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32enne del Bangladesh trovato in possesso di 80 pasticche di yaba

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Si aggirava in via Labico, a Torpignattara, alla ricerca di acquirenti per distribuire le sue pasticche della « droga della pazzia» o « droga di Hitler».

 

 

 

In manette, arrestato dai Carabinieri della Stazione Roma Quadraro con l'accusa di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, è finito un 32enne del Bangladesh, senza fissa dimora e con precedenti, trovato in possesso di 80 pasticche di yaba.

Transitando lungo la via, i Carabinieri lo hanno notato mentre, a piedi, avvicinava potenziali acquirenti, perlopiù suoi connazionali, anche giovanissimi, sfruttando il basso costo di ogni singola pasticca, circa 4 euro.

Fermato e controllato, il 32enne nascondeva, in una tasca del pantalone, due bustine di cellophane contenenti complessivamente le 80 pasticche di yaba.

In suo possesso, i Carabinieri hanno trovato anche denaro contante, ritenuto provento dello spaccio. L'arrestato è stato portato in caserma e trattenuto nelle camere di sicurezza, in attesa del rito direttissimo.

Ma che cosa è la Yaba?

E la cosiddetta Droga della Pazzia

La Yaba è un derivato delle metanfetamine, generalmente tagliata con ciò che avanza della produzione di eroina e si presenta sotto forma di compresse, piccole e rotonde, di colore rosa, rosso/arancio o verde, simile all’ecstasy.

La droga viene inalata tramite una normale cannuccia, di quelle utilizzate per bere la coca cola, collegata a un ampolla contenente acqua che raffredda la miscela dal sapore dolciastro.

Questa droga, sintetizzata dai giapponesi nel 1800, è facilmente riconoscibile dal logo in rilievo riportato sul dorso della pastiglia, contraddistinto dalla lettera “R” o “WY”.

La Yaba è una delle droghe più popolari in Asia sudorientale, soprattutto in Thailandia. Yama, il nome originario della droga somministrato anche ai guerriglieri birmani, significa "droga per i cavalli", in quanto ogni sacchetto riportava l’immagine di un cavallo a significare gli effetti potenti di questa droga. Yaba, invece, che significa “droga che fa impazzire”, fu un secondo termine dato dalle autorità thailandesi come tentativo per scoraggiare i giovani dall’uso di questa sostanza.

I narcotrafficanti, pur di diffondere la droga tra la popolazione giovanile, mentirono sul contenuto delle pillole, sostenendo che esse contenevano una modica quantità di eroina, sostanza anch’essa prodotta e diffusa nel Triangolo d’Oro.

La Yaba era venduta liberamente in Thailandia ai camionisti presso le stazioni di rifornimento di gasolio al fine di tenerli svegli durante i loro interminabili viaggi di lavoro fin quando i numerosi incidenti stradali, correlati all’uso di questa sostanza, indussero il governo a bandirla nel 1970.

La Yaba, agendo sulla quella parte del cervello che produce dopamina, provoca grande dipendenze fisica e psichica.

Gli iniziali effetti di benessere sono immediatamente sostituiti da aggressività, allucinazioni, ansia, inappetenza, insonnia e paranoia.

Di frequente, i consumatori riportano la sensazione di avere degli insetti sotto la pelle e di fare numerosi tentavi per estrarli.

Tra gli effetti a lungo termine si segnalano perdita dei capelli, dolore lombare, danni al fegato e ai reni, sintomi depressivi e desideri di suicidio.

La Yaba è nota come “droga della pazzia” proprio per il forte senso di aggressività che provoca, inducendo il consumatore a gesti violenti, spesso autolesionisti.

Il nome di questa droga è tornata di recente sulle pagine delle cronache nazionali dopo che i Carabinieri hanno sgominato una banda di nordafricani che ne gestivano il traffico su buona parte del territorio di Roma.

Se in Thailandia tre milioni di consumatori sono considerati a rischio suicidio per utilizzo di Yaba, in Europa, questo tipo di sostanza è oggi in largo uso negli ambienti della musica tecno e pare che stia avendo larga diffusione ove le presenze di immigrati asiatici, che fanno da vettore con le zone di produzione, sia più marcata.

Redazione TirrenoNews

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