
Sì, l'idea generale era nell’emisfero destro del mio cervello, e continua a perseguitarmi. anche se non necessariamente come tema odierno.
Per molto tempo ho pensato a vari modi di realizzare le potenzialità umane; poi circa un anno fa ho rotto ogni indugio ed ho iniziato a scrivere, cercando di mettere a fuoco le mie incertezze sul futuro di quelli appartenenti alla mia specie.
E’ stato un processo molto lento perché ho dovuto lottare contro le favole che ci hanno raccontato per tutta la vita.
So quello che voglio dire con sufficiente chiarezza; il problema è come dare corpo alle idee. Naturalmente, si può sempre parlare durante un dialogo, ma non si può pretendere che gli altri parlino all'infinito senza diventare trasparente e faticoso. Poi c'è sempre il problema del punto di vista: chi si assume il ruolo di raccontare la storia recente?
Certamente non quella ufficiale. Hiroshima docet!
Ho avuto grandi problemi nell’elaborare, fuori dalla trama tracciata dal sistema culturale dominante, e riorganizzare i miei appunti. Ora credo di intravvedere una crepa. Temo, comunque, di dilungarmi troppo e di non essere sicuro di quello che ho intenzione di fare, con queste mie idee sul divenire dell’umanità. Beh, ho pensato, c'è sempre una memoria completa di questa esperienza. Ci si ricorda per lungo tempo di qualcosa di straordinario che è avvenuto. E in qualche misura è possibile rivivere l'esperienza mettendola nero su bianco, come si diceva una volta, in particolare la trasformazione del mondo in cui si vive e in quello che ci circonda. Si possono ottenere alcuni accenni, di tanto in tanto, sul mondo e la sua trasfigurazione, non proprio con l’intensità dell’avvenimento, ma qualcosa del genere. Ci si auspica sempre, che nel parlarne o scriverne, aiuta a osservare il mondo in un modo nuovo. E si può, addirittura, arrivare a capire molto chiaramente il modo in cui alcune persone particolarmente dotate analizzano e lo vedono. Si viene effettivamente introdotti nel tipo di “Villaggio globale” divulgato postumo da Marshall McLuhan's, e co-autore Bruce Powers, che, esplorando le nuove leggi dei mass media, intravvedevano un drammatico scontro fra punti di vista diversi. Oggi, si comincia ad avere una esperienza diretta del mondo che verrà, anche sotto l’effetto di alcuni farmaci “illuminanti”, che ci permettono, in una certa misura, di “recuperarlo” in parte. Un mondo, che certe persone privilegiate hanno avuto la possibilità di vivere sia dentro che fuori di esso, con un semplice atto di volontà, mentre veniva e viene interdetto alla maggioranza silenziosa e tranquilla. Cerco di immaginare come certe persone che conosco si comporterebbero in determinate circostanze. Naturalmente mi baso in parte su delle persone di mia conoscenza, non certo su creature frutto della fantasia, certamente meno complessi di quelle che popolano la nostra vita quotidiana e che in parte ci disprezziamo quasi intensamente. Uno dei motivi, forse, andrebbe cercato nella non staticità di una vita vissuta da nomade rendendo i rapporti con la gente complicati. Forse si è amato e odiato troppo profondamente. Ero convinto che il clima avesse un grande effetto su tutto questo, non solo la temperatura, ma la direzione del vento, e tutti i tipi di condizioni atmosferiche. Avevo inventato tutta una mitologia sul clima, pur di non restare fermo in un posto. Volendo scendere da questo mondo come se ce ne fosse uno nel quale andare a vivere in assenza di sopraffazione e sfruttamento. C'è di peggio, non solo i molti se ne stanno a guardare, ma collaborano attivamente con gli sfruttatori per realizzare quel disastro che chiamiamo società. È palese, lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo esiste perché una élite egoista e parassitaria usa altri esseri umani come mezzi per ottenere il fine del profitto, e con esso il potere necessario a dominare il mondo. Non è altrettanto vero che lo sfruttamento avviene perché all'interno della società ci sono persone disposte a farsi sfruttare, che convivono con altri che trovano normale tollerare lo sfruttamento. Per sconvolgere tutto questo e ribellarsi, bisogna essere disposti a rimettere in discussione ogni aspetto della putrefatta concezione di società, senza alcuna limitazione, abbandonando definitivamente il deleterio atteggiamento acritico-fideistico tipico delle asservite religioni, in luogo di un sano approccio scettico-razionale comunemente usato dalla speculazione scientifica, al fine di ricercare e diffondere alcune verità nascoste . Albert Einstein soleva scrivere e condivido in parte: “Il mondo è quel disastro che vedete, non tanto per i guai combinati dai malfattori, ma per l'inerzia dei giusti che se ne accorgono e stanno lì a guardare”.
Calgary 0ct 25 2016 Gigino A Pellegrini & G el Tarik
“…lo sanno anche i cani disperati e senza gloria
che l’ultimo a saltare in aria passerà alla storia
Sono sogni maledetti per niente sicuri.
TEMPI DURI.”
Un individuo sfruttato che non ha coscienza di essere sfruttato e che non fa nulla per liberarsi, è veramente un essere sfruttato. Ma quando un uomo che ha coscienza di essere tale e che lotta per liberarsi già non è più sfruttato, ma uomo libero. Così ci dicevano i compagni che credevano alla via democratica al potere.
Mi dicevano:“se trovi uno schiavo addormentato, non svegliarlo, forse sta sognando la libertà”.
Ed io rispondevo: “se trovi uno schiavo addormentato, sveglialo e parlagli della libertà.
Digli che non gli verrà data ma che dovrà combattere per ottenerla."
Se vi è mai stata una civiltà di persone sfruttate, questa è esattamente la civiltà moderna.
Nessuna civiltà tradizionale vide mai masse così grandi condannate ad un lavoro buio, disanimato, automatico: schiavitù, che non ha nemmeno per controparte l’alta statura e la realtà tangibile di figure di signori e di dominatori, ma che viene imposta anodinamente, attraverso la tirannia del fattore economico e delle strutture di una società più o meno collettivizzata. cioè che non prende posizione, quasi intontita, sonnolenta, che per inerzia non si esprime in maniera netta e agisce fiaccamente - con ripercussioni sull'intera popolazione, come succede dopo una generosa fumata d'oppio.
La prima metà del Novecento infatti è stata un'epoca durante la quale si è schiavizzato, disumanizzato e si sono uccisi settanta milioni di esseri umani, un'epoca che non si può semplicemente giudicare, andrebbe analizzata in tutta la sua colpevolezza, nella sua follia, a volte lucida e razionale, altre volte ottenebrata ed irrazionale.
Se nei tempi passati in cui i tiranni mettevano a ferro e fuoco una città per la sua gloria, in cui il nemico veniva gettato alle belve davanti ad un popolo assetato di sangue, festante per spettacoli macabri e raccapriccianti, il giudizio era fermo e saldo, nei tempi dei campi di concentramento, dei campi di schiavi sotto la bandiera della libertà in cui i massacri venivano giustificati dall' “amore” per l'uomo o dal sogno di una super-razza, il giudizio perde la propria fermezza, perde le proprie coordinate; nell'epoca della follia esso diventa confuso, semplicemente disarmato.
Se nel Mito di Sisifo l'assurdo appartiene alla dimensione individuale, ora esso si espande fino ad abbracciare la collettività, tutta la società.
Sisifo per la sua grande astuzia ad un certo punto venne condannato da Ade a trascinare un enorme masso lungo un ripido pendio di una collina per farlo rotolare dall'altra parte ma, una volta giunto in prossimità della cima, il masso, come spinto da una forza divina, rotolava nuovamente a valle e Sisifo doveva ricominciare da capo, con il sudore che gli bagnava la fronte mentre nuvole di polvere lo circondavano. E questo per l'eternità.
Questa punizione nota come "la fatica di Sisifo" è rimasta nei detti popolari a indicare un lavoro inutile, un lavoro che comporta una grande fatica con pochi risultati per chi lo fa.
Diceva lo scrittore Franco-algerino Albert Camus che: “le grandi idee arrivano sempre nel mondo con la dolcezza delle colombe.”
E che si ascoltasse attentamente, “udiremo, tra il frastuono degli imperi e delle nazioni, un debole frullio d'ali, il dolce fremito della vita” e del desiderio di una esistenza diversa.
In un mondo privo di valori che orientino l'azione umana, non è possibile distinguere tra ciò che è vero e falso, tra ciò che è buono e cattivo, l'unica norma vigente è quella dell'efficacia, ossia la legge del più forte.
Gli uomini a questo punto non si dividono più in giusti ed ingiusti, ma in padroni e servi.
Tutto ciò è inaccettabile, ed è per questo motivo che il senso dell'assurdo deve essere attivo. Nel momento in cui una persona grida di non accettare più tutto questo, non può dubitare del suo grido, non può dubitare della sua protesta, della sua rivolta.
Calgary 18 oct 2016 Gigino A Pellegrini & G el Tarik
Come qualche filosofo contemporaneo ha già accennato, la nuova tecnologia è composta da qualcosa di più di semplici macchine.
Comprende le tecniche di funzionamento e le organizzazioni sociali che rendono una macchina particolarmente funzionale.
In parole povere, una tecnologia riflette una visione del mondo.
Quali particolari forme di tecnologia - macchine, tecniche e organizzazioni sociali - sono generati da una particolare visione del mondo, e dipendono dalla percezione della vita, della morte, potenziale umano, e il rapporto degli esseri umani tra di loro e con la natura.
In contrasto con le visioni del mondo di una maggioranza di culture mondiali (in particolare quelle delle popolazioni indigene), l'idea che sta alla base della moderna società tecnologica incoraggia un approccio meccanicistico verso la vita: al pensiero razionale, efficienza, utilitarismo, distacco scientifico, e la convinzione che l’umano posto in natura sia di supremazia e di possesso. I tipi di tecnologie includono centrali nucleari, raggi laser, e satelliti.
Questa visione del mondo ha ideato e promosso il complesso militare-industriale-scientifico-massmediatico, corporazioni multinazionali , ed espansione urbana.
In un imminente futuro, bloccare la distruzione derivata da tali tecnologie richiede non solo la regolazione o l’eliminazione dei singoli elementi, come pesticidi o armi nucleari.
Necessita un nuovo mondo di concepire l'umanità e nuovi modi di relazionarsi all’esistenza. Necessita la creazione di una nuova visione del mondo. Si potrebbe essere d’accordo nella creazione di tecnologie comprensibili agli esseri umani che le userebbero e ne fossero influenzati.
Favorire la creazione di tecnologie integrate con un elevato grado di flessibilità in modo che non impongano un'impronta rigida e irreversibile sulla loro utenza. Essere d’accordo sulla creazione di tecnologie che favoriscano l'indipendenza dalla dipendenza tecnologica auspicando la libertà politica, la giustizia economica, e equilibrio ecologico.
Se gli esseri umani dovessero estinguersi domani, allora il nostro impatto sulla biosfera sarebbe riconoscibile come un confine epocale - come il confine tra il Pleistocene e Olocene.
L'Olocene è l'epoca geologica più recente, quella in cui ci troviamo oggi e che ha avuto il suo inizio convenzionalmente circa 11700 anni fa.
Il limite con il Pleistocene che corrisponde al periodo paleolitico dell’homo abilis, homo erectus e poi l’homo sapiens.Una nuova tecnologia in un mondo come quello occidentale non può che favorire alcuni gruppi di persone danneggiandone la maggior parte.
Il cambiamento tecnologico, in altre parole, produce sempre vincitori e perdenti.
Finora è discutibile se tutte le invenzioni meccaniche compiute sino ad oggi abbiano alleggerito la fatica quotidiana dell’uomo costretto a lavorare per sopravvivere.
Le innovazioni hanno, indubbiamente accresciuto gli agi dei potenti, e non potrebbero mai cominciare a operare quei grandi mutamenti del destino che per loro natura dovrebbero essere destinate a compiere.
Si è generata una civiltà i cui elementi vitali dipendono profondamente dalla nuova tecnologia, ma si è anche fatto in modo che le masse non capissero completamente qualcosa di scienza e di tecnologia. Prima o poi questo cocktail esplosivo di ignoranza e potere esploderà.
E’ indubbio che le nuove tecnologie stanno cambiando il nostro vivere quotidiano (tablets, design e tecnologia…), le nostre abitudini e stili di vita, creando non poche difficoltà comunicative.
Tutti dispositivi che tengono incatenati i “giovani digitali” in mondi più o meno virtuali e cyberspaziali, mentre il mondo reale appare loro sempre più inverosimile e fantasmagorico. Niente allarmismi davanti al numero sempre maggiore di ragazzi che si vedono impegnati a twittare, postare, chattare.
Gigino A Pellegrini & G el Tarik