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Eccovi l’ultima

La Guardia di finanza ha sequestrato 237mila euro importo pari alle somme percepite dai professionisti nominati nel "Comitato di gestione" dall'ex assessore regionale al Lavoro.

Ricordiamo che nello scorso febbraio l'operazione denominata Robin Hood, aveva portato all'arresto di nove soggetti, indagati, a vario titolo, per i reati di corruzione, peculato, turbativa d'asta e falso materiale in atto pubblico, in relazione all'ipotizzata esistenza di un "comitato d'affari" che avrebbe gestito discrezionalmente le risorse del progetto nato per andare incontro alle famiglie in difficoltà economiche.

I successivi accertamenti svolti dalle Fiamme gialli vibonesi, sotto le direttive della Procura della Repubblica di Catanzaro. Hanno fatto emergere nuove irregolarità nella gestione del progetto regionale calabrese "Credito Sociale".

Irregolarità sono state rilevate anche nella nomina di un "Comitato di gestione" costituito per curare l'istruttoria delle domande degli aspiranti al beneficio del "Credito Sociale", che avrebbero potuto essere istruite, senza alcun costo aggiuntivo per la Regione, dal personale interno all'ente.

Secondo l'ipotesi accusatoria, che ha già superato il vaglio del Tribunale del Riesame di Catanzaro, si sarebbe dapprima costituito l'organo in rassegna, e successivamente, senza l'avvio di idonee procedure di selezione a tutela dell'interesse della pubblica amministrazione, sarebbero stati nominati e, di conseguenza, contrattualizzati cinque professionisti, procurando a questi ultimi un ingiusto vantaggio patrimoniale - pari alle somme percepite in forza dei contratti professionali stipulati (237mila euro).

All'esito degli approfondimenti investigativi, nei confronti dell'ex assessore al "Lavoro, Formazione Professionale, Famiglia e Politiche Sociali" della Regione Calabria è stato disposto il sequestro delle somme indebitamente percepite dai suddetti professionisti, eseguito nei giorni scorsi dai finanzieri della compagnia di Vibo Valentia.

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Tropea come Amantea ? Sembra di si!

Il Tar del Lazio ha accolto il ricorso che era stato presentato per chiedere l'annullamento dello scioglimento per infiltrazioni mafiose del Comune di Tropea.

Il ricorso era stato proposto dal sindaco, Giuseppe Rodolico, e da due assessori, assistiti dagli avvocati Alfredo Gualtieri e Demetrio Verbaro.

Lo scioglimento del Comune era stato disposto dal Consiglio dei Ministri il 10 agosto del 2016 su proposta dell'allora Ministro dell'Interno, Angelino Alfano.

Secondo gli avvocati Gualtieri e Verbaro, "mancavano del tutto gli elementi per adottare il provvedimento di scioglimento del Comune perché non c'era nulla che potesse fare presumere infiltrazioni nell'ente da parte della criminalità organizzata".

I giudici amministrativi del Lazio accolgono il ricorso degli ex amministratori e “bocciano” l’operato della Commissione di accesso agli atti e della Prefettura di Vibo. Caso chiuso?

Il provvedimento è stato adottato dalla prima sezione del Tar Lazio.

Il decreto era stato adottato sulla scorta di una relazione redatta dalla Commissione di accesso agli atti composta dal viceprefetto Lucia Iannuzzi, dall'allora comandante della Compagnia dei carabinieri di Tropea Francesco Manzone e dal capitano della Guardia di finanza Giovanni Torino,

Ora i giudici amministrativi hanno deciso che si è in presenza di una “carenza nella fattispecie dei presupposti per lo scioglimento degli organi elettivi locali”.

Il Tar ha notato che è stata la stessa Commissione di accesso agli atti ad aver usato la parola “presumibilmente” ("presumibilmente vicini alle cosche la frase esatta") in riferimento ad alcune persone presenti all’incontro. Si tratta di un grave errore motivazionale, perché una persona o è vicina ad un clan o non lo è, lasciando invece le "presunzioni" il tempo che trovano in termini giuridici.

Per esempio i certificati penali del futuro sindaco Giuseppe Rodolico, dell’avvocato Giovanni Vecchio (cugino del sindaco), di Antonio Bretti (poi nominato assessore), e del vicesindaco Domenico Tropeano, tutti presenti alla riunione pre-elettorale all’hotel Santa Lucia di Parghelia, dimostrano per il Tar che i partecipanti alla lecita riunione non avevano alcun precedente penale per fatti di criminalità organizzata, gli unici utili a motivare un decreto di scioglimento degli organi elettivi dell’ente per infiltrazioni mafiose.

Si evince inoltre l’assenza di procedimenti penali pendenti in capo a tutti i partecipanti all’incontro pre-elettorale e l’assenza di frequentazioni con esponenti della criminalità organizzata. “Ne discende, in mancanza di prospettazione di ulteriori e puntuali elementi, l'insussistenza - scrive il Tar - a carico dello sindaco e del cugino”, cioè Giuseppe Rodolico e Giovanni Vecchio, di “elementi dotati di concreta e univoca valenza probatoria”.

Ora il ministero ha la possibilità di ricorrere al consiglio di Stato.

Lo farà?

E gli amministratori di Tropea faranno come quelli di Amantea? Chiederanno i danni morali?

Seguiremo la vicenda.

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Ancora da capire in tutte le sue ragioni l’agghiacciante omicidio avvenuto nella tarda serata di ieri lunedì 29 maggio a Mileto.

La vittima è un giovane di Mileto Francesco Prestia, 16 anni che sarebbe stato

ucciso con un colpo di arma da fuoco da un coetaneo al culmine di una lite.

Lo stesso presunto assassino, Alex Pititto , si sarebbe successivamente costituito ai carabinieri consentendo il ritrovamento del cadavere.

Tre colpi di pistola sono stati esplosi da un 15enne già identificato dai carabinieri.

Il 15enne Alex è figlio di Salvatore Pititto di san Giovanni di Mileto, che nel gennaio scorso è stato coinvolto ed arrestato nell'operazione della Dda di Catanzaro denominata "Stammer" contro il narcotraffico internazionale.

Al momento ignote le motivazioni che hanno portato alla morte del giovane, sull'accaduto indagano i carabinieri coordinati dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale dei Minori di Catanzaro.

Secondo indiscrezioni trapelate il presunto assassino sarebbe in custodia e sotto interrogatorio da parte degli inquirenti che cercano di ricostruire dinamica e movente del delitto

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