
Redazione TirrenoNews
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Il “ritorno” in consiglio del consigliere Giusta
Lunedì, 18 Giugno 2018 15:12 Pubblicato in Primo PianoUna lunga riunione consiliare quella di oggi avente ad oggetto l’approvazione del bilancio stabilmente riequilibrato
Una riunione alla quale ha partecipato anche il ragioniere dr Vigliatore
Ma la sorpresa principale è stata il ritorno in consiglio di Rocco Giusta.
Una presenza che ha indotto varie considerazioni, la prima delle quali è quella relativa alla possibilità di dichiararne la decadenza in applicazione dell'art. 43, comma 4, del testo unico degli enti locali che fa riferimento alla assenza del consigliere alle sedute "per 3 volte consecutive, senza giustificato motivo".
Una opportunità rimasta però inattuata.
Una opportunità che doveva avere inizio formale con la preventiva contestazione onde la difesa da parte del consigliere Giusta
Una possibilità recentemente incisa dalla Sentenza 20 febbraio 2017, n. 743 della Sezione V del Consiglio di Stato.
Una sentenza che in estrema sintesi conferma i principi espressi dalla stessa Sezione V così sintetizzabili:
"le assenze per mancato intervento dei consiglieri dalle sedute del consiglio comunale non (devono) essere giustificate preventivamente di volta in volta;
- le giustificazioni possono essere fornite successivamente, anche dopo la notificazione all'interessato della proposta di decadenza, ferma restando l'ampia facoltà di apprezzamento del consiglio comunale in ordine alla fondatezza e serietà ed alla rilevanza delle circostanze addotte a giustificazione delle assenze;
- le circostanze da cui consegue la decadenza vanno interpretate restrittivamente e con estremo rigore, data la limitazione che essa comporta all'esercizio di un munus publicum;
- gli aspetti garantistici della procedura devono essere valutati con la massima attenzione anche per evitare un uso distorto dell'istituto come strumento di discriminazione nei confronti delle minoranze;
- le assenze danno luogo a revoca quando mostrano con ragionevole deduzione un atteggiamento di disinteresse per motivi futili o inadeguati rispetto agli impegni con l'incarico pubblico elettivo;
- la mancanza o l'inconferenza delle giustificazione devono essere obiettivamente gravi per assenza o estrema genericità e tali da impedire qualsiasi accertamento sulla fondatezza, serietà e rilevanza dei motivi" (V Sezione, sentenza 9 ottobre 2007, n. 5277).
Occorre dunque attenersi ai richiamati criteri di restrittività ed estremo rigore nell'esaminare le cause di decadenza, criteri doverosi laddove sia in gioco una carica pubblica elettiva (sì che la decadenza si tradurrebbe in una alterazione della rappresentanza quale emersa del voto popolare) e tanto più considerato che la legge rimette la decisione sulla decadenza dalla carica di consigliere comunale al Consiglio comunale stesso, in seno al quale non può escludersi l'influenza di valutazioni ultronee rispetto alla pura e semplice applicazione della legge e dello statuto.
Un ritorno, quindi, solutivo.
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La verità sulla casta politica e burocratica calabrese
Domenica, 17 Giugno 2018 23:49 Pubblicato in CalabriaPer anni i politici ed i super burocrati calabresi hanno “falsato” le verità circuendole di un alone che è servito a lasciar credere fatti non veri.
Per farlo, grazie alla stampa guidata ed indotta, hanno offerto vergognose falsità, fatte di selfie e di dati bugiardi.
Ma ora sembra che quelli che non si lasciano guidare, indurre, comprare, cominciano a svelare alcune verità.
Attenti però!
Prima delle prossime elezioni regionali li vedrete tantissimo in giro per la Calabria a fare film, foto, ad abbracciare, a promettere, a prendere in giro sindaci, assessori, consiglieri comunali, cittadini.
Ma voi non vi fate prendere in giro! Anzi registrate le loro promesse ed inviate il tutto alla procura di Catanzaro…..
Ma ecco le prime verità: «Record sui fondi Ue? Macché, è un flop» di D. Gattuso* e M. Olivieri**
“No, la Calabria non è la prima regione al Sud per capacità di utilizzazione dei fondi comunitari e non è neppure tra le regioni più virtuose d’Italia quanto a capacità di spesa.
A quanti tentano ancora di confondere le acque, parlando addirittura di “miracoli” ad opera dell’attuale giunta regionale, o millantano presunti successi nello stato di avanzamento della spesa comunitaria 2014/20, non possiamo che richiamare quanto affermato nel recente rapporto di Banca d’Italia sull’economia calabrese, pubblicato il 14 giugno scorso, secondo cui «le risorse impegnate in progetti avviati, o in fase di avvio, ammontano al 40,8 % della dotazione totale, un dato inferiore alla media nazionale».
Tale percentuale si riferisce all’ultima rilevazione effettuata dalla Commissione Europea ed è aggiornata a dicembre 2017.
Di questa cifra – continua la Banca d’Italia – la spesa effettivamente realizzata sui fondi Ue 2014/20 «risulta ancora ridotta» e ferma al 5,8 % della dotazione.
In altre parole, c’è un restante 60% dei fondi comunitari che ad oggi non si è ancora deciso come spendere.
Si tratta di cifre che aumentano la distanza della Calabria dal resto d’Italia e la tengono lontanissima dalla media europea.
Considerato che il solo Programma Operativo Regionale (POR) della Calabria, cofinanziato dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) e dal Fondo Sociale Europeo (FSE), prevede una dotazione complessiva di circa 2,4 miliardi di euro, e che ad oggi risulta un residuo del 33,4% di spesa da certificare entro il 31 dicembre 2018 se si vuole scongiurare il disimpegno automatico delle risorse, questo significa che le spese ancora da certificare ammontano a circa 149 milioni di euro su un totale di 446 milioni.
La speranza, è che tutti i pagamenti effettivi (cioè i soldi effettivamente fluiti nell’economia calabrese) possano essere regolarmente certificati.
Ma, come si diceva, al momento non vi è alcuna certezza.
Peraltro se la capacità di spendere è un indicatore significativo ai fini della valutazione dell’efficacia delle politiche regionali in materia di fondi comunitari, restano molti dubbi sulla qualità della spesa, ovvero sulla reale capacità di produrre effetti virtuosi in termini di crescita economica, maggiore occupazione stabile, migliori indici di qualità della vita, ecc. Gli impatti, ad oggi, sono inconsistenti.
I dati della Banca d’Italia – a dir poco imbarazzanti per il governo regionale – sono quelli ufficiali forniti dalla Commissione Europea, e pertanto spiace dover tornare per l’ennesima volta sull’argomento, al solo scopo di rettificare le mirabolanti dichiarazioni di qualche consigliere regionale, che ama dipingere scenari fiabeschi che nulla hanno a che fare con la dura realtà delle cose. Se lo facciamo è solo per amore della verità, poiché riteniamo che si stia cercando di carpire la buona fede dei calabresi, ipotecando le loro speranze in un futuro migliore. La verità è che stiamo assistendo negli ultimi 5 anni ad un periodo di crescita fittizia senza occupazione stabile e di qualità; i dati contabili sulla crescita del Pil tendono a mascherare la diminuzione del Pil pro-capite (accertata dall’ultimo rapporto Svimez, di pochi mesi fa), nonostante lo spopolamento in atto della nostra regione.
Gli ultimi dati Istat di pochi giorni fa, ci informano infatti che – nel solo 2017 – la Calabria ha perso altri 9.000 abitanti. In questo quadro, l’intera programmazione comunitaria della Regione Calabria non sta portando nessuno dei risultati sperati e tanto strombazzati da chi governa.
Nel frattempo, si continua a consumare in silenzio un vero e proprio crimine ai danni dei calabresi e soprattutto delle categorie sociali più svantaggiate, a causa dell’insipienza di un’amministrazione regionale che non solo non è in grado di programmare e gestire proficuamente la spesa comunitaria, ma che addirittura pretende di autoassolversi, giudicando se stessa degna di potersi sedere al tavolo delle regioni virtuose.
La verità è che a soli due anni di distanza dalla scadenza naturale della programmazione comunitaria, la giunta Oliverio non è in grado di presentare risultati degni di nota.
Si continuano a presentare pillole indorate, puntando solo ad ingrossare le fila di clientele interessate. Come altrimenti spiegare i ritardi, le continue rettifiche, le incessanti integrazioni, e i differimenti dei termini che colpiscono sistematicamente tutti i bandi finora pubblicati dalla Regione Calabria?
Un caso su tutti: il bando sull’offerta turistica a valere sul Fondo Fesr (Azione 3.3.4).
Nonostante sia stato pubblicato a settembre 2017, a giugno 218 non è stato ancora aggiudicato. Per una regione che dovrebbe vivere di turismo tutto l’anno si tratta di una vera tragedia.
Verrebbe da chiedersi cosa facciano tutto il giorno gli amministratori regionali ed i relativi dirigenti generali. Ma di ciò nessuno gradisce parlare, e ci si attarda invece su narrazioni romantiche di una Calabria dipinta come meta turistica d’eccellenza, che – per la verità – esiste solo nelle fantasie di chi governa.
Paradossale, quindi, appare la situazione politica calabrese, caratterizzata da un Consiglio Regionale improduttivo e contraddistinto dalla sostanziale assenza di opposizione dialettica. Le tradizionali connotazioni partitiche di destra e di sinistra sono sparite e ci si trova di fronte ad un’informe, scolorita ed impreparata classe politica, lontanissima dai paradigmi di una classe dirigente di cui la Calabria avrebbe davvero bisogno.
Non è un caso che si registrino di questi tempi prove di inciucio, in parte sperimentate in territorio cosentino con la vicenda della Metro, e in corso di sperimentazione a Catanzaro con maldestri accordi su “grandi opere” di mediocre levatura; prove indirizzate, probabilmente, all’esclusivo obiettivo di mantenere poltrone, ormai traballanti.
Il deciso cambio di passo chiesto dalla società civile calabrese al Presidente della Regione non c’è mai stato e, anzi, per molti aspetti si ha l’impressione di essere tornati indietro, sia nei risultati amministrativi che sul piano politico, visto che la giunta regionale è arenata nel goffo tentativo di difendere quel che resta della casta politica e burocratica calabrese, ormai indifendibile.
*docente Università Mediterranea
**economista
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Le due perle di Amantea.
Domenica, 17 Giugno 2018 18:43 Pubblicato in Comunicati - Sport - GiudiziariaNel mito più che nella storia di Amantea si parla della “Mantiella a terza” e della “Perla del tirreno” due assunti indimostrati ed indimostrabili, segno palese della nostra presunzione.
Ma forse sbaglio.
Amantea ha avuto ed ha straordinarie qualità e bellezze.
Ed infatti eccovi due perle delle quali andare orgogliosi.
Perle che mostrano il nostro passato, il nostro presente ed il nostro futuro.
Siamo su una delle principali via urbane.
Nientemeno che Via Vittorio Emanuele.
Siamo nei pressi della sede di Zippa, un luogo dove spesso sono invitati i politici amanteani
Tutti i politici amanteani.
Politici forse un po’ distratti se è vero che mai nessuno di loro ha visto quello che ci è stato segnalato ( chissà poi perché sempre noi e mai altri?)
Parliamo delle prime due perle che segnaliamo ai nostro lettori.
Altre in seguito!
Basta passare sul marciapiede ( proprio quello che è chiuso da qualche anno nella ignavia più totale delle amministrazioni, dei Vigili Urbani, della città) ed è impossibile non notarle.
Due perle diverse.
Una è uno spazio privato pieno di cartacce.
Uno spazio che non appartiene a nessuno, evidentemente, e nel quale le cartacce( soprattutto volantini pubblicitari) vengono buttate o finiscono.
L’altra è una vecchia scala dove cresce il più bel giardino della città.
Un giardino incantato, pieno di vegetazione mediterranea ed in particolare di fiori ed alberi lussureggianti.
La scala porta ad un vecchissimo manufatto dove ogni tanto sale qualcuno, ovviamente a suo rischio e pericolo.
E’ uno dei tanti luoghi privati che la pubblica amministrazione attenziona al punto da non toccarli né farlo toccare, rispettosa come è della natura nelle sue forme ed espressioni.
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