
Redazione TirrenoNews
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Forte querelle tra il consigliere Robert Aloisio ed il sindaco Mario Pizzino
Martedì, 13 Marzo 2018 16:02 Pubblicato in Economia - Ambiente - EventiIl consiglio comunale è convocato per le 10.00 di stamattina 13 marzo.
Nella fase preliminare si parla di tutto, a ruota libera .
Sono le 11.00 quando il consigliere Robert Aloisio si alza e chiede la parola
“Ho già detto un’altra volta che io ho famiglia e devo tenere aperto il mio esercizio commerciale. Pertanto lascio il consiglio”
Viene fortemente richiamato dalla Presidente Ciccia la quale osserva gli che “ Quando si assumono impegni politici essi devono essere mantenuti”.
Robert Aloisio rivolto alla minoranza osserva che come hanno fatto finora possono continuare a fare tutto loro.
E’ a questo punto che il sindaco si alza contesta tale frase e chiede al consesso se Aloisio possa essere ancora ritenuto di maggioranza o di minoranza.
Gli contesta atteggiamenti arroganti e la tendenza alla spettacolarizzazione.
Poi estrae dalla tasca un lungo documento, evidentemente già preparato, che legge e con il quale contesta la mancanza di collaborazione, osservando che le sue deleghe non sono state esercitate, che Aloisio non ha convocato la commissione della quale è presidente ma che anzi ha convocato la commissione di altri.
In sostanza il sindaco non lo ritiene più appartenente alla sua maggioranza
Aloisio contesta al sindaco che lui è stato eletto dal popolo e che il sindaco siede sulla poltrona di primo cittadino anche grazie ai suoi voti.
“Mamma mia “ esclama Francesca Menichino
“Una cosa del genere non me la sarei mai aspettato”-esclama Signorelli- il quale, poi, aggiunge “Non dimenticare che Robert ti ha preso nel suo gruppo quando La Rupa ti ha cacciato!”
Infine, Aloisio ricorda di essere stato cacciato dal gruppo di maggioranza, e viene contestato dal sindaco che gli osserva che al contrario si è auto espulso.
Poi prima di lasciare il consesso aggiunge:” Meglio che me ne vado e che resto con la bocca chiusa, non vorrei ricevere una denuncia da chi ho accolto quando nessuno lo voleva!”e va via.
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Anche per il comune di Amantea la ricreazione è finita?
Martedì, 13 Marzo 2018 15:15 Pubblicato in Campora San GiovanniLo ha detto un grande calabrese quale è Nicola Gratteri procuratore della Repubblica di Catanzaro intervenendo alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario del Tar Calabria.
Ma prima di lui cinquant’anni fa la frase venne usata da Charles De Gaulle, inventore delle Quinta Repubblica francese.
La pronunciò nel 1968, quando i protagonisti di quel maggio dal sapore più casinista che rivoluzionario incominciavano a essere un po´ stanchi e avevano voglia di vacanze.
Lui, il Generale, fece circolare qualche carro armato nei boulevard di Parigi e disse, appunto, che il tempo della ricreazione era scaduto e gli studenti dovevano tornare in classe, andare a casa o comunque levarsi dai piedi.
Così il potere costituito si riprese strade e piazze, e il maggio Sessantottino finì lasciando pochi rimpianti.
Meno di un mese fa Nicola Gratteri in sostanza ha detto “La ricreazione è finita per gli amministratori degli enti locali”.
Come non richiamare questa affermazione dopo che la Procura di Paola ha inviato ad Amantea quasi due decine di avvisi di chiusura di indagine che hanno coinvolto alcuni amministratori comunali, diversi impiegati e funzionari comunali ed alcuni cittadini.
Ancora non sono perfettamente noti i capi di accusa individuali, ma sembra che si possa affermare senza tema di smentita che per il comune di Amantea la ricreazione è finita.
Non vogliamo, certo, affermare che fino ad oggi ci si sia distratti, almeno verso l’amministrazione comunale, ma una indagine che si conclude con tanti avvisi non è comune.
E non vogliamo nemmeno affermare che gli errori siano stati soltanto, o soprattutto, dei politici, giacchè funzionari e segretario comunale, in primis, hanno l’obbligo di correggere eventuali errori dei politici e dell’ apparato amministrativo.
Certo ci pare ovvio affermare che qualcuno si è distratto.
Forse molto distratto!
Sempre che non si tratti di arroganza e presunzione.
E questi sono i risultati.
Ora che la ricreazione è finita può anche darsi che la situazione migliori.
Speriamo. Per tutti.
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Ecco cosa ha detto Guccione:
«Nonostante gli annunci, ripetuti più volte, del presidente della Regione, Mario Oliverio, sull’intenzione di incatenarsi davanti a Palazzo Chigi per chiedere l’interruzione della gestione commissariale della sanità calabrese, ad oggi nulla è cambiato.
Sono trascorsi oltre quattro mesi dal primo annuncio solenne ma tutto è rimasto come prima: l’unica ad essere aumentata è la sfiducia dei cittadini verso le istituzioni e la giunta regionale».
Il consigliere regionale, Carlo Guccione, ha inviato una interrogazione urgente al governatore Mario Oliverio per conoscere quali siano «le iniziative urgenti e improcrastinabili da parte del presidente della Regione al fine di porre fine a questa vicenda che rischia definitivamente di indebolire il tessuto democratico calabrese e dare un colpo mortale alla sanità della nostra regione.
Questo per evitare che la politica e le istituzioni siano delegittimate da uno scontro finalizzato solo a garantire interessi di potere a discapito di quelli collettivi».
Ha, poi, ribadito il consigliere Guccione «Nonostante l’incontro con il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, e le ripetute riunioni del Consiglio del ministri, nulla è successo: il presidente Oliverio non si è incatenato per protestare contro questo immobilismo che ha fatto precipitare ulteriormente la situazione già precaria della sanità calabrese.
Tali annunci non suffragati dai fatti vengono percepiti solo come semplice scontro di potere e non per garantire un’adeguata politica sanitaria per i cittadini».
Già il 3 novembre 2017 il presidente della Regione nel corso di un’iniziativa a Praia a Mare annunciò: «Mi rivolgo all’onorevole Gentiloni: non è possibile più mantenere la Calabria in questa condizione.
Chiedo anche al ministro della Sanità Lorenzin di adottare un provvedimento che rimuova immediatamente questa situazione intollerabile.
Ora basta.
Se entro fine novembre non si porrà fine a questa grave situazione sarò costretto ad incatenarmi davanti a Palazzo Chigi per chiedere giustizia per la mia regione».
Concetto poi ribadito nel corso del consiglio regionale del 14 novembre («Se non ci saranno risposte da Roma mi incatenerò davanti a Palazzo Chigi») e in quello del 19 dicembre 2017 dove si è discusso della sanità in Calabria e della necessità di porre fine al commissariamento: «Riconfermo la nostra posizione, che non è una barzelletta – disse Oliverio - perché non è mio costume ingannare chi mi ha dato fiducia, ma la situazione è talmente grave da richiedere una decisione interruttiva dell’attuale gestione commissariale, perché i cittadini di questa regione devono avere gli stessi diritti dei cittadini delle altre regioni.
Sono in attesa delle determinazioni del Consiglio dei ministri, in base a queste determinazioni valuterò i prossimi passi.
Ho annunciato atti forti, non per protagonismo e comunque con sofferenza: li metterò in campo se queste risposte non ci saranno».
Passaggi che vengono ricordati all’interno dell’interrogazione, senza dimenticare «l’incontro con i sindaci calabresi che avvenne il 29 novembre 2017 dove promise di riconvocare l’assemblea dei sindaci.
Non ci fu più nessun incontro - ha sottolineato Guccione – nonostante a Roma non siano stati presi provvedimenti concreti.
Ecco perché il presidente farebbe bene a spiegare le ragioni del mancato incatenamento nonostante la sanità calabrese sia nelle stesse condizioni di prima».
«Inoltre nel corso della campagna elettorale delle ultime elezioni politiche sono stati sono stati inaugurati reparti in vari ospedali della Calabria – è scritto nell’interrogazione - e i Pronto soccorso degli ospedali di Trebisacce e Praia a Mare senza che questi avessero reparti per acuti.
Parliamo di nosocomi che ancora non sono stati messi nelle condizioni di erogare i servizi ospedalieri, fondamentali a garantire i Livelli essenziali di assistenza per i cittadini dell’Alto Tirreno e Alto Jonio, e a ridurre l’emigrazione sanitaria verso altre regioni».
Ndr. Non una parola da parte di Guccione sulla Cas(s)a della Salute di Amantea. Come mai signor Guccione?