
Nella foto la confusa rotta della Sea Watch negli ultimi 12 giorni (Twitter /Sea Watch Italia)
Le sta provando tutte la Sea Watch ma nessuno vuole il suo carico umano.
Dopo la pronuncia del TAR Lazio ora il ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo.
Al ricorso risponde Salvini che propone "L’Unione Europea vuole risolvere il problema Sea Watch? Facile. Nave olandese, Ong tedesca: metà immigrati ad Amsterdam, l’altra metà a Berlino. E sequestro della nave pirata. Punto".
Ma forse trattandosi di una ONG tedesca in Germania cinquanta sindaci di altrettante città tedesche si sono fatti avanti per offrire accoglienza ai clandestini a bordo della nave. Ma il ministro degli Interni tedesco, Horst Seehofer si è dichiarato contrario.
La soluzione viene dalla chiesa ed in particolare dalla diocesi di Torino
Così l’arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia, al termine della messa per San Giovanni, patrono di Torino ha dichiarato"Come vescovo e come cristiano sento tanta sofferenza"
Poi ha aggiunto "La diocesi di Torino è disponibile ad accogliere le 43 persone che sono a bordo della Sea Watch al largo di Lampedusa, senza oneri per lo Stato, perché al più presto si possa risolvere una situazione grave e ingiusta".
Infine ha concluso trasferendo comunque l’accoglienza ai torinesi:"Noi ci siamo. Torino ha un numero abbastanza elevato di famiglie disposte ad accoglierli, è una particolarità specifica della nostra città, non ci sono solo realtà istituzionali o del terzo settore ma anche famiglie che hanno dato la loro disponibilità".
Bene signor vescovo.
Faccia un accordo con lo stato italiano dichiarando la sua responsabilità a farsi carico di tutti i migranti che da ora in poi saranno portati dalla Sea Watch e da altre ONG e la disponibilità della sua diocesi ( non certo quella delle realtà istituzionali o del terzo settore o delle famiglie) a farsene carico.
Oppure stia zitto!
Fermati gli scafisti
Un video girato da un aereo del progetto Mas dell'Agenzia Frontex documenta il trasbordo di un gruppo di migranti da un motopesca su una imbarcazione più piccola.
Il tutto avviene a circa 60 miglia a sud dell'isola di Lampedusa.
La nave madre - subito dopo il trasbordo - si è allontanata puntando verso la Libia.
Immediate le procedure per bloccarla.
A bordo sono state trovate sette persone, sei egiziani e un tunisino, ora in stato di fermo per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.
Il peschereccio, che trasportava 81 clandestini, è stato sequestrato in acque internazionali.
Arriverà in Italia, a Licata, sabato 22 giugno.
21 Giugno 2019
L'albanese Emiljano Fejzo, clandestino e recordman di espulsioni, è ben a conoscenza della facilità con cui si possono varcare i confini in Italia.
Espulso tredici volte con decreto, undici accompagnato in modo coattivo in aereo alla frontiera e altrettante ritornato dall'Albania
(il tutto sempre a spese dei cittadini italiani) con la beffarda caparbietà di chi sa che le forze dell'ordine non hanno né mezzi materiali, né strumenti legislativi efficaci per far fronte alle continue violazioni della Bossi-Fini.
Ora il 36enne attende il prossimo processo per direttissima a casa della sua compagna Alina C. nel paesino di Sant'Ilario, nel Reggiano, con l'unico obbligo di firma due volte alla settimana nella caserma dei carabinieri.
L'uomo, con diversi precedenti penali per reati contro il patrimonio e resistenza a pubblico ufficiale, dal 2005 riesce a rimediare solo qualche lavoretto in nero come manovale o imbianchino. Mansioni che però gli permettono di fare la spola senza problemi economici dall'Albania.
O meglio, l'andata in direzione del suo paese, gliela offre lo Stato Italiano. Emiljano deve solo pensare al ritorno. "Sono di Durazzo - spiega l'albanese al Giorno -. Al porto mi conoscono tutti e un passaggio per ritornare lo rimedio sempre".
La compagna Alina lo difende: "È un pesce che si mette dietro le navi: torna sempre, per me". Si vogliono sposare, i due. Con questo escamotage Emiljano potrebbe richiedere il ricongiungimento familiare. Alina, infatti, è stata per sette anni regolarmente assunta come badante e ha un permesso di lunga durata. "Tutti i documenti sono pronti. Manca solo un foglio - sostiene Fejzo -. Non riesco ad averlo tra carcere, processi ed espulsioni". L'ultimo proprio due settimane fa quando, la mattina del 23 maggio, è stato imbarcato su un volo da Malpensa per il Paese delle Aquile, ma pochi giorni dopo era già sul suolo italiano. Emiljano è stato poi intercettato dai carabinieri in centro a Sant'Ilario, per finire, mercoledì 5 giugno, a Palazzo di Giustizia di Reggio Emilia, e sottoporsi all'udienza di convalida degli arresti in attesa dell'ulteriore, inevitabile provvedimento di espulsione (nella "collezione" ce ne sono anche di quelli emessi dai prefetti di Bologna e di Treviso).
"Ha dieci denunce in stato di arresto per reingresso illegale e due a piede libero per aver violato le misure imposte dal questore in alternativa all'accompagnamento", fanno sapere dal Comando provinciale dell'Arma. L'avvocato Paolo Bertozzi non demorde: "Chiederò al giudice che i reati siano considerati in continuazione anche con le pene già scontate. Ho anche già fatto presente che Fejzo ha avviato le pratiche per il matrimonio... A volte sembra che la Bossi-Fini sia un sistema per creare ostacoli burocratici a tutti, anziché regolamentare gli ingressi".