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Questo il Governo di Gentiloni

Economia - Pier Carlo Padoan, 66 anni. Il professore ed economista viene riconfermato a capo del dicastero di via XX settembre.

È stato vice segretario generale (dal 2007) e capo economista (dal 2009) dell'Ocse, direttore esecutivo per l'Italia al Fmi (tra il 2001 e il 2005). Ha avuto anche incarichi di consulente alla Banca Mondiale, Commissione Europea e Banca Centrale Europea.

Esteri - Angelino Alfano (Ncd), 46 anni, di Agrigento. Il segretario del Nuovo Centrodestra si sposta alla Farnesina al posto di Paolo Gentiloni dopo essere stato ministro dell’Interno nei governi Letta e Renzi.

Interno - Marco Minniti. Il posto di Alfano al Viminale viene preso da Marco Minniti, 60 anni, di Reggio Calabria. Già sottosegretario di Stato in diversi esecutivi, poi vice Ministro dell’Interno con Prodi, ha avuto la delega ai servizi con Letta e Renzi.

Giustizia - Andrea Orlando (Pd). 47 anni, di La Spezia. Conferma dell’incarico alla guida del dicastero di via Arenula. È stato ministro dell’Ambiente nell'esecutivo Letta, responsabile del settore giustizia per il Pd per tre anni e componente della Commissione Giustizia della Camera. Tra i fondatori del Pd, nel 2007 ne diventa il primo responsabile dell’Organizzazione.

Difesa - Roberta Pinotti (Pd), 55 anni, genovese, sposata, due figlie, senatrice del Pd. Confermata nel suo incarico, è stata con Renzi il primo ministro della Difesa donna dell'Italia repubblicana. Nel governo Letta era sottosegretario a Palazzo Baracchini. Nel 2006 ha ricoperto la carica di presidente della Commissione Difesa della Camera.

Rapporti con il Parlamento - Anna Finocchiaro. Ministro senza portafoglio, prende il posto di Maria Elena Boschi. Magistrato, è stata Ministro per le pari opportunità durante il primo Governo Prodi e poi capogruppo al Senato della Repubblica del Partito Democratico. 

Maria Elena Boschi diventa Sottosegretario alla presidenza del Consiglio. L’ormai ex ministro delle Riforme e rapporti col Parlamento ha 36 anni, avvocato, nata a Montevarchi. A Montecitorio è entrata in commissione Affari Costituzionali e, con Renzi alla guida del Pd, è diventata responsabile Riforme del partito. 

Istruzione - Valeria Fedeli. Sindacalista e politica italiana, senatrice del Partito Democratico e vicepresidente del Senato. Ha 67 anni e prende il posto di Stefania Giannini, autrice della discussa riforma della “Buona Scuola”.

Sport con deleghe su editoria e Cipe - Luca Lotti. Ministero senza portafoglio per il 34enne empolese, molto vicino a Renzi. Dal 2014 è stato sottosegretario di stato alla presidenza del Consiglio dei ministri con delega all’editoria. 

Salute - Beatrice Lorenzin (Ncd). Classe 1971, nata a Roma, diploma di liceo classico. Riconfermata al dicastero che le era stato assegnato da Letta e poi da Renzi. Eletta con Forza Italia e passata con Alfano in Ncd, prima di entrare al Parlamento era libera professionista.

Coesione Territoriale e Mezzogiorno - Claudio De Vincenti, 68 anni, ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, dopo incarico al Ministero delle Sviluppo economico con Monti e poi con Letta. Di quel dicastero è stato anche viceministro.

Infrastrutture e trasporti - Graziano Delrio, confermato al suo dicastero dopo essere stato sottosegretario alla presidenza del Consiglio nella prima fase del governo Renzi. Classe 1960, è stato nove anni primo cittadino di Reggio Emilia. 

Beni e attività culturali - Dario Franceschini (Pd), 58 anni. Conferma anche per lui dopo essere stato deputato in tre legislature e tra i fondatori della Margherita. Nel governo Letta era ministro per i Rapporti con il Parlamento.

Ambiente - Gianluca Galletti (Udc), 52 anni. Altra conferma rispetto al governo Renzi per l’ex sottosegretario all'Istruzione nel governo Letta. Laureato in scienze economiche e commerciali, sposato, ha 4 figli. È stato nell'Alta commissione ministeriale di studio per la riforma della finanza pubblica (2003-2005). Nel 2012 è diventato capogruppo dell'Udc alla Camera.

Semplificazione e P.a. - Marianna Madia (Pd). Nata nel 1980, viene riconfermata alla guida di uno dei ministeri senza portafoglio. È entrata in Parlamento a 28 anni, nel 2008, sotto l'ala di Walter Veltroni. Ha dato il nome alla discussa riforma della pubblica amministrazione. 

Lavoro e politiche sociali - Giuliano Poletti. Conferma per il padre della riforma del lavoro, il Jobs Act. 65 anni, imolese, due figli. È stato presidente nazionale di Legacoop.

Politiche agricole - Maurizio Martina (Pd). Un altro ministro confermato. Nato nel 1978 a Calcinate, nel bergamasco, è sposato e ha due figli. Nel 2007 è tra i fondatori del Partito Democratico. Nel 2010 è eletto Consigliere della Regione Lombardia, incarico riconfermato nelle consultazioni popolari del febbraio 2013. Il 3 maggio 2013 ha giurato come Sottosegretario di Stato del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali del Governo Letta, incarico che ha tenuto anche nel governo Renzi. 

Sviluppo economico - Carlo Calenda. Nato a Roma, ha 43 anni. Nella sua carriera politica è stato vice ministro dello Sviluppo economico, poi ministro con Renzi. In passato anche un incarico come Rappresentante permanente dell'Italia presso l’Ue.

Affari Regionali - Enrico Costa, conferma per l’esponente di Ncd, già ministro nel governo Renzi. Ha 47 anni ed è di Cuneo

Queste le new entry

Valeria Fedeli ministra dell'Istruzione.

De Vincenti ministro per il Sud.

Anna Finocchiaro ministro ai Rapporti con il Parlamento.

Luca Lotti ministro senza portafoglio con delega allo Sport con deleghe su editoria e Cipe .

Cambiano

Angelino Alfano lascia il ministero dell’Interno e passa agli Esteri.

Marco Minniti, finora sottosegretario a Palazzo Chigi con delega ai Servizi segreti sarà il nuovo ministro dell'Interno.

Elena Boschi lascia il ministero per le Riforme e diventa sottosegretario alla presidenza.

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vafTe c’hanno mai mannato a quel paese? Sapessi quanta gente che ce sta…. E va e va non puoi sape’ er piacere che me fa.

 

 

Canterei questa bellissima e spiritosa canzone del grande Alberto Sordi a tutti quelli che non mi garbano, ma soprattutto mi prenderei la soddisfazione di mandare a quel paese quei personaggi che si credono insostituibili e a ogni elezione politica dicono che lasciano l’Italia, che se ne vanno a vivere altrove perché quel determinato uomo politico gli fa schifo.

 

Cammilleri non ama Berlusconi, lo odia a tal punto che disse prima delle ultime elezioni politiche che se dovesse vincere ancora una volta il Signor Berlusconi lascerebbe l’Italia.

Così scrisse al suo amico Manolo:- Sono venuto due o tre volte a Barcellona e ogni volta mi è piaciuta sempre di più. Potresti trovarmi un quartino? Una casuccia, di due stanze bagno e cucina?

Per cinque anni, la durata di una legislatura, con la possibilità di rescindere il contratto prima -. Una casuccia per soli cinque anni, quanto avrebbe dovuto durare la legislatura in Italia e Berlusconi Primo Ministro, con la possibilità anche di rescindere il contratto in anticipo se Berlusconi dovesse essere fatto fuori con un colpo di stato come nelle legislature precedenti.

 

Ma era davvero questo il suo pensiero? Scappare? Non posso crederci. Non voglio crederci. Fabrizio Corona disse che si vergognava di essere italiano.- Non ho fiducia nella legge Viviamo in un paese di merda.

Lascio l’Italia. Me ne vado perché in questo paese non ci voglio più vivere.

Corona non lasciò l’Italia. Andò a finire in carcere. Ce lo dobbiamo tenere a malincuore ancora per diversi anni tra di noi e lo Stato Italiano, cioè noi, a garantirgli vitto e alloggio.

E Bottura, il grande chef, proprietario di un ristorante disse prima dell’ultimo referendum costituzionale del 4 dicembre scorso:

- Se vince il No, vado all’estero.

Ma Bottura è ancora in Italia, anche ora che ha vinto il No.

Lo chef non pare intenzionato a mantenere la parola. Prima delle elezioni aveva minacciato non solo di lasciare l’Italia ma addirittura di chiudere il suo ristorante. Disse.- Mi viene voglia di mollare tutto e andare all’estero, lontano da un paese in cui molti giovani si arrendono prima di combattere-. Lo chef, come gli altri, non ha mantenuto la parola. E’ rimasto in Italia e l’altro giorno si è recato a Modena per selezionare i vincitori degli Istituti Alberghieri in gara al “Concorso nazionale cotechini e zampone”.

Umberto Eco, pace all’anima sua, fu molto chiaro: - Diventerò francese-.

E pure Nanni Moretti, Franco Bottiato hanno avuto in passato tanta voglia di scappare dall’Italia, però nessuno di loro abbandonò l’Italia e si tolsero dai piedi. Eco scrisse altri bellissimi libri, Nanni Moretti produsse bellissimi film e Battiato tante bellissime canzoni.

 

Porca miseria, anche Milva, la cantante, aveva minacciato che se ne sarebbe andata a vivere all’estero. Se lo avesse fatto davvero le cose in Italia avrebbero incominciato ad assumere contorni e dimensioni molto inquietanti.

Nessuno di loro ha lasciato l’Italia. Nessuno di loro ha cercato di fare fortuna all’estero. Se i loro desideri fossero stati davvero sinceri avremmo potuto, noi poveri cittadini italiani che abbiamo votato No al referendum o votato Silvio Berlusconi, che ci vantiamo di essere onesti e veri italiani, contribuire all’acquisto dei biglietti aerei, di sola andata però.

 

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renzi3Il Presidente del Consiglio Dott. Matteo Renzi sconfitto sonoramente alle urne dagli italiani nel referendum costituzionale da lui voluto si è finalmente dimesso da Capo del Governo.

 

Deve lasciare Palazzo Chigi che ha occupato abusivamente per lunghi 1000 giorni.

Era stato messo in quel posto non dagli italiani, ma dai poteri forti che ancora oggi comandano in Italia, purtroppo.

 

Cantava Mina tanti anni fa: "La musica è finita, gli amici se ne vanno…. Nemmeno una parola, l’accenno di un saluto".

Su carta intestata di Palazzo Chigi ha scritto Ciao, avrebbe dovuto scrivere addio.

Ti dico addio nascondendo la malinconia sotto l’ombra di un sorriso.

Ora cosa farà? Davvero vorrà abbandonare la politica e ritirarsi a vita privata? Succederà a se stesso?

 

Sono sicuro che, conoscendo abbastanza bene questo personaggio, non abbandonerà la politica e non si ritirerà nella sua amata Pontassieve a giocare con i figli alla Play Station, perché ha in mente un progetto molto, ma molto ambizioso: fare piazza pulita dei suoi oppositori interni.

Non accetterà mai l’incarico dal Presidente della Repubblica di formare un nuovo governo con la stessa maggioranza parlamentare, perderebbe definitivamente la faccia. Diventerebbe lo zimbello della satira in tutte le rete televisive italiane ed estere. Sarebbe paragonato a quell’ambizioso Amintore Fanfani, toscanaccio come lui, che venne apostrofato con l’appellativo di :- Rieccolo-. Se davvero Renzi ha in mente di fare piazza pulita all’interno del suo partito, il Presidente Mattarella dovrebbe almeno affidare l’incarico ad un uomo politico a lui fedele che duri almeno fino a settembre prossimo in modo che lui possa convocare un congresso, vincerlo e poi ricandidarsi a Premier alle elezioni. Renzi è giovane, è un politico molto ambizioso, solo questo sa fare, lui che non ha mai lavorato. La sconfitta al referendum non lo ha abbattuto, lo ha galvanizzato.

 

E’ convinto che il 40% dei voti ottenuti appartengono al suo partito. Sbaglia.

Dentro quel 40% c’è di tutto, anche chi non voterà mai Pd. La commozione, le lacrimucce la notte del 4 dicembre non sono state vere. Renzi ha finto quando lo spoglio delle schede elettorali non era ancora terminato ha rassegnato le dimissioni.

Le dimissioni vere si danno al Capo dello Stato non in televisione.

Renzi è un bravo attore, un prestigiatore, un furbacchione che con la sua parlantina ha preso in giro milioni di italiani facendo credere che ha abbassato le tasse, che la disoccupazione è diminuita, che le cose in Italia vanno a gonfie vele e che senza di lui l’Italia andrebbe in rovina. Non dice che i senzatetto sono aumentati, che i giovani sono più poveri dei nonni, che 5 milioni di italiani vivono in povertà, che il debito pubblico è alle stelle. Renzi, il rottamatore, che avrebbe dovuto mandare tutto l’establishment a casa, che ha cavalcato i miti dell’anticasta, ora ha paura, ha la certezza che questa volta a casa dovrà andare proprio lui.

Gli amici si sono defilati.

 

Fino a quando aveva il vento a suo favore era incensato, riverito, lodato, ora, che è caduto nella polvere, gli amici l’hanno lasciato solo.

Sono rimasti fedeli quei parlamentari che hanno una sola legislatura e non vogliono andare al voto e che rappresentano solo se stessi e che sono senza voti. Sono i quaquaraqua, i voltagabbana che hanno cambiato schieramento politico per avere qualche privilegio. Contano come il due di picche. Li abbiamo visti ieri salire al Quirinale. Il Presidente Mattarella, come vuole la prassi, li ha dovuti ascoltare, soppesare il loro parere con l’obiettivo di superare al più presto la crisi del 63° Governo Italiano indicando un nuovo Premier.

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