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Riceviamo e pubblichiamo le seguenti riflessioni di Elena Trombetta:

“Oggi pomeriggio, di ritorno da una “toccata e fuga” di mezza giornata a Roma, mi son trovata su un volo di linea verso Reggio Calabria.

Il pilota, che ha tutta la mia ammirazione per ciò che ci ha concesso, ha sorvolato lo Stretto di Messina a bassissima quota.

Ma che meraviglia! Le due sponde dello Stretto che quasi si sfiorano in un abbraccio di azzurro mare fatato.

Sembrava toccare Ganzirri, Punta Peloro e poi la punta estrema della Calabria che insiste sul meraviglioso triangolo della Trinacria.

Mai come questa volta mi sono mangiata le mani per non aver portato con me la fotocamera.

Ma non so se, per la fortissima emozione che mi ha suscitato, avrei potuto realizzare qualche scatto degno di cotanta magnificenza.

E quasi in una corale preghiera, la mia vicina di posto ed io abbiamo esclamato: NO IL PONTE NON LO DEVONO FARE!

Per non rendervi “orbi” di tale mia riflessione allego uno scatto di un viaggio precedente.

Reggio Calabria 19 agosto ’14                                  Sig.ra Elena Trombetta

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Ecco una buona notizia.

L'emendamento al d.l. della Pubblica amministrazione, risparmia le sezioni staccate dei TAR che si trovano nelle città sedi di corti d'appello.

Si tratta di Salerno, Reggio Calabria, Lecce, Brescia e Catania.

Inoltre la soppressione delle altre sedi viene rinviata al luglio del 2015.

«È davvero una notizia positiva, l'approvazione dell'emendamento al dl sulla Pubblica amministrazione, che salva le sezioni staccate del Tar, che si trovano nelle città, sedi di corti d'appello, tra cui quella di Reggio Calabria».

Lo ha dichiarato il segretario del Pd Calabria Ernesto Magorno nell'apprendere che la Commissione affari costituzionali della Camera ha, appunto, approvato l'emendamento che riguarda anche il Tar del capoluogo dello Stretto.

«È un importante esito – ha proseguito Magorno – che è da ascrivere all'impegno incisivo e determinato che tutto il Pd ha assicurato e nel quale ha avuto rilievo l'azione costante della deputazione democratica calabrese.

È da sottolineare ancora una volta – ha concluso – la sensibilità dimostrata dal governo guidato da Matteo Renzi, che ha ulteriormente dimostrato grande capacità di ascolto e di dialogo per le istanze dei territori e di una regione che finalmente ha trovato, nell'esecutivo, un interlocutore attento e sempre presente»

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Una storia paradossale

Tutto inizia con il Papa Francesco che in visita in Calabria lancia la sua scomunica contro i mafiosi.

Ricordate il suo forte messaggio: "Quando non si adora il Signore si diventa adoratori del male, come lo sono coloro che vivono di malaffare, di violenza, la vostra terra, tanto bella, conosce le conseguenze di questo peccato. La 'ndrangheta è questo: adorazione del male e disprezzo del bene comune. Questo male va combattuto, va allontanato, bisogna dirgli di no. La Chiesa che so tanto impegnata nell'educare le coscienze, deve sempre più spendersi perché il bene possa prevalere. Ce lo chiedono i nostri ragazzi. Quelli che non sono in questa strada di bene, come i mafiosi, questi non sono in comunione con Dio, sono scomunicati".

Una prima reazione è quella di 200 detenuti del carcere di massima sicurezza di Larino, in provincia di Campobasso, che hanno rifiutato la messa domenicale per protesta contro la scomunica pronunciata dal papa Bergoglio nei confronti dei mafiosi durante la visita pastorale a Cassano.

Questo almeno secondo quanto diffuso dal GR1.

Ma il direttore, Rosa La Ginestra, ha detto a Repubblica che "Non sono presente in istituto ma dopo le segnalazioni mi sono informata. Questa è una giornata come tutte le altre. Sono in corso colloqui, molti detenuti sono andati a messa". Ma ci sono state defezioni rispetto alla normale partecipazione alla cerimonia? "Il dato è fisiologico", è la risposta.

Una seconda è che la processione della Madonna delle Grazie della frazione Tresilico di Oppido Mamertina si è fermata davanti all'abitazione del presunto boss della 'ndrangheta Peppe Mazzagatti, di 82 anni, ai domiciliari per motivi di salute.

La processione, giunta nei pressi dell'abitazione di Peppe Mazzagatti, condannato all'ergastolo per omicidio e associazione per delinquere, si è fermata per circa trenta secondi. La statua della Madonna delle Grazie, portata da numerose persone, era preceduta da alcuni sacerdoti e da un gruppo di amministratori locali. (ANSA)

Altro che scomunica, quindi.

Leggiamo che l’associazione che ha organizzato la processione aveva preso accordi con l’Arma dei Carabinieri di non fare nessuna sosta sul percorso, ma le cose sono andate diversamente. Sacerdoti, mezzo Consiglio comunale e carabinieri in testa alla processione, tutti fermi per circa un minuto a “salutare” boss Mazzagatti.

Il maresciallo Andrea Marino, comandante della stazione di Oppido, però non ci sta e dopo aver assistito a questa scena ordina ai carabinieri che affiancavano la statua di allontanarsi con lui voltando le spalle alla processione ed al boss così come la divisa che indossa gli impone.

Nessuno delle autorità civili e religiose, però, pare abbia seguito il suo gesto netto di rottura, nonostante il maresciallo avesse spiegato loro le motivazioni.

Ora spetta alle autorità religiose ricordare ai calabresi tutti che la madonna non fa inchini ai mafiosi

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