Parliamo di Diego Armando Maradona che si definisce “chavista fino alla morte” e si schiera apertamente a favore del presidente del Venezuela, Nicolàs Maduro dichiarando “Quando Maduro lo ordinerà, mi vestirò da soldato“
L’ex numero 10 del Napoli interviene così nel dibattito su quanto sta accadendo nel Paese sudamericano, dove dopo le violente proteste della popolazione e l’insediamento della nuova Costituente, sono stati arrestati i leader dell’opposizione e lunedì sono stati uccisi due soldati nel soffocare un tentativo di golpe.
Diego Armando Maradona anzi si dice pronto a diventare un soldato “per un Venezuela libero, per battermi contro l’imperialismo e contro chi vuole appropriarsi delle nostre bandiere, che sono quanto di più sacro abbiamo”.
Poi conclude la sua parada scrivendo: “Viva Chavez. Viva Maduro. Viva la rivoluzione. Viva i Venezuelani di razza”.
Che cosa consuma oggi?
Ma parliamo anche di Cristiano Malgioglio, la persona dal ciuffo Bianco, per la quale l’ importante “ E’ finire”, che incontra ed abbraccia Mario Oliverio che dopo trent’anni dalla morte ricorda la cantante Dalida ed offre il finanziamento di un auditorium da realizzarsi a Serrastretta, a beneficio di tutto il comprensorio del Reventino, che porterà il nome di Dalida, con l’obiettivo di rafforzare i servizi alla cultura in una delle aree interne importanti della nostra regione.
Nel 2100 nel Mondo 4 persone su dieci saranno africane
A dirlo le ultime stime demografiche dell’ONU.
Mutano gli scenari demografici del futuro del mondo: l’Onu ha infatti rivisto le proprie previsioni e per il 2100 ora i dati parlano di un exploit dell’Africa.
Il 40% della popolazione mondiale, fra 80 anni, sarà originario dell’Africa.
A dirlo sono le proiezioni dell’ONU nel World Population Prospects.
Su 11 miliardi abbondanti di abitanti del pianeta fra 80 anni, oltre otto su dieci arriveranno dal continente nero e dall’Asia.
Se le crescita dei paesi orientali non costituisce una novità, oggi rappresentano sei decimi della popolazione con Cina ed India a fare la parte del leone, colpisce invece il dato relativo all’Africa, che oggi è abitata da un miliardo e 200 milioni di persone: questo numero è destinato a quadruplicare complice un età media attualmente bassissima.
Sorpassati anche gli “storici” orientali e quasi scomparsi gli europei: saranno solo il 10% della popolazione.
Gli europei, infatti, passeranno dai 740 milioni di ora ai 640 milioni a fine secolo, ma con il rischio che solo il Vecchio Continente sarà una terra in cui l’età media è vicina ai cinquant’anni.
Nel 2050, in Italia, ci saranno cinque milioni e mezzo di bambini sotto i dieci anni e oltre quattro milioni e mezzo di over 85.
Bisognerà aspettare il 2100 per il sorpasso: 5,2 milioni di bambini, contro oltre sei milioni di anziani.
Ripercussioni da non sottovalutare si avranno anche per l’ambiente: a fine secolo la temperatura potrebbe essere salita di quattro o cinque gradi, anche di più ai Tropici.
6 o 7 miliardi di persone vivrebbero in paesi ampiamente desertificati, con un’agricoltura cancellata.
Dati che, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, incrociati con il riscaldamento globale, fanno ipotizzare un vero e proprio esodo verso l’Occidente e anche l’Italia.
E’ il drammatico appello che lanciano gli italiani emigrati in Venezuela.
"Le nostre autorità consolari non possono fare nulla, la Comunità italiana in Venezuela è allo stremo, il governo Maduro è ostile, ci stanno massacrando".
Il collegamento Skype con Caracas restituisce l'ansia e l'angoscia degli emigrati italiani - ben oltre la cifra ufficiale, 160 mila, di cui almeno 45 mila provenienti dal Nord Ovest, in particolare dal Piemonte e dalla Liguria - e anche il senso di disperazione, e di abbandono da parte della madre patria.
"Pochissimi parlano della situazione, media e tv, se non quando non si raccolgono i morti per le strade, ma qui è un'agonia lenta.
Molti di noi torneranno appena possibile in Italia, siamo una minoranza oggetto di persecuzione. Abbiamo ragazzi arrestati, minacciano le famiglie di ritorsioni, ci rimproverano di essere al fianco dell'opposizione ma tanti di noi, sino a ieri, hanno pensato solo a lavorare.
Chavez o Maduro, non importava.
Adesso è diverso.
Siamo come in Argentina ai tempi di Videla".
Si sentono esplosioni, nell'audio del pc.
"Mancano farmaci ed i negozi sono vuoti.
Ci sono scontri per le strade.
La polizia ha sbarrato le vie d'uscita di un parcheggio di un fabbricato, qui, cercano qualcuno, lanciano lacrimogeni, siamo bloccati qui dentro".
Chi parla è un quarantacinquenne che, a Caracas, dirige una catena di alberghi-ostelli, frequentati soprattutto da manager e lavoratori stranieri.
"Potrei anche chiudere - racconta -, abbiamo avuto un crollo del 70 per cento, adesso tutti hanno paura delle reazioni del presidente e delle squadre della morte, i Colectivos".
Il governo italiano tiene sotto controllo la situazione, mentre l'appello di papa Francesco di porre la chiesa come mediatore tra Maduro e le opposizioni, che reclamano nuove elezioni, è caduto nel vuoto.
Una domanda alla politica.
Perché l’Italia si preoccupa dei profughi africani ed asiatici e non degli italiani in Venezuela?