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Un gip milanese aveva rigettato e bollato come ingiustificato il fermo di cingalese – arrestato a gennaio dopo che aveva provato a superare i controlli dello scalo aeroportuale milanese di Linate grazie a documenti falsi, sostenendo che «l’arresto non era giustificato dalla gravità del fatto e dalla personalità dell’imputato, non essendovi alcuna motivazione a tal proposito nel verbale di arresto, e dovendosi inoltre tenere conto del fatto che l’indagato era incensurato».

La procura di Milano aveva presentato ricorso e chiesto la revisione del giudizio.

La Cassazione ha accolto il ricorso con una sentenza destinata – come sempre accade per le delibere degli ermellini – a fare giurisprudenza.

Secondo i togati di piazza Cavour, infatti, l’arresto dell’immigrato cingalese in questione era giustificato soprattutto in considerazione dell’esistenza delle norme antiterrorismo introdotte nel 2015 dopo gli attentati a Parigi, quando è stata sancita d’urgenza l’obbligatorietà dell’arresto per chi produca o venga trovato comunque in possesso di documenti falsi.

Dunque, la semplice denuncia o segnalazione a piede libero non è più sufficiente: per chi sbarca, deambula o viene comunque intercettato con falsi documenti d’identità è previsto l’arresto.

E al di là di ogni ragionevole dubbio la suprema Corte ha stabilito che gli immigrati sorpresi in possesso di documenti falsi andranno arrestati: sempre e comunque, anche qualora successivi controlli dovessero dimostrare che si tratta di migranti economici non legati ad ambienti terroristici o segnalati in particolari liste nere.

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Minacciata di morte, stuprata, costretta ad abortire per tre volte di seguito.

Tenuta chiusa in casa sotto chiave come una schiava davanti agli occhi del figlio minorenne.

È l'incubo vissuto per otto interminabili anni da una 28enne di Cassibile, nel Siracusano, per mano del marito violento, un 35enne marocchino diventato il suo spietato aguzzino.

Al termine dell’ennesimo episodio di grave violenza, tra l’altro posto in essere davanti al loro figlio minore, la vittima è riuscita a denunciare il tutto ai Carabinieri della Stazione di Cassibile.

Ora l'uomo è stato arrestato: dovrà rispondere di maltrattamenti tra le mura domestiche, lesioni e minacce.

La donna ha altresì denunciato di essere stata costretta, a seguito di questa gravissima situazione, ad interrompere bel 3 gravidanze e di esserne riuscita a portare a compimento solo una

I maltrattamenti si susseguivano senza sosta, così come i pestaggi da parte del marito, in un quadro di desolante, costante coercizione e violenza psicologica.

L’unica ragione per la quale la donna veniva “autorizzata” a lasciare temporaneamente quelli che si configuravano quasi come arresti domiciliari era l’esigenza di fare la spesa per la quale le veniva lasciata la somma di 5 euro al giorno.

A causa dell’ultimo episodio di violenza, a seguito della quale la donna è scappata di casa rifugiandosi da un conoscente che ha fatto intervenire personale della Polizia di Stato, la vittima è stata visitata dai medici del Pronto Soccorso di un locale ospedale e giudicata guaribile con alcuni giorni di prognosi per le percosse subite.

Il marito, di nazionalità marocchina, di anni 35, è stato arrestato per maltrattamenti in famiglia, lesioni e minacce e tradotto al carcere di Cavadonna, a disposizione della Procura della Repubblica di Siracusa con cui l’Arma di Cassibile svolgerà ulteriori ed approfondite indagini.

Il Comandante Provinciale Carabinieri di Siracusa, Colonnello Luigi Grasso, al riguardo dichiara:

“Le vittime di violenza devono trovare il coraggio di ribellarsi denunciando quanto subito; i Carabinieri saranno pronti a fare la loro parte garantendo una attenta azione di polizia giudiziaria non disgiunta da una sensibile vicinanza ed assistenza.

Per contrastare questo gravissimo fenomeno è necessario un corale impegno ed un’opera di sensibilizzazione quotidiana; proprio per questo, anche per l’appena iniziato anno scolastico, cercheremo di mantenere constanti gli incontri con gli studenti trattando anche il tema delle violenze, con particolare riferimento a quelle domestiche e quelle ai danni di soggetti maggiormente vulnerabili.”    

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Percepivano l'assegno sociale erogato dall'Inps (circa 450 euro al mese per 13 mensilità), ma erano residenti all'estero.

E l'emolumento - che rientra tra i principali strumenti cosiddetti 'di protezione' - spetta solo a chi risiede in Italia.

Il Nucleo speciale spesa pubblica e repressione frodi comunitarie della Guardia di finanza ha denunciato per questo motivo 370 persone, che hanno indebitamente percepito oltre 10 milioni di euro.

L'Inps ha immediatamente sospeso i pagamenti con un risparmio annuo di oltre 2,6 milioni di euro.

L'assegno sociale è corrisposto dall'Inps ai cittadini italiani, comunitari (con iscrizione all'anagrafe comunale), extracomunitari (titolari di permesso di soggiorno di lungo periodo), rifugiati politici ed apolidi (titolari dei rispettivi titoli di soggiorno) che abbiano compiuto 65 anni; siano residenti effettivamente ed abitualmente in Italia; abbiano soggiornato legalmente, in via continuativa per almeno dieci anni nel territorio nazionale; si trovino in condizioni economiche disagiate.

Le attività di indagine delle Fiamme Gialle sono state condotte sull'intero territorio nazionale e hanno consentito di individuare centinaia di cittadini, sia italiani che stranieri che, dopo l'ottenimento dell'assegno sociale, si erano trasferiti all'estero, non rispettando, pertanto, il requisito essenziale della stabile ed effettiva residenza sul territorio nazionale e certificando falsamente redditi inferiori alla soglia prevista dalla legge per il conseguimento del beneficio.

Gli autori degli illeciti sono stati denunciati all'autorità giudiziaria per il reato di indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato o sanzionati con pena pecuniaria.

L'operazione della Gdf - chiamata 'People out' - ha permesso di accertare complessivamente 479 casi irregolari.

Oltre a sospendere gli assegni, l'Inps ha anche avviato il recupero di quanto indebitamente percepito dai responsabili, risultati per lo più domiciliati effettivamente nel Sud America e nell'Est Europa.

Tra i casi più eclatanti si segnala quello di una coppia di anziani coniugi di origine tunisina, residenti fittiziamente nella provincia di Firenze, che ha beneficiato indebitamente di emolumenti per complessivi 120 mila euro ed è risultata aver movimentato capitali verso il Principato di Monaco per 370 mila euro; nonchè quello di una coppia di coniugi italiani residente nel frusinate, rispettivamente di 73 e 72 anni, che dopo il trasferimento definitivo all'estero ha continuato a percepire l'assegno sociale per complessivi 55 mila euro; e c'è anche il caso di due coniugi italiani, di circa 80 anni, residenti fittiziamente nella provincia di Potenza, ma di fatto stabilmente dimoranti in Venezuela dal 1955, che hanno indebitamente beneficiato di emolumenti assistenziali per 156 mila euro. 

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