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Erano la soddisfazione dei giardinieri anche più sprovveduti, così semplici da piantare, subito rigogliose e infine carine da seccare per i centritavola delle nonne: rischiano adesso di diventare coltivabili in quantità minima a uso personale, fiori fuorilegge quanto la marijuana. La scoperta l'hanno fatta per primi i ragazzi tedeschi, che da qualche anno aspettano le piogge d'inizio primavera per saccheggiare giardini e parchi pubblici, e trasformare petali e foglie di ortensia in spinelli floreali. La nuova «droga» rischia ora di fare adepti anche oltrefrontiera, con pericoli non trascurabili per la salute. L'allarme è scattato nel nord della Francia, dove da qualche settimana, i giardini della zona di Hucqueliers, vicino a Boulogne-sur-mer, vengono sistematicamente spogliati. Nel mirino dei ladri, esclusivamente i gambi, con foglie e fiori, delle belle ortensie, particolarmente rigogliose in questi giorni di pioggia. Alcuni giardinieri svaligiati si sono rivolti alle gendarmerie locali, che non hanno tardato a capire che il reato non era da collegarsi a un commercio clandestino di fiori ma al nuovo uso dell'ortensia-marijuana.

I PRECEDENTI

In Baviera, lo scorso anno, molti giardini pubblici sono stati saccheggiati con l'arrivo delle temperature più miti, tanto che le autorità di alcune città del sud hanno pensato di vietare la pianta almeno nei parchi. Le proprietà dei bei petali multicolori dell'ortensia e delle sue foglie sono ormai note anche a chi non ha il pollice verde: essiccati, mescolati al tabacco e inalati, provocano effetti allucinogeni ed euforizzanti. Peccato che la bellezza apparentemente inoffensiva delle ortensie, nasconda insidie gravi per la salute. «È strettamente sconsigliato fumare le parti aeree essiccate di questa pianta» ha dichiarato qualche tempo fa Kurt Hostetmann, professore di farmacologia a Losanna. Gli effetti secondari sarebbero infatti più gravi dello spinello «tradizionale»: «problemi gastrointestinali, respiratori, accelerazione del ritmo cardiaco e perdita di coscienza». In dosi elevate, l'ortensia può addirittura rivelarsi fatale: «alcune sostanze contenute nella pianta si trasformano in acido cianidrico, più noto come Zyklon B, che i nazisti usavano nelle camere a gas e che può provocare una rapida morte per soffocamento». Per Thierry Buclin farmacologo francese, la moda degli spinelli floreali è quasi sempre effimera. «Nel passato - ha detto - ci sono state mode più inquietanti dell'ortensia, in particolare con l'uso delle piante della famiglia della belladonna, che oggi è scomparsa dai giardini proprio a causa del rischio d'intossicazione, accidentale o volontaria».

Se on line corrono consigli per trovare nei giardini alternative vegetali e non illegali alla cannabis (in particolare menta e lamponi) i farmacologi mettono tutti in guardia dai rischi che anche le piante più familiari e magari commestibili possono provocare se inalate. In Baviera l'uso «deviato» dell'ortensia ha però raggiunto un tale grado di diffusione che le autorità hanno preso seriamente in considerazione l'ipotesi di vietare la pianta in tutti gli spazi pubblici.(F. Pierantozzi Il Mattino)

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Tra sessanta e settanta anni circa.

Cappellino per il freddo, foulard al collo per ripararsi dal freddo, grossi occhiali neri per la privacy ( difficile riconoscerlo), un giubbino catarifrangente giallo per essere visto dalle auto in transito.

E’ passato stamattina lungo la SS18 diretto verso sud.

Camminava a piedi e portava tutte le sue ricchezze con un carrello di supermercato, un carrello che spingeva stando ad esso di lato per poter avere il passo più lungo.

Davanti al carrello un giubbino catarifrangente rosso ( scolorito).

Camminava senza fermarsi, volgendo ogni tanto lo sguardo intorno alla ricerca di qualcosa di suo interesse.

Nel carrello tutto il suo universo.

Dove vada non si sa.

Cammina.

Chi sia non si sa.

Nessuno glielo chiede.

Mi fa venire in mente “L'insostenibile leggerezza dell'essere” di Milan Kundera, ed esattamente il suo contrario , cioè l’insostenibile pesantezza dell’essere vecchio in questa nostra Italia.

Non si sa nemmeno da dove viene.

Certamente non dalla Siria e quindi non può chiedere il riconoscimento di status di rifugiato e quanto da esso deriva compresa l’assistenza sociale ed economica.

Nè viene da altri paesi in guerra e quindi non può chiedere la solidarietà dei popoli più ricchi, ma nemmeno essere chiuso in un centro di identificazione ricevendone in cambio un letto , le sigarette ed i pasti quotidiani.

No! Lui è italiano .Non rientra in questi casi.

Peraltro il suo carrello non somiglia nemmeno lontanamente ad un barcone della speranza e tantomeno la SS18 somiglia al canale di Sicilia.

Purtroppo per lui non è nemmeno ROM.

A meno che non stia andando verso l’Africa per poi imbarcarsi, sbarcare in Italia senza documenti per avere quello che, attenzione compresa, oggi non ha da connazionale.

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Non si ferma lo sciame sismico nell’isola di Cefalonia.

Dopo la prima forte scossa delle 13,55( ora italiana) di 6,3 gradi della scala Richter e delle altre tre rispettivamente di 4,4 e 4,3 e di nuovo 4,4 delle ore 14,08, 14,24 e 14,59 , tutte alla profondità di 10 km, lo sciame sembrava essersi fermato

E così è stato per quasi quattro ore

Poi alle 18,45 un’altra fortissima scossa di 5.5 gradi Richter a soli 7,7 km di profondità e di seguito alle 19,12 ancora una scossa di 4,5 gradi Richter. Di nuovo a 10 km di profondità.

I maggiori danni si sono registrati nel villaggio di Pallikis dove vecchie abitazioni, tra cui anche un pensionato per anziani, hanno dovuto essere evacuate.

Pallikis ha subito diversi terremoti tra cui almeno 2 distruttivi.

Uno nel 1867 ed uno molto recentemente il 12 agosto 1953

Furono rasi al suolo tutti gli edifici storici.

Sul posto è arrivato in elicottero il ministro degli Interni Yiannis Michelakis per rendersi conto di persona dell’impatto del sisma.

Il terremoto, oltre che sulle coste nord-occidentali della Grecia, è stato avvertito anche a Patrasso ed Atene

L’isola di Cefalonia si trova in una zona molto particolare.

«È una zona molto vicina alla placca dell'Egeo, che è una microplacca che si insinua fra la placca Africana e quella Eurasiatica», spiega il direttore del Centro Nazionale Terremoti dell'Ingv, Alberto Michelini.

La microplacca Egea si trova nel punto in cui le due grandi placche continentali si muovono orizzontalmente l'una rispetto all'altra. Questo stesso tipo di movimento caratterizza la faglia all'origine del terremoto di oggi.

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