Riceviamo e comunichiamo la seguente nota dell’AC.
L'amministrazione comunale incontra le bande musicali e alcune tra le associazioni cittadine che fanno teatro, promuovono la lettura e si occupano di cinema. L'obiettivo è quello di raccogliere proposte, idee e disponibilità per allestire insieme un cartellone di eventi ed iniziative da svolgersi nei prossimi mesi al Campus Temesa. Oltre al teatro auditorium, con una capienza di 420 posti a sedere e idoneo ad ospitare concerti e spettacoli, l'amministrazione comunale mette a disposizione l'utilizzo gratuito di un'ampia sala (con entrata autonoma rispetto al teatro) e del porticato per l'organizzazione di mostre (pittura, scultura, artigianato), incontri letterari, cineforum, percorsi enogastronomici e laboratori creativi.
<< Abbiamo registrato uno straordinario interesse attorno alla proposta sperimentale di aprire il Campus in modo stabile. La disponibilità alla collaborazione da parte dei presenti al primo incontro, al quale ne seguiranno altri che coinvolgeranno tutte le associazioni operanti in città ed anche i singoli artisti – dichiara soddisfatto l'assessore Sante Mazzei - è la dimostrazione concreta che si può e si deve lavorare insieme per un “bene comune” qual è il Campus, non solo per Amantea ma per l'intero comprensorio >>. “Dalla fiera d'ottobre all'epifania” è il titolo della rassegna alla quale si sta già lavorando, e che partirà sabato 26 ottobre con la presentazione del libro “Da che parte sta il mare” (Rubbettino) della giornalista Annarosa Macrì.
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Una scoperta straordinaria sul Web segnalata da Giuseppe Sconza Testa.
Riceviamo e pubblichiamo il seguente comunicato di Sergio Ruggiero.
2La figura, contenuta nel codice Synopsis Historiarum (Sinossi della storia) dello storico bizantino Ioannes Scylitzes, rappresenta una fase del drammatico assedio di Amantea all’esito del quale nell’886 Niceforo Foca sottrasse la città ai musulmani costringendoli alla resa.
Giuseppe Sconza Testa, appassionato studioso della storia di Amantea, attraverso una ricerca è riuscito a “scovare” la meravigliosa miniatura. Ne ha prodotto copia in ottima definizione e ne ha fatto graditissimo dono allo “Scaffale”, rendendola immediatamente disponibile all’intera comunità degli studiosi e appassionati amanteani. La figura è destinata ad arricchire la dotazione documentaria della presenza araba ad Amantea, fino a ieri rappresentata unicamente dalla famosa stele funeraria custodita da Fausto Perri alle Clarisse.
Grazie a Giuseppe Sconza Testa da parte dello “Scaffale”.
Il Synopsis Historiarum, che documenta i regni degli imperatori bizantini dalla morte di Niceforo I (811) alla deposizione di Michele IV (1057), è stato prodotto in Sicilia nel XII (in epoca normanna), e attualmente è custodito nella Bibblioteca Nacional de Espana a Madrid. Il codice è scritto in greco medievale, e pertanto di difficilissima traduzione. Ne esiste una versione tradotta in inglese, che però non è disponibile sul web.
Ricchissima di particolari, contrariamente all’apparenza, la figura ci può aiutare a comprendere un mucchio di cose: la dinamica dei fatti, l’architettura delle strutture difensive, le tecniche d’assalto e di difesa e la dotazione d’armamento.
Gli eventi
Com’è noto, l’Amantea bizantina, posta sulla riva sinistra del fiume Catocastro, subì una prima ondata di incursioni saracene che culminarono con il saccheggio dell’827, per essere poi espugnata da un ramo della dinastia aghlabita nell’anno 846, allorquando divenne Emirato, parimenti a Tropea e Santa Severina. Nell’886 vi fu la prima riconquista bizantina del Kastron e della città ad opera di Niceforo Foca dopo vari tentativi falliti dallo stratega Stefano Massenzio (lo storico Arabo Ibn-Athir fa durare l’assedio bizantino di Amantea dal 18 giugno 885 al 7 giugno 886).
La città fu di nuovo occupata dai Musulmani nel 976 (Saraceni mille et sexcenti excurrerunt per Calabriam Amanthei usque ad Acropolim, multasque occisiones, et predas commiserunt in mense martio – Erchemperto storico cavense), per essere riconquistata dai bizantini prima dall’Eunuco Oreste nel 1025, e definitivamente dal protospatario Michele nel 1032.
“Lo Scaffale”, in un recente incontro, ospitato da Gregorio Carratelli
Da sinistra: Peppe Marchese; Tonino Furgiuele; Vincenzo Segreti; Gregorio Carratelli; Roberto Musì; lo storico Antonello Savaglio, e la giornalista Adele Sammarro. Sergio Ruggiero stava scattando la foto.
Sempre difficile da scendere la rampa che conduce al magazzino di carlino Massali ed al misterioso armadio dove compaiono e scompaiono effigi e micro segni.
Niente in confronto alla difficoltà di percepire altri segni e di intellegerli con chiarezza.
Quello di oggi pomeriggio visto da decine e decine di persone, e da noi di Tirrenonews con una semplice macchina fotografica impresso nella scheda interna e poi ribaltato sul nostro pc, appare di difficile comprensione.
Ognuno ha visto qualcosa. Chi ha visto semplicemente il segno della croce, chi ha invece visto la parte superiore di una J di Jesus.
Se fosse così sarebbe il primo segno della “presenza” di Cristo. Un segno difficile, invero. Non è la prima parola di Gesù , la “G” come è quella di Gegè.
È la “J” di Jesus, il nome ebraico di Gesù, non a tutti noto.
Definitivamente scomparsi quasi tutti gli altri segni ed effigi.
Restano il “GEGE” sulla fiancata laterale dell’armadio e questo segno “ J” su uno degli sportelli centrali dello stipo
Intorno come sempre preghiere.
Continua poi è la presenza di fedeli o di semplici curiosi.