BANNER-ALTO2
A+ A A-

Tutto, tutto pur di fare cassa. E così il Comune di Reggio Calabria mette in vendita i suoi beni. Ben 1559, di tutto, dai terreni agli orti, dagli immobili ai fabbricati rurali.

La parola d’ordine è quella dei tantissimi comuni calabresi: fare cassa, rimpinguare le magre finanze del palazzo.

E Palazzo San Giorgio mette in vendita anche i suoi gioielli. Sia l’ex albergo Miramare (nella foto) che l’Italcitrus , quelli che la precedente amministrazione aveva tentato inutilmente di vendere.

Un avviso unico con il quale si vende tutto quanto al Municipio non serve per fini istituzionali.

Ne ha dato notizia il segretario generale che ha, così, dato esecuzione a quanto deciso dalla commissione straordinaria che regge le sorti del Municipio dopo lo scioglimento per mafia del Consiglio comunale.

Nel mentre si attende la decisione della Corte dei Conti sul Piano di riequilibrio finanziario.

Leggi tutto... 0

Le telecamere della trasmissione Mediaset hanno seguito per alcuni giorni gli operai di Africo e Samo, due centri della Locride. Bene, nelle immagini si vedono i lavoratori intenti a organizzare lunghi pranzi, leggere giornali e giocare a carte. Insomma, tutto fuorché lavorare.

Sul luogo di lavoro si presentano ogni mattina. E pure in perfetto orario. Peccato, però, che una volta arrivati lì, tutto fanno tranne che dedicarsi alle mansioni per le quali sono stipendiati. Un servizio delle Iene di ieri sera ha messo a nudo tutte le “pecularietà” dei dipendenti dell'Afor. Ufficialmente questi operai dovrebbero occuparsi delle montagne calabresi e prevenire il dissesto idrogeologico. Ma, come dimostrato del servizio firmato da Luigi Pelazza, non avviene niente di tutto ciò..

Ma il peggio arriva quando l'inviato delle Iene arriva negli uffici dell'Afor di Reggio Calabria per chiedere spiegazioni. Il dirigente, visibilmente colto di sorpresa, prima prende tempo e poi si dilegua. Nessuno, tra i suoi collaboratori, sa dire dove sia andato a finire, né fornisce spiegazioni utili alla questione.

A Pelazza non resta che partire alla volta di Catanzaro, dove ha sede la sede regionale dell'Afor. Ma anche il tentativo di parlare con il dirigente regionale Alfredo Allevato va a vuoto: è in ferie. Tocca ai dirigenti presenti in sede provare a fornire qualche chiarimento. Dice una donna che lavora in quell'ufficio: «Avete monitorato una zona pessima.

Quella è una zona un po' particolare». Pelazza coglie la palla al balzo: «Mafia?». Lapidaria la risposta: «Qui lo dico e qui lo nego! Quella è la zona che ha creato grossissimi problemi». Sotto la lente di ingrandimento sono finiti pure i soldi per i rimborsi carburante previsti per gli operai che da casa dovevano raggiungere il luogo di lavoro. In nome della razionalizzazione dei costi, questi rimborsi sono stati eliminati. Per il trasporto dei lavoratori l'Afor ha messo a disposizione dei pullman. «Questi – dice sempre la funzionaria in servizio a Catanzaro – non l'hanno mai voluto prendere». Guai ad alzare la voce. La dirigente racconta con preoccupazione: «Nel 2009 c'è stato un attacco a questa sede. Sono arrivati 300 lavoratori del contingente di Africo che hanno fatto qui dentro l'iradiddio. Il commissario che c'era allora è stato sequestrato! Hanno preso a schiaffi il direttore generale».

Prevale la rassegnazione, insomma. E l'altro suo collega aggiunge sconsolato: «Se ci tagliano le spese relative ai controlli non possiamo fare niente».

Tutto questo mentre il consiglio regionale si appresta a votare la riforma dell'ente che è stato posto in liquidazione nel 2007.

Si sente dire che ci sarà una forte presa di posizione da parte della regione perché l’Italia non creda che TUTTI i lavoratori dell’AFOR siano come quelli del servizio.

Nessuna notizia invece su possibili interessamenti da parte delle competenti procure penali e dei conti.

Sperabile che il resto della Calabria non scappi come avvenuto ai dirigenti della regione per i quali sembra si stia interessando “Chi l’ha visto”

Leggi tutto... 0

La storia è semplicissima.

1)Giusva su Strill “sferra l’attacco “ Rosario Mirabelli. Ecco l’articolo:

Riduzione consiglieri regionali: quando la pezza è peggio del bucodi Giusva Branca

Lo scorso 18 marzo il Consiglio regionale - in seconda lettura - ha modificato lo statuto per portare il numero dei consiglieri da 50 a 40. La legge che impone la riduzione fissa in 2 milioni di abitanti il crinale oltre il quale le Assemblee potranno essere composte da quaranta consiglieri; sotto i 2 milioni i consiglieri saranno trenta. Il caso ha voluto che tra prima lettura (passata in Aula con riferimento al censimento del 2001) e seconda lettura (censimento 2011 nel frattempo ultimato e pubblicato dal'Istat) il numero dei residenti in Calabria calasse al di sotto dei 2 milioni. Di poco, ma al di sotto.

L'Aula se ne è disinvoltamente fregata e ha approvato la riduzione non a 30 ma a 40.

Oggi leggiamo che il consigliere regionale Rosario Mirabelli, un passato da Presidente del Consiglio comunale di Cosenza e recentemente impigliato nell'operazione ''Ippocrate'', relativa a false attestazioni sanitarie, ha presentato un'articolata proposta di legge, volta ad una serie di riduzione dei costi della politica la cui punta di diamante è costituita dalla riduzione dei consiglieri da 40 a 30.

Bene, pensi, si vede che quel 18 marzo (essendo, tra l'altro non appartenente alla maggioranza) ha votato infruttuosamente contro e ora ci riprova.

E allora vai al resoconto di quella votazione e vedi che quella scelta, poi definita vergognosa praticamente da tutti gli organi di stampa, è passata all'unanimità dell'Aula: tutti insieme, appassionatamente, destra e sinistra, maggioranza e opposizione, giovani e vecchi, Scilla e Cariddi, Gianni e Pinotto, muschi e licheni.

E allora, pensi, forse Mirabelli era assente e guardi le presenze di quel giorno: niente, presente.

Presente e...."unanime"...

Oa, per carità, il diritto di cambiare idea è sacrosanto (anche se Mirabelli pare aver preso un pò troppo alla lettera l'idea che la coerenza sia la virtù degli imbecilli, almeno a leggere il suo curriculum politico che racconta di esordi nella Dc, per transitare in An, rimbalzando poi su Autonomia e diritti di Loiero e poi su Api), ma l'impressione è che lui, come tutti gli "unanimi" ci abbia provato (dieci posti di potere in più o in meno sono tantissimi), la colpa dell'ennesimo casino scoppiato sul palazzo, ovviamente, è stata, poi, solo di questa stampa che continua, ostinatamente, a non farsi i fatti propri (che brutto vizio).

Nel frattempo, però, l'aria - complice lo scandalo-rimborsi - si è fatta irrespirabile e allora Mirabelli oggi ci prova ad esibirsi in questa giravolta carpiata: "cambiare subito la legge" dice. Tanto, chi vuoi che sappia se ho votato a favore o contro?

Ma come, non l'ha approvata anche lei, consigliere meno di un mese fa?

No, la prego, non ci provi a tirare fuori la storiella che era uscito dall'Aula per fare la pipì, è vecchia più della sua prostata...

E Rosario Mirabelli non ci sta e ricambia. Ecco l’articolo:

Egregio direttore, le sue premure verso le condizioni della mia prostata mi lusingano, ma posso rassicurarla che fino ad ieri sera non ha mostrato alcun cedimento. Però devo confessarle che dopo avere letto il suo articolo che mi riguarda, ho avuto qualche problema, ma credo sia dovuto più ad un odioso virus intestinale che sta colpendo molti calabresi e non ad una reazione alle sue tesi strampalate e diffamatorie di cui ne risponderà nelle sedi opportune.

Lei tira in ballo le mie origini democristiane e io ne vado fiero, magari oggi ci fosse quel partito; anche lei ne trarrebbe giovamento perché si sarebbe potuto misurare con le gesta di grandi politici che hanno militato in quel partito, ma deve rassegnarsi. Così come non esistono i partiti di una volta, non esistono nemmeno i giornalisti di una volta, e lei ne è l’esempio per la sciatteria con cui esprime giudizi manichei e fa analisi che, se non ci fosse internet, non troverebbero spazio nemmeno nei giornalini di quartiere. Si sarebbe risparmiato questa figuraccia dando un’ occhiata al sito del consiglio regionale per ricostruire il mio curriculum politico.

Direttore, sappia che non ho mai ricoperto la carica di presidente del consiglio comunale di Cosenza, ne sarei stato onorato, risiedo a Rende dove sono stato eletto più volte consigliere comunale e nello stesso collegio stato eletto consigliere provinciale di An. Ho lasciato quel partito non condividendone la linea politica e l’azione amministrativa e politica della giunta Chiaravalloti rinunciando anche ad incarichi legittimamente offerti (Fincalabra) e questo è stato il motivo per cui nel 2005 ho sostenuto un “vecchio” democristiano come Agazio Loiero. Stesso discorso per quando riguarda l’Api, partito senza prospettive. Del resto gli ultimi risultati elettorali dimostrano che avevo visto giusto.

Riguardo la mia vicenda giudiziaria, premesso che non attiene alla mia attività politica ma di medico; voglio evidenziarle che il sottoscritto non ha mai subito alcuna condanna penale o civile, per cui con estrema tranquillità aspetto le conclusioni processuali, ancora in fase iniziale. Sono convinto che un cittadino deve difendersi nel processo e non dal processo.

Rispetto alla mia coerenza politica, sappia che in consiglio regionale, non appartenendo al momento ad alcun partito politico, voto provvedimenti nell’esclusivo interesse dei calabresi e senza preclusioni ideologiche. Sulla riforma della montagna ho presentato un progetto di legge alternativo a quello della maggioranza e mi batto per il cambiamento e contro le forze conservatrici di questa regione.

Entrando nel merito della proposta di legge di riforma dello Statuto che ha eccitato (forse in mancanza di altro) la sua mente, le faccio notare che quando è stato avviato il procedimento legislativo, l’Istat non aveva ufficializzato i dati del censimento e quel procedimento ,così ha deciso la conferenza dei capigruppo, andava concluso. Ora che è certo che il numero degli abitanti è sotto i 2 milioni, quindi non solo bisogna procedere con la riduzione del consiglieri a 30, ottemperando ad una norma nazionale, ma occorre procedere ad altre modifiche statutarie per garantire un giusto equilibrio tra maggioranza ed opposizione per un efficace utilizzo delle risorse del Consiglio. La “punta di diamante” della mia proposta consiste soprattutto nel separare in maniera netta le funzioni del Consigliere da quelle dell’Assessore Regionale attraverso l’introduzione dell’incompatibilità tra i due ruoli così come avviene peri Comuni e le Province ciò per evitare di essere controllori e controllati nello stesso tempo. Nel momento in cui il consigliere viene chiamato a far parte della giunta scatta la sospensione dello status di consigliere e il suo posto viene preso dal primo dei non eletti ciò al fine di evitare che l’assessore diventi “ostaggio politico” del presidente che può revocarlo in qualsiasi momento sbattendolo fuori dal consiglio regionale in qualsiasi momento. Resta inteso che il costo aggiuntivo per i consiglieri supplenti non deve aumentare il budget di Palazzo Campanella per i 30 membri. Inoltre propongo una riduzione da sei a quattro delle commissioni.

Quindi converrà con me che questo in questo progetto di legge la riduzione dei consiglieri da 40 a 30 altro non è che l’adeguamento obbligatorio e vincolante ad una legge nazionale che si applica tout court.

Direttore, infine, accetti un consiglio se ha un briciolo di umiltà, legga nel dettaglio la mia proposta, si consulti con qualche costituzionalista e poi faccia tutte le critiche del caso. Non perda altro tempo prezioso con la mia prostata, si informi, si aggiorni, approfondisca prima di scrivere. Insomma se vuole continuare a fare il giornalista lavori con professionalità, se non ne ha voglia lasci stare, cambi mestiere e faccia l’urologo. Il Consigliere Regionale -   On. Rosario Mirabelli

A Voi il giudizio:

Leggi tutto... 0
BANNER-ALTO2
© 2010 - 2021 TirrenoNews.Info | Liberatoria: Questo sito è un servizio gratuito che fornisce ai navigatori della rete informazioni di carattere generale. Conseguentemente non può rappresentare una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità predefinita. Non può, pertanto, essere considerato un prodotto editoriale ai sensi della legge 62 del 7 marzo 2001. L'Autore del sito non è responsabile dei commenti inseriti nei post o dell’utilizzo illegale da parte degli utenti delle informazioni contenute e del software scaricato ne potrà assumere responsabilità alcuna in relazione ad eventuali danni a persone e/o attrezzature informatiche a seguito degli accessi e/o prelevamenti di pagine presenti nel sito. Eventuali commenti lesivi dell’immagine o dell’onorabilità di persone terze non sono da attribuirsi all’autore del sito, nemmeno se il commento viene espresso in forma anonima o criptata. Nei limiti del possibile, si cercherà, comunque, di sottoporli a moderazione. Gli articoli sono pubblicati sotto “Licenza Creative Commons”: dunque, è possibile riprodurli, distribuirli, rappresentarli o recitarli in pubblico ma a condizione che non venga alterato in alcun modo il loro contenuto, che venga sempre citata la fonte (ossia l’Autore). Alcune immagini pubblicate (foto, video) potrebbero essere tratte da Internet e da Tv pubbliche: qualora il loro uso violasse diritti d'autore, lo si comunichi all'autore del sito che provvederà prontamente alla loro pronta. Qualunque elemento testuale, video, immagini ed altro ritenuto offensivo o coperto da diritti d'autore e copyright possono essere sollecitati inviando una e-mail all'indirizzo staff@trn-news.it. Entro 48 ore dalla ricezione della notifica, come prescritto dalla legge, lo staff di questo Blog provvederà a rimuovere il materiale in questione o rettificarne i contenuti ove esplicitamente espresso, il tutto in maniera assolutamente gratuita.

Continuando ad utilizzare questo sito l'utente acconsente all'utilizzo dei cookie sul browser come descritto nella nostra cookie policy, a meno che non siano stati disattivati. È possibile modificare le impostazioni dei cookie nelle impostazioni del browser, ma parti del sito potrebbero non funzionare correttamente. Informazioni sulla Privacy