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San Pietro in Amantea. Manifestazione culturale: «La Repubblica è donna».
Domenica, 28 Maggio 2017 09:42 Pubblicato in Basso TirrenoSi terrà in San Pietro in Amantea , venerdì 2 giugno, nella Sala Polifunzionale Museo dell’arte Orafa la manifestazione culturale: «La Repubblica è donna».
Ce ne da notizia Ferruccio Policicchio con la seguente nota:
“Egr. Sig. Direttore, sarebbe davvero cosa gradita, a me e all’intera Associazione«Uniti per San Pietro “Non solum nobis”», se pubblicasse la seguente nota con annessa locandina di invito a partecipare.
Il prossimo due giugno, 71° anniversario della Repubblica, nel piccolo borgo di San Pietro in Amantea si terrà una manifestazione storico-culturale dal titolo «La Repubblica è donna».
Già dallo scorso gennaio l’Associazione culturale «Uniti per San Pietro “Non solum nobis”» mise in programma il ricordo di questa ricorrenza anche se l’iniziativa presa dall’Onorevole Laura Boldrini, Presidente della Camera dei Deputati, ha risvegliato un lembo della Storia di San Pietro e rinvigorito il Campanile dei suoi abitanti.
In essa manifestazione, uno spazio è stato riservato alla Sindaca Ines Nervi in Carratelli, eletta Consigliera Comunale il 24.3.1946 e la domenica seguente, 31.3.1946, nominata prima cittadina.
Su una parete esterna della casa in cui visse verrà apposta una lapide commemorativa in suo onore. Successivamente si passerà al programma come diffuso e che il lettore potrà leggere da sé su locandina allegata”.
Interverranno Il magistrato Giselda Stella con una reazione sul tema “ Antigone al contrario. Dalle prime elettrici italiane alle donne in magistratura”, lo stesso Ferruccio Policicchio, con una relazione sul tema “Il voto del 1946 a San Pietro in Amantea e nel suo comprensorio”.
Modererà Argia Socievole presidente della associazione.
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LA PRIMA VOLTA CHE M’INGANNI LA COLPA E’ TUA, MA LA SECONDA…..
Sabato, 27 Maggio 2017 23:36 Pubblicato in Amantea FuturaRiceviamo e pubblichiamo da Gigino Pellegrini:
“A meno di due settimane dal voto in città, mi è stato chiesto di non essere sempre così “disfattista” e di considerare non si capisce molto bene cosa.
Il primo pensiero che mi viene, dovuto a l’amore per il paese dove sono nato, è il seguente.
Potere e arroganza vanno spesso a braccetto, e in particolare se si tratta di un cosiddetto “politico” locale e meridionale.
Ancor più seccante se il potente di turno, arrogante e prepotente si rivela anche cretino, una sommatoria i cui effetti sono letali.
Leonardo Sciascia, che di arrogantemente stupidi, stupidamente arroganti ne incontrò parecchi, compilò una sorta di “classifica”, delle “disgrazie” che possono capitare in un crescendo rossiniano:
1) L’invidia dei colleghi.
2) Gli intrighi.
3) Disprezzo dei potenti.
4) L’imbecillità.
5) L’imbecillità più il fanatismo.
6) L’imbecillità più il fanatismo più lo spirito di vendetta.
Non capita solo al singolo, anche ai paesi; che la Calabria sia un paese strano dove può capitare di tutto e di tutto capita, è cosa di sfolgorante evidenza.
Chi scrive non ha remore ad ammettere che non sa spiegare ad amici stranieri quello che accade in Calabria.
Non lo saprebbe spiegare, del resto, neppure a un italiano, non lo sa spiegare bene neppure a se stesso.
Tutto questo accade perché l’Italia della democrazia è più forma che sostanza.
Non basta, infatti, che i cittadini votino perché un paese si possa dire democratico.
Il banco di prova è costituito dal controllo che si può esercitare sull’operato dei propri rappresentanti.
Il controllo sul comportamento dei politici locali è evanescente, basterebbe riscontrare le entrate ufficiali con il tenore di vita, e chiederne conto.
Ma non lo si fa, potenti e prepotenti si credono onnipotenti.
Perché un dirigente politico si comporta in modo così arrogante?
C’è una sola risposta: perché siamo “Noi” che glielo permettiamo.
Questo avviene per diversi motivi, per ignoranza, interesse, ma principalmente per sfiducia in noi stessi.
A tutti i livelli le persone perbene dovrebbero impedire il malcostume.
Non sono convinto che siano in minoranza, al contrario le persone perbene in questa cittadina tirrenica sono certamente la maggioranza, solo che non conoscono ancora la loro forza.
Dall’altro lato della strada, l’arroganza dei conoscitori del nulla, pieni di auto-ossessioni, è straordinaria come il loro ignorare che la stragrande maggioranza delle persone - e il numero cresce giorno per giorno- conosce molto di più sul mondo e su cosa veramente stia accadendo tra quelle pedine politiche che servono il sistema basato su una bolla.
Gli arroganti cercano di contrastare questo dato di fatto dando vita a un’atmosfera illusoria, nella quale il mondo continua ancora a girare nel modo in cui vogliono.
Se qualcuno gli ricorda come stanno veramente le cose, non potranno far altro che infuriarsi. L'essenza di questi spacconcelli fatti in casa è l'ostentazione della propria superiorità rispetto a tutte le regole sociali, morali, legali e al giudizio della comunità.
L’arrogante agisce sempre in modo tale da dimostrare agli altri che può fare ciò che vuole. Generalmente, dietro la sua apparente sicurezza, mostra dei problemi relazionali destinati a peggiorare con il trascorrere del tempo.
I prepotenti hanno mancanze relative a determinate abilità appartenenti alla cosiddetta “intelligenza emotiva”e, in particolare, risentono negativamente di bassi livelli nello sviluppo dell'empatia. Anche il riconoscimento delle proprie emozioni appare basso e, poiché la consapevolezza dei propri stati emotivi è fondamentale per un'adeguata gestione della vita affettiva, quest’ultima risulta connotata da reazioni emotive istintive che prendono il sopravvento su ogni alternativa ragionata. Le dimensioni linguistiche ridotte sembrano essere direttamente connesse alla tendenza a mettere in atto, costantemente, comportamenti aggressivi quando si verificano situazioni relazionali ambigue, dal momento che non esistono sufficienti capacità di dialogo utili al chiarimento di situazioni problematiche.
E quali sono le paure più profonde del prepotente-arrogante? Soprattutto, direi, quella di fallire. Il fallimento non è contemplato, il fallimento cambia tutto, il fallimento non permette al sé consolidato di confermarsi.
Il fallimento è una rivoluzione di ciò che lui è, lo rende simile agli altri: instabile, confuso, disorientato e incapace di guardare con certezza al futuro.
Con il voto dell’11 di Giugno gli Amanteani hanno la possibilità di far fallire questi signorotti.
Gli Amanteani hanno la possibilità di punire chi vuole a tutti i costi primeggiare e fargli scoprire di essere una nullità.
Penso che sia giunto il momento di dare una sonora lezione a questi arroganti e buffoni ciarlatani.
Beaumont sur Mer 27 maggio 2017 Gigino A Pellegrini & G el Tarik
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Amantea. Temesa. Località “Vetrioli”
Sabato, 27 Maggio 2017 17:06 Pubblicato in Campora San GiovanniPer verità, direbbe il poeta, conosciamo poco della nostra terra di Calabria ed ancor meno, aggiungo, del nostro paese, dove esistono nomi di località che lasciano spazio all’ immaginazione, evocano sogni, miti, suggestioni, invocano verità ignote e nuove certezze, pur se provocatorie.
Uno di questi è certamente il toponimo “Vetrioli” , in quel di Campora San Giovanni, a monte della Torre della Principessa( alla quale daremo attenzione appena possibile), a nord del Fiume Torbido, un toponimo che evoca uno sconosciuto passato che si confonde con il mito.
"Sono toponimi affascinanti forse perché simboleggiano i sogni e la meraviglia dell’ uomo di fronte all’ ignoto.
Sono rari e splendidi. Hanno la forza del vento, del mare, della terra e del fuoco".
Sono la prova di luoghi un tempo celebri, le cui tracce sono state cancellate dall’ incessante fluire del tempo.
Delle loro espressive storie resta, spesso, solo la memoria della parola.
Peraltro come dimenticare che siamo tra l’Oliva ed il Savuto, nella misteriosa terra di Temesa, svanita nel nulla e che invece appare quando la si cerca sul campo.
Parliamo degli insediamenti di Cozzo Piano Grande in Serra di Aiello, del tempio di Zancaglia (località alla quale daremo attenzione appena possibile), della villa romana scoperta là dove venne dedotta la colonia di cittadini romani nel 194 a. C.
Ci piace ricordare a tal proposito che Strabone afferma che Temesa era situata nelle immediate vicinanze di alcune miniere di rame, già alla sua epoca (I secolo a.C.) dismesse.
Peraltro appare probabile che Strabone sia stato orientato dai versi omerici, I, 182-184 dell’Odissea che sono stati diversamente tradotti.
Una traduzione dice “Or ora approdai, con nave e compagni andando sul mare schiumoso verso genti straniere, verso Temese per bronzo, e porto ferro lucente”
Un’altra, invece, dice “Coi miei nocchier le vele al vento io sciolsi, Per cammin lungo tragittando a gente Di strania lingua, e a Temesa, per cambio di fulvo rame, terso ferro io porto”.
Come dimenticare, peraltro, che siamo nei pressi dell’antico porto dell’area della Principessa.
Già! Ma perché il toponimo Vetrioli, peraltro due e non uno!
Cosa sono i vetrioli e quali sono?
I vetrioli sono composti del rame quali i solfati idrati già sopra citati.
Visivamente i due solfati si distinguono tra loro per il colore: il solfato di rame (idrato), CuSO4, è di colore azzurro intenso (vetriolo azzurro o di Cipro o di Venere o copparosa azzurra) mentre il solfato di ferro (idrato), FeSO4, è di colore verde azzurro (vetriolo verde o romano o marziale o copparosa verde).
Sia il vetriolo di rame che il vetriolo di ferro erano conosciuti ed utilizzati sin dal 2000 a.C., e poi dagli Egizi e dai Greci, anche se certamente non sotto questo nome.
La parola vetriolo, vetriolum, compare per la prima volta intorno al VII-VIII secolo d.C., e deriva dal latino classico vitreolus; forse il nome trova origine dall’aspetto vetroso assunto dai solfati di rame e di ferro cristallizzati.
Secondo un’altra logica interpretativa del toponimo, Vetrioli potrebbe derivare dalla riscontrata presenza nella zona di numerosissime schegge di ossidiana di Lipari ,segno dei rapporti tra le isole Eolie e la Calabria tirrenica fronteggiante Stromboli.
Ossidiana usate per costruire lance e frecce ed utensili di vario tipo.
Ognuno può scegliere la ipotesi alla quale si sente più vicino.
Noi ci permettiamo questa provocazione e l’invito a camminare i luoghi.
Ringraziamo l’amico Mario Mannarino per la indicazione del toponimo, l’amico Giuseppe Sconzatesta per la planimetria dell’IGM ed alle cui ricerche ed intuizioni assegniamo un estremo valore culturale per la conoscenza del nostro paese.
Restiamo in attesa di riflessioni da parte dei lettori.
Affidiamo queste ed altre informazioni-provocazioni ai politici di Campora san Giovanni perché, consapevoli come fu Michele Vadacchino della assoluta importanza turistica di questi elementi culturali , li facciano diventare tesori per tutti.
Magari bandendo concorsi annuali di ricerca.
Giuseppe Marchese
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