
Redazione TirrenoNews
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Trovato sulla SS18 con un chilo di coca ed arrestato.
Lunedì, 17 Ottobre 2016 16:43 Pubblicato in Basso TirrenoArrestato un 34enne trovato dalla Guardia di Finanza sulla SS18 con un kg di cocaina nascosta nella sua automobile
E’ successo a Lamezia Terme, lungo il litorale tirrenico e ad essere arrestato dalla fiamme gialle lametine,
guidate dal tenente colonnello Fabio Bianco, è stato un uomo, Domenico Romeo, 34enne residente a Platì, che transitava sulla SS18 alla guida di un automobile.
I finanzieri, una volta intimato l’alt al mezzo che procedeva in modo sospetto, si accorgevano che l’uomo aveva un atteggiamento molto nervoso. Oltre ai normali controlli dei documenti obbligatori, previsti dal codice della strada, i militari hanno deciso di approfondire anche i controlli sul mezzo e sulla persona, attraverso una attenta perquisizione eseguita con l’ausilio dei cani antidroga.
Un’intuizione giusta perché, abilmente occultato in una intercapedine ricavata sotto il sedile del passeggero, è stato rinvenuto un “panetto” di cocaina purissima, di circa un chilo di peso, che non si esclude fosse destinata a persone della piana lametina.
La droga, così come il veicolo, su disposizione del pubblico ministero Marta Agostini, sono stati sequestrati, mentre il corriere è stato posto agli arresti domiciliari, in quanto incensurato. La cocaina sequestrata, una volta “tagliata” con altre sostanze e spacciata, avrebbe consentito un ricavo di almeno 280.000 euro.
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La fiera di Amantea: quanti ricordi fa rivivere
Lunedì, 17 Ottobre 2016 16:24 Pubblicato in Economia - Ambiente - EventiRiceviamo e pubblichiamo con gioia il seguente spaccato della antica Fiera di Amantea, offertoci dalla bella penna di Ciccio Gagliardi che lo ha mirabilmente tratto dalla sua memoria:
“La fiera di Amantea che io ricordo con nostalgia e che ancora è indelebilmente impressa nella mia mente è quella che si svolgeva a Santa Maria: La fiera degli animali del 26 e 27 ottobre di ogni anno.
Chi vive nelle città piene di smog, invivibile, sporche, col traffico che impazzisce, in mezzo a tanti rumori molesti, non sa, non conosce cosa significhi veramente una festa patronale, una fiera di merci e bestiame.
Sì, la Fiera di Amantea che ancora oggi come nel passato si svolge dal 30 ottobre al 2 novembre, giorno dei nostri cari defunti, perciò da qualcuno è anche chiamata Fiera dei morti.
Era una festa grande per tutti i componenti la famiglia, per grandi e piccini.
Era consuetudine, per noi che abitavamo in San Pietro in Amantea, andare alla Fiera a piedi, macchine e pullman non ce n’erano, percorrendo le impervie scorciatoie della contrada Cannavina. Alle Rote, davanti l’abitazione dell’allora capillaru Giorgio, ci fermavamo, le donne si pulivano i piedi dalla polvere e indossavano le scarpe.
Poi, a gruppi, alla spicciolata chi andava verso la Chiazza, chi al Mercato, chi a Piazza Cappuccini e chi andava verso Santa Maria perché doveva comprare o vendere gli animali.
La Fiera di Amantea, come sappiamo, ha origini antiche, e fino a pochi anni fa quando ancora si svolgevano le fiere degli animali, attirava migliaia di famiglie, di contadini, di allevatori provenienti da tutto il circondario.
Le piazze, le vie, le strade, le campagne erano invase dagli animali e dalle bancarelle. Era una festa di colori, di suoni, di scenette piene di un loro sapore paesano.
Si potevano incontrare certe figure caratteristiche, ormai appartenenti ad un irrevocabile passato, come l’arrotino, il ferra ciucci, l’ombrellaio, il banditore che annunciava ai ferari che in questa o quella cantina avevano spillato dalla botte un vino magnifico; o come il cantastorie che cantava le gesta di qualche personaggio famoso e poi offriva per pochi spiccioli il foglietto volante col testo della canzone; o come il sensale, il quale si avvicinava agli animali e menando pacche sulle natiche ne esaltava le doti.
Poi afferrava la mano del venditore che fingeva di non voler vendere e la mano del compratore che fingeva, a sua volta, di non voler comprare e li metteva d’accordo.
Il compratore allora dava al venditore una caparra, un acconto, consacrando così la compravendita più vincolante di un rogito notarile.
Nella fiera si poteva incontrare anche il venditore d’acqua che la misurava e vendeva a bicchieri o il venditore di dolci, famosi i mostaccioli di Soriano, di ceci abbrustoliti, di semi di zucca, di taralli, ciambelle, lupini, frittelle.
I venditori gridavano, offrivano i prodotti più disparati, semplici ed anche assurdi.
La fiera dei miei lontani ricordi era un importante tramite commerciale: spesso le famiglie attendevano per mesi la fiera prima di fare i loro acquisti.
Nella fiera la contadina barattava i suoi prodotti agricoli con stoffe o suppellettili casalinghe, oppure vendeva il maialino, il vitellino, i polli, tutti gli animali che aveva allevato con cura e con enormi sacrifici e che costituivano gli unici introiti del magro bilancio domestico.
Ai giovanotti, invece, offriva il pretesto di iniziare il dialogo amoroso che, di solito, si concludeva all’altare, come avveniva spesso negli incontri voluti o casuali tra una bancarella e l’altra.
Noi ragazzi compravamo qualche fischietto, qualche trombetta, un temperino, un organetto, qualche giocattolo e immancabilmente la famosa gassosa dell’indimenticabile Ricuzzu Morelli e poi al Bar Politano, avendo qualche soldino, un bel gelato alla crema e al cioccolato ed in ultimo, tempo e soldi permettendo, un bel giretto alla giostra in Piazza Mercato Vecchio.
E poi a tarda sera, stanchi ma soddisfatti, ritornavamo al paesello e a casa, intorno al focolare, ad ascoltare o raccontare fatti veri o inventati della fiera. di Francesco Gagliardi.
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Aiello Calabro. Dal teatro la cultura, il lavoro, lo sviluppo ed il ritorno degli emigranti.
Domenica, 16 Ottobre 2016 19:23 Pubblicato in Campora San GiovanniAiello Calabro è quel paesino delle colline tirreniche cosentine dalla importante storia ma che sta perdendo anno dopo anno i suoi abitanti.
Aiello è passata dagli altri 5500 abitanti del 1951 ai poco più di 1800 di questi anni.
Ma gli aiellesi sono stati abituati a sopportare e violenti terremoti, momenti difficili , traversie, tra cui lunghi assedi risorgendo ogni volta.
Anche oggi Aiello calabro spera nella sua rinascita culturale ed economica e si affida al nuovo teatro comunale appena inaugurato proprio dal Presidente Mario Oliverio alla presenza di numerosi sindaci, autorità civili, militari e religiose, associazioni e cittadini.
Un’opera alla quale si affida lo sviluppo della cultura, del lavoro e perfino del rientro degli emigranti.
A certificarlo nientemeno che la presenza del Rettore dell'Università della Calabria, ed il direttore
Gino Mirocle Crisci e del mega direttore Anastasi.
Il sindaco Iacucci, infatti, ha dichiarato "L'apertura del teatro comunale rappresenta un sogno che si realizza, un traguardo importante per l'intera comunità di Aiello Calabro. Questa struttura, infatti, dovrà diventare un importante luogo di incontro e promozione culturale, sarà occasione di scambi tra culture e storie diverse, agevolerà i processi di aggregazione e socializzazione all'interno del nostro comune e darà prestigio all'intera comunità. Il nostro obiettivo è quello di farne un vero e proprio punto di riferimento per l'intera cittadinanza ma, soprattutto, per i nostri giovani che qui potranno accrescere ed approfondire le loro conoscenze e il loro bagaglio culturale attraverso varie iniziative: presentazioni di libri, rassegne teatrali, proiezioni cinematografiche, incontri e dibattiti. Ci abbiamo creduto molto, abbiamo impiegato sforzi ed energie per raggiungere questo importante traguardo e alla fine ci siamo riusciti, grazie anche e soprattutto alla determinazione e alla volontà della Giunta regionale e del presidente Oliverio che, come noi, considerano la cultura un fattore centrale soprattutto per il rilancio di aree interne come la nostra, che costituiscono l'80% del nostro territorio regionale e che devono assolutamente essere aiutate e supportate a contrastare l'esodo, lo popolamento e l'abbandono che sta caratterizzando, soprattutto in questi ultimi anni, le nostre zone attraverso un pesante ritorno del fenomeno migratorio”.
Iacucci in sostanza è convinto che” Là dove ci sono biblioteche, scuole, cinema e teatri, là cresce l'economia, si migliora la competitività, nascono nuove idee e nuovi progetti. In questi e solo in questi luoghi nasce il domani e si consolida la certezza di un futuro migliore”.
Gli ha fatto eco il presidente della regione Mario Oliverio, il quale ha dichiarato «Oggi è una bellissima giornata per la vostra comunità e per l’intera regione perché non solo si pone un ulteriore tassello nella vita della vostra comunità e dell’intero comprensorio, ma si offre all’attenzione di tutti un ulteriore esempio di buon governo e dedizione alla propria comunità.
Investire in cultura è la condizione necessaria per investire sul futuro.
Lo è ancor di più quando tale investimento avviene in un’area interna che ha subito, nel tempo, pesanti processi di spopolamento e abbandono.
Contrastare l’esodo significa creare opportunità di lavoro, valorizzare le identità e le risorse del territorio, ma soprattutto offrire ai giovani e alle comunità luoghi di incontro e di aggregazione in cui possano esprimere tutta la loro creatività e il loro desiderio di conoscenza e sapere”
E proprio per questa convinzione Oliverio ha aggiunto che:”Stiamo per approvare in giunta, per poi trasmetterla al consiglio regionale la nuova legge sui teatri. Uno strumento a cui annettiamo grande importanza e che stiamo elaborando con il concorso di tutte le compagnie teatrali calabresi”
Come dubitarne, visto che la regione eroga contributi a fondo perduto a favore delle amministrazioni e delle compagnie teatrali ?
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