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centro storicoTanta passione, pochi denari ma soprattutto la voglia di condividere un percorso artistico e di fede che si rinnova di anno in anno nel segno della tradizione.

A pochi giorni dal Natale si sono oramai conclusi i lavori di realizzazione dei presepi nelle chiese della città. Si tratta di autentiche opere d’arte che vanno contemplati con calma e ammirati nei piccoli particolari. Ognuno di essi del resto è portatore di un messaggio di pace universale.

Sono tanti i luoghi di culto nepetini che hanno aperto le proprie porte per consentire ai maestri della cartapesta, del legno e della scultura di rappresentare la propria idea della Sacra Famiglia: la parrocchia di San Biagio (chiesa Madre), il complesso conventuale di San Bernardino da Siena, la parrocchia di Santa Maria La Pinta (Cappuccini), quella di San Pietro Apostolo (Campora San Giovanni), la chiesa di San Giuseppe, quella del Carmine e quella dedicata a Sant’Elia Profeta (Collegio) a pochi passi dai ruderi del castello. L’arte presepiale amanteana annovera, inoltra, tanti giovani artigiani che, tra mille sacrifici, portano avanti questa millenaria tradizione per regalare a grandi e bambini un sorriso di pace.

Il proliferare di queste iniziative, unite alla storicità del presepe realizzato dal maestro Giuseppe Curcio, consente di vivere Amantea sotto una veste diversa, che potrebbe essere sintetizzata con l’espressione “turismo dell’anima”. Percorrere le strade della città per raggiungere le varie chiese significa non soltanto compiere un viaggio nella memoria, ma anche apprezzare quei particolari del paesaggio che la vita quotidiana, a volte troppo veloce, nasconde agli occhi dei meno attenti. I comignoli fumanti per i focolari accesi e gli odori delle pietanze che si spandono per le vie rappresentano alcuni dei valori aggiunti che turisti e visitatori possono apprezzare in questo girovagare all’insegna dell’arte. Per non parlare poi degli aspetti architettonici e monumentali che ricordano anche ai meno esperti le dominazioni e le frequentazioni che hanno interessato Amantea nel corso del suo passato.

Alle fasi di preparazione – ed è probabilmente questo l’aspetto più rilevante – hanno partecipato adulti e bambini, ma anche giovani e donne che sacrificano parte del proprio tempo per imparare dai maestri le diverse tecniche, consentendo il mantenimento di una tradizione che negli ultimi anni ha registrato un numero sempre più alto di appassionati. Ad Amantea l’arte del presepe è più viva che mai ed è con questa ricchezza che la comunità si appresta a vivere questo momento di serenità e di festa.

Ufficio stampa comune di Amantea

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bandaTutto è pronto per il tradizionale concerto di fine anno della banda musicale “Mario Aloe”, la più antica della città, che rispetto al recente passato avrà luogo sabato 20 dicembre alle ore 18 presso il teatro auditorium del Campus Francesco Tonnara.

Prima dell’esecuzione del programma, già definito dal maestro Roberto Francescano, si svolgerà la cerimonia di consegna della cittadinanza onoraria al colonnello Vincenzo Borgia, che ha svolto le funzioni di direttore della prestigiosa Banda dei Carabinieri.

Classe 1993, il colonnello Borgia ha iniziato da giovanissimo gli studi musicali, diplomandosi in tromba con il maestro Reginaldo Caffarelli, in strumentazione per banda con Salvatore Rubino ed in composizione con Dino Milella, Alfredo De Ninno e Armando Renzi. Dopo aver diretto dal 1968 la Banda dell'Aeronautica Militare, il 20 marzo 1972 ha conseguito la nomina a Maestro Direttore della Banda dell'Arma dei Carabinieri. In precedenza aveva ricoperto per tre anni la cattedra di docente di strumentazione per banda nel Conservatorio di Stato “A. Casella” in Abruzzo. Dotato di spiccata sensibilità artistica, Borgia è anche autore di pagine musicali di indiscusso valore: “Pastrengo”, un preludio sinfonico dedicato alla gloriosa Carica dei Carabinieri del 1848; “Fanfara Solenne”, composta in occasione della consegna dello Stendardo da parte del Presidente della Repubblica al Reggimento dei Corazzieri; “Armonie per Ferrarin” che rievoca l'audace volo che il tenente Arturo Ferrarin, con il motorista Gino Capparmini, intraprese nel lontano 1920 per realizzare un raid ideale di collegamento fra l'Italia ed il Giappone; “Elegia per un purissimo eroe”, dedicata alla meravigliosa figura di Salvo D'Acquisto. Il Maestro Borgia è stato insignito di numerosi riconoscimenti artistici tra cui il “Diploma di Medaglia d'Oro ai benemeriti della Scuola, della Cultura e dell'Arte” e, recentemente, l'Onorificenza di Commendatore, conferitagli dal Presidente della Repubblica Italiana, e la “Croce d'Argento al merito dell'Esercito”. Sotto la sua direzione la Banda dell'Arma dei Carabinieri ha toccato le maggiori città di tutto il mondo.

Il concerto della “Mario Aloe, che sarà introdotto dai saluti istituzionali del sindaco Monica Sabatino, prevede tra le altre cose l’esecuzione della Traviata e le esibizioni del tenore Alessandro D’Acrissa e della soprano Rosaria Buscemi.

Ufficio stampa comune di Amantea

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Mancavano sette giorni al suo 104° compleanno . Saverio Gagliardi era nato ad Amantea il 20 dicembre 1910. Viveva nella longeva frazione di Campora San Giovanni, dove l’aria è salubre ed i cibi puri e biologici, e dove aveva fatto da sempre il contadino e la persona perbene.

 

Una grande famiglia resa felice dalla sua presenza, quella de“ il nonno grande”, come lo chiamavano i tanti nipoti.

Un uomo eccezionale, semplice, onesto, retto, che diceva pane al pane e chiamava le cose con il loro vero nome, senza infingimenti, senza edulcorazioni.

Un uomo anche molto forte, per quanto sempre sereno.

E soprattutto un nonno e padre molto amato.

E’ steso lì nella bara ma sembra dormire. Ed è comunque presente in tutti i parenti che sono intorno a lui e che ne parlano con dolcezza, come se si fosse soltanto allontanato.

E forse è così. Forse è ancora lì nelle stanze nelle quali ha vissuto gli ultimi decenni, prima con la anziana moglie e poi da solo.

Quella moglie alla quale ha inviato il suo ultimo pensiero, dicendole dopo un ultimo sospiro “ Aspettami , sto arrivando”. Una morte dolce, un grande lungo sonno mentre tutti i suoi cari gli erano attorno

E Saverio , il nonno, di tutta Campora è morto felice. Aveva realizzato il suo più grande desiderio.

Il giorno prima di salire in cielo, dopo averla attesa per decenni, gli avevano detto che la cappella cimiteriale era stata finita.

Era come se non potesse andare via prima.

Era come se in quella cappella invocata, e solo lì, lui potesse ricongiungersi alla sua amata moglie.

Una persona eccezionale, un calabrese doc, un camporese doc.

Nella bara tutto quello che voleva: le sue carte da gioco, il suo cappello, il suo organetto.

Si, Saverio Gagliardi suonava l’ organetto , ma , soprattutto, amava la musica; anche nel momenti gravi della vita sdrammatizzava suonando e ritmando le musiche calabresi e contadine. Gli bastava una forchetta ed un bicchiere ed al ritmo allegro della musica popolare trascinava i suoi commensali.

Lucido fino all’ultimo istante di vita, Saverio si lamentava un poco perché pochi anni fa gli avevano suggerito di non guidare più il suo ciclomotore, quello con il quale fino alla bella età di 98 anni, comunque, si spostava per il suo paese.

Era nato pochi anni prima della prima grande guerra alla quale non aveva partecipato perché ancora infante .

Aveva superato la terribile “Spagnola” che aveva decimato il resto della popolazione, aveva vissuto tranquillamente la sua infanzia senza contrarre la micidiale malaria , aveva superato il Fascismo e la seconda Grande Guerra.

Una persona semplice che ha vissuto con la campagna ed i suoi prodotti. Di lui i figli ed i nipoti amano ricordare i piccoli fatti della vita, la sua abilità nella scelta delle bestie per la campagna, dei buoi che lo portavano in giro nelle campagne e nei paesi vicini.

Ad un certo punto viene anche ricordata la sua amicizia con un altro grande di Campora, ormai salito anche lui, Salvatore Veltri, uno dei principali imprenditori agricoli e commerciali camporesi.

Saverio era sempre informato . Seguiva ogni giorno radio e televisione ed interveniva sempre quando si parlava delle cose di Amantea, della Calabria e d’Italia. Non amava molto la politica ,anzi per alcuni versi la aborriva.

Saverio comunque da buon calabrese non si faceva mancare mai un buon bicchiere di vino, obbligatoriamente rosso.

Amava la sambuca che non mancava mai a casa sua , con la quale arricchiva il gusto del caffè e che era la bevanda che offriva a tutti i suoi ospiti e per suo espresso desiderio   anche a coloro che sono andati a porgere le condoglianze, trasformando così il funerale in una festa .

E lì nella cucina il tavolo pieno di pasticcini e della immancabile sambuca quella che ha voluto si offrisse anche alla banda musicale che ne ha accompagnato il suo ultimo viaggio.

Indimenticabile questo vecchio calabrese che ha fatto della serenità e della naturalezza del suo vivere la ragione della sua esistenza. Con lui sembra essere andato via un pezzo della nostra terra.

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