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Chizzoniti scrive al procuratore di Reggio Calabria Cafiero de Raho. Una lettera che appare sincera ma che, nel contempo, risulta essere una vera e propria denuncia. Ecco cosa scrive il presidente della Commissione speciale di vigilanza del Consiglio regionale convinto che il nuovo procuratore sieda su una polveriera:

«Finalmente si volta pagina e si conclude una esperienza politico-giudiziaria che, pur scandita da innegabili risultati, per la verità anche ex-ante conseguiti, resta una delle pagine più tenebrose della storia giudiziaria reggina».

«Il mio vuol essere soltanto un modesto ma sicuramente sincero, chiaro e deferente benvenuto per il suo purtroppo tardivo avvento nella nostra città. Lo stesso benvenuto, allora nella qualità di Presidente del Consiglio comunale di Reggio, ebbi modo di esprimerlo al suo predecessore ricevendo una gradita missiva di risposta autografa e stracolma di buoni propositi. Purtroppo rimasti deludentemente e mestamente tali. In questo contesto, la Procura Reggina ha registrato il grido di dolore lanciato dal giovane ed apprezzato sostituto Giuseppe Lombardo, che non ha esitato, dall’isolamento cui è stato costretto, a parlare di non indagini da parte di una Procura che di fronte al potere politico si è spesso girata dall’altra parte. Mentre, paradossalmente all’interno della stessa, si sono registrate inquietanti attenzioni para-investigative nei confronti dell’aggiunto Nicola Gratteri, mediante una microspia, identica a quelle in dotazione alle forze dell’ordine, strategicamente e senza difficoltà, sistemata in uno sgabuzzino della Procura prudentemente utilizzato dal coraggioso magistrato. E che dire della recentissima intrusione all’interno dell’impenetrabile Procura? A caccia di cosa? Signor procuratore si chieda quale malavitoso possa aver coltivato lo sfizio ad esplorare fascicoli archiviati (intercettazioni preventive?) violando il Palazzo più protetto di Reggio. Si chieda, ancora, signor procuratore, perché qualcuno con il blitz di qualche giorno addietro abbia tentato (?) di avvelenare i pozzi ed il perché delle ingegnose astuzie volpine investigative sapientemente organizzate al fine di neutralizzare qualsivoglia aspirazione dell’ex aggiunto della Dna Alberto Cisterna. Oggi ibernato in quel di Tivoli. Se poi, ella volesse opportunamente documentarsi sul perché l'equilibrata e prudente Procura Generale in appena dieci mesi ha attivato per ben due volte l’istituto dell’avocazione, potrebbe spiegarsi le ragioni per le quali all’interno della Procura della Repubblica reggina si è consumato un clamoroso quanto devastante 8 settembre».

«Le confermo la mia doverosa, incondizionata disponibilità, sia istituzionale che personale, a concorrere, nei limiti di quel poco o di quel tanto, a sostenere la sua azione innovativa indispensabile per contribuire all’appagamento della diffusa ansia di rinnovamento, arsura di riscatto e Giustizia che non può non coinvolgere il più alto presidio della legalità».

o afferma il presidente della Commissione speciale di vigilanza del Consiglio regionale Aurelio Chizzoniti in una lettera aperta al nuovo procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero De Raho in cui afferma, tra l'altro, che il nuovo procuratore «siede su una polveriera».

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Scopelliti era giunta addirittura a ridurre il numero di componenti in Giunta da 10 ad 8 per trovare la soluzione all’impossibile dilemma di un UDC profondamente spaccato tra un Cesa che volva in giunta Occhiuto ed un UDC regionale che voleva Alfonso Dattolo.

Ed alla fine c’è voluto Antonio Gentile con il suo NO, forte ed assoluto.

Un NO che va oltre lo stesso Occhiuto, un NO che condensa in sé una parte del passato, un po’ del presente e, forse, anche un po’ di futuro.

Troppo comodo, avrà pensato Gentile, che un “trombato” dell’UDC ora abbia il potere di un assessore regionale e faccia concorrenza nella sua stessa provincia.

E peraltro un Niet che ha il beneplacito dell’UDC regionale che voleva e vuole Dattolo.

Uno schiaffo doppio: ad Occhiuto ed a Csa!

Ed oggi a Lamezia terme si chiude la storia del rimpasto. Proprio per questo è staro convocato il gruppo consiliare del Pdl per comunicare le decisioni finali. Al termine del vertice con i suoi uomini, il governatore dovrebbe tenere una conferenza stampa per presentare i nuovi assessori. Sarà un esecutivo a dieci più presidente e vicepresidente. Non ci sarà spazio per Roberto Occhiuto ma entrerà l’attuale capogruppo in consiglio regionale Alfonso Dattolo. Gli altri due ingressi riguardano il Pdl ma su questo versante non ci saranno sorprese. A fare il loro ingresso nella squadra di governo saranno l’ex sindaco di Reggio Calabria Demetrio Arena e il presidente della commissione Sanità Nazzareno Salerno.

E forse altro!

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La musica non deve essere acuta, dirompente; stonerebbe, andrebbe oltre le righe, creerebbe allarme sociale. No ! La musica fuori misura porterebbe a chiedersi il perchè di questa diversità, porterebbe a pensare che forse il pezzo non è adatto al contesto ed ai paganti, che forse il direttore dell’orchestra non è nelle corde, che forse la stessa orchestra non ha provato il pezzo come si deve. E tutti andrebbero via dal teatro interrogandosi. Pensando. E poi che nottata passerebbero?

E questo vale anche per le parole.

Non si possono usare parole forti. E tantomeno parole oltre le righe, fuori luogo, allarmanti. Parole che lascino pensare, anzi inducano a pensare. Financo a supporre che la verità non sia quella conosciuta, quella diffusa ed offerta in modo edulcorato.

Deve avere pensato così chi ha disposto di eliminare le parole incisive e forti di Aurelio Chizzoniti dal comunicato stampa.

Parliamo dell'ultima riunione della commissione antindrangheta. La commissione che ha approvato il “Piano di lavoro 2013”, illustrato dal presidente, Salvatore Magarò. La commissione che ha votato un ordine del giorno per l'abolizione delle banconote da 500 euro e pensa già alle prossime audizioni. E a «varare una legge organica attuale ed efficace, che raccolga la normativa in vigore e dia contemporaneità e facilità di consultazione ai testi, per rendere più forte il sistema di contrasto alla 'ndrangheta.

Una commissione che sarebbe caduta subito nell’inedia dell’ombra se non fosse stato per le parole

di Aurelio Chizzoniti, consigliere regionale di “Insieme per la Calabria”.

“Eccole: «La criminalità non va esclusivamente circoscritta agli eventi eccessivamente cruenti e violenti, come le terribili devastazioni provocate dall’uso del tritolo».

Ci sono «azioni a tratti più raffinate che non abbisognano di dimostrazioni violente».

Passa, poi, Chizzoniti, alle «questioni fosche registrate anche negli apparati istituzionali addetti alla repressione della stessa criminalità. È bene non sottovalutare, in proposito, quanto spesso accade anche all'interno di alcuni uffici giudiziari, testimoniando rischi di condizionamento o di depistaggio della stessa attività inquirente».

Interventi oscuri, manine pronte a nascondere carte, ombre inquietanti.

Un intervento sul quale Mario Maiolo (Pd) esprime apprezzamento e «invita tutti i componenti a riflettere».

Parole, insomma, che non sono passate inosservate. Un particolare che non può sfuggire a chi abbia visto il resoconto sommario della seduta, pubblico e scaricabile dal web.

Dal comunicato stampa finale, invece, la dichiarazione fragorosa di Chizzoniti è stata tagliata. E il consigliere di “Insieme per la Calabria” – notoriamente uno che non le manda a dire – si è rivolto all'ufficio stampa del consiglio regionale per chiedere lumi sulla mancata citazione.

All'avvocato reggino sarebbe stato risposto che nella prima versione della nota, il passaggio sul suo intervento c'era, ma poi era stato eliminato, probabilmente su richiesta del presidente della commissione Magarò.

Meglio le atmosfere ovattate alle parole forti. Meglio le targhe. Quelle non danno fastidio a nessuno.”

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