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Redazione TirrenoNews

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Lo scrive Enzo Giacco:

“Oggi pomeriggio sarà tolto il semaforo in località Principessa: torna alla normalità il traffico sulla ss18”

Oggi pomeriggio sarà eliminato il semaforo sulla ss18 in Località Principessa

che da tempo rallenta il traffico in ingresso (e in uscita) ad Amantea e che rischiava di produrre un danno alle prospettive turistico-commerciali della città.

Avevamo già annunciato che entro il mese di giugno la situazione sarebbe tornata alla normalità. Siamo, dunque, felici di annunciare che quanto promesso è stato rispettato.

I nostri ringraziamenti vanno alla Regione Calabria, ed in particolare al Presidente Oliverio - che si è speso costantemente per questa causa - e all’Assessore Musmanno.

Un grazie anche all’ANAS, nella persona dell’ing. Moladori, che ha agevolato la soluzione al problema”.

Lo scrive Biagio Miraglia:

“Domenico Bevacqua: Soddisfazione per la riapertura Ss 18 in località Principessa

“Esprimo la mia viva soddisfazione per la riapertura del tratto viario sulla Ss 18, in località Principessa di Campora San Giovanni.”.

È quanto dichiara il consigliere regionale Bevacqua, presidente della IV Commissione, che si era prodigato nelle scorse settimane per la soluzione del problema, attraverso un incontro presso il Dipartimento Lavori Pubblici e in sede di audizione in Commissione.

“Ringrazio – prosegue Bevacqua – il presidente Oliverio, l’assessore Musmanno, nonché i responsabili Anas, il capo dipartimento Calabria, ing. Ferrara, e l’arch. Silletta, responsabile del tratto viario in questione: la piena sinergia con cui si sono adoperati, unitamente alla prontezza nell’affrontare la problematica, hanno garantito una tempistica estremamente rapida ed efficace. Credo possano dirsi soddisfatte le associazioni di categoria del comprensorio del basso Tirreno cosentino, per un risultato raggiunto anche grazie al loro stimolo e alla loro sollecitazione”.

“A breve – conclude Bevacqua – come preannunciato in Commissione Ambiente e Territorio, mi farò promotore dell’avvio del tavolo di concertazione fra Comune di Amantea, Anas e Regione per la definizione degli interventi idonei a evitare l’erosione costiera e la conseguente incidenza sulla statale 18”.

Ndr Chissà quando si esprimerà la felicità di aver tolto il semaforo/tutor di Acquicella?

Se lo chiede Elena Sodano, presidente dell’associazione Ra.Gi. Onlus di Catanzaro,che interviene con una dichiarazione in merito all’istituzione, nella città di Catanzaro, del Pronto Soccorso Pediatrico.

La Sodano, ideatrice del metodo Teci, unico in Italia, per la cura ed il contenimento naturale delle demenze, accuratamente descritto nel manuale “Il Corpo nella Demenza” (Maggioli Sanità, 2017), da lei scritto ed applicato nel Centro Diurno Spazio Al.Pa.De. di Catanzaro, attivo dal 2008 e nel Centro Diurno “Antonio Doria” di Cicala, coglie lo spunto offerto da questo provvedimento per sollevare una proposta che riguarda la possibilità di istituire anche un Pronto Soccorso specifico per le persone affette da demenze.

“E’ stato detto che le società vengono giudicate dal modo in cui trattano i loro “grandi” vecchi e i loro giovanissimi.

Ho molto apprezzato la notizia dell’istituzione del Pronto Soccorso Pediatrico all’interno dell’Ospedale “Pugliese Ciaccio” di Catanzaro, una concretezza di buona sanità che allevia i timori dei bimbi quando arrivano all’interno di un ospedale, che li prepara ad accettare un ambiente che li aiuti a guarire e non li spaventi e che crea un sistema di appoggio familiare importante in questi momenti”.

Riconoscendo l’importante valore umano di questa conquista, vorrei sollevare alcune proposte: sancire anche l’istituzione di un Pronto soccorso specifico per le persone con le demenze o comunque una corsia preferenziale a loro dedicata e provvedere alla cessione di alcuni posti letto riservati alle demenze, creando un ambiente adeguato, confortevole e rassicurante con strategie di cure e sistemi di supporto che vadano incontro in modo vero e umano ai bisogni di queste persone”.

“Si tratterebbe di una rivoluzione umana e valoriale molto importante, rispetto alla desolante situazione che c’è attualmente. Spazi di cura dedicati anche a quelle persone che hanno demenze con esordio precoce, quindi persone giovani, che avrebbero a loro disposizione personale adeguatamente formato a entrare in relazione con questo tipo di patologie.

Proprio perché le demenze, nelle loro diverse età d’esordio, rappresentano una condizione umana che è caratterizzata da linee che non sono facilmente interpretabili e richiedono quindi operatori preparati e sensibili nelle dinamiche relazionali, in grado di cogliere con finezza il livello vitale nel quale la persona si colloca, per poter intervenire nel pieno rispetto dell’essere nel mondo di una persona, anche se profondamente segnata dalla malattia”.

“Per quanto riguarda l’accoglienza nel pronto soccorso, l’ideale sarebbe ridurre al massimo i tempi d’attesa di queste persone.

Per loro non ci vorrebbero codici di alcun genere, i colori giallo, verde e rosso non riescono ad identificare il loro livello di sofferenza, per questo, potrebbero essere utilizzati per rendere più colorati e accoglienti gli ambienti”.

“Anche se l’urgenza è causa della fretta di agire, una persona con demenza non può essere inserita in un ambiente comune, circondata da un gran numero di persone che non conosce e da una gran confusione.

Così non si fa altro che aumentare la sua agitazione e chiedere al coniuge o agli altri familiari, di allontanarsi dal malato, lo rende ancora più isolato, senza un viso vicino da riconoscere.

Questa persona non ha la minima idea di ciò che gli sta succedendo, spesso non riesce ad esprimere il dolore che accusa e tanto meno riesce a comprendere come mai i suoi familiari lo hanno lasciato da solo in balia di sconosciuti”.

E, anche se il paziente si sente rassicurato a questo riguardo, la malattia lo porta a dimenticare le informazioni appena ascoltate.

Paura, ansia, dolore, agitazione, sono il risultato naturale di questa assurda situazione e per calmarlo spesso gli vengono somministrati dei farmaci, mentre confusione, disorientamento, paura aumentano sempre di più.

Le persone con le demenze, inoltre, non possono essere ricoverate all’interno di reparti comuni come la geriatria o essere ospitati in altri reparti, se in geriatria non ci sono posti letto disponibili. Il loro bisogno di cura richiede ambienti e strategie assistenziali diversificate. Proprio come accade per i bambini.

A tal proposito si potrebbe anche pensare alla realizzazione di un reparto di osservazione breve intensiva, per limitare per quanto possibile i tempi di ricovero di queste persone”.

“Trovo curioso il fatto che il sistema sanitario cittadino possa rispondere diversamente a persone appartenenti a due generazioni con necessità molto ma molto simili.

Non voglio paragonare le nostre persone con demenze a dei bambini, è importante però avere consapevolezza dello sviluppo a ritroso di questa malattia, specie dell’Alzheimer, per capire la loro vulnerabilità e il loro bisogno di un supporto “gentile”.

Aiuto che non deve mancare soprattutto in situazioni in cui il malato si trova ad affrontare un ambiente triste, freddo e sterile come quello dell’ospedale. Occorre rivedere l’interpretazione sociale del concetto d’invecchiamento che non può essere visto solo in termini di disfunzione e di malattia”.

Ufficio Stampa Ra.Gi.

Si aggirava in via Labico, a Torpignattara, alla ricerca di acquirenti per distribuire le sue pasticche della « droga della pazzia» o « droga di Hitler».

 

 

 

In manette, arrestato dai Carabinieri della Stazione Roma Quadraro con l'accusa di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, è finito un 32enne del Bangladesh, senza fissa dimora e con precedenti, trovato in possesso di 80 pasticche di yaba.

Transitando lungo la via, i Carabinieri lo hanno notato mentre, a piedi, avvicinava potenziali acquirenti, perlopiù suoi connazionali, anche giovanissimi, sfruttando il basso costo di ogni singola pasticca, circa 4 euro.

Fermato e controllato, il 32enne nascondeva, in una tasca del pantalone, due bustine di cellophane contenenti complessivamente le 80 pasticche di yaba.

In suo possesso, i Carabinieri hanno trovato anche denaro contante, ritenuto provento dello spaccio. L'arrestato è stato portato in caserma e trattenuto nelle camere di sicurezza, in attesa del rito direttissimo.

Ma che cosa è la Yaba?

E la cosiddetta Droga della Pazzia

La Yaba è un derivato delle metanfetamine, generalmente tagliata con ciò che avanza della produzione di eroina e si presenta sotto forma di compresse, piccole e rotonde, di colore rosa, rosso/arancio o verde, simile all’ecstasy.

La droga viene inalata tramite una normale cannuccia, di quelle utilizzate per bere la coca cola, collegata a un ampolla contenente acqua che raffredda la miscela dal sapore dolciastro.

Questa droga, sintetizzata dai giapponesi nel 1800, è facilmente riconoscibile dal logo in rilievo riportato sul dorso della pastiglia, contraddistinto dalla lettera “R” o “WY”.

La Yaba è una delle droghe più popolari in Asia sudorientale, soprattutto in Thailandia. Yama, il nome originario della droga somministrato anche ai guerriglieri birmani, significa "droga per i cavalli", in quanto ogni sacchetto riportava l’immagine di un cavallo a significare gli effetti potenti di questa droga. Yaba, invece, che significa “droga che fa impazzire”, fu un secondo termine dato dalle autorità thailandesi come tentativo per scoraggiare i giovani dall’uso di questa sostanza.

I narcotrafficanti, pur di diffondere la droga tra la popolazione giovanile, mentirono sul contenuto delle pillole, sostenendo che esse contenevano una modica quantità di eroina, sostanza anch’essa prodotta e diffusa nel Triangolo d’Oro.

La Yaba era venduta liberamente in Thailandia ai camionisti presso le stazioni di rifornimento di gasolio al fine di tenerli svegli durante i loro interminabili viaggi di lavoro fin quando i numerosi incidenti stradali, correlati all’uso di questa sostanza, indussero il governo a bandirla nel 1970.

La Yaba, agendo sulla quella parte del cervello che produce dopamina, provoca grande dipendenze fisica e psichica.

Gli iniziali effetti di benessere sono immediatamente sostituiti da aggressività, allucinazioni, ansia, inappetenza, insonnia e paranoia.

Di frequente, i consumatori riportano la sensazione di avere degli insetti sotto la pelle e di fare numerosi tentavi per estrarli.

Tra gli effetti a lungo termine si segnalano perdita dei capelli, dolore lombare, danni al fegato e ai reni, sintomi depressivi e desideri di suicidio.

La Yaba è nota come “droga della pazzia” proprio per il forte senso di aggressività che provoca, inducendo il consumatore a gesti violenti, spesso autolesionisti.

Il nome di questa droga è tornata di recente sulle pagine delle cronache nazionali dopo che i Carabinieri hanno sgominato una banda di nordafricani che ne gestivano il traffico su buona parte del territorio di Roma.

Se in Thailandia tre milioni di consumatori sono considerati a rischio suicidio per utilizzo di Yaba, in Europa, questo tipo di sostanza è oggi in largo uso negli ambienti della musica tecno e pare che stia avendo larga diffusione ove le presenze di immigrati asiatici, che fanno da vettore con le zone di produzione, sia più marcata.

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