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Ritorna Angela Napoli, dopo qualche mese di silenzio e la scomparsa del suo FLI( ma anche dei suoi rivali).

Ritorna con una sua vecchia proposta che ahimè riteniamo non avrà mai attenzione: al contrario dovremmo ricrederci in tanti sui politici che ci governano.

Ecco le sue dichiarazioni relativa ai Gratta e vinci( ed altro) della regione Calabria:

“La Calabria è la regione d'Italia che registra il più alto tasso di disoccupazione e si ritrova ad essere amministrata da un Consiglio regionale che non solo si ostina a mantenere "contro legge" un numero elevato di consiglieri ma anche ad usufruire di "ignobili" indennità di trasferta, considerata l'ubicazione di Consiglio e di Giunta in due diverse città.

Ed i componenti di questo Consiglio regionale, dopo essere rimasti impassibili di fronte all'arresto e alla condanna di ben tre consiglieri, accusati di gravi reati, oggi vedono tra di loro ben dieci indagati con l'accusa di peculato sui rimborsi dei gruppi consiliari.

E' davvero umiliante, peraltro in un momento di grave crisi quale quello attraversato dal nostro Paese, apprendere che per il Consiglio regionale calabrese oltre 500 mila euro di rimborsi risultano privi di giustificativo e che tra le spese sostenute e giustificate per un altro milione di euro si riscontrano biglietti "gratta e vinci", tasse sui rifiuti, scontrini per singoli caffè e molto altro ancora.

Tali episodi di malcostume che si uniscono a quelli che hanno coinvolto, in particolare nell'ultimo anno, alcuni esponenti del mondo politico nazionale e regionale, continuano a turbare l'opinione pubblica, contribuendo a farle perdere la fiducia nelle Istituzioni ed incoraggiandola ad entrare nel mondo dell'antipolitica.

Il giudizio che consegue all'insorgere di ogni nuovo e comprovato episodio scandalistico finisce con l'estendersi, spesso ingiustamente, a tutta la classe politica dirigente, sminuendo la stima dei cittadini in chi li rappresenta e amministra, e ponendo in dubbio la validità stessa del sistema giuridico - costituzionale che regola la vita del nostro Paese.

Occorre, pertanto, con urgenza, che in una nuova legge sull'anticorruzione venga prevista "l'avocazione allo Stato dei profitti politici illegittimi", già da me proposta a suo tempo in Parlamento.

La responsabilità che, più che mai in questo momento coinvolge il mondo politico a qualsiasi livello, dovrebbe portare i pubblici amministratori e coloro che ricoprono cariche politiche, a non aver nulla da paventare da indagini sulle origini, sulla provenienza e sulla formazione del patrimonio proprio o familiare.

Qualsiasi politico dovrebbe "offrire al pubblico giudizio il più ampio vaglio sul proprio operato".

D'altra parte, così come giustamente viene attivata la prevenzione nei confronti dei "patrimoni illeciti" dei mafiosi, considero necessaria analoga attività nei confronti di tutti quei politici che hanno impinguato illecitamente i loro patrimoni con i soldi pubblici”.

Come non essere d’accordo. Certi politici vanno trattati come i mafiosi , sottraendo loro, cioè, tutto quanto hanno rubato agli Italiani.

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Adesso è ufficiale: ci sono 14 nuovi indagati nel filone del “caso Fallara” che riguarda i dirigenti di settore del Comune di Reggio Calabria. Nella giornata di ieri sono stati notificati gli avvisi di richiesta di proroga delle indagini preliminari da parte del sostituto procuratore Sara Ombra. In tale decreto sono contenuti nomi e reati per i quali si procede. Viene confermata, quindi, l’anticipazione lanciata sulle colonne di Calabria Ora nei mesi scorsi, quando parlammo di un nuovo grande filone d’inchiesta riguardante larga parte dei dirigenti e dei funzionari di palazzo San Giorgio. E andiamo quindi a vedere quali sono i soggetti coinvolti nel procedimento. In buona sostanza, vengono confermati quelli che diversi mesi addietro furono “generalizzati” dai carabinieri.

Le persone sotto inchiesta. Oltre a Franco Zoccali, ex direttore generale del Comune, sono indagati anche Marcello Cammera, all’epoca dei fatti dirigente del settore manutenzione, Pasquale Crucitti, dirigente del settore lavori pubblici, Fedora Squillaci, dirigente del settore area legale, l’ingegnere Bruno Fortugno, funzionario comunale, Domenico Macrì, funzionario comunale del settore lavori pubblici, l’ingegner Giuseppe Granata del settore lavori pubblici, l’ingegner Domenico Basile del settore lavori pubblici, il geometra Domenico Gangemi, funzionario comunale, Vincenzo Cuzzola, funzionario settore lavori pubblici, Giancarlo Cutrupi, funzionario con competenza sul “decreto Reggio”, Orazio Palamara, geometra del settore lavori pubblici, Saverio Putortì, dirigente del settore urbanistica ed Egidio Surace, responsabile dell’unità appalti. Per tutti l’accusa è di abuso d’ufficio e – questa è la novità che si legge negli atti – truffa aggravata.

L‘articolo integrale è su Calabria ora di oggi 30 marzo 2013

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Sono i beni sequestrati dalla Dia e dai carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria a Rocco Musolino, di 86 anni, di Gambarie d’Aspromonte, conosciuto come il “re della montagna”.

Imprese operanti nei settori dell’industria boschiva e della compravendita e locazione di beni immobili, 84 fabbricati, di cui uno a Roma, 118 terreni e conti correnti: sono i beni sequestrati dalla Dia e dai carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria a Rocco Musolino, di 86 anni, di Gambarie d’Aspromonte, conosciuto come il “re della montagna”. Le indagini sono state avviate dai carabinieri nel 2008 dopo il tentato omicidio ai danni dello stesso Musolino, noto imprenditore nel settore dei legnami.

Dalle indagini è emerso come Musolino sia stato più volte interessato per la risoluzione di disaccordi e problemi sorti a Santo Stefano d’Aspromonte e a Reggio Calabria per via di quello che gli investigatori definiscono il “prestigio criminale di cui godeva”. Secondo l’accusa l’imprenditore avrebbe esercitato la propria attività sfruttando i legami con la ‘ndrangheta. Legami che gli avrebbero consentito di operare fino a raggiungere una posizione di sostanziale monopolio, con modalita’ di sopraffazione e intimidazione tipiche dell’impresa mafiosa, nonché sfruttando le cointeressenze in tutti gli altri settori del mondo politico, economico ed istituzionale.

Alcuni collaboratori di giustizia lo hanno indicato come personaggio di estrema importanza nell’ambito della cosca Serraino, all’interno della quale avrebbe esplicato funzioni di vertice. Secondo gli investigatori, Musolino, grazie alla vicinanza con la ‘ndrangheta avrebbe esteso la sua impresa fino ad ottenere un consistente vantaggio patrimoniale specie quando, intrattenendo rapporti economici con la Regione Calabria, ha lavorato e fornito prestazioni in cantieri in cui la presenza di esponenti delle cosche era massiccia. A Musolino e’ stato notificato un avviso di conclusione indagini per esercizio abusivo dell’attività finanziaria. Stesso provvedimento è stato notificato alla sua segretaria particolare Francesca Sinicropi, di 58 anni. Nell’ambito dell’inchiesta sono stati notificati avvisi di conclusione indagini anche a Saverio Pizzimenti (41), a Giuseppe Frasca (51) ed a Rocco Stilo (61) per avere aiutato Musolino ad eludere le indagini rendendo dichiarazioni false e reticenti ai carabinieri e riferendo al “re della montagna” il contenuto delle loro dichiarazioni. (ANSA)

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