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Redazione TirrenoNews

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L’attentato all’auto parcheggiata nei pressi della centrale via Vittorio Emanuele II ha sconvolto gli amanteani ancora più delle ultime vicende che hanno interessato amministratori ed ex amministratori.

Tanto più man mano che si comincia a sapere della gravità dell’attentato.

Solo ora, a distanza di un giorno, qualcuno parla del violento scoppio sentito quando le fiamme hanno raggiunto il serbatoio dell’auto.

E solo ora qualcuno è preoccupato della tenuta della tettoia del cinema, tettoia che già presentava segni di instabilità ed i cui ferri potrebbero essere stati cotti dalle fiamme donde una ancora maggiore instabilità.

Nessuna indiscrezione, invece, sui responsabili e sulle ragioni dell’attentato.

Ma , anzi, troppi sussurri.

L’unica cosa che trapela è che potrebbe trattarsi di un solo attentatore .

Gli investigatori pur avendo visionato tutte le telecamere pubbliche e private disponibili nella zona non sembra siano giunti ad alcuna certezza sulla identità dell’attentatore.

Se la avessero raggiunto, infatti, avrebbero operato sicuramente qualche fermo.

Amantea, allora, resta così in attesa di buone nuove.

La identità di un luogo è data dalla sua storia. Per questo è necessaria conoscerla e bene!

La identità di un popolo è data dalla sua cultura sociale. Per questo è necessaria diffonderla.

Cultura sociale significa tradizioni, riti, usanze, artigianato, prodotti agricoli e modi di conservarli.

Quando non si conosce, o si perde la memoria della storia di un luogo ed il popolo non conserva la sua cultura non esiste più la sua identità.

Tentiamo, allora, di conservarla. Almeno cominciamo.

Spetta a tutti noi, anche individualmente, ed in particolare alle organizzazioni sociali, culturali e politiche.

Queste ultime si sono quasi definitivamente perse, quelle sociali, compresa l’amministrazione comunale, ci sembra vivano in un mondo senza luce e senza né passato , né futuro, quelle culturali ci sembrano dedite fortemente al confronto con un mondo lontano e distante e ci sembra abbiano smarrito la percezione del bisogno di operare per conservare la identità locale.

Ma qualcuno opera in questa diorezione ed a lui/loro porgiamo i nostri ringraziamenti sinceri.

Tra i tanti gli amici di Agriverde che stanno lavorando per conservare una delle prelibatezze tipiche di Amantea : “Il Cerasiello”.

Si tratta di un peperoncino rotondo, verde nella fase iniziale e media della sua crescita e rosso a maturazione avvenuta. E proprio per questo viene chiamato cerasiello.

E’ il peperoncino che veniva conservato in reste legate con ago e filo ed appese obbligatoriamente all’ombra, dove, piano, piano, si asciugava fino a seccare.

Il Cerasiello è straordinario mangiato crudo, ottimo mangiato secco.

Il cerasiello veniva aggiunto ad ogni pietanza che le donne amanteane cucinavano, restava intatto e poi aperto dal commensale nel cui piatto capitava. Anzi di ogni piatto era la carta della amanteanità!

A gennaio il cerasiello, ormai secco, veniva triturato ed aggiunto alle carni di maiale, insieme al sale, essendo un buon conservante ed un ottimo sapidificatore.

Non sarebbe certo male se l’amministrazione comunale attuasse la DECO per tutelare uno dei tanti prodotti locali.

Un altro modo di conservazione era ed è quello dell’invasettamento in vetro e sott’olio.

Il cerasiello di Amantea è una di quelle piante che può essere cresciuta su ogni balcone od anche dentro casa.

I suoi frutti sono pronti ad ogni bisogno culinario.

E proprio per questo meglio crescerli in coppia.

Napoli dove c’è la guerra ed anche i profughi sono incazzati!

Mercoledì, 09 Agosto 2017 09:15 Pubblicato in Italia

“Così non va bene!” dice un profugo che “vive” a Napoli di fronte alla gravissima situazione delle migliaia di profughi che vivono in mezzo alla strada.

“ Persone che vivono per strada, urinano per strada, defecano per strada” dice un napoletano

“ I nostri bambini vivono segregati in casa. Non possono uscire in strada in queste condizioni” dice un altro napoletano “Praticamente alla 10 del mattino sono ubriachi “ dice una signora di Napoli.

“Tassiamoci, mettiamo un euro , due euro ciascuno e disinfettiamo!” aggiunge un altro napoletano.

Ed il Sindaco De Magistris conclude “Non bisogna prendersela con le vittime ma con i carnefici” Ora da un magistrato come lui ci aspettiamo che denunci chi sono questi carnefici.

A Napoli c’è la guerra.

Diversamente i militari non sarebbero intervenuti.

E domenica i soldati sono stati aggrediti.

“Tre militari tengono bloccato al suolo un ragazzo e gli impediscono di muoversi. Intorno a loro, alcuni extracomunitari protestano sempre più vivacemente.

Urlano, indicano, qualcuno si avvicina.

Uno di loro va verso il ragazzo immobilizzato con l’intenzione di farlo rilasciare e viene respinto, subito dopo altri giovani lo seguono; dall’altro lato, approfittando del fatto che i militari sono rivolti verso il gruppetto che era sempre più vicino, un altro extracomunitario afferra il ragazzo e lo trascina via.

Viene allontanato anche lui ma ritorna e spintona i soldati, che intanto cercano di bloccare di nuovo il giovane che nel frattempo si era rialzato e, tra qualche altra spinta dall’uno e dall’altro lato, riesce ad allontanarsi insieme ad altri giovani.

Il ragazzo viene inseguito e fermato dopo qualche metro; nell’audio, tra i clacson, si sente la voce di uno straniero che urla “non picchiare”. In pochi secondi una trentina di extracomunitari circondano i militari, urlando e inveendo.

Il video, girato da un cittadino, dura poco più di due minuti e da domenica rimbalza su Internet e in particolare sui social network, dove gli utenti si sono divisi tra chi denuncia un eccessivo uso della violenza da parte dei militari e chi, invece, invoca una maggiore presenza delle forze dell’ordine in quelle zone dove, abbandonate al degrado, gli stranieri sono spesso coinvolti in attività illegali e microcriminalità.

Il video è stato rilanciato anche da Matteo Salvini che, parlando di “guerriglia urbana”, esprime solidarietà agli abitanti del quartiere che «purtroppo si ritrovano con un sindaco amico dei clandestini e dei centri sociali».

Di parere opposto la Rete Antirazzista di Napoli, che in un comunicato parla di clima razzista e xenofobico instaurato da speculazioni politiche, si scaglia contro la pattuglia di militari che «nel fermare un cittadino marocchino per un controllo dei documenti ha finito invece per malmenarlo duramente» e, aggiunge, «questa scena e la percezione di assistere ad un abuso ha determinato la reazione indignata di molte persone, non solo immigrati».

LINK DEL VIDEO

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