
Ma Parigi arresta chi porta migranti da loro
I parlamentari francesi ci fanno la morale.
Dopo i respingimenti al confine con l'Italia e le scorribande della Gendarmeria sul territorio del nostro Paese, più di 60 deputati d'oltralpe hanno firmato un documento per criticare in modo forte e acceso le politiche portate avanti dal nostro governo e dal ministro degli Interni sul fronte della gestione dei flussi migratori.
Diversi parlamentari francesi, da destra e sinistra, hanno messo nel mirino il governo gialloverde denunciando una "deriva inquietante di chi arresta le persone perché salvano vite umane".
I deputati, guidati da Nadia Essayan (MoDem), non usano giri di parole e attaccano in modo chiaro l'Italia. In un editoriale pubblicato dal settimanale Jdd, viene citato il caso di Carola Rackete ma anche quello di un altra capitana, Pia Kempl: "Anche lei ha salvato tante vite nel Mediterraneo, ma deve fare i conti con la giustizia italiana".
Qui arriva l'affondo sul nostro governo: "L’arresto di queste due donne e i procedimenti giudiziari a loro carico hanno sollevato indignazione oltre confine.
Nè loro, nè i loro equipaggi, nè le ong proprietarie delle barche possono essere soggetti a sanzioni per le azioni umanitarie".
A questo punto arriva una sorta di messaggio per gli altri Stati europei affinchè trovino un accordo per rivisitare i meccanismi che regolano gli sbarchi e perché il peso della gestione dei flussi non ricada solo su un singolo Stato.
Eppure, anche questa volta, dopo l'ennesima morale all'Italia da parte di Parigi, i francesi scordano che loro le manette ai polsi a chi si occupa di migranti le mettono. Eccome.
È il caso di Francesca Peirotti arrestata dalla polizia francese nel novembre del 2016 con l'accusa di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.
La Peirotti aveva trasportato alcuni migranti provenienti dal Niger e dal Ciad in Francia.
Tra questi c'era anche un neonato. I migranti sono stati respinti a Ventimiglia e la ragazza italiana è stata condannata a 8 mesi di carcere e a 5 anni di interdizione dalla regione delle Alpi Marittime.
La pena poi è stata sospesa nell'attesa del verdetto della Cassazione.
Parigi dunque applica una doppia morale.
Vale la pena arrestare qualcuno quando porta migranti in Francia.
Bisogna lasciarlo libero se invece li porta in Italia.
Ilgiornale
La Valletta ha però negato l'ingresso nelle proprie acque territoriali.
Le autorità indicheranno quali azioni intraprendere "se la nave entrerà nelle acque" territoriali
La decisione della Ong di allontanarsi dall'Italia è stata presa nella tarda serata di sabato perché, viene spiegato in un tweet, "non possiamo aspettare che lo stato di emergenza prevalga a bordo".
“Tre a bordo collassano per il caldo e sono sotto cure mediche acute. Lo scrive su twitter la Ong tedesca Sea Eye.”
Resta da vedere se i governi europei sostengano la posizione dell'Italia.
La gente non è una merce di scambio".
Riferendosi poi alla vicenda della nave Alex di Mediterranea, Gorden Isler, capo missione della Alan Kurdi, dice che "è inaccettabile che persone in stato di necessità debbano rischiare di nuovo la loro vita prima che siano portate in un porto sicuro".
“Abbiamo salvato persone dalla morte e ora dovremmo essere puniti per questo" continua Isler.
"Abbiamo visto che il governo italiano è pronto a trattenere le persone soccorse a bordo delle navi mettendo così in pericolo le loro stesse vite.
Sosteniamo i nostri colleghi che hanno portato i naufraghi a terra in Italia.
La decisione di andare a Lampedusa era quella giusta" afferma.
"È giunto il momento di liberare l'Europa dalla prigionia del ministro dell'Interno italiano" attacca il capo missione.
Intanto, il ministro dell'Interno tedesco Horst Seehofer - conclude Isler riferendosi ai 65 naufraghi salvati da Alan Kurdi - "potrebbe impegnarsi nell'accoglienza e distribuirli in alcune delle comunità che hanno già accettato di accoglierli".
La comandante parla allo Spiegel e al Guardian: "Il ministro dell'Interno italiano si esprime con un linguaggio irrispettoso, non consono a un politico di alto livello. Non ho casa né macchina, non mi interessa avere uno stipendio fisso".
E sull'atteggiamento dell'Europa: "Mi è sembrato che nessuno volesse davvero aiutare. Si sono passati la patata bollente"
Critiche a Matteo Salvini, alle sue politiche sulle migrazioni e anche al suo linguaggio.
E allo stesso tempo una stilettata alla Germania, perché non ha fatto nulla per aiutare lei e i 40 migranti che erano a bordo della Sea Watch 3.
Carola Rackete parla per la prima volta dopo l’arresto non convalidato dal giudice per le indagini preliminari.
In un colloquio con lo Spiegel e il Guardian, la comandante della nave della ong al centro dell’ultimo caso politico europeo attacca la politica del ministro dell’Interno. “Ha violato i diritti umani”, dice. E il suo modo di esprimersi è “irrispettoso” e “non appropriato per un politico di alto livello”. Definita “ricca tedesca” dal capo del Viminale, Rackete dice: “Non ho un appartamento, non ho una macchina, non mi interessa avere uno stipendio fisso e non ho una famiglia. Non c’era nulla che mi trattenesse dal portare a compimento questo impegno”.
L’equipaggio, spiega, ha inviato rapporti medici giornalieri sulle condizioni dei soccorsi, anche al Centro di soccorso italiano a Roma, “ma nessuno ha ascoltato, nessuno ha risposto”. Era come “parlare a un muro”, aggiunge, spiegando che il contatto con la motovedetta della Guardia di finanza nel porto di Lampedusa “è stato il risultato disperato di una catena frustrante di eventi iniziata quasi 20 giorni prima”.
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“La mia impressione – ha detto – è stata che a livello nazionale e internazionale nessuno volesse davvero aiutare. Si sono sempre passati la patata bollente, mentre avevamo ancora 40 sopravvissuti a bordo. Ha fallito il ministro degli Interni Horst Seehofer, che non aveva alcun desiderio di accettare le offerte delle città” di ospitare i migranti a bordo della nave. Per questo, dice, “mi sono sentita lasciata sola dalla Germania”.
Quindi le due speranze. Innanzitutto, che “il mio gesto porti a soluzioni concrete in Europa per i migranti: decine di città erano disposte a ospitare queste persone e dovrebbero essere libere di farlo senza che i governi nazionali le ostacolino. Quindi, in vista di un possibile processo, che “la legge cambi prima di allora”. E se dovesse succedere di nuovo? “Se mi trovassi nella stessa situazione, non ho dubbi che farei di nuovo tutto”.
By F. Q. | 5 Luglio 2019