
Il Papa:
1«Siamo in debito con i giovani, li obblighiamo a emigrare»
«Abbiamo privilegiato la speculazione invece di lavori dignitosi e genuini che permettano» ai giovani «di essere protagonisti attivi nella vita della nostra società».
Dio viene Egli stesso a rompere la catena del privilegio che genera sempre esclusione, per inaugurare la carezza della compassione che genera l'inclusione»
«Non si può parlare di futuro» se « abbiamo condannato i nostri giovani a non avere uno spazio di reale inserimento, perché lentamente li abbiamo emarginati» e costretti «a emigrare o a mendicare occupazioni che non esistono».
I giovani debbono poter trovare un futuro nella loro terra e per questo ci deve essere un impegno da parte di tutti.
«ci è chiesto di prendere ciascuno il proprio impegno, per poco che possa sembrare, di aiutare i nostri giovani a ritrovare, qui nella loro terra, nella loro patria, orizzonti concreti di un futuro da costruire. Non priviamoci della forza delle loro mani, delle loro menti, delle loro capacità di profetizzare i sogni dei loro anziani. Se vogliamo puntare a un futuro che sia degno di loro, potremo raggiungerlo solo scommettendo su una vera inclusione: quella che dà il lavoro dignitoso, libero, creativo, partecipativo e solidale».
2«Non possiamo permetterci di essere ingenui. Sappiamo che da varie parti siamo tentati di vivere in questa logica del privilegio che ci separa-separando, che ci esclude-escludendo, che ci rinchiude-rinchiudendo i sogni e la vita di tanti nostri fratelli.
Dio, «lungi dall'essere chiuso in uno stato di idea o di essenza astratta, ha voluto essere vicino a tutti quelli che si sentono perduti, mortificati, feriti, scoraggiati, sconsolati e intimiditi. Vicino a tutti quelli che nella loro carne portano il peso della lontananza e della solitudine».
Il Presidente:
«Il problema numero uno del Paese resta il lavoro».
« sono ancora troppe le persone a cui il lavoro manca da tempo, o non è sufficiente per assicurare una vita dignitosa. Non potremo sentirci appagati finché il lavoro, con la sua giusta retribuzione, non consentirà a tutti di sentirsi pienamente cittadini».
«Combattere la disoccupazione e, con essa, la povertà di tante famiglie è un obiettivo da perseguire con decisione. Questo è il primo orizzonte del bene comune».
«Abbiamo, tra di noi fratture da prevenire o da ricomporre. Tra il Nord del Paese e un Sud che è in affanno. Tra città e aree interne. Tra centri e periferie. Tra occupati e disoccupati».
2 «La corruzione, l'evasione consapevole degli obblighi fiscali e contributivi, le diverse forme di illegalità vanno contrastate con fermezza».
«Essere comunità di vita significa condividere alcuni valori fondamentali. Questi vanno praticati e testimoniati. Anzitutto da chi ha la responsabilità di rappresentare il popolo, a ogni livello. Non vi sarà rafforzamento della nostra società senza uno sviluppo della coscienza civica e senza una rinnovata etica dei doveri. La corruzione, l'evasione consapevole degli obblighi fiscali e contributivi, le diverse forme di illegalità - ha concluso - vanno contrastate con fermezza».
3«Le difficoltà, le sofferenze di tante persone vanno ascoltate, e condivise. Vi sono domande sociali, vecchie e nuove, decisive per la vita di tante persone. Riguardano le lunghe liste di attesa e le difficoltà di curare le malattie, anche quelle comuni; Non ci devono essere cittadini di serie B.».
4«Dopo l'esplosione del terrorismo internazionale di matrice islamista, la presenza di numerosi migranti sul nostro territorio ha accresciuto un senso di insicurezza. È uno stato d'animo che non va alimentato, diffondendo allarmi ingiustificati. Ma non va neppure sottovalutato. Non rendersi conto dei disagi e dei problemi causati alla popolazione significa non fare un buon servizio alla causa dell'accoglienza».
5 «Vi è un altro insidioso nemico della convivenza. Non è un fenomeno nuovo, è in preoccupante ascesa: quello dell'odio come strumento di lotta politica. L'odio e la violenza verbale, quando vi penetrano, si propagano nella società, intossicandola».
«Una società divisa, rissosa e in preda al risentimento smarrisce il senso di comune appartenenza, distrugge i legami, minaccia la sua stessa sopravvivenza. Tutti, particolarmente chi ha più responsabilità, devono opporsi a questa deriva».
6«Il web è uno strumento che consente di dare a tutti la possibilità di una libera espressione e di ampliare le proprie conoscenze. Internet è stata, e continua a essere, una grande rivoluzione democratica, che va preservata e difesa da chi vorrebbe trasformarla in un ring permanente, dove verità e falsificazione finiscono per confondersi».
A Sanremo residenti infuriati coi richiedenti asilo. Pur avendo vitto e alloggio pagati, gli immigrati vanno in giro a chiedere l'elemosina (con lo smartphone in mano)
Tutto questo succede a Sanremo, ma anche nella nostra città di Cosenza specialmente nella nuova Piazza Bilotti e davanti ai negozi e supermarket troviamo gli immigrati che chiedono l’elemosina. Non usano il cappellino, ma un bicchiere di plastica. Qualcuno ancora da una piccola offerta, la maggioranza della gente però si sente infastidita e borbottando qualcosa passa oltre, neppure li guarda.
Sanremo - Cappellino per l'elemosina da una parte e smartphone o sigaretta dall'altra.
È questo l'identikit del "nuovo" profugo. Una figura che impazza, da mesi ormai, per le strade del centro di Sanremo, scatenando polemiche tra gli abitanti, che si sentono molestati ad ogni angolo con insistenti richieste di denaro da parte degli immigrati.
"Ehi, capo, un euro". Oppure: "Signora, una piccola offerta per mangiare". Ma quale offerta per mangiare: per loro vitto e alloggio sono gratuiti. E meno male, altrimenti al posto delle sigarette o delle schede telefoniche, con i soldi dell'elemosina gli immigrati dovrebbero comprarsi il mangiare. Ma la gente ormai lo ha capito e se all'inizio c'era ancora qualcuno che allungava una piccola offerta, oggi quei cappellini sono più o meno vuoti. "Hanno già tutto", lamentano i più. Resta soltanto il fastidio procurato a turisti e abitanti che in questi giorni di festa affollano la centralissima via Matteotti, il quartiere del teatro Ariston.
Le forze dell'ordine non possono fare nulla. Motivo? Hanno tutti lo status di rifugiato politico e, quindi, sono protetti dalla legge. Se a ciò aggiungiamo che l'accattonaggio non è reato, i conti sono presto fatti. Ma torniamo ai telefonini. Nelle vie di grande afflusso chiedono tutti l'elemosina, allungando il cappellino sotto il naso dei passanti, ma una volta girato l'angolo, ecco uscire magicamente dalle tasche smartphone e pacchetti di sigarette. Insomma, bella la vita da rifugiato.
Folla e lacrime a Sulmona per i funerali di Fabrizia di Lorenzo, la giovane italiana morta a Berlino per mano di Anis Amri
Un lungo e composto applauso della folla ha salutato la bara portata a spalla dentro la chiesa per l'inizio dei funerali.
Ed anche all'uscita dalla chiesa un lungo applauso ha accolto il feretro.
Tanti occhi umidi, tanti col groppo alla gola. .
Poi la salma è stata trasportata nel cimitero di Sulmona per la tumulazione con cerimonia privata.
Per lo Stato il presidente Mattarella.
Per il governo il ministro dell’interno Minniti, quello che ha pubblicato i nomi dei poliziotti che hanno affrontato Anis Amri.
Ma non c’erano né il ministro Poletti, né la presidente della camera Boldrini
Si! Parliamo di Poletti, il ministro di Renzi, quello che ha offeso i giovani italiani che lavorano all’estero sostenendo che “Centomila giovani se ne sono andati dall’Italia? Sì, ma “non è che qui sono rimasti 60 milioni di pistola. Conosco gente che è andata via e che è bene che stia dove è andata, perché sicuramente questo Paese non soffrirà a non averli più fra i piedi”.
Chissà se quando diceva che in Italia non restano i pistola si riferiva al figlio che vive dei contributi statali ( 500 mila euro in 3 anni!)
Si! Parliamo della Boldrini, il Presidente della Camera
Quella che il 31 marzo scorso ha dichiarato che noi italiani dovremmo imparare dagli immigrati lo stile di vita della globalizzazione che loro incarnano, mentre noi italiani dovremmo abbandonare il nostro stile di vita che apparterebbe a un passato da seppellire.