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don chisciotteRiceviamo e pubblichiamo la seguente nota dal consigliere di Minoranza Giancarlo Pellegrino:

 

“Al Sig. Sindaco Sede

Oggetto: risposta nota del Sindaco dell’11/04/2018 .

Egregio Sig. Sindaco,

eravamo convinti, e lo siamo ancora, che la sua arte preminente fosse la mistificazione dell’evidenza ed oggi, con la sua esilarante nota di precisazione, ha toccato veramente il fondo.

  1. Affermare che “non ha mai negato atti né la stessa visione per doverosa conoscenza degli amministratori tutti”. Non saprei come collocare la Sua affermazione, ma a tutt’oggi non ho avuto nessuna documentazione dall’ufficio tecnico, il quale ha ribadito che “non aveva l’autorizzazione del Sindaco per la consegna dei documenti…..”;
  2. “che l’accesso ed io aggiungo la visione degli atti , è un diritto di tutti gli amministratori……………………” questo sarà pur vero per i consiglieri di maggioranza. Giova ricordare le tante richieste atti, rimaste inevase unitamente alle interpellanze ed interrogazioni che non anno avuto mai risposte;
  3. “tutti gli atti preliminari al bilancio sono stati discussi fin dal mese di dicembre 2017” : è pura fantasia non avendo mai preso visione di dati contabili certi, ma soltanto di appunti e note a margine di dubbia comprensione. Si allega quanto da me affermato?
  4. “le copie di bilancio sono state consegnate in data 31 marzo 2018”. Falso. Solo una parte dei documenti fondamentali è stata consegnata in quella data. Obbligando il sottoscritto all’ennesima richiesta di documenti ad integrazione di dati incomprensibili. Vedi nota del 6 Aprile c.a. In seguito a questa esplicita e puntuale richiesta in data 10/04/2018 è stato consegnato plico (corposo, a prova che la precedente documentazione era parziale) ad integrazione dei precedenti documenti, con una ulteriore eccezione ossia la mancanza di 3 documenti fondamentali per la discussione informata dei punti posti all’ordine del giorno del Consiglio già convocato. Il fatto è che, dal lontano 2011, la documentazione sul bilancio ci è stata consegnata sempre incompleta ed in ritardo. È un vizietto antico, quello di dire che le carte sono sempre a posto! In una delle mie vantate legislature mi è toccato assistere ad un rigoroso intervento persino di S.E. il Prefetto di Cosenza, il quale annullava e richiedeva, causa evidenti e gravi violazioni di legge, una nuova convocazione del Consiglio comunale, con evidente spreco di soldi (dei cittadini) e tempo(anche del sottoscritto). Mi duole ricordare, quanto appena scritto, ad un blasonato Sindaco, reggente il nostro Comune da quasi sei lustri.
  5. “che gli atti richiesti e riferiti alla nota prot. N° 2019, già a settembre sono stati messi a disposizione dal responsabile dell’ufficio tecnico, senza alcuna negazione (vedasi nota n° 4498 dell’11 sett. 2017)”. Caro Sindaco, forse il momento è quello giusto di togliersi la maschera ed informare, senza falsità ma con chiarezza, i cittadini/contribuenti di questo comune sullo stato dei lavori dello svincolo Sud di Belmonte Marina e soprattutto dei soldi per la realizzazione dell’opera, distratti in campagna elettorale per esigenze elettoralistiche, per bitumazioni a iosa a discapito dell’ennesima opera incompiuta. Abbiamo presentato una interpellanza a risposta scritta ex art. 20 del regolamento comunale. Ha fatto un giro di parole per evitare questa dovuta risposta. La gente di Belmonte si aspetta dal primo cittadino, non chiacchiere e/o vecchi giochetti, ma risposte chiare ed incofutabili.

Infine, voglio ricordarLe, unitamente alla Sua maggioranza, al Sig. Segretario ed al responsabile dell’Ufficio Tecnico, che la tanto auspicata collaborazione, da sempre sbandierata ai sette venti ed accompagnata solitamente da un ammiccante occhiolino, per una migliore risoluzione dei problemi del nostro amato paese, richiede, nell’ambito dei differenti ruoli, un sacrosanto rispetto della minoranza di questo Consiglio.

È così che si può crescere !

Belmonte C. Li 12/04/2018                                                   Dott. Giancarlo Pellegrino

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Amici lettori di Tirreno News, oggi vi voglio raccontare una storiella vera per riderci sopra e per passare un po’ di tempo in allegria e per dimenticare per un momento tutte le brutture di questo pazzo mondo in cui viviamo.

C’era una volta.

I miei ex alunni certamente risponderebbero:- Un Re, signor Maestro –

No, ragazzi, c’era una volta un gallo, anzi ce ne erano due in un pollaio di campagna, due bei galli canterini che secondo alcuni facevano troppo rumore.

Con i loro simpatici e meravigliosi “Chicchirichì” troppo forti, svegliavano la gente del vicinato che ancora dormiva tranquilla nei loro letti dopo aver trascorso la nottata nei pub e nei locali notturni sniffando e bevendo.

E allora la gente, infastidita del loro canto, si è rivolta alla Polizia Municipale, la quale, dopo aver ricevuto numerose segnalazioni di protesta, è stata costretta ad iniziare le indagini e a cercare i due galli accusati di cantare troppo forte.

E fanno troppo rumore. Infatti due galli, come si dice in giro, nello stesso pollaio non stanno bene insieme. Non solo sono rumorosi e svegliano la mattina con i loro chicchirichì la gente che ancora vuole dormire, ma si beccano fra di loro continuamente per avere la supremazia sulle galline.

E’ successo a Bulgarello, frazione del Comune di Cadorago in provincia di Como.

Gli agenti della Polizia Municipale sono stati mandati in giro dal lro Comandante per scovare da dove provenissero quei fastidiosi e rumorosi chicchirichì e chi fosse il proprietario dei galletti incriminati.

Ma cosa hanno fatto questi due poveri galletti che sono stati incriminati, vedete un po’, di disturbo alla quiete pubblica?

Ma come, oggi il canto del gallo disturba la gente?

Ma il gallo così facendo non fa altro che il suo mestiere, quello di cantare.

Va bene, oggi, il suo canto non è più gradito e forse non è più gradito il canto d’estate dei grilli e delle cicale.

I ragazzi, oggi, preferiscono il canto di Baglioni, Morandi, Pausini, Giorgia, Nannini, Rossi, etc.

Ma allora i Vigili dovrebbero occuparsi e mettere a tacere non solo il canto dei grilli, delle cicale, dei fringuelli, dei cardellini degli usignoli che con i loro canti allietano le nostre lunghe giornate estive, ma anche i suoni assordanti provenienti dalle stanze dei vicini di casa avendo la radio e la televisione ad alto volume.

Ma ora quale decisione prenderanno?

I galli sono stati maltrattati? No. Cantano.

Fanno il loro mestiere. Li divideranno? Forse sì.

Due galli nello stesso pollaio in fondo sono davvero troppo e non stanno bene insieme. Ci abbiamo riso sopra, vero?

Vi è piaciuta la storiella? Viviamo, amici, un periodo triste e buio e tanta gente, invece di pensare a cosa serie, si inventa di tutto per dare fastidio agli altri.

Qualsiasi cosa si faccia, dà fastidio. E anche il canto gioioso di un gallo canterino oggi dà fastidio alla gente.

Per me e credo anche per voi il canto del gallo come il canto degli altri uccellini è bellissimo e non invidio i ragazzi di oggi che non sanno distinguere il canto di un cardellino dal canto di un usignolo.

Ricordo con nostalgia la mia cara mamma quando mi svegliava presto la mattina perché dovevo andare a scuola in Amantea e, fingendo di non sentire i baci suoi, mentre gli uccelletti a frotte cantavano sui rami in fiore i sogni della notte, mi giravo dall’altro lato.

di Francesco Gagliardi

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Stamattina il Tribunale collegiale di Catanzaro, presieduto dal giudice Tiziana Macrì, ha dato inizio al dibattimento del processo nato dall’operazione “Robin Hood” su una serie di manovre ritenute illecite intorno alla gestione dei fondi della Comunità europea diretti al sostegno economico di nuclei familiari in difficoltà.

 

In particolare, l’attività della Guardia di Finanza di Vibo Valentia e del Ros di Catanzaro avrebbe accertato l’esistenza di un presunto “Comitato d’affari” che avrebbe distratto i finanziamenti comunitari vincolati al progetto regionale “Credito sociale”, indirizzandoli su conti correnti di società private, anche all’estero.

Ammesse dai giudici le prove richieste dal pm della Dda di Catanzaro, Graziella Viscomi, e dalla difesa degli imputati.

Il Tribunale si è riservato di decidere solo in ordine ad alcune produzioni documentali richieste dalla Procura.

Nell’udienza odierna si sono costituiti parti civili alcuni soci della Cooperfin e la Regione Calabria. Bruno Calvetta, dirigente della Regione, risultava invece già costituto (in sede di udienza preliminare davanti al gup) parte civile.

L’udienza odierna è servita al Tribunale anche per rigettare un’eccezione di competenza territoriale sollevata dall’avvocato Francesco Sabatino (difensore di Ferrante), ed alla quale si sono associati gli altri difensori, che chiedeva lo spostamento del processo al Tribunale collegiale di Vibo Valentia sulla scorta del fatto che fra le contestazioni vi sono pure due estorsioni con le aggravanti di aver agevolato il clan Mancuso, che ha la sua roccaforte a Limbadi, nel Vibonese.

Allo stato, però, il Tribunale ha deciso di disattendere l’eccezione delle difese e il processo resta quindi a Catanzaro.

Gli imputati sono:

Nazzareno Salerno, 53 anni, di Serra San Bruno (recentemente reintegrato in seno al consiglio regionale);

l’imprenditore Gianfranco Ferrante, 54 anni, di Vibo Valentia;

Vincenzo Spasari, 57 anni, di Nicotera, impiegato di Equitalia a Vibo Valentia;

Pasqualino Ruberto, 47 anni, di Lamezia Terme, ex presidente di Calabria Etica, società “in house” della Regione Calabria (già consigliere comunale di Lamezia Terme);

Vincenzo Caserta, 61 anni, originario di San Costantino Calabro e residente a Catanzaro, ex direttore generale del Dipartimento regionale Lavoro;

Ortensio Marano, 44 anni, di Belmonte Calabro, ex amministratore delegato della Cooperfin Spa; Claudio Isola, 39 anni, di Vibo Valentia, già componente della Struttura speciale dell'assessorato al Lavoro della Regione Calabria;

Damiano Zinnato, 51 anni, di Nicotera, cognato del boss della ‘ndrangheta di Limbadi Luigi Mancuso;

Saverio Spasari, 29 anni, di Nicotera, figlio di Vincenzo;

Michele Parise, 45 anni, di Castrolibero;

Patrizia Nicolazzo, 44 anni, di Lamezia Terme;

Maria Francesca Cosco, 48 anni, avvocato di Catanzaro; Antonio Cusimano, 58 anni, di Catanzaro (componente del Comitato di gestione del Credito sociale);

Valerio Grillo, 66 anni, avvocato di Vibo Valentia (componente del Comitato di gestione del Credito sociale);

Bruno Dellamotta, 70 anni, nativo di Genova ma residente a Firenze.

Le accuse. Le indagini hanno documentato una serie di manovre ritenute illecite intorno alla gestione dei fondi della Comunità europea diretti al sostegno economico di nuclei familiari in difficoltà.

In particolare, l’attività della Guardia di Finanza di Vibo Valentia e del Ros di Catanzaro ha accertato l’esistenza di un presunto “Comitato d’affari” che avrebbe distratto i finanziamenti comunitari vincolati al progetto regionale “Credito sociale”, indirizzandoli su conti correnti di società private, anche all’estero.

Nazzareno Salerno avrebbe favorito - secondo l'accusa - le nomine dei componenti del Comitato di gestione del Credito sociale “esclusivamente per motivi personali e privati, in particolare con Cusimano per via di rapporti di amicizia, con Valerio Grillo per via dell’appoggio elettorale”.

Con tale condotta avrebbe procurato ai nominati un ingiusto profitto patrimoniale, pari alle somme incamerate in forza dei contratti professionali stipulati con danno ingiusto di rilevante gravità per la Regione Calabria stimato in oltre 237 mila euro. Sequestrati in via preventiva nel corso dell’operazione beni per un valore di circa 2 milioni di euro.

Nel collegio di difesa figurano gli avvocati: Giancarlo Pittelli, Francesco Iacopino, Carlo Arnulfo, Giuseppe Viola, Nunzio Raimondi, Emanuele Luppi, Francesco Sabatino, Anselmo Torchia, Angelo Spasari, Giovanni Marafioti, Pasquale Barbieri, Giovanni Merante, Francesco Gambardella, Pasquale Naccarato, Mario Murone, Vincenzo Gennaro, Domenico Naccari, Nicola D'Agostino.

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