
Redazione TirrenoNews
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Giustizia, Gratteri sulla sua mancata nomina a Ministro.
Mercoledì, 27 Novembre 2019 20:42 Pubblicato in ItaliaCATANZARO – «Non è stata la politica a non volermi, ma Napolitano.
Siccome è ancora in vita, sarebbe simpatico capire chi è andato a fargli visita qualche giorno prima e magari lo ha consigliato».
Cinque anni dopo l’insediamento del Governo Renzi, il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri è tornato sulla mancata nomina a ministro della Giustizia, chiamando in causa l’allora presidente della Repubblica.
Una posizione ufficiale, dopo che il rifiuto di Napolitano alla proposta di Gratteri Ministro era circolata sin da subito.
Gratteri è stato intervistato a Circo Massimo, su Radio Capital, affrontando tutti i temi attuali della giustizia, compreso il suo nuovo libro “La rete degli invisibili”, scritto con Antonio Nicaso ed edito da Mondadori.
Rispetto alla prescrizione, il procuratore di Catanzaro ha spiegato: «Per come ragiono io, termini come prescrizione, amnistia, indulto, dovrebbero sparire dal vocabolario della lingua italiana.
Non è uno Stato serio quello che adotta questi termini – ha aggiunto Gratteri – e non fa nulla o fa poco affinché non ci siano più amnistie, indulti o prescrizioni.
La nuova norma non è inutile, va fatta, ma non è la soluzione del problema.
La prescrizione è una ghigliottina, non possiamo ragionare in questo modo, non esiste una sola ricetta per un problema».
Secondo il procuratore, d’altronde, bisogna avere «il coraggio, la volontà e la libertà di cambiare tutto il sistema, 3-400 norme, con piccole e medie modifiche, per far sì che il sistema funzioni. Altrimenti si va sempre a rattoppare».
Gratteri ha poi analizzato lo sviluppo della ‘ndrangheta, sottolineando: «I nonni e i padri erano molto duri, li condannavo a 20-30 anni e non battevano ciglio, li ho visti stare vent’anni in un buco di due metri quadri sotto tre metri di terra, vivevano come le talpe. Ma i loro figli e nipoti sono più pericolosi: uccidono di meno ma sono più difficili da indagare. Hanno miliardi di euro nascosti e riescono a corrompere. E oggi è molto più facile corrompere perché c’è un forte abbassamento della morale e dell’etica, quindi oggi il pubblico amministratore è più propenso a farsi corrompere».
In questo contesto, Gratteri è, comunque, certo che «nel rispetto della Costituzione, con un sistema giudiziario proporzionato alla realtà criminale, possiamo abbattere l’80% delle mafie in dieci anni. L’altro 20% è la mentalità mafiosa che c’è in ognuno di noi. Servono istruzione e cultura, ma è un percorso lungo, che richiede vent’anni. C’è una politica oggi in grado di ragionare da qui a vent’anni?».
Riguardo all’inchiesta sulla fondazione Open, che ha curato la Leopolda di Matteo Renzi, Gratteri ha detto: «Ogni volta che c’è un’indagine si pensa a una commissione d’inchiesta. Penso che i parlamentari dovrebbero stare più in Parlamento, partecipare di più ai dibattiti e fare leggi che fanno bene al Paese».
Infine, la chiusura sulla situazione politica: «Chi è al potere non vuole essere controllato. Il potere non vuole un sistema giudiziario efficiente, che controlli anche il manovratore. In Parlamento – ha concluso il procuratore di Catanzaro – ci sono tante persone perbene, sono la stragrande maggioranza, ma ci sono anche molti incompetenti e alcuni faccendieri, alcuni borderline».
Sulle parole di Gratteri relative alla scelta di Napolitano è intervenuto il segretario nazionale della Federazione sindacale di polizia (Fsp), Giuseppe Brugnano: «E’ una ferita per l’Italia. Nessuno potrà mai ricucire questo danno, creato ad arte e voluto per impedire una vera svolta in termini di giustizia e legalità».
Secondo Brugnano, si trattò di «una grande occasione persa per l’Italia, di cui qualcuno dovrà assumersi la responsabilità personale e politica. Abbiamo sentito tanti riconoscere le qualità di Gratteri e finanche osannarlo, ma ci accorgiamo che in molti casi di tratta di persone che vivono una sorta di sdoppiamento, rinnegando poi ogni cosa negli atti quotidiani. Da parte nostra – conclude Brugnano – siamo convinti che Gratteri Ministro della Giustizia avrebbe rappresentato una svolta, per questo sentire oggi le sue parole di conferma, ufficiali per la prima volta, ci ferisce come italiani onesti e trasparenti. Ci auguriamo che quel divieto possa essere definitivamente chiarito da chi lo mise in piedi, magari non autonomamente».
Sequestrati i rifiuti da demolizione provenienti dai lavori di ristrutturazione della scuola
Mercoledì, 27 Novembre 2019 18:37 Pubblicato in CosenzaLuzzi.27 novembre 2019 – Circa 300 metri cubi di rifiuti sono stati posti sotto sequestro dai militari della Stazione carabinieri Forestale di San Pietro in Guarano a seguito di un controllo svolto su un cantiere interessato ai lavori di ristrutturazione per la messa in sicurezza della scuola comunale in disuso in località Gidora nel comune di Luzzi (CS).
I militari hanno constatato che i rifiuti generati da un intervento di demolizione erano stati depositati in parte in un piazzale e parte all’interno di locali della stessa struttura.
Rifiuti che sono stati depositati direttamente sul suolo nel piazzale, senza alcuna copertura e senza alcuna precauzione atta a ridurre rischi per la salute e per l’ambiente. In particolare vi erano depositati rifiuti in vari cumuli quali inerti di calcestruzzo, plastica e pannelli di cartongesso.
Oltre a tali rifiuti speciali vi era anche della lana di vetro classificata come rifiuto speciale pericoloso.
Dagli accertamenti effettuati si è constatato inoltre come questi rifiuti non siano stati smaltiti in tempi utili previsti, ossia con cadenza almeno trimestrale in quanto questi hanno superato il limite quantitativi previsto per legge prefigurando pertanto uno stoccaggio di rifiuti non autorizzato.
Inoltre i rifiuti speciali non pericolosi prodotti, erano depositati in modo incontrollato non rispettando l’omogeneità degli stessi, infatti, nei cumuli di rifiuti rinvenuti si constatava all’interno di essi il miscuglio di vari rifiuti.
Si è pertanto posto sotto sequestro i rifiuti e ipotizzato per due persone, ditta e subappaltatrice, il reato di gestione non autorizzata di rifiuti e deposito incontrollato.
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Lazzaroli parla della biblioteca
Mercoledì, 27 Novembre 2019 18:23 Pubblicato in Economia - Ambiente - EventiRiceviamo e pubblichiamo il seguente comunicato stampa di Vincenzo Lazzaroli
“Sappiamo tutti che la frase “meglio tardi che mai” ha un significato molto chiaro e forte.
La frase sta bene a rappresentare quello che è stato, fino a qualche giorno addietro, il destino della Biblioteca di Amantea.
Dal nostro primo comunicato, in merito alla situazione della Biblioteca, infatti, sono passati ben 6 anni; tempo necessario e sufficiente per farne anche due di biblioteche, costruendole da zero!!
E si, carissimi amici, era il lontano settembre 2013 quando, da soli e come predicatori al vento, avevamo segnalato lo stato di abbandono della Biblioteca, in quel di Campora S. Giovanni presso la delegazione comunale, e la fine ingloriosa dell’opera ammirevole e di grande valore civile che aveva portato avanti il nostro, mai abbastanza compianto bibliotecario Comunale, Rino Baldacchino.
Va bene, dunque, meglio tardi che mai; meglio avere, dopo 6 anni, una Biblioteca funzionante all’interno del Campus Temesa, esattamente come avevamo suggerito illo tempore, che non averla. Tutti d’accordo, ci mancherebbe.
Ma tutti all’erta cari amici..!!
Di promesse non mantenute e di impegni di spesa mai realmente realizzati, la storia di Amantea e piena come un uovo.
Del resto questa è un’Amministrazione professionista delle promesse e delle chimere, abili nel propinare a noi poveri cittadini di Amantea magici intrugli, nella speranza che ce li beviamo uno dietro l’altro.
E magari le sbandierano pure ai quattro venti queste mitiche decisioni, questi budget, queste capitoli di spesa impegnati, queste roboanti fantastiche profezie.
Solo qualche mese fa, l’amministrazione riferiva che gli scaffali erano in fase di ordinazione e che i libri di lì a breve avrebbero trovato “rifugio”!
Ora, c’è la nuova delibera di Giunta N.155 del 22 novembre 2019 che parla chiaro; carta canta e conta, amici!!!
Canta e conta 20.000 Euro a disposizione del Responsabile del Servizio, per il riallestimento della Biblioteca, data in gestione all’Associazione Culturale Mediterranea, per offrire, finalmente, un luogo di cultura e di approfondimento, di socializzazione e sviluppo civico ai cittadini di Amantea, ma anche per dare senso allo sforzo pluriennale di Rino Baldacchino, che meriterebbe una medaglia al valore civile alla sua memoria.
Epperò, come si diceva, gli occhi devono stare sempre ben aperti.
Ben più corposa delibera era stata emanata già nel dicembre del 2013 (N.228 del 11/12/2013) dall’allora Amministrazione comunale, e anche in quella delibera si prospettavano lavori di completamento degli spazi destinati alla Biblioteca, sempre all’interno del Campus, per un importo di 250 mila Euro con regolare copertura finanziaria, ma tutto restò lettera morta!!
Diciamola tutta, in questi 6 anni la volontà di fare qualcosa di concreto non si è mai lontanamente manifestata e solo oggi, dopo le continue pressioni, qualcuno in Comune si è ricordato che qualcosa doveva pur “spuntare”, per non continuare a fare una magrissima figura con la cittadinanza!!
Si potrebbe dire che la montagna ha partorito il classico topolino e che, la gestazione è durata più di un lustro..ahinoi!!
Certamente noi saremo vigili e chiederemo conto di quanto indicato in delibera anche, e soprattutto, al capitolo di spesa che sembrerebbe essere alla base dell’iniziativa.
Le risorse stanziate, questi fatidici 20000 euro, sembrano provenire da fondi (DL 91/2017, art.16, comma 4.) legati alle elargizioni del Ministero dell’Interno per la crescita economica nel Mezzogiorno e per l’integrazione.
Su questo sarebbe opportuno un chiarimento immediato da questa amministrazione.
La vedova del compianto Baldacchino ci chiese nel 2013 di prendere a cuore la vicenda e noi, per primi ed unici, lo facemmo nella speranza di riuscire a smuovere le coscienze e le azioni di questi amministratori, per sviluppare il tessuto culturale della nostra città e non disperdere un patrimonio di 15.000 volumi.
Lo vogliamo ricordare, attualmente, la biblioteca comunale è una stanza ricavata nella struttura del Campus Temesa, con i libri abbandonati per terra a marcire, un piccolo banchetto scolastico e null'altro.
Ora siamo ancora depositari di quel desiderio. Sia chiaro: saremo felicissimi di raggiungere quell’obiettivo, seppure con i tempi così dilatati, ma saremo inflessibili nel verificare che non ci sia un ulteriore ritardo, né ulteriore offesa alla memoria del nostro “Rino” !!
Vincenzo Lazzaroli
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