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La ‘ndrangheta si è spartita la Lombardia.

Gestisce i rifiuti( e non solo), punta all’Expo ed ha i voti.

L’On Pecorella, presidente della Commissione parlamentare sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti dichiara che : «Si deve ritenere e affermare, alla luce delle inchieste della Dda di Milano, che la 'ndragheta ha diviso il territorio di gran parte, se non di tutta, della ricca Regione Lombardia (oltre che delle altre Regioni del Nord Italia) secondo un criterio -a zone-, che non lascia fuori nulla e garantisce un controllo pressoché assoluto su tutte le attività oggetto di interesse»(1).

La Lombardia è ai «primi posti» nella raccolta e lo smaltimento dei rifiuti, ma –dice Pecorella- esistono diversi «terreni avvelenati, ancora non bonificati», e c’è una «presenza molto articolata delle infiltrazioni mafiose», in particolare modo della 'ndrangheta.

Circa questa presenza ha dichiarato che « Credo sia proprio uno Stato nello Stato».

Quanto a Bruti Liberati, ha sottolineato che solo a Milano sono «decine» le inchieste che hanno evidenziato anche «alcuni collegamenti tra la 'ndrangheta e imprese sane milanesi».

Dagli episodi citati, si afferma, «appare evidente che nella fase iniziale dei lavori, non ha funzionato l’attività amministrativa di prevenzione, volta a impedire l’intervento subdolo e indiretto della 'ndrangheta nelle opere dell’Expo 2015».

«Nonostante la pessima fama che accompagna gli uomini della 'ndrangheta , accade che con piena consapevolezza non solo imprenditori, ma anche uomini delle istituzioni e uomini politici, consiglieri provinciali e regionali si rapportino a personaggi del livello mafioso, quale quello di Salvatore Strangio, rivolgendo loro richieste di intervento e di favori vari, anche di carattere politico-elettorali».

«Da quando, nel 2001, è stato introdotto nel nostro ordinamento il delitto che punisce le attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, nella provincia di Milano si sono svolte circa il 10 per cento di tutte le inchieste italiane: ciò ha posto in evidenza la presenza della criminalità ambientale, anche di tipo mafioso, negli appalti relativi al movimento terra nei cantieri pubblici e privati e nello smaltimento delle scorie industriali.

La 'ndrangheta è un «soggetto che raccoglie intorno a sé consenso sociale, con la conseguenza che, avendo consenso sociale, ha i voti e da questo ne deriva che vi siano dei radicamenti a livello politico».

La 'ndrangheta, ha spiegato Pecorella, «garantisce anche quel tanto di consenso che può interessare a livello locale qualche politico: i colori poco contano, contano i rapporti che possono avere sul territorio e la volontà di ottenere i risultati, non c'è un partito particolarmente collegato».

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Che l’uomo sia mortale ci sta.

Che le donne vivano più degli uomini può non piacere ( in particolare agli uomini) ma ci sta, visto che sembra sia esclusivamente un fatto genetico.

Che l’uomo possa vivere più a lungo e meglio se ha uno stile di vita corretto, ci sta.

Ma che si debba morire di tasse e tributi è inaccettabile

Le tasse ed i tributi non sono un fatto genetico, ed allora non possono essere una causa di morte.

Le tasse ed i tributi, quando sono altissime come quelle italiane, possono costringere gli italiani alla fame e, quindi alla morte, ma non sembra giusto confondere uno stile di vita corretto con la impossibilità di comprare il cibo.

Le tasse ed i tributi non sono da ascrivere agli elementi darwiniani per la selezione della specie umana. Non può ascriversi a naturalità la vergogna di uno Stato che affama il popolo per pagare ai suoi protetti e sodali pensioni d’oro.

Le tasse ed i tributi tantomeno sono darwiniane quando inibiscono il diritto alla salute costringendo i poveri ed i meno abbienti a curarsi presso il sistema sanitario pubblico che diventa sempre meno idoneo ed efficiente, così che chi ha soldi può curarsi e salvarsi al contrario di chi non ne ha perché spogliato giorno dopo giorno dalle tasse e dai tributi.

Benedetti imbecilli!

Quando tutti i meno abbienti saranno morti prima del tempo chi pagherà più le tasse ed i tributi?

Benedetti imbecilli!

Possibile che non comprendiate che senza un corretto equilibrio tra le parti della società la società stessa finirà per scomparire?

Ps non si offendano i politici che hanno governato l’Italia e gli Italiani che li hanno votato. Non si offendano nemmeno i politici che si presentano per le prossime votazioni. Ma soprattutto che non si lamentino delle attuali e delle future tasse gli Italiani che andranno a votarli.

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La Società italiana di geriatria e gerontologia (Sigg) e Datanalysis, ha condotto un’indagine su 1500 anziani con più di 75 anni,rilevando che 3 milioni di anziani sbagliano dosi e terapia perché non vedono bene, magari quante gocce versarsi, o non si ricordano.

Un errore che può capitare frequentemente, visto che tra gli intervistati, 6 su 10 soffrono di due o più malattie, e uno su tre di almeno una patologia.

Tanti i problemi. Scatole simili per forma e colore, gocce invisibili, nomi quasi uguali, pastiglie piccole che si possono confondere fra loro, bugiardini incomprensibili, blister con troppe pillole e non numerate.

Queste le principali insidie che mandano in confusione gli anziani quando devono prendere un farmaco, tanto che uno su due si trova in difficoltà con le terapie.

Il risultato è che circa la metà degli over 75, cioè 3 milioni (su una popolazione di 6 milioni), sbaglia dosi e terapia.

Cosa fare allora?

Secondo Giuseppe Paolisso, presidente della Società italiana di geriatria e gerontologia occorre “ avere a disposizione medicinali semplici da riconoscere, in confezioni facili da manipolare, con nomi chiari e foglietti illustrativi che non diano adito a dubbi: per tre milioni di over 75 invece le confezioni di pastiglie, gocce e compresse non sono adeguate alle proprie condizioni e impossibili da usare senza fare errori. Tutto questo può aumentare il rischio di effetti collaterali”

Un altro grande problema è la spesa per i farmaci.

Nonostante le campagne di sensibilizzazione fatte, solo il 30% dei 6 milioni di over 75enni conosce i generici, e circa 900mila li usa. Il resto si serve dei farmaci “griffati”, più costosi. La spesa media annuale del Servizio sanitario nazionale per gli anziani over65 è di 10 miliardi di euro l’anno, cioè circa 900 euro per ciascuno, di cui solo 1 miliardo è per i generici.

Poi il geriatra è sconosciuto alla maggioranza degli anziani: solo uno su tre si è rivolto allo specialista per un consulto. Il che fa sì che il 45% degli anziani assuma farmaci inappropriati, spesso per la gestione del colesterolo alto o per ridurre la coagulazione del sangue.

Insomma spesso, molto spesso gli anziani sono soli con se stessi e le loro insufficienze.

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