
Redazione TirrenoNews
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Rende. Nell’ambito delle attività di controllo del territorio, ulteriormente intensificate su disposizione del comandante provinciale dei carabinieri di Cosenza, il tenente colonnello Piero Sutera, i militari dell’aliquota radiomobile di rende, nella serata di ieri, hanno tratto in arresto con l’accusa di “Detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti” un 22enne di Cosenza e un 27enne di Crotone, entrambi studenti universitari.
I militari del’Arma della compagnia diretta dal capitano Maieli, hanno avviato una serie di controlli in via Verdi.
Un 22enne, aveva imboccato quella via contromano alla guida della propria autovettura.
Bloccato dalla pattuglia di servizio, il comportamento sospetto ha portato ad eseguire una perquisizione personale, durante la quale il giovane è stato trovato in possesso di un involucro in cellophane contenente 1 grammo di “Hashish”.
I militari hanno quindi proceduto ad approfondire il controllo anche all’abitazione del giovane rinvenendo, all’interno della sua camera, 150 grammi di sostanza stupefacente del tipo “Marijuana”, un “grinder” e un “bilancino di precisione”.
Inoltre, nel corso della perquisizione domiciliare, è stata rinvenuta ulteriore sostanza stupefacente all’interno della stanza del coinquilino, il 27enne di Crotone, trovato in possesso di 402 grammi di sostanza stupefacente del tipo “Marijuana”, un “bilancino di precisione” e “materiale per il confezionamento”, tutto sottoposto a sequestro.
Gli arrestati, al termine delle formalità di rito, sono stati sottoposti agli arresti domiciliari in attesa della direttissima prevista nella giornata di domani 12 marzo.
Coltiva canapa in un capannone abbandonato con allacci abusivi alla rete elettrica.
Domenica, 11 Marzo 2018 13:18 Pubblicato in Reggio CalabriaTaurianova. I carabinieri hanno scoperto come era stato reimpiegato un vecchio capannone industriale in disuso.
La struttura, infatti, era stata adibita a piantagione di marijuana.
A scoprire le piante sono stati i carabinieri della Compagnia di Taurianova, che hanno trovato all’interno del capannone oltre 1.000 piante di altezza variabile tra i cinquanta centimetri ed il metro e mezzo.
I militari hanno, quindi, arrestato il proprietario del capannone, Marcello Spirlì, di 46 anni, già agli arresti domiciliari sempre per reati di droga.
I militari hanno proceduto al controllo perché insospettiti dall’anomala illuminazione e dall’odore proveniente dal capannone.
A Spirlì sono stati anche sequestrati 7.500 euro in contanti ritenuti provento della sua attività illecita.
L’impianto di illuminazione e areazione del capannone era fraudolentemente alimentato con un collegamento abusivo alla rete elettrica.
Marcello Spirlì è stato posto agli arresti domiciliari.
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La storia di San Giuseppe. L’uomo che parlava poco. La locandina
Sabato, 10 Marzo 2018 20:07 Pubblicato in Amantea FuturaIl nome Giuseppe è di origine ebraica e sta a significare “Dio aggiunga”, estensivamente si può dire “aggiunto in famiglia”.
Può essere che l’inizio sia avvenuto col nome del figlio di Giacobbe e Rachele, venduto per gelosia come schiavo dai fratelli.
Ma è sicuramente dal padre putativo, cioè ritenuto tale, di Gesù e considerato anche come l’ultimo dei patriarchi, che il nome Giuseppe andò diventando nel tempo sempre più popolare.
In Oriente dal IV secolo e in Occidente poco prima dell’XI secolo, vale a dire da quando il suo culto cominciava a diffondersi tra i cristiani.
Non vi è dubbio tuttavia che la fama di quel nome si rafforzò in Europa dopo che nell’Ottocento e nel Novecento molti personaggi della storia e della cultura lo portarono laicamente, nel bene e nel male: da Francesco Giuseppe d’Asburgo a Garibaldi, da Verdi a Stalin, da Garibaldi ad Ungaretti e molti altri ancora.
San Giuseppe fu lo sposo di Maria, il capo della “sacra famiglia” nella quale nacque, per opera dello Spirito Santo, Gesù figlio del Dio Padre.
E orientando la propria vita sulla lieve traccia di alcuni sogni, dominati dagli angeli che recavano i messaggi del Signore, diventò una luce dell’esemplare paternità.
Certamente non fu un assente.
È vero, fu molto silenzioso, ma fino ai trent’anni della vita del Messia, fu sempre accanto al figliolo con fede, obbedienza e disponibilità ad accettare i piani di Dio.
Cominciò a scaldarlo nella povera culla della stalla, lo mise in salvo in Egitto quando fu necessario, si preoccupò nel cercarlo allorché dodicenne era “sparito’’ nel tempio, lo ebbe con sé nel lavoro di falegname, lo aiutò con Maria a crescere “in sapienza, età e grazia”.
Lasciò probabilmente Gesù poco prima che “il Figlio dell’uomo” iniziasse la vita pubblica, spirando serenamente tra le sue braccia. Non a caso quel padre da secoli viene venerato anche quale patrono della buona morte.
Giuseppe era, come Maria, discendente della casa di Davide e di stirpe regale, una nobiltà nominale, perché la vita lo costrinse a fare l’artigiano del paese, a darsi da fare nell’accurata lavorazione del legno.
Strumenti di lavoro per contadini e pastori nonché umili mobili ed oggetti casalinghi per le povere abitazioni della Galilea uscirono dalla sua bottega, tutti costruiti dall’abilità di quelle mani ruvide e callose.
Di lui non si sanno molte cose sicure, non più di quello che canonicamente hanno riferito gli evangelisti Matteo e Luca.
Intorno alla sua figura si sbizzarrirono invece i cosiddetti vangeli apocrifi.
Da molte loro leggendarie notizie presero però le distanze personalità autorevoli quali San Girolamo (347 ca.-420), Sant’Agostino (354-430) e San Tommaso d’Aquino (1225-1274).
Vale la pena di riportare soltanto una leggenda che circolò intorno al suo matrimonio con Maria.
In quella occasione vi sarebbe stata una gara tra gli aspiranti alla mano della giovane.
Quella gara sarebbe stata vinta da Giuseppe, in quanto il bastone secco che lo rappresentava, come da regolamento, sarebbe improvvisamente e prodigiosamente fiorito.
Si voleva ovviamente con ciò significare come dal ceppo inaridito del Vecchio Testamento fosse rifiorita la grazia della Redenzione.
San Giuseppe non è solamente il patrono dei padri di famiglia come “sublime modello di vigilanza e provvidenza” nonché della Chiesa universale, con festa solenne il 19 marzo.
Egli è oggi anche molto festeggiato in campo liturgico e sociale il 1° maggio quale patrono degli artigiani e degli operai, così proclamato da papa Pio XII. Papa Giovanni XXIII gli affidò addirittura il Concilio Vaticano II.
Vuole tuttavia la tradizione che egli sia protettore in maniera specifica di falegnami, di ebanisti e di carpentieri, ma anche di pionieri, dei senzatetto, dei Monti di Pietà e relativi prestiti su pegno. Viene addirittura pregato, forse più in passato che oggi, contro le tentazioni carnali.
Che il culto di San Giuseppe abbia raggiunto in passato vette di popolarità lo dimostrano anche le dichiarazioni di moltissime chiese relative alla presenza di sue reliquie.
Per fare qualche esempio particolarmente significativo: nella chiesa di Notre-Dame di Parigi ci sarebbero gli anelli di fidanzamento, il suo e quello di Maria; Perugia possiederebbe il suo anello nuziale; nella chiesa parigina dei Foglianti si troverebbero i frammenti di una sua cintura.
Ancora: ad Aquisgrana si espongono le fasce o calzari che avrebbero avvolto le sue gambe e i camaldolesi della chiesa di S. Maria degli Angeli in Firenze dichiarano di essere in possesso del suo bastone.
È sicuramente un bel “aggiunto” di fede.( Autore: Mario Benatti )
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