
Continua senza sosta l’attività di controllo e prevenzione da parte degli uomini e delle donne della Guardia Costiera di Vibo Valentia su tutta la filiera ittica.
Nel corso del fine settimana, nell'ambito delle attività di monitoraggio degli specchi acquei e dei controlli sulla filiera della pesca, il personale della Capitaneria di porto ha sanzionato un venditore ambulante nel Comune di Gizzeria per detenzione di circa 25 kg di prodotto ittico non tracciato e quindi derivante da un’attività di pesca irregolare, contraria alle normative di settore. Il prodotto, una volta constatato da parte del personale sanitario il buono stato di conservazione, è stato devoluto in beneficienza.
Nella stessa giornata, nel golfo di Lamezia, i mezzi navali della Guardia Costiera hanno sanzionato i conduttori di due barche da diporto per detenzione illecita di reti da pesca. Gli attrezzi irregolari sono stati sequestrati ed ai trasgressori è stata irrogata una sanzione amministrativa.
Per tutti gli illeciti accertati, oltre ai sequestri, sono state elevate nel complesso plurime sanzioni amministrative per un ammontare complessivo di € 3.500.
Le attività di controllo da parte della Guardia Costiera continueranno nei prossimi giorni, sia via terra che via mare, al fine di garantire la sicurezza della navigazione ed il contrasto della pesca illegale.
Agli hippies della mia generazione, prima di morire, ci toccherà vedere cosasuccederà alla collettività italianafra non molto. Parlamento esautorato, cittadini e cittadine confusi da una spessa cortina fumogena innalzata. Per non parlare delle reali conseguenze che l’approvazione del disegno di legge sull’autonomia differenziata condiviso da tutto il governo porterebbe con sé. Dall’imposizione fiscale nazionale arriverebbero più soldi a quei territori che storicamente hanno già ricevuto di più, e che pretendono anche di diventare proprietari delle parti di infrastrutture nazionali che risiedono sui propri territori e non solo.
Furbescamente i sostenitori dell’autonomia differenziata hanno fatto attenzione per evitare bocciature preventive, tutte le specifiche norme attuative saranno emanate attraverso decreti del Presidente del Consiglio dei ministri. Quindi chiamare in causa la Corte costituzionale potrebbe essere molto tardi rispetto a un processo che, quando avviato, difficilmente potrà essere fermato.
Potrebbe essere utile ricordare alcune nozioni del vivere in collettività a partire dai tempi che furono. La democrazia nella Grecia antica e la democrazia moderna sono diversissime rispetto al problema della libertà politica. La libertà del cittadino della polis (città-stato) consisteva nella sua frazione di sovranità. Vale a dire che la sua libertà non era concepita come uno stato di sicurezza e di indipendenza individuale, come uno ‘spazio privato’ all’interno del quale ciascun individuo era protetto dai suoi ‘diritti personali’.
L’individuo come tale era assorbito nel corpo collettivo, il polítes era chiamato ad esistere per la polis (mentre noi affermiamo l’opposto, che è lo Stato che esiste per servire i cittadini). Con questo non si vuol dire che i greci chiamassero libertà ciò che noi consideriamo oppressione. La loro libertà era interamente subordinata all’esistenza di una comunità politica diffusa (in nessun modo equiparabile allo Stato nel senso contemporaneo del termine), tanto piccola da consentire che la libertà del singolo potesse essere affidata alla sua frazione di esercizio della sovranità.
"La nostra costituzione – diceva Pericle – non calca l’orma di leggi straniere. Noi piuttosto siamo d’esempio agli altri senza imitarli. Il suo nome è democrazia, perché affidiamo la Città non ad un’oligarchia, ma ad una più vasta cerchia di cittadini; ma in realtà le sue leggi danno a tutti indistintamente ed equamente i medesimi diritti nella vita privata; e per quanto riguarda gli onori ognuno viene prescelto secondo la fama che gode, non per l’appartenenza all’uno o all’altro partito a preferenza del valore….. L’amore del bello non ci insegna lo sfarzo, né la cultura ci infiacchisce. La ricchezza è per noi uno stimolo di attività, non motivo di superbia loquace. ….E quando la sete di denaro e di potere prevalgono sull’etica, quando l’avidità divora l’uomo al potere e non esistono più princìpi morali su cui fare riferimento, ogni mezzo è lecito per riuscire a placarla”.
Noi, oggi, stiamo assistendo alla picconatura di una nazione, quella italiana e della sua millenaria cultura. Picconatura esercitata da una fetta considerevole e mediocre della sua popolazione composta dal potere socio-politico e affaristico che ha messo in campo la più temibile delle sue armi formata dalla mediocrità menzognera, e con essa muove il suo assalto alla maggioranza dell’umanità non più necessaria.
I più deboli cederanno per primi, ma la sorte dell’altra minoranza è, certamente, più tragica: quella dei più consapevoli di ciò che sta accadendo, e contro di essi si accanirà la violenza del potere, fino al punto in cui soccomberanno alla menzogna ordita contro di loro. Qualche anno fa il filosofo Theodor Adorno scriveva “ La menzogna mostra di considerare l’altro a cui si mente come uno stupido e serve all’espressione del disprezzo”.
La capacità di lottare per la propria realizzazione è ciò che i Greci chiamavano areté: parlare di virtù voleva dire parlare di ciò che rende la vita umana degna di essere vissuta, ricca di significato ed esempio per gli altri. Significava anche individuare alcune peculiari abilità, come quella di sapersi decidere e di saper governare se stessi. Tra coloro che hanno cercato di specificarne ulteriormente i contenuti vi sono poeti, letterati e infine filosofi. A questi ultimi si devono i maggiori approfondimenti, tanto che nel cercare che cosa sia la virtù e nello sforzarsi di praticarla essi hanno dato vita ad una nuova branca del sapere, l’etica.
“ Il potere affida a gente con occhi da mercante di gioielli,
Offre onori a gente con l’anima d’un gestore di bordelli.
I suoi migliori figli resteranno sconosciuti,
Appariranno una volta sola per morir sulle barricate.”
Il tragico epilogo lascia l’amaro in bocca e suscita molti interrogativi, come sembra intendere il poeta polacco CzesławMilosz, autore della citazione che prefigura l’uomo destinato ad essere schiacciato dalla menzogna e dalla violenza del potere .
“Spacciare deliberate menzogne e credervi con purità di cuore, dimenticare ogni avvenimento che è divenuto sconveniente, e quindi, allorché ridiventa necessario, trarlo dall'oblio per tutto quel tempo che bisogna negare l’esistenza della realtà obiettiva e nello stesso tempo trarre vantaggio dalla realtà che viene negata... tutto ciò è indispensabile, in modo assoluto.” George Orwell
Gigino A Pellegrini & G el Tarik
Amici lettori oggi vi voglio raccontare una storiella di Natale che un mio carissimo amico, ora scomparso, mi ha raccontato tantissimi anni fa, anche lui insegnante elementare come me. Erano gli anni 50 e in ogni contrada di ogni pur piccolo paese c’era una scuola elementare. Una sola classe. Veniva chiamata “ Scuola Unica pluriclasse “, unica aula in cui si raccoglievano contemporaneamente più classi. Era frequentata da alunni dai sei agli undici anni e accoglieva alunni dalla prima alla quinta elementare. Gli alunni potevano variare da 8 a 15. Tutti insieme partecipavano alle lezioni, con quali risultati è facile immaginare. Nella pluriclasse essendo i bambini pochi la socializzazione è più faticosa; gli insegnanti devono comunicare contemporaneamente con alunni di più classi diverse; per mancanza di tempo anche il programma della singola classe deve venire ristretto. Anche io, all’inizio della mia carriera magistrale, ho insegnato in una scuola unica pluriclasse. Il primo anno di titolarità presso la scuola elementare statale di Borgile nel Comune di Aiello Calabro e poi un altro anno a Colopera nel Comune di San Pietro in Amantea. La storia che sto per raccontarvi è una storia vera. La scuola era una pluriclasse di un paese vicino, ubicata allora in una sperduta contrada che si raggiungeva a piedi dopo 2 ore di cammino. Il maestro era un uomo non molto giovane. Non era riuscito ancora a vincere un concorso magistrale. Era un supplente ed ogni anno aspettava con ansia la nomina annuale da parte del Provveditorato Agli Studi. Natale era alle porte e un giorno disse ai suoi alunni:- Prendete il quaderno a righe e la penna e scrivete in mezzo al rigo “Tema”: Quali doni porterete al vostro caro maestro per il Santo Natale?- E poi si affrettò a spiegare quali erano i doni che gli alunni dovevano fare al maestro per renderlo felice: Dovevano venire ogni giorno a scuola. Dovevano studiare. Dovevano essere sempre educati, ubbidienti e rispettosi. Amare i genitori, i parenti, gli amici e specialmente i compagni. Aiutare i più piccoli specialmente quelli che si trovavano in difficoltà. Mario, Giuseppe, Pasquale, Ninetta e gli altri quando tornarono a casa si misero subito al lavoro e riempirono pagine e pagine del quaderno stracolme di buoni propositi. Solo Pinuccio non riuscì a scrivere niente e quella sera non volle neppure mangiare. Si era seduto accanto al focolare e ogni tanto si asciugava con la manina una lacrimuccia. Se ne accorse la mamma e lo tranquillizzò. – Vai a dormire, Pinuccio mio, ci penserà mamma tua a riempire le pagine del quaderno di buoni propositi -. Da buona contadina, scarpe grosse e cervello fine, sapeva quali erano i doni che il buon maestro aspettava per il Santo Natale. Prese un paniere e lo riempì di uova di gallina, due soppressate, tre salsicciotti, due belle forme di formaggio pecorino, un fiasco di moscato, una pagnotta di grano duro. Al mattino disse a Pinuccio:- Porta questi doni al tuo maestro e auguragli un Felice Natale-. Pinuccio andò a scuola col paniere riempito con tutto quel ben di Dio e non disse nulla ai compagni. Depositò il paniere sul tavolo del maestro e disse con gli occhi rivolti al pavimento tutto sgretolato:- Signor maestro, ieri sera ho avuto un forte mal di testa. Non sono riuscito a scrivere neppure un rigo di buoni propositi che voi ci avete suggerito. Vi ho portato, però, al posto del tema questi doni -. Il maestro lo ascoltava commosso, guardando quel bel cestino ripieno. Accarezzò Pinuccio. Lo baciò e gli disse: - Solo tu mi hai capito. Solo tu sai scrivere per davvero!-.