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Pochi parlano dello “strano” trasferimento “natalizio del Prefetto di Reggio Calabria. Tra i pochi il Pdci con una nota nella quale i Comunisti Italiani della Calabria esternano la loro solidarietà e vicinanza al Prefetto Vittorio Piscitelli per quello che definiscono “il suo improvviso trasferimento-allontanamento da Reggio Calabria” ed esprimono il loro disappunto per il provvedimento deciso dal Consiglio dei Ministri, su proposta del ministro dell’Interno Angelino Alfano.( Alfano: ...e zitti!)

“Siamo convinti, e lo affermiamo pubblicamente che il dr. Vittorio Piscitelli, fedele e disinteressato servitore dello Stato, sia stato uno dei migliori Prefetti che Reggio abbia mai avuto. E’ del tutto ovvio che le motivazioni che hanno portato all’ingiusta sostituzione del Prefetto Piscitelli, voluta da Alfano e incredibilmente avallata da Letta e dal PD, sono strettamente legate all’imponente attività svolta dallo stesso Prefetto nell’azione di forte contrasto alla ‘ndrangheta con particolare riferimento alle pesanti infiltrazioni nelle Istituzioni locali. Un’azione serrata che è sfociata nello scioglimento per mafia di numerosi consigli comunali, a partire proprio da Reggio Calabria”.

“A nostro avviso è proprio lo scioglimento per contiguità con la ‘ndrangheta dell’amministrazione comunale di Reggio Calabria guidata dall’attuale assessore regionale Arena, deciso nell’ottobre 2012, il “peccato originale” e la “pena” che il dr. Piscitelli è costretto ad espiare per colpa di un’Istituzione fondamentale del Paese, quale dovrebbe essere il Ministero dell’Interno, che è, invece, piegata ad un chiaro e preoccupante utilizzo politico e strumentale portato avanti da Alfano su pressione dei suoi amichetti locali”.

“Il dr. Piscitelli ha semplicemente osservato le leggi e svolto il suo dovere; il segnale che proviene dalla decisione del Governo è aberrante: nei fatti si punisce un servitore dello Stato semplicemente perché ha combattuto la ‘ndrangheta con le sue infiltrazioni e contiguità. Conseguentemente, si trasmette un messaggio vergognoso che punta a disincentivare ai massimi livelli istituzionali la lotta alla mafia e alle sue ramificazioni nelle istituzioni locali”. In fine, il Pdci esprime profonda gratitudine al prefetto “per il prezioso lavoro a favore della legalità che ha svolto a Reggio Calabria”.

E poi Il Corriere di Calabria per la bella penna di Paolo Pollichieni dall’emblematico titolo”

L'inquietante allontanamento del prefetto Piscitelli

“Ormai sta diventando prassi: si attendono le distrazioni portate dalle feste di fine anno per consumare le peggiori porcate istituzionali. Al centro (vedi il tentativo scandaloso del governo Alfano-Letta di usare la legge di “stabilità” per punire i comuni “antipatici” alla potente lobby delle slot-machine) come alla periferia dell'impero (vedi tentativo della Regione Calabria di rinunciare per legge al recupero delle somme indebitamente incassate dai soliti “prenditori” che con il ricatto del lavoro intascano milioni di fondi comunitari per progetti mai realizzati).

È a questo pessimo vezzo, infatti, che ascriviamo anche il trasferimento imposto al prefetto di Reggio Calabria Vincenzo Piscitelli. Con una aggravante: in questo caso il segnale che si intende dare è ancora più bieco perché incide in un contesto fortemente condizionato dalla borghesia mafiosa che ha dominato e continua a voler dominare in riva allo Stretto.

Inutile girarci intorno: la decisione del ministro dell'Interno Angelino Alfano (unico caso nell'Italia repubblicana in cui il segretario nazionale di un partito sia anche ministro degli Affari interni) prolunga fino a Roma e fin dentro il governo del “democratico” Enrico Letta l'ombra lunga della «contiguità con la 'ndrangheta» che sta alla base della decisione di sciogliere l'amministrazione comunale di Reggio Calabria.

Ben per questo chiediamo che sia la commissione parlamentare Antimafia a trattare questa scandalosa vicenda. Lo faccia subito e lo faccia convocando in audizione segreta proprio il prefetto Vincenzo Piscitelli. Apra un approfondimento e acquisisca atti e relazioni per capire come e da chi è stata attuata questa inopinata scelta: trasferire un prefetto dopo sedici mesi dal suo insediamento e senza che ne ricorrano particolari ragioni di servizio. Affidiamo alla presidente Rosy Bindi ed al vicepresidente Claudio Fava l'esplicito appello che in molti stanno girando al Corriere della Calabria: diano ai reggini un segnale che blocchi lo scoramento serpeggiante dentro la città e ben sintetizzato dal documento diffuso da “Reggio non tace”, nell'assordante silenzio delle altre organizzazioni che pure si definiscono “antimafia”.

È il caso di sottolineare, in questo senso, anche la chiara e pubblica denuncia arrivata da Michelangelo Tripodi per i Comunisti italiani: «È gravissimo che il Viminale si dimostri disponibile per la palese realizzazione di gravi vendette politiche e di parte, abbondantemente preannunciate pubblicamente, ordite dal presidente della Regione Scopelliti, il quale reiteratamente pronunciò parole di fuoco contro quel gran galantuomo del prefetto Piscitelli, al quale si imputa la decisione dello scioglimento del Comune di Reggio. Piscitelli ha semplicemente osservato le leggi e svolto il suo dovere; il segnale che proviene dalla decisione del governo è aberrante: nei fatti si punisce un servitore dello Stato semplicemente perché ha combattuto la 'ndrangheta con le sue infiltrazioni e contiguità. Conseguentemente, si trasmette un messaggio vergognoso che punta a disincentivare ai massimi livelli istituzionali la lotta alla mafia e alle sue ramificazioni nelle istituzioni locali».

Sembra quasi (e il sembra è meramente pleonastico) che invece di premiare il lavoro svolto dal prefetto Piscitelli, per portare alla giusta conclusione la procedura d'accesso antimafia voluta dal suo predecessore nel municipio di Reggio Calabria, gli si intenda far pagare l'aver visto la validità del suo operato confermata in tutte le sedi giurisdizionali.

Nessuno, infatti, è disposto a credere che sia un caso il fatto che il trasferimento venga adottato subito dopo che il Tar del Lazio ha respinto i ricorsi proposti dagli amministratori mandati a casa e la Corte d'Appello ha confermato la incandidabilità di tutti gli ex amministratori citati nella relazione che motivava il decreto di scioglimento.

Tutto questo, poi, alla vigilia di altre importanti decisioni che la prefettura di Reggio Calabria sarà chiamata a prendere proprio nei confronti di quegli ex amministratori che non avrebbero impedito il realizzarsi di quella odiosa contiguità rilevata tra pubblica amministrazione e borghesia mafiosa.

Su questo terreno i calabresi dovranno giudicare anche l'affidabilità del nuovo corso avviatosi nel Partito democratico: l'onorevole Picierno potrà utilizzare questa occasione per dare certezza sul come intende riempire di contenuti il suo ruolo di responsabile nazionale per la legalità. Non basterà a sanare la latitanza del Pd, a cominciare da quella fisica del suo commissario Alfredo D'Attorre per continuare con quella operativa dell'intera deputazione calabrese che ormai sui temi della legalità non va oltre generici ed ipocriti proclami, ma almeno eviterà di confermare in molti il convincimento che il suo non è più il Pd ma, dando ragione a Beppe Grillo, è solo un “Pdmenoelle”.

NdR Non mancherà il settimanale il necessario approfondimento sulla prossima edizione forse da conservare come l’ennesimo cimelio della storia calabrese.

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La Calabria ha una situazione gravissima.

La percentuale dei disoccupati è altissima e non solo quella giovanile o quella femminile

La verità è che è ricominciata la emigrazione verso il Nord Italia e l’Europa.

Ovviamente partono i migliori, quelli, cioè, che hanno le “palle” per affrontare i tipici problemi degli emigranti, tra cui, in primis, la casa, quelli che sono preparati e sanno di potersi misurare con i loro coetanei del centro nord.

Gli altri restano qui.

Tra i tanti quelli che hanno un lavoro precario e talvolta finto.

Parliamo per esempio degli LSU ed LPU.

Non sono pochi! Sono quasi 5000 mila ed aspettano da tempo di essere stabilizzati.

Molti lavorano negli enti locali .

Molti enti locali li hanno stabilizzato garantendo loro uno stipendio.

Ma molti comuni continuano ad usarli ( il termine corretto sarebbe “sfruttarli”) per garantire servizi pubblici senza pagarne i costi

E non ci sembra giusto.

Non ci sembra giusto che ci siano comuni che continuano a usarli senza stabilizzarli.

Allora o li stabilizzano nei propri ruoli o la regione se ne faccia carico e li stabilizzi nei propri ruoli.

Non è più tempo di scherzare sulla pelle della gente

Ovviamente il bacino degli LSU ed LPU deve asciugarsi totalmente ed a nessuno deve essere più permesso di illudere altri lavoratori

Purtroppo ognuno comprende che non si può stabilizzare gli LSU ed LPU nei comuni ed a spese dello Stato o della regione. Sarebbe uno schiaffo politico terribile ai sindaci che hanno stabilizzato e sarebbe soprattutto illegittimo.

Ora Scopelliti ha chiesto al Governo di prepensionare i precari che hanno oltre i 55 anni di età.

Una soluzione ottimale, ci sembra.

L’importante è che i costi non siano trasferiti all’ INPS , che è già precaria se non in via di fallimento.

E soprattutto l’importante è che siano prepensionati anche gli LSU ed LPU che sono stati comunque stabilizzati .

Sarebbe gravissimo che parte degli LSU-LPU siano prepensionati a 55 anni e gli altri che sono stati già stabilizzati , debbano raggiungere la pensione più di 10 anni dopo!

Si consideri infatti che non sono pochi gli LSU-LPU che sono stati stabilizzati ma a 18 ore!

Successivamente occorrerà usare le stesse linee di tutele anche per tutti gli altri precari.

Occorre tenere conto comunque che gli LSU-LPU non sono solo in Calabria e che in Italia ( soprattutto Sicilia e Campania) sono almeno 20.000.

Come giustificare socialmente la tutela degli LSU-LPU calabresi e non quella degli altri LSU ed LPU in Italia?

Continua….

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La Calabria ha una situazione gravissima.

La percentuale dei disoccupati è altissima e non solo quella giovanile o quella femminile

La verità è che è ricominciata la emigrazione verso il Nord Italia e l’Europa.

Ovviamente partono i migliori, quelli, cioè, che hanno le “palle” per affrontare i tipici problemi degli emigranti, tra cui, in primis, la casa, quelli che sono preparati e sanno di potersi misurare con i loro coetanei del centro nord.

Gli altri restano qui.

Tra i tanti quelli che hanno un lavoro precario e talvolta finto.

Parliamo per esempio degli LSU ed LPU.

Non sono pochi! Sono quasi 5000 mila ed aspettano da tempo di essere stabilizzati.

Molti lavorano negli enti locali .

Molti enti locali li hanno stabilizzato garantendo loro uno stipendio.

Ma molti comuni continuano ad usarli ( il termine corretto sarebbe “sfruttarli”) per garantire servizi pubblici senza pagarne i costi

E non ci sembra giusto.

Non ci sembra giusto che ci siano comuni che continuano a usarli senza stabilizzarli.

Allora o li stabilizzano nei propri ruoli o la regione se ne faccia carico e li stabilizzi nei propri ruoli.

Non è più tempo di scherzare sulla pelle della gente

Ovviamente il bacino degli LSU ed LPU deve asciugarsi totalmente ed a nessuno deve essere più permesso di illudere altri lavoratori

Purtroppo ognuno comprende che non si può stabilizzare gli LSU ed LPU nei comuni ed a spese dello Stato o della regione. Sarebbe uno schiaffo politico terribile ai sindaci che hanno stabilizzato e sarebbe soprattutto illegittimo.

Ora Scopelliti ha chiesto al Governo di prepensionare i precari che hanno oltre i 55 anni di età.

Una soluzione ottimale, ci sembra.

L’importante è che i costi non siano trasferiti all’ INPS , che è già precaria se non in via di fallimento.

E soprattutto l’importante è che siano prepensionati anche gli LSU ed LPU che sono stati comunque stabilizzati .

Sarebbe gravissimo che parte degli LSU-LPU siano prepensionati a 55 anni e gli altri che sono stati già stabilizzati , debbano raggiungere la pensione più di 10 anni dopo!

Si consideri infatti che non sono pochi gli LSU-LPU che sono stati stabilizzati ma a 18 ore!

Successivamente occorrerà usare le stesse linee di tutele anche per tutti gli altri precari.

Occorre tenere conto comunque che gli LSU-LPU non sono solo in Calabria e che in Italia ( soprattutto Sicilia e Campania) sono almeno 20.000.

Come giustificare socialmente la tutela degli LSU-LPU calabresi e non quella degli altri LSU ed LPU in Italia?

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