
Il comunicato Stampa n 4/2014 del 01.03.2014 di Fare Ambiente evidenzia la strada da seguire per affrontare il problema dei rifiuti in Calabria. Eccolo
“L’emergenza rifiuti di oggi, afferma Antonio Iaconetti, coordinatore regionale di Fare Ambiente in una nota, è la diretta conseguenza delle (non) scelte del passato.
Certamente, prosegue Iaconetti, una gran parte di responsabilità ce l'hanno gli pseudo ambientalisti alla Bonelli che oggi viene in Calabria a criticarci senza dare soluzioni su come uscire dall’ennesima situazione emergenziale.
La soluzione, prosegue Iaconetti, c’è e si trova scritta nel disatteso c.d. decreto Ronchi, che, recependo direttive europee, nel disciplinare l’intera gestione dei rifiuti, prevede, anche, la costruzione di impianti di incenerimento con recupero energetico.
Impianti, prosegue Iaconetti, presenti in tutti i paesi più evoluti, tranne che in Calabria, dove si preferiscono le discariche, che violentano il territorio, inquinano il suolo e le falde acquifere, ai termovalorizzatori, o ad altri sistemi sicuramente meno inquinanti e in grado anche di creare ricchezza con la produzione di energia elettrica.
A questo, bisogna necessariamente abbinare un cambio di tendenza prendendo esempio da San Fili, che con il 72,66% è stato il comune più virtuoso della Calabria, e quindi sensibilizzare gli amministratori a promuovere un sistema di raccolta dei rifiuti porta a porta e sensibilizzare la gente a comportarsi secondo criteri virtuosi .
Conclude Iaconetti, solo così si riesce a coniugare rispetto dell’ambiente, recupero del decoro cittadino e tutela e salvaguardia del territorio.
Cosenza, 01.03.2014 Dal coordinamento regionale Fare Ambiente Calabria
Renzi completa la sua squadra. Ed ecco 44 sottosegretari di cui 9 viceministri
Luca Lotti, Sandro Gozi e Marco Minniti sottosegretari alla presidenza del Consiglio. Le deleghe saranno attribuite nei prossimi giorni ma Lotti avrà la delega all’Editoria e Minniti sarebbe riconfermato ai Servizi segreti e assumerà anche l’incarico di Autorità delegata alla sicurezza della Repubblica.
Al tesoro. Enrico Morando (Pd) e Luigi Casero (Ncd) sono i nuovi due viceministri all’Economia, mentre i Sottosegretari sono tre: conferma per Pier Paolo Baretta, al quale si aggiungono Giovanni Legnini (Pd) e Enrico Zanetti (Sc).
Al lavoro. Teresa Bellanova (Pd) è tra i sottosegretari al ministero del Lavoro. Con lei Franca Biondelli, Luigi Bobba, Massimo Cassano,
Allo Sviluppo Economico. Riconfermato come viceministro Carlo Calenda (Sc). Restano anche i sottosegretari Claudio De Vincenti (Pd) e Simona Vicari (Ncd) più Antonello Giacomelli (Pd) di nuova nomina con delega alle Comunicazioni.
Agli Interni. Riconfermato sia il viceministro Filippo Bubbico (Pd) che i sottosegretari Gianpiero Bocci (Pd) e Domenico Manzione (tecnico).
Alla salute. Vito De Filippo.
Agli esteri. Lapo Pistelli resta viceministro. Benedetto Della Vedova (Sc) e Mario Giro sottosegretari alla Farnesina.
Alla Difesa. Domenico Rossi (Pi) Riconfermato anche Gioacchino Alfano (Ncd)
Alla Giustizia. Enrico Costa (Ncd) Riconfermato Cosimo Maria Ferri (tecnico).
Alle Riforme ed ai rapporti con il parlamento. Ivan Scalfarotto (Pd) ,Maria Teresa Amici e Luciano Pizzetti.
Alla Semplificazione ed alla pubblica amministrazione. Angelo Rughetti (Pd).
Agli affari regionali. Gianclaudio Bressa (Pd).
Alle Infrastrutture e Trasporti. viceministro è Riccardo Nencini, segretario Psi. Mentre i sottosegretari sono Antonio Gentile e Umberto Del Basso de Caro.
Alle Politiche agricole e forestali ed alimentari . Andrea Olivero (Pi). Riconfermato Giuseppe Castiglione (Ncd).
All’ambiente Sottosegretario sono Barbara Degani e Silvia Velo (Pd).
All’istruzione, università e ricerca . Angela D’Onghia (Pi) e Roberto Reggi (Pd). Riconfermato Gabriele Toccafondi (Ncd).
Alla cultura. Francesca Barracciu e Ilaria Borletti Buitoni.
Giorni addietro il senatore Gentile, che continua a non rispondere agli interrogativi da me sollevati nei precedenti editoriali, ha affidato alle agenzie di stampa una nota in cui dichiarava la sua totale estraneità alla vicenda della mancata andata in stampa dell’Ora della Calabria (senza nominarla) e annunciava di aver dato mandato ai suoi legali per sporgere querela contro chi aveva leso il suo onore e la sua reputazione. Per fugare ogni ingiusto sospetto sulla veridicità di quanto da me denunciato, oltre che le ombre lanciate sulla correttezza professionale dei giornalisti dell’Ora da parte di altre testate che hanno anche ipotizzato che l’editore mi avesse riferito il falso (dimenticando o fingendo di dimenticare che io ero presente alla conversazione tra De Rose e Alfredo Citrigno), d’accordo con lo stesso editore divulgo alcune delle prove che documentano come il nostro stampatore De Rose parlasse effettivamente da garante dei Gentile.
Innanzitutto De Rose comincia a chiamare alle 14.47 del 18 febbraio (risulta dal messaggio sul cellulare di Citrigno che registra la chiamata mentre la sua linea è occupata) e poi alle 15.03 manda un messaggino: «Alfredo chiamami appena leggi il messaggio. A dopo». Da poco avevamo messo on line sul nostro sito un’anticipazione della notizia riguardante l’inchiesta aperta a carico del figlio del senatore Gentile. Citrigno tuttavia, che si trova nel suo ufficio presso la nostra redazione, preso da altri impegni, richiama lo stampatore solo alle 19.04 ed è allora che apprende la richiesta di De Rose che si pone come tramite dei Gentile, chiedendogli di non mettere «supa u giurnale» la notizia riguardante Andrea Gentile. Citrigno chiede a De Rose come mai si servissero di lui e non parlassero direttamente le persone in questione: Tonino o il figlio Andrea. Così il mediatore si mette subito all’opera (nella conversazione che io ho ascoltato non a caso De Rose dice a Citrigno “è la prima volta che ti chiedono una cosa, te la chiedono loro per mio tramite”).
Le schermate del cellulare di Citrigno, per altro, parlano chiaro: alle 20.57 del 18 febbraio (la notte dell’improvviso “guasto” alla rotativa che impedì l’uscita del giornale) Umberto De Rose scrive il seguente sms all’editore: «Alfredo ti hanno chiamato ma non hai risposto. Fammi sapere». Chi aveva chiamato? Risulta dalla videata delle telefonate non risposte: Andrea Gentile (alle 20.53 e poi alle 21.11), ossia il figlio del senatore di cui l’Ora avrebbe pubblicato la notizia dell’indagine aperta a suo carico per i reati di falso ideologico, abuso d’ufficio e associazione a delinquere nell’ambito del caso Asp Cosenza. L’uso del plurale da parte di De Rose è significativo perché sembra porsi in correlazione con la conversazione che io ho ascoltato in cui lo stampatore parla a Citrigno dei segnali di pace che i Gentile gli hanno fatto (“t’hanno fatto a sudditanza”) e che se buttati al mare avrebbero provocato la classica ira assassina del «cinghiale ferito».
Comunque Andrea Gentile alle 21.18, non rispondendogli l’editore, gli invia a sua volta un sms: «Alfredo ho provato a chiamarti ma non sono riuscito a sentirti... Ho avuto modo di parlare con Umberto volevo ringraziarti sinceramente per quanto farai. Andrea».
Dà, quindi, il figlio del senatore per scontato che Citrigno sarebbe intervenuto per far togliere la notizia che lo riguardava. E non solo, scrive lui stesso di aver parlato con De Rose che quindi, a giusto titolo, afferma nella conversazione da me ascoltata passata la mezzanotte di essere «garante» presso i Gentile di un obbligo «morale» da loro assunto verso l’editore per il favore che gli avrebbe reso operando la censura, tale che, dice lo stampatore, se continuassero poi a infastidirti: «Sarei io il primo a chiamarlo e a dirgli: “Senti Tonino loro ti hanno fatto un’apertura ma tu ti sei comportato come una m...”».
La conversazione telefonica tra Andrea Gentile e Alfredo Citrigno avviene alle 21.24. Non appena l’editore gli fa capire che non può intervenire su di me per farmi togliere la notizia documentata e già andata on line anche su un’altra testata, il figlio del senatore si irrigidisce: “Siamo grandi e vaccinati, ognuno va per la propria strada”. A fine telefonata, lo congeda dicendogli: “Tanti auguri a tuo padre e a te!”. Una frase che mi fa pensare a quelle ripetute da De Rose e da me ascoltate: “Ti conviene con i problemi che ha adesso la tua famiglia pubblicare questa notizia? Non ti capisco, è na ciotìa. Si sta formando il governo si parla del fatto che lui (Tonino Gentile, ndr) diventerà sottosegretario alla giustizia...”.
Di tutte le chiamate ma non è più giusto definirle pressioni? ricevute durante la lavorazione del giornale da Citrigno io non ho appreso che poco prima della mezzanotte e trenta, quando avevo già dato il “visto si stampi” a tutte le pagine e le locandine del giornale. Solo andando via dalla redazione, nell’auto di Citrigno, lui sfogandosi mi ha raccontato tutto quello che gli era successo con De Rose, il quale aveva febbrilmente chiamato anche in redazione, come mi avrebbero raccontato il giorno dopo i miei colleghi, senza ricevere risposta da Citrigno. Sono stato io a esortare Alfredo a chiamarlo in mia presenza e a dirgli che io piuttosto che cedere alla censura mi sarei dimesso. Il resto lo conoscete, almeno in parte. Poiché ci sono altri elementi che conservo ancora più scioccanti.
Mancano come sempre le risposte dirette e sincere del senatore Gentile. Non posso che ribadirgli la mia disponibilità a un confronto corretto e civile, fermo restando che davvero non capisco come possano registrarsi eventi quali quelli che stiamo portando a galla e credo che ogni senatore, ma anche ogni cittadino dovrebbe stigmatizzare pressioni come quelle subite da Alfredo Citrigno perché potesse farle a sua a volta a me e a tutta la redazione. Cosa che lui non ha voluto fare e, secondo quanto dice De Rose, nella famosa telefonata da me ascoltata, «a differenza degli altri editori che non pubblicheranno la notizia», avvertendolo che avrebbe avuto, per questo, un nemico «ancora più inferocito» Da L’Ora della calabria