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Ci fu un tempo in cui il Venezuela era l’Eldorado.

 

Tante le navi che partivano con a bordo migliaia di italiani di tutte le regioni, calabresi compresi.

Ora gli aerei riportano nelle antiche patrie gli immigrati di un tempo.

 

Scappano dal Venezuela. Scappano se possono. Scappano se hanno conservato il passaporto italiano. E per fuggire chiedono anche aiuto alla Patria.

Se il Venezuela fosse vicino avremmo migliaia di barconi pieni di centinaia di migliaia di profughi di rientro.

 

E non potendo verso l’Italia o la Spagna od altro paesi europei si avviano verso la vicina Columbia od il più lontano Cile.

Nel solo Friuli sono ritornati circa 15mila persone, discendenti compresi.

 

In Calabria non si hanno stime( figurarsi) ma se l’ emigrazione di ritorno è come quella di Amantea sono ben più di decine di migliaia.

Hanno fame. Sono ammalati e non trovano medicine, medici ed ospedali.

 

La Sanità.

Sta facendo il giro del mondo in questi ultimi giorni, la foto del reparto di maternità di un ospedale della città di Barcelona nel Nord del Venezuela.

Ha destato l’indignazione sui social network e i media di tutto il mondo quell’immagine dei neonati ancora ricoverati nell’ormai famosissimo reparto.

Invece che nelle solite cullette con le sbarre di fronte al finestrone dal quale i parenti si divertono ad indovinare le somiglianze, i bambini a Barcelona, dormono dentro scatole di cartone.

 

Nell’ultimo anno le immagini che son arrivate fino a noi del Venezuela non ci hanno raccontato cose belle.

Tutt’altro. Ci hanno abituati a vedere e a pensare a quella terra come un Paese alla completa deriva, povero, se non poverissimo, e preda di una crisi ormai irreversibile.

Quello che un tempo era stato rifugio e terra promessa per molti europei in cerca di fortuna e una vita migliore, è oggi invece una trappola senza via di scampo.

Dopo le code ai supermercati, il razionamento del cibo e la mancanza di medicinali, arriva anche il collasso del sistema sanitario con le strutture totalmente impossibilitate a curare i malati e del tutto impreparate ad accogliere nuove vite.

Le tristi immagini che in queste ore si susseguono sui social, ci arrivano soltanto grazie alla disperazione dei medici, impotenti spettatori del tracollo del Paese.

Mentre il presidente Maduro discute con l’opposizione e continua a gridare al complotto internazionale guidato dai colossi economici, la popolazione allo stremo è costretta a rovistare nei cassonetti in cerca di cibo.

Quasi il 90% dei cittadini venezuelani salta regolarmente i pasti perché semplicemente non può permettersi di mangiare tutti i giorni.

Il governo ovviamente continua a tacere, con il presidente Maduro trincerato nella sua impopolarità e nel suo totale fallimento, tuttora ancora restio a chiedere aiuto alle organizzazioni internazionali e umanitarie.

Perché ormai si tratta di crisi umanitaria e nient’altro.

Non è più una crisi politica, non si può più parlare di fallimento dello Stato, né di crisi del governo. Adesso in Venezuela è soltanto emergenza.

Secondo alcune stime, che non potranno mai essere molto precise dato il silenzio più totale di tutte le istituzioni governative, l’inflazione dovrebbe essere al momento al 700%.

L’entità della crisi che attraversa il Venezuela può essere più facilmente colta se si pensa che da mesi il Paese, unico membro occidentale dell’OPEC, importa il petrolio dagli Stati Uniti.

Arrivati dunque ad un punto di non ritorno, le speranze di recuperare il Paese da una fine certa sono sempre meno.

La Fame

La gente è talmente magra che migliaia di cittadini venezuelani attraversano il confine con la Colombia per acquistare cibo e medicinali non più disponibili nei negozi e tra le distribuzioni pubbliche organizzate dai chavisti in Venezuela.

I prodotti di primo consumo scarseggiano sempre più e le misure adottate da Maduro già l'anno scorso, la chiusura delle frontiere per controllare e reprimere il contrabbando di prodotti sovvenzionati dallo Stato, hanno solo aggravato il malcontento della popolazione.

A metà luglio scorso in soli 2 giorni 130.000 persone hanno attraversato il confine con la Colombia.

Riso, fagioli, zucchero, farina di mais, lenticchie, carta igienica e sapone: è questo l'oro che i venezuelani riportano a casa alla chetichella dalla Colombia.

Un fatto che non accade da pochi giorni ma da mesi, anche se mai con numeri così massicci.

La violenza.

Nel Paese la violenza è a livelli inimmaginabili: supermercati ed empori hanno ricevuto tutti, almeno una volta, la visita di qualche saccheggiatore e la devastazione da tempo è passata a danno dei privati cittadini.

La lotta per la sopravvivenza, in Venezuela, non è più solo in coda ma anche per strada: rapimenti lampo dei più abbienti, violenza e una paura che pervade le fasce più basse della popolazione.

“La gente è incattivita, saccheggia i camion che trasportano il cibo e sempre più spesso durante quelle interminabili file si arriva alle mani”.

Alcuni giorni fa diversi malviventi hanno fatto irruzione nel Centro Italiano Venezuelano di Caracas come era già successo a Casa d’Italia di Maracay

I malviventi dopo essere riusciti a rubare solo un televisore ed aver maltrattato alcuni impiegati sono stati messi in fuga dal servizio di vigilanza dell’istituzione e l’intervento opportuno di “Polibaruta”.

Stando alle prime versioni raccolte dalla Polizia, che avrebbe arrestato 6 delinquenti implicati nel blitz, pare che ad agire sia stata una banda integrata da una dozzina di malviventi.

L’inflazione.

Al mercato «tutto costa al prezzo del dollaro, per comprare un biglietto verde ci vogliono 1.100-1.200 bolivares e uno stipendio in media è di 40mila bolivares al mese.

Ecco un altro motivo perché ora è sempre più difficile andarsene».

 

A peggiorare ulteriormente la situazione l'aggiornamento arrivato dal Fondo Monetario Internazionale; l'inflazione dovrebbe aumentare fino ad massimo del 1600% nel 2017.

Le contestazioni a Maduro

Recentemente Maduro faceva jogging in una strada di Isla Margarita Margarita, la più grande delle isole di Nueva Esparta, quando è stato contestato in strada ed è dovuto scappare via inseguito da centinaia di persone.

Auguri Venezuela!

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islQuesto è il punto in cui la persona potrebbe scoprire che amare non è sempre uno stato permanente di essere, ma è temporaneo e fugace come un millennio agli occhi dell'universo. Un sentimento complesso di attaccamento e di ossessione.

Libri come "On the Road" di Jack Kerouac hanno anche un diverso tipo di influenza. Essi possono, se pensiamo a loro come grande letteratura , penetrare nel sangue. Forniscono contenuti che forse varrebbe la pena sperimentare. Guiderò di notte, in modo che il viaggio non subisca alterazioni di giorno. Mi fermerò a fare il pieno di benzina, bere del decaffeinato macchiato. Il viaggio in mezzo alle Montagne Rocciose sarà estremamente duro ma affascinate. Vorrei starmene nei piazzali delle stazioni di servizio al buio a guardare le stelle nel cielo freddo, chiaro, con il ruggito del puma e il vento tra i capelli. Volendo immaginare d’essere un personaggio appartenente al romanzo di Kerouac. Ho perso un bel po' di amici, fra tutti coloro che mi conoscevano, da qualche parte in America, sulla strada. Poi risalirò in macchina, e, curvo sul volante, mentre i camion si avventeranno alle mie spalle, e la radio scoppietterà il suono andando dentro e fuori, con oldies degli anni sessanta, alzerò la testa.. Poi inizierò la lunga discesa verso le luci di Vancouver, a tarda notte, tardi nella mia vita, da solo. “The Road "non consiglia di attraversare questo territorio in solitario. “On the Road” è una performance di parole che trattano una delle emozioni più difficili da esprimere, la vulnerabilità maschile. Non è troppo difficile immaginare un Sinatra che schiocca le dita tranquillamente con l'accompagnamento musicale. I battiti del cuore saranno il metronomo dei miei sentimenti esplicitando quindi la loro scansione ritmica. Si inizierà con una scintilla.

 

Gigino A Pellegrini & G el Tarik

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webOggi ognuno di noi possiede un computer, una linea internet, uno smartphone e magari anche un tablet. Internet e la tecnologia hanno cambiato il nostro modo di vivere e di lavorare. Sono anche cambiati i nostri modelli di acquisto ed anche i canali attraverso cui ci informiamo ed acquistiamo. Ne sono sempre più consapevoli le aziende che hanno bisogno di essere presenti nella rete, di utilizzarla per rafforzare la loro immagine, di vendere attraverso questo nuovo fantastico canale. Ma non bisogna improvvisare, specie in un settore come questo perché è nuovo, in rapida evoluzione e trasformazione, e perché dietro ad esso sono presenti una serie di tecniche e discipline diverse, studi e strategie diversificate. Le piccole e medie imprese, dunque, sono sempre più interessate al web marketing, a quell’insieme di strategie e tecniche di comunicazione e marketing volte a creare o migliorare l’immagine di una azienda, di un marchio o di un prodotto. È pressoché impossibile, oggi, per una impresa di ogni dimensione prescindere dal digital marketing per far crescere il proprio business o per proteggerlo dallo sviluppo della concorrenza, o anche solo per farsi conoscere.

Il sito internet per vendere i tuoi prodotti

Ogni azienda dovrebbe avere, oltre alla propria vetrina fisica, anche una vetrina online semplice e che utilizzi i migliori metodi di pagamento come PayPal o Banca Sella, permettendo al cliente di comprare con un solo click e ricevere la merce direttamente a casa oppure ritirarla nel punto vendita.

Il sito internet per farti conoscere

Ma anche un professionista dovrebbe avere un sito internet che permetta di migliorare l’immagine della propria attività, e di crearne una digitale che permetta di spiegare i servizi offerti e le professionalità messe in campo.

A chi rivolgersi?

Che si tratti di creazione siti web, un sito e-commerce, raggiungere sulla rete nuovi clienti o migliorare il posizionamento sui motori di ricerca è importante rivolgersi ad aziende con professionalità altissime per raggiungere in poco tempo il risultato voluto. Il web marketing racchiude un insieme di professionalità in campi diversi del sapere, ed è per questo che è opportuno rivolgersi ad esperti del settore o, ed è questa la vera tendenza del momento, ad una delle tante web agency presenti in Italia e nel mondo.

E i social network?

Ogni web agengy costruisce campagne di comunicazione che coinvolgono l’uso dei più importanti social network come Facebook o Twitter, di uso comune. Le campagne pubblicitarie, inoltre, possono prevedere inserzioni su siti internet e inserzioni su motori di ricerca come Google, al fine di attrarre potenziali clienti e permettere di migliorare la propria posizione nelle ricerche su rete.

"Insomma, non mi resta che augurarvi “buoni affari”.

 

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