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Qualcuno può anche pensare che sia un titolo folle.

E ci può anche stare, in partico lare per chi non ha mai saputo, perché non la ha vissuta, cosa sia una guerra, atteso che è ormai lontana dall’Europa da oltre 70 anni.

 

Soprattutto può pensare che sia un titolo folle chi non ha mai saputo come si vive con l’orecchio teso al segnale d’allarme che imponeva a tutti di correre al più vicino rifugio per evitare di restare sotto le bombe od i proiettili sparati dagli aerei che violavano il cielo anche delle più piccole città.

E può pensarlo chi non ha negli occhi gli effetti delle bombe, sulle persone e sulle cose.

Parlo della guerra di cui abbiamo visto tanti effetti, come nel caso dei 17 morti dell’attentato al Charlie Hebdo del gennaio 2015 fatto in nome di Allāhu Akbar.

 

Parlo dei 130 morti del 13 novembre 2015 a Parigi, quando in 40 minuti è cambiata la storia della Francia e dell'Europa.

Parlo degli attentati di oggi 22 marzo a Bruxelles, capitale dell’Europa, attentati troppo vicini alla cattura di Salah Abdeslam.

 

Ovviamente non mancheranno gli insulsi che, per tranquillizzare popoli impauriti, sosterranno che si tratta dei colpi di coda dell’ISIS che sta perdendo la sua guerra.

 

Noi vogliamo invece segnalare la intelligenza tattica degli attentati.

L’attacco alla libertà di stampa, principio e fine della intera libertà della nostra Europa.

L’attacco ai giovani ed ai loro luoghi di incontro.

L’attacco ai trasporti come elemento indispensabile di contatti tra popoli e merci.

Per questo la riteniamo una guerra non dichiarata.

Per questo la temiamo.

Per questo ne parliamo.

Per questo chiediamo ai governi di combatterla senza limiti.

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L'ipotesi rivoluzio naria ( o folle) sarà presentata a Napoli domani 19 marzo.

Nella città della Sire na un incontro-dibat tito sulle stranezze geografiche e meteo rologiche (e non solo) dell’Iliade e dell’Odissea e sulla rivoluzionaria ipotesi sostenuta nel volume “Omero nel Baltico”.

Una chiacchierata a più voci sulla tesi di Felice Vinci, lo studioso che sostiene di aver individuato nelle terre dell’estremo Nord i luoghi descritti nei primi capolavori della letteratura occidentale, un lavoro dovizioso e dagli esiti clamorosi - al punto che un noto magazine nazionale, parafrasando un celebre titolo, l’ha chiamato “il codice Vinci” - che da anni fa discutere esperti e appassionati di tutta Europa, un’opera già tradotta in diverse lingue, tra cui russo, tedesco, inglese, svedese e, un mese in fa, anche in francese.

Al di là delle suggestive evocazioni letterarie e cinematografiche, infatti, si tratta di un’ipotesi decisamente rivoluzionaria: al contrario di quanto ritenuto sino ad oggi, i mitici racconti omerici sarebbero dunque ambientati tra il Mar Baltico e l’Atlantico settentrionale.

A spiegare come sia stato possibile ricostruire un così complesso scenario sarà lo stesso autore del volume, sabato prossimo (dalle 10.30) nella sala consiliare di Santa Maria la Nova, nel corso di un incontro-dibattito organizzato dall’Accademia degli Investiganti, che vedrà la partecipazione dell’avvocato Alessio Guadagno, del giornalista Alessandro Sansoni e dello studioso e saggista Giovanni Schioppo (autore di “Gli etruschi tra Roma e Annibale”), coordinati dal giornalista de “la Stampa” Antonio Emanuele Piedimonte.

Il tema, come è noto, appassiona sin da quando l’imprenditore e archeologo tedesco Heinrich Schliemann (che morirà proprio a Napoli, il 26 dicembre 1890) con i suoi famosi scavi aprì la strada all’ipotesi che il mitico Omero avesse descritto luoghi assolutamente reali, un approccio che trasformò l’Iliade e l’Odissea (che oggi peraltro si tende a non attribuire alla stessa penna, come peraltro avevano già detto i grammatici alessandrini e in seguito il grande filosofo partenopeo Giambattista Vico) in una sorta di “guide” dell’antichità.

A colpire l’attenzione di Felice Vinci, in particolare, è stato un passo dello scrittore greco Plutarco, nel quale si dice che l’isola Ogigia (quella dove la dea Calipso trattenne a lungo Ulisse) era situata nell’Atlantico, esattamente “a cinque giorni di navigazione dalla Britannia”.

La frase (che è tratta dal “De facie quae in orbe lunae apparet”) ebbe l’effetto di un’illuminazione per lo studioso che già da tempo si interrogava sulle “anomalie” del racconto omerico.

Questioni peraltro già note agli autori antichi, come Strabone, che ad esempio si chiese perché mai l’isola di Faro, ubicata proprio davanti al porto di Alessandria, fosse da Omero indicata a una giornata di navigazione dall’Egitto.

Anni di studi e ricerche confluirono nel fortunato volume - pubblicato dall’editore Palombi (e più volte rieditato) con una presentazione di Rosa Calzecchi Onesti e la prefazione di Franco Cuomo - che sarà al centro dell’incontro.

Invece dei caldi lidi del Mediterraneo Ulisse si trovò a costeggiare i gelidi mari del Nord? Vinci ne è convinto e nelle cinquecento pagine del suo lavoro prova a spiegarne il perché.

A cominciare dall’analisi degli aspetti per così dire meteorologici: «Nel mondo cantato da Omero - spiega - si avvertono le asprezze tipiche dei climi nordici.

Sui combattenti nella pianura di Troia cala spesso una “fitta nebbia” e il mare di Ulisse non è quello splendente delle isole greche, ma appare spesso “livido” e “brumoso”; dovunque si riscontra un clima tutt'altro che mediterraneo, con nebbia, vento, freddo, pioggia, neve, anche in pianura e perfino sul mare, mentre il sole, e soprattutto il caldo, sono pressoché assenti».

E ancora: «In quello che, secondo la tradizione, dovrebbe essere un torrido bassopiano dell’Anatolia, il tempo è quasi sempre perturbato, al punto che i combattenti, ricoperti di bronzo, arrivano addirittura a invocare il sereno durante la battaglia.

D’altronde, a tale contesto - aggiunge - è perfettamente adeguato l’abbigliamento dei personaggi omerici, tunica e “folto mantello”, che non lasciano mai, neppure durante i banchetti». Ma non è solo una questione di clima. Vinci, tra l’altro, ricorda le parole del professor il Moses Finley sulla «completa mancanza di contatto tra la geografia micenea come ora la conosciamo dalle tavolette e dall’archeologia, da una parte, ed i racconti omerici dall’altra».

E infine giunge all’individuazione di decine di località, compresa la città più famosa di tutte: Troia, che indica in un tranquillo villaggio finlandese a nord di Helsinki, il cui nome è Toija.

Si può dunque davvero titolare, con effetto da grande schermo, “Odissea nel Baltico”? E’ una delle domande a cui risponderà lo studioso.

L’articolato (e ardito) castello d’indizi ha trovato molte resistenze tra gli storici e i mitografi e acceso forti polemiche, ma ha anche ricevuto importanti aperture di credito, come ha recentemente ricordato Antonio Socci: «Adesso che perfino Umberto Eco nel suo libro “Storia delle terre e dei luoghi leggendari” ha “consacrato” la tesi di Felice Vinci, possiamo davvero dire che sta per essere rivoluzionata la storia della civiltà europea.

Non credevo che sarebbe accaduto così velocemente, quando lessi (e commentai) il libro in un lungo articolo uscito sul “Giornale” con il titolo: “L’Odissea trasloca in Scandinavia”». Il giornalista e scrittore ha spiegato pure che oltre alla Calzecchi si sono mostrati interessati alla tesi vinciana i critici letterari Pietro Boitani e Edoardo Sanguineti, e un autorevole geografo come Claudio Cerreti, che sul “Bollettino della Società Geografica Italiana” ha scritto: «L’autore propone una serie di ipotesi molto ragionevoli e molto razionalmente esposte, inanellando una serie impressionante di indizi».

Il dibattito ovviamente continua e va di pari passo con il successo internazionale del libro. Semplicemente doveroso dunque, per i soci dell’Accademia degli Investiganti, organizzare un incontro proprio nella città sorta sulla tomba di una Sirena omerica, la mitica Partenope.

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no-trivelle-adriaticoQuasi quaranta tra partiti, associazioni e movimenti si sono dati appuntamento presso il Parco Peppino Impastato di Lamezia Termeper organizzare una campagna referendaria contro le trivellazioni in mare che si preannuncia particolarmente difficile anche perché, per la prima volta nella storia della Repubblica Italiana, l'appuntamento referendario è fissato su un solo giorno e introdotto da una campagna così breve.

 

Dunque, il 17 aprile 2016 sarà ancora più importante votare Sì, portando alle urne almeno 26 milioni di cittadini in tutta Italia e abrogando in questo modo la norma che non riconosce alcuna scadenza ai titoli di ricerca e di estrazione degli idrocarburi concessi entro le 12 miglia.

 

I movimenti No Triv, stretti intorno al Comitato Regionale Calabrese Vota sì per fermare le trivelle,invitano i cittadini liberi, i movimenti impegnati nella tutela ambientale e politica del territorio e, soprattutto, gli organi di stampa, le tv, le radio e gli amministratori locali a supportare in tutti i modi la campagna di informazione che ci condurrà al voto e che stenta ad avere la giusta visibilità sui media nazionali.

 

Il costituzionalista Enzo Di Salvatore, estensore dei quesiti referendari e co-fondatore del Coordinamento Nazionale No Triv, i parlamentari calabresi Paolo Parentela e Celeste Costantino, laR.A.S.P.A. − Rete delle Associazioni di Sibaritide e Pollino per l'Autotutela −, il Coordinamento No Triv dei Due Mari e gli altri movimenti presenti all'adunanza di Lamezia, ritengono che la partecipazione di tutti sia fondamentale per creare un fronte che si opponga con consapevolezza e tenacia ai continui attacchi scagliati dal governo centrale ai mari e alle coste del Sud, oggetto ripetuto delle attenzioni speculative di diverse multinazionali degli idrocarburi.

 

Il referendum del 17 aprile p.v., oltre che infliggere un colpo micidiale ai procedimenti di ricerca ed estrazione attivi lungo tutte le coste italiane (e, in particolare, lungo quelle calabresi), potrebbe lanciare ai responsabili politici e ai cittadini indifferenti o rassegnati una vivissima e quanto mai necessaria esortazione alla civiltà.

7 marzo 2016

Per ulteriori informazioni si può contattare i seguenti recapiti:

329.1111882 (Rosella Cerra); 347.0007323 (Alessandro Gaudio);

349.7230254 (Francesco Delia); 389.2323017 (Gianmario Foti)

Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

 

Di seguito le sigle dei Movimenti che hanno aderito finora al Comitato:

 

 

Agesci (Lamezia)

Amantea ama il Mare − No Triv

Arci Calabria (Lamezia − Vibo)

Associazione Culturale Scenari Visibili (Lamezia)

Associazione Pescatori Marittimi Professionali − Calabria

Borgia Civiltà e Progresso

Calabria Terra Libera

Cea Pollino

CGIL (Catanzaro)

Collettivo Manifest (Lamezia Terme)

Comitato "Basta Vittime sulla 106"

Coordinamento No Triv dei Due Mari

Coordinamento Provinciale SEL (Lamezia Terme)

Crotone Libera

Forum Group I like Filadelfia

Giovani Comunisti − Rifondazione Comunista (Cosenza)

Giovani Comunisti − Rifondazione Comunista (Martirano)

Greenpeace (Catanzaro)

La C (Lamezia Terme)

Marevivo (Lamezia Terme)

Meet Up M5S (Lamezia Terme)

Nuova Borgia

Partigiani della Scuola Pubblica (Lamezia Terme)

Partito Comunista dei Lavoratori (Lamezia Terme)

Prima le Persone

R.A.S.P.A. − Rete delle Associazioni di Sibaritide e Pollino per l'Autotutela

Rifondazione Comunista - No al Referendum Costituzionale (Lamezia Terme)

Rifondazione Comunista (Carlopoli)

Rifondazione Comunista (Maida)

Sinistra Italiana (Lamezia Terme)

Sinistra Italiana (Lamezia Terme)

Sinistra Lavoro (Vibo)

Unione Mediterranea (Lamezia Terme)

Verdi − Calabria

Viva la Vida (Sibari)

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