
Redazione TirrenoNews
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Trovata droga, fucili e una pistola nascosti tra il fogliame
Giovedì, 28 Novembre 2019 09:44 Pubblicato in CalabriaLe associazioni criminali vendono e producono, le forze dell'ordine le contrastano: nell' ultimo trimestre a oggi sono 8 i soggetti arrestati dai militari della Compagnia Carabinieri di Reggio Calabria, per reati inerenti lo spaccio di sostanze stupefacenti.
Ingenti risultano i quantitativi di droga sequestrati, togliendo dalla disponibilità delle organizzazioni criminali i notevolissimi introiti economici che si sarebbero prodotti dalla vendita sul mercato.
In particolar modo, risulta di notevole rilevanza, il rinvenimento della piantagione di Cannabis, effettuato dai militari della Stazione di Cardeto nella terza decade dello scorso settembre, nel Parco nazionale d'Aspromonte, i cui successivi accertamenti tecnici, condotti dai laboratori specializzati dell'Arma, hanno permesso di accertare che la droga risultava essere del tipo “Skunk” e corrispondeva a circa 169.000 dosi, le quali una volta immesse nelle piazza di spaccio reggine, avrebbero generato un profitto quantificabile in circa 800.000 euro.
Gli importanti risultati sono frutto dello sforzo congiunto e sinergico delle componenti operative dell'Arma: Stazioni Carabinieri, Sezione Operativa e Radiomobile della Compagnia di Reggio Calabria.
L'aggressione a questo tipologia di traffici non solo svuota le casse delle organizzazioni malavitose ma riduce la violenza e la ricaduta sociale connesse al fenomeno.
Nello scorso weekend, i militari della Stazione Carabinieri Cardeto assieme ai colleghi dello Squadrone Eliportato Cacciatori “Calabria”, durante un attività di rastrellamento finalizzato alla ricerca di armi e munizioni illegalmente detenute, rinvenivano in località boschiva “Timpa di peri”, occultate in un anfratto del terreno e coperte da fogliame, un bidone di plastica al cui interno vi erano: 2 fucili monocanna cal. 12, privi di marca e matricola, una pistola cal. 7,65 con matricola punzonata e caricatore inserito contenente n. 7 proiettili, 9 proiettili cal. 9x21 e 11 cartucce cal. 12 a pallettoni, 30 cartucce cal. 12 e 10 cartucce cal. 20 entrambi a palla asciutta, 10 cartucce cal. 12 e 7 cartucce cal. 16 entrambi a pallini;
Successivamente, proseguivano il servizio in località “bivio croce di romeo”, frazione Comune di Cardeto ove, all’interno di un terreno, coperto da fogliame, rinvenivano una camera d’aria contenente 1 fucile sovrapposto cal. 12 con matricola abrasa, 1 fucile monocanna cal. 12, 1 fucile a canne parallele cal. 16 privo di marca e matricola, 1 carabina ad aria compressa priva di marca e matricola, 10 proiettili per pistola cal. 7,65, 5 cartucce cal. 12 e 6 cartucce cal. 16 a pallettoni;
Tutte le armi e le relative munizioni, rinvenute in zone boschive prive di recinzione e di libero accesso, venivano poste sotto sequestro per i successivi accertamenti a cura del R.I.S. di Messina con l’intento di appurare e verificare se le stesse fossero state utili per la commissione di efferati delitti ovvero reati contro la persona o il patrimonio.
“Grande raccordo criminale”, 51 arresti tra Lazio, Calabria e Sicilia.
Giovedì, 28 Novembre 2019 09:28 Pubblicato in Italia
L’organizzazione aveva costituito anche una ‘batteria di picchiatori’ composta da soggetti appositamente incaricati dell’esecuzione di attività estorsive per il recupero dei crediti maturati, mediante l’impiego della violenza
ROMA – I finanzieri del Comando provinciale di Roma stanno eseguendo – nel Lazio, in Calabria e in Sicilia – un’ordinanza di custodia cautelare, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Roma, nei confronti di 51 persone (50 finite in carcere e una assegnata ai domiciliari), accusate di appartenere ad un’organizzazione criminale specializzata nel traffico di sostanze stupefacenti, in grado di rifornire gran parte delle “piazze di spaccio” dei quartieri della Capitale.
L’organizzazione, secondo gli investigatori, aveva costituito “una ‘batteria di picchiatori’ composta da soggetti appositamente incaricati dell’esecuzione di attività estorsive per il recupero dei crediti maturati, mediante l’impiego della violenza”.
All’operazione, denominata “Grande Raccordo Criminale”, partecipano circa 400 militari, con il supporto di elicotteri e unità cinofile.
Seguono aggiornamenti
Cafiero de Raho: «Mafia nigeriana la più potente in Europa
Mercoledì, 27 Novembre 2019 21:01 Pubblicato in ItaliaLa crimina lità nigeriana ha «articola zioni presenti in quasi tutte le regioni italiane e in tutti i paesi dell' Europa»:
sul nostro territorio sono presenti varie confraternite, come la Axe, la Eiye e di recente la Viking, che sembrano «al momento non collegate tra loro», anche se sta emergendo «l'ipotesi di una struttura verticistica unitaria che opera al di sopra», e coordina tutti i gruppi.
A spiegare il fenomeno è il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Federico Cafiero de Raho, in audizione al Comitato Schengen sul ruolo della mafia nigeriana nel traffico di esseri umani.
De Raho ha ricordato che anche per la 'ndrangheta si era sempre pensato a cosche autonome e poi nel 2010 si è arrivati a individuare l'organismo di vertice unitario con compiti di disciplina e di indirizzo generale.
Per queste organizzazioni - ha sottolineato - si può parlare di mafia perché utilizzano il metodo mafioso.
Anche se lo fanno non per il controllo del territorio o nei confronti di italiani, ma sulla sola comunità nigeriana.
Il procuratore ha evidenziato l'esistenza di rapporti con le mafie italiane.
Sul litorale domizio l'operatività dell'organizzazione nigeriana dipende dai clan camorristici mentre in Sicilia, Cosa nostra, consente che in alcuni quartieri operino nello spaccio e nelle prostituzione, in una sorta di coesistenza, senza fatti di sangue o scontri, «anche se non credo molto a una coesistenza paritaria».
I nigeriani sono considerati l'organizzazione più forte nel traffico della droga, nella tratta di persone, nello sfruttamento ai fini della prostituzione e nello sfruttamento lavorativo.
In questo modo è diventata la mafia più potente in Italia.
Esiste, poi - secondo de Raho - una sorta di «grande “consorzio” tra le varie organizzazioni criminali che operano in Africa, che agevolano e proteggono in qualche modo i migranti, fino alle coste libiche» dove ci sono dei «veri e propri campi di concentramento».
«Le indagini di sviluppo in occasione del traffico di migranti dalle varie procure distrettuali, presso cui i territori sono avvenuti gli sbarchi - ha considerato ancora il procuratore - hanno consentito di accertare che il migrante, in qualunque paese africano si trovasse, entrava in contatto con l'organizzazione criminale del luogo, che poi lo accompagnava dal paese di origine fino alle coste libiche ed è stato dimostrato il legame tra le varie organizzazioni criminali che operano nei diversi paesi dell'Africa.
E' capitato - ha proseguito - che i migranti che non hanno pagato il prezzo congruo siano stati tenuti in centri di concentramento sulle coste libiche, con una richiesta ai familiari di un ulteriore prezzo, un'integrazione.
Nella relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia è stato anche specificato che i nigeriani, al di là dell'adozione di “pratiche primitive”, come i riti voodoo, «declinano in maniera sorprendente grandi capacità nell'impiego di tecnologie avanzate e nella realizzazione di sistemi finanziari paralleli, grazie ai quali fanno affluire, verso la terra di origine, ingenti somme di denaro acquisite con le attività illegali».
La Dia ricorda anche che in Nigeria, dove Boko Haram continua a diffondersi, esistono posizioni estremiste filo-islamiche e invita per questo motivo a riservare la massima attenzione verso i nostri istituti di pena «per evitare che si alimentino percorsi di radicalizzazione».
E per fronteggiare il rischio la procura nazionale antimafia e antiterrorismo ha attivato e consolidato un canale di collegamento con la magistratura nigeriana per un costante scambio di dati e di informazioni.
Durante l'audizione de Raho ha specificato pure il ruolo rivestito dalla mafia cinese, che esiste ed è altrettanto forte.
«Abbiamo indicazioni chiarissime in Toscana - ha affermato -, dove il capo cosca era adorato addirittura come un dio e davanti al luogo in cui permaneva c'erano file di autovetture i cui conducenti scendevano solo per fare il bacia mano».
Mercoledì 27 Novembre 2019 di di Cristiana Mangani
Ndr Ditelo al Papa, ditelo al PD, ditelo alla ministra Lamorgese, eccetera
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