terzo del campione (38%) è favorevole ad adottare una politica di respingimenti, anche se questi, come specificato dall’opzione proposta, avessero come conseguenza un trattamento disumano per i migranti una volta deportati nei paesi di transito od origine.
Un altro terzo del campione sarebbe invece favorevole all’invio di un contingente militare in Libia al fine di controllare le frontiere, anche se ciò comportasse delle perdite militari.
Infine, poco meno del 30% del campione si dichiara favorevole ad assicurare il salvataggio delle
vite umane nel Mediterraneo e ad accogliere i migranti nel territorio nazionale.
Infine, ulteriori conferme sulla diffusione di sentimenti anti-immigrazione sono date dal quesito in cui è stato chiesto se sussista un legame tra immigrazione irregolare e diffusione del terrorismo. Oltre la metà del campione (55%) si dichiara d’accordo con l’affermazione, mentre la restante parte si divide pressoché a metà tra chi è contrario e chi non sa.
Ecco le tabelle :
Dalle prime ore dell'alba, agenti della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza stanno eseguendo in tutta Italia una misura cautelare personale emessa dal G.I.P. del Tribunale capitolino nei confronti di 19 soggetti appartenenti ad un'organizzazione criminale dedita al traffico internazionale di sostanze stupefacenti con base a Roma e ramificazioni all'estero.
Coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, i Finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Roma - Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata - e i Poliziotti della Sezione Antidroga della Squadra Mobile della Questura di Roma, unitamente a militari del Gruppo della Guardia di Finanza di Malpensa e ad agenti del Commissariato di Fidene Serpentara, hanno condotto indagini, anche attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali, al termine delle quali è stata accertata l'operatività, nella Capitale, di un agguerrito gruppo criminale, responsabile di plurime importazioni di droga, in parte destinate alla 'ndrangheta e, in particolare, alla cosca «Alvaro» Sinopoli di Reggio Calabria.
L'indagine, coordinata dalla Dda di Roma, ha consentito di accertare che il presunto gruppo, con base a Roma ma con diverse ramificazioni in Italia e all'estero, si era occupato di diverse importazioni di grosse partire di droga dal Sud America, parte delle quali erano destinate alla cosca della 'Ndrangheta degli Alvaro di Sinopoli, in provincia di Reggio Calabria.
Nel corso delle indagini sono stati sequestrati circa 500 kg di droga.
I dettagli dell'operazione saranno resi noti in una conferenza stampa in programma alle 11.45 al comando del nucleo tributario della Guardia di finanza di Roma alla presenza del procuratore aggiunto di Roma Michele Prestipino.