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L’autopsia ha confermato la causa del decesso che risalirebbe a marzo.

Tragedia a Vienna dove una madre e le sue due figlie gemelle sono state ritrovate morte nella loro casa.

La notizia più drammatica è che sarebbero morte di fame.

 

 

Il decesso risalirebbe a marzo, la scoperta è invece avvenuta solo martedì scorso.

Le vittime sono una donna di 45 anni e le due figlie 18enni.

Il ritrovamento è avvenuto in un palazzo di Floridsdorf, 21esimo distretto di Vienna.

Il medico legale che ha eseguito l’autopsia sui tre cadaveri non lascia dubbi “Sono morte di fame”.

La capitale austriaca è ovviamente sotto choc.

La morte risalirebbe tra la fine di marzo e l’inizio di aprile.

Fin da subito era stato escluso l’omicidio.

Gli inquirenti hanno precisato che “l’esame tossicologico non ha rivelato tracce di avvelenamento”, né ferite mortali sui corpi delle donne.

Secondo quanto rivelato, anche se come sempre accade in Austria vi è il massimo riserbo sulla vita privata dei cittadini, si sa che la famiglia era di origine straniera, serba per la precisione, e con molti problemi economici.

La madre in passato si era rivolta ai servizi sociali per chiedere aiuto e assistenza, ma in seguito avrebbe preferito evitare di usufruire dell’appoggio offertole.

Le ragazze avrebbero frequentato la scuola fino al 2017, una volta terminato l’obbligo scolastico avevano scelto di non continuare.

Da quanto appreso la mamma avrebbe sofferto in passato di problemi psichici e proprio per questo motivo era anche stata ospite di una struttura apposita.

A chiamare la polizia e i soccorsi sono stati i vicini di casa che si erano accorti di uno sgradevole odore proveniente dall’appartamento.

Ancora da capire perché nessuna delle tre donne abbia deciso di chiedere aiuto, invece di lasciarsi morire di fame nel degrado più totale.

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La premier britannica Theresa May ha annunciato le dimissioni da leader del partito conservatore per il 7 giugno, esprimendo rammarico per non essere riuscita ad attuare la Brexit e affidandone la realizzazione al suo successore alla guida dei Tory, che dovrà essere eletto nelle successive settimane per poi subentrarle come primo ministro a Downing Street. 

La Gran Bretagna avrà un nuovo premier entro la data del recesso estivo del Parlamento, fissata secondo il calendario di Westminster per il 24 luglio. Lo hanno annunciato in una nota il presidente del Partito Conservatore e i vertici del Comitato 1922, organo esecutivo del gruppo parlamentare, fissando i tempi per l'elezione del successore di Theresa May come leader Tory e a seguire come primo ministro. 

May conclude in lacrime il discorso: "Ho servito il Paese che amo", ha rivendicato la premier prima di girarsi e di rientrare attraverso il portoncino al numero 10.

"Ho fatto del mio meglio, purtroppo non sono riuscita a far passare" la ratifica della Brexit, malgrado ci abbia "provato tre volte", ha detto May nell'annunciare la sua uscita di scena, invitando chi le succederà alla guida dei Tory e del governo a portare a termine l'uscita dall'Ue ma anche a non considerare il compromesso una parola sporca.

La premier britannica ha rivendicato quindi la politica di "un Partito Conservatore patriottico", che nella sua visione deve continuare a mirare a "unire la nazione" e a ridurre anche le ingiustizie sociali, predicando "scurezza, libertà e opportunità".

 Jeremy Corbyn accoglie come una scelta giusta, quanto inevitabile, l'annuncio delle dimissioni ma non crede che un nuovo leader Tory possa fare meglio e torna a invocare elezioni anticipate.

La premier - commenta il leader dell'opposizione laburista - "ha ammesso ciò che il Paese sa da mesi: che lei non può governare e neppure può il suo partito, diviso e in via di disintegrazione".

Quindi la richiesta del Labour: "Immediate elezioni politiche" nel Regno Unito.

Il presidente francese Emmanuel Macron ha reso omaggio al "lavoro coraggioso" della premier britannica e ha lanciato un appello ad un "rapido chiarimento" sulla Brexit.

Il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker ha seguito la dichiarazione della premier britannica "non con gioia personale", poiché a Juncker May "piaceva, trovandola una donna di molto coraggio, meritevole di grande rispetto". Bruxelles resta disponibile al dialogo con il prossimo premier, ma "la posizione non cambia" e l'Accordo di recesso non può essere rinegoziato.

Lo ha detto la portavoce della Commissione europea Mina Andreeva.

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La Sea Watch afferma di aver provato a contattare le sale operative della Guardia costiera di Tripoli, oltre a Malta, Italia e il governo olandese di cui la nave batte bandiera.

Ma da nessuno sarebbe arrivata risposta.

Purtroppo hanno dimenticato la Grecia, la Spagna, la Francia, la Germania e soprattutto il Vaticano, che ha sempre aperte le porte delle sue oltre 100 mila case di proprietà!

E così nessuno vuole i 65 migranti salvati dalla Ong Sea Watch, neanche la Libia.

Non che, ovviamente, l’equipaggio della nave umanitaria li avrebbe mai consegnati alle motovedette di Tripoli ma il soccorso è avvenuto in zona Sar libica a 30 miglia a nord dalla costa di Zwara e dunque sulla carta il coordinamento è di competenza dei libici.

"Ma la Ong non ci ha avvisati del salvataggio, non ha avvertito la nostra Guardia costiera, adesso quindi è una responsabilità loro". Così replica il portavoce della Marina libica, Ayob Amr Ghasem.

“Stamattina - fa sapere la Ong - una motovedetta libica si è avvicinata alla nave e le ha intimato di allontanarsi.

E nessuna delle altre autorità contattate si è dimostrata disponibile a dare indicazioni né a fornire un porto sicuro. Siamo di nuovo soli".

Ovviamente l’Europa resta silenziosa.

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